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Tour Down Under, Simon Gerrans firma il poker. Top ten per Pozzovivo, undicesimo Ulissi.
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News 
Tour Down Under, Simon Gerrans firma il poker. Battuti Porte e Sergio Henao. Top ten per Domenico Pozzovivo, undicesimo Diego Ulissi.

Simon Gerrans, in maglia di leader, a braccia alzate - © BettiniPhoto
Simon Gerrans, in maglia di leader, a braccia alzate - © BettiniPhoto


Dalla polvere all'altare, in dodici mesi. E' questo il viaggio vissuto da Simon Gerrans nell'ultimo anno, costellato da tutta una serie di incidenti che lo hanno visto cadere letteralmente nella polvere; finché non è riuscito a rialzarsi fin sul gradino più alto del podio proprio nella corsa di casa, il Tour Down Under.

A gennaio 2015 una caduta in mountain bike con frattura costale, poi il gomito rotto al rientro nella Strade Bianche; due scivolate lo hanno costretto al ritiro alla Liegi, mentre con un altro capitombolo ha dovuto salutare il Tour de France già alla terza tappa con un polso fratturato. Una stagione da incubo. Parzialmente addolcita dal decimo posto a Richmond, che lo ha mentalmente rilanciato in vista della personale rivincita.

Occasione migliore non poteva che capitare davanti ai suoi connazionali, centrando il quarto Tour Down Under dopo i successi nel 2006, 2012 e 2014. Una vittoria segnata dalle due vittorie consecutive nelle tappe di Campbelltown, dopo aver tenuto botta agli attacchi di Henao e Woods in salita, e Victor Harbour, battendo allo sprint uomini veloci del calibro di Swift e Nizzolo; e ovviamente dai relativi 10 secondi di abbuono: solo così è riuscito a resistere al ritorno di uno scatenato Richie Porte (BMC Racing Team), ormai ribattezzato Mister Willunga Hill dopo aver dominato la tappa regina del Tour Down Under negli ultimi tre anni.

Richie, sulla salita simbolo della corsa, ci ha provato e riprovato, scattando a ripetizione una volta superato l'arco dell'ultimo chilometro. Ha messo alla corda tutti i suoi avversari, ultimo dei quali quel Sergio Henao (Team Sky) che si era dimostrato come l'uomo più in forma - e addirittura favorito dei bookmakers - in salita. Tutto inutile alla fine: se nel 2015 erano 2, stavolta sono stati 'ben' 9 i secondi che lo hanno separato dal successo finale.

Orica GreenEDGE che non si è accontentata di un Gerrans in grande spolvero, ma che ha voluto rispondere ad un'avara edizione 2015 con un Caleb Ewan fresco vincitore epilogo della corsa australiana, al quale si vanno ad aggiungere prima tappa e criterium di apertura (il Down Under Classic).

Oltre a Porte, solo il 23enne Jay McCarty (Tinkoff) è riuscito a ritagliarsi uno spazio nella 'dittatura Orica', conquistando il classico arrivo di Stirling (davanti al nostro Diego Ulissi), e proponendosi, fino alla tappa di Willunga, come il rivale principale di Simon Gerrans per la vittoria finale. L'inesperienza nel gestire certe situazioni di corsa e i suoi limiti in salita alla fine lo hanno fatto scivolare ai piedi del podio, quarto nella classifica finale.

DataTappa KmVincitore
19 Gen.1^ tappa: Prospect > Lyndoch 130,8Caleb Ewan Risultati
20 Gen.2^ tappa: Unley > Stirling 132,0Jay McCarty Risultati
21 Gen.3^ tappa: Glenelg > Campbelltown 139,0Simon Gerrans Risultati
22 Gen.4^ tappa: Norwood > Victor Harbor 138,0Simon Gerrans Risultati
23 Gen.5^ tappa: McLaren Vale > Wilunga Hill 151,5Richie Porte Risultati
24 Gen.6^ tappa: Adelaide > Adelaide 90,0Caleb Ewan Risultati

La sorpresa - Finora aveva solo assaggiato le briciole del professionismo: Amore&Vita, 5-Hour Energy, Optum. Prima era passato dall'hockey su ghiaccio e poi dall'atletica, approdando al ciclismo sotto consiglio di amici quando già aveva 26 anni. Notato dalla Cannondale Pro Team allo scorso Tour of Utah, Michael Woods ha subito mostrato alla sua nuova squadra di che pasta è fatto: al debutto nel World Tour si è messo in luce con un paio di terzi posti tra Campbelltown e Willunga Hill, più il quinto posto - a pari tempo con Jay McCarty, altra bella scoperta di questo Tour Down Under - nella generale. Un episodio da raccontare ai nipotini oppure l'avvento di una nuova stella?

La delusione - Chi è rimasto al di sotto delle attese è il vincitore uscente Rohan Dennis (BMC Racing Team). Vero che in questo inizio di stagione il suo grande obiettivo erano i nazionali a cronometro; ma da un corridore che nel 2015, con la complicità di Cadel Evans, aveva sorpreso tutti i big a Paracombe ed aveva resistito ad uno scatenato Porte su Willunga, ci si aspettava qualcosina di più. Sfiora il successo sui traguardi di Stirling e Campbelltown, ma non può bastare: soprattutto perché in seno alla BMC crea un po' di confusione su chi deve curare la classifica generale. Richie Porte, a Willunga, mette tutti d'accordo: quando però è ormai troppo tardi...

Gli azzurri - Raffrontandoci al 2015, la spedizione italiana ha compiuto qualche passettino in avanti in questa edizione del Tour Down Under. Sempre capitanati dal regolarissimo Domenico Pozzovivo (Ag2r La Mondiale), 6° anno scorso e 7° quest'anno, gli azzurri hanno ritrovato un pimpante Diego Ulissi (Lampre-Merida). Non quello che nel 2014 riuscì a salire sul podio finale, ma un corridore in grado di chiudere a ridosso dei tre capiclassifica nella tappa regina di Willunga Hill ed ottenere un buon 11° posto nella generale.
In risalita anche le azioni di Giacomo Nizzolo (Trek-Segafredo): nel 2015 faceva fatica ad entrare nelle top ten di giornata, mentre quest'anno è andato vicino alla vittoria in più occasioni (3° a Victor Harbour, 3° ad Adelaide).
Buon esordio di Enrico Battaglin tra le fila della LottoNL-Jumbo, sia come uomo squadra che negli arrivi veloci; mentre non sono stati pervenuti Matteo Pelucchi (IAM Cycling), ritiratosi ad inizio della seconda tappa, e Moreno Moser (Cannondale Pro).

 
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