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Attacchi&Contrattacchi: Tutti contro Scinto, così impara
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Attacchi&Contrattacchi: Tutti contro Scinto, così impara
Dice sempre quello che pensa, ma a caro prezzo

Ogni volta che lo incontro, Luca Scinto mi ricorda il proprio motto di vita: «Piaccia o non piaccia, io dico sempre quello che penso». Lo so, la raccontano tutti così, anche quelli – soprattutto quelli – bravi a dire solo ciò che non pensano. Posso invece testimoniare che Luca è un uomo sincero: quello che gli passa per la testa è quello che esce nelle parole. Pure troppo, qualche volta.

In questo Giro, Scinto è partito subito a tutta. Già alla terza tappa, quando la Sky fa saltare la fuga del suo Taborre, butta alle ortiche ogni forma di diplomazia: «Dovevano lasciare spazio alla nostra fuga, proprio non li capisco. La Sky ha corso male».
Chissà perché, chissà come mai, da quel giorno la vita della Fantini si è maledettamente complicata. Nella tappa di Pescara, un episodio particolarmente singolare: dopo 30 chlometri, Rabottini – uomo di Scinto – cerca di uscire dal gruppo per agganciare sei colleghi in fuga. Casualmente, il gruppo reagisce con improvviso sussulto e lo va ad annullare. Tanta apprensione per Rabottini? Vai a sapere. Resta il fatto che non appena lo Scinto-boy viene ripreso, il furore si placa e i sei fuggitivi proseguono fin quasi alla fine della tappa.

Certe questioni si comprendono dai piccoli dettagli. Sensazione piuttosto forte: Scinto deve pagare le sue colpe. Gli piace dire sempre quello che pensa? Padronissimo. Però in gara si fanno i conti. Si paga il pedaggio. Comunque Scinto non è tipo da lasciarsi intimidire: «Noi non abbiamo paura – rilancia subito – così siamo ancora più arrabbiati». Alla fine, terzo e quarto con Di Luca e Santambrogio. Corsa di rabbia, corsa di vendetta.

Come sempre, il mondo fatica a decidere se Scinto sia un uomo libero o un patetico donchisciotte. Per i maestri del conformismo e dell’opportunismo, che calcolano ogni singolo aggettivo in base alla convenienza, ai vantaggi, e soprattutto ai destinatari di queste parole (forti coi deboli, deboli coi forti), Scinto è chiaramente un kamikaze incosciente. È la linea di chi spiega che bisogna saper stare al mondo, che bisogna imparare a misurare le parole, che abbassare la testa è sempre meglio che cercarsi rogne. Lo insegnano ai figli, lo applicano tutti i santi giorni della loro fortunatissima e comodissima vita. Vanno avanti per questo, non hanno mai un attrito. Maestri di galleggiamento.

Dall’altra parte ci sono invece i folli che sostengono gli Scinto, perché convinti di un dogma essenziale: non c’è niente che valga la propria libertà. Di parola, di azione, di pensiero. Costoro sanno benissimo che il motto di Scinto – «io dico sempre ciò che penso» – non è una cosa semplice. Al contrario: è la cosa più costosa e impegnativa del mondo. Gli effetti sono pesantissimi: la gente ti addita, ti deride, ti toglie il saluto, ti minaccia, ti mette le mani addosso. Diciamolo: è un lusso che pochi riescono a permettersi. Perché comporta un sacco di guai. Perché la vita diventa complicata, tutta in salita. Niente di paragonabile all’eterna discesa di quelli che vanno avanti sempre all’insegna del «viva tutti».

Lo sappiamo: ogni tanto Scinto deborda. Tracima. La fa fuori dal vaso. Gli andrebbe incorporato una specie di cruise-control, un limitatore di velocità, come quello di certe macchine, che lo blocchi a una certa andatura. Ma nella sostanza è chiarissimo quale genere di vita abbia scelto, da che parte abbia scelto di stare: in quella scomoda del parlar chiaro, del parlar libero, senza guardare in faccia a nessuno, soprattutto senza sofisticati calcoli di convenienza. Certo gli costerà qualche corsa, certo avrà pochi regali dal gruppo: niente di paragonabile, però, alla soddisfazione di vivere a busto eretto.

di Cristiano Gatti per tuttobiciweb.it
http://www.tuttobiciweb.it/?page=news&cod=58677&tp=n
 
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#2
Questo è il Mughini del ciclismo???
 
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[+] A 1 utente piace il post di Danilo M.
  


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