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UCI World Cup 2014 Roma (ITA) - 4° memorial Romano Scotti
#1
[Immagine: piue.jpg]

Programma

Sabato 04 Gennaio 2014
07:30 – 08:30 Verifica tessere, punzonatura Categorie Esordienti / Allievi
10:00 – 10:30 Gara (25/30 minuti): Esordienti 1° e 2° anno - Uomini e Donne
11:00 – 11:30 Gara (30 minuti): Allievi 1° e 2° anno - Uomini e Donne
13:00 – 14:00 Ispezione Percorso UCI
14:00 – 16:00 Allenamento Ufficiale Categorie Internazionali
16:00 – 17:00 Verifica tessere, punzonatura categorie Internazionali
17:15 – 17:45 Riunione Tecnica per Direttori Sportivi - categorie Internazionali

Domenica 05 Gennaio 2014
7^ PROVA DI COPPA DEL MONDO UCI
10:15 – 10:55 Gara (40 minuti): Coppa del Mondo Juniores Uomini
11:00 – 11:15 Cerimoniale di Premiazione Juniores Uomini
11:30 – 12:10 Gara (40 minuti): Coppa del Mondo Under 23 Uomini
12:15 – 12:25 Cerimoniale di Premiazione Under 23 Uomini
12:25 - 13:20 Allenamento ufficiale ricognizione del percorso – Elite Uomini
13:30 – 14:10 Gara (40 minuti): Coppa del Mondo Donne Elite
14:15 – 14:25 Cerimoniale di Premiazione Donne Elite
15:00 - 16:00 Gara (60 minuti): Coppa del Mondo Uomini Elite
16:10 – 16:25 Cerimoniale di Premiazione Uomini Elite
16:30 – 17:00 Conferenza Stampa

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la corsa in tv
 
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#2
Ciclocross: tutti gli azzurri per la Coppa del Mondo di Roma. C'è anche Marco Aurelio Fontana

Il Commissario Tecnico Fausto Scotti ha convocato per la 6a prova di Coppa del Mondo di Ciclocross, in programma domenica 5 gennaio a Roma, i seguenti atleti: Luca Andreatta (C.S. Libertas Scorzè) - Riserva, Alice Maria Arzuffi (Selle Italia Guerciotti), Gioele Bertolini (Selle Italia Guerciotti), Alex Bondavalli (V.C.G.Bianchin-Marchiol-Northwave), Luca Braidot (Gruppo Sportivo Forestale), Nicoletta Bresciani (Scott Racing Team), Alessia Bulleri (Gruppo Sportivo Forestale), Mauro Caneva (S.C. Cadrezzate-Verso L’Iride), Tommaso Caneva (Lissone Mtb Asd), Stefano Capponi (A.S.D. F. Moser Cycling Team) - Riserva, Francesca Cauz (Top Girls - Fassa Bortolo), Yari Cisotto (Carraro Team - Trentino), Nadir Colledani (C.S. Libertas Scorzè), Cristian Cominelli (Avion Axevo Mtb Pro Team) - Riserva, Michele Corradini (U.C. Petrignano A.S.D.), Luca De Nicola (S.S. Lazio Ciclismo), Bryan Falaschi (Selle Italia Guerciotti Elite), Marco Aurelio Fontana (Cannondale Factory Racing), Enrico Franzoi (Selle Italia Guerciotti Elite), Giulio Franzolin (Work Service), Eva Lechner (Centro Sportivo Esercito), Federico Mandelli (Mtb Increa Brugherio Asd), Giovanna Michieletto (C.S. Libertas Scorzè), Francesco Mozzillo (Progetto Ciclismo Sorrentino), Thomas Paccagnella (Sportivi Del Ponte), Francesco Pedante (Vini Fantini-Dangelo&Antenucci-Kykl), Moreno Pellizzon (S.C. Cadrezzate-Verso L'Iride), Simone Perna (New Team Balzano A.S.D Zerokappa), Davide Pinato (Team Wilier), Luca Quattrini (Sc Sezze A.S.D. - Ortopedia Salati), Filippo Rocchetti (Aspiratori Otelli-Mastercrom-Carin), Stefano Sala (Selle Italia Guerciotti Elite), Lorenzo Samparisi (Cx Merida Team - Dama Drc), Nicolas Samparisi (Cx Merida Team - Dama Drc), Elia Silvestri (Selle Italia Guerciotti Elite), Pasquale Sirica (Cycling Team Città Di Sarno), Daniel Smarzaro (Rotogal Ires Costruzioni), Mirko Tabacchi (Gruppo Sportivo Forestale), Chiara Teocchi (Tx Active Bianchi), Fabio Alfonso Todaro (Gb Junior Team), Manuel Todaro (Selle Italia Guerciotti Elite), Fabio Ursi (Cx Merida Team - Dama Drc), Elena Valentini (Selle Italia Guerciotti).

cicloweb.it
 
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#3
L'Italia porta praticamente chiunque possieda una bici per il ciclocross, vedremo se le gare saranno un po' meglio rispetto all'anno scorso ma ne dubito
 
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#4
COMPTON!

Brava Eva!
 
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#5
Sky me lo cripta e non vedo il digitale! Spero non accadano le stesse cose quando inizierà la stagione su strada Confuso
 
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#6
Pauline Ferrand-Prevot Sbav
 
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#7
In effetti merita Sisi
 
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#8
invece Helen Wyman a fine gara col volto ricoperto di fango sembrava Tarman del mio avatar Sisi pensavo volesse mangiarmi il cervello

BRRRAAAAINSSSSSSSSSS
 
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#9
Coppa del Mondo Roma 2014: Van Der Poel, il solito portento - A Mathieu gara e CDM Under, solo piazzamenti per gli italiani

Sapevamo fin dall'inizio che sarebbe andata così, del resto non ci si può inventare nulla. L'Italia del domani del ciclocross ci prova con tenacia, lotta cercando di raschiare fino al fondo del barile ma per il momento la gloria e gli alti onori prendono la strada del nord.

Fanno quel che possono i più giovani virgulti azzurri, che soffrono, si sbattono e imparano da esperienze che in certi casi sembrano anche più grandi di loro ma quando sulla tua strada ti trovi uno come Mathieu Van Der Poel puoi solamente osservare con quel misto di ammirazione ed impotenza, senza neppure stare ad interrogarti se il tracciato ipertecnico percorso magari all'asciutto si adatti di più a quello ben più scorrevole ma contrassegnato dal fango a volontà portato dalle abbondanti piogge. Lui il modo di vincere, anzi stravincere saprà trovarlo sempre e se non altro qualche occasione d'interesse viene portata da coloro che, pur in possesso di ottime credenziali, si trovano a contrastare un simile fenomeno (in questo un gran merito va soprattutto a Wout Van Aert), riuscendo peraltro a batterlo, talvolta, come invece non succedeva nella categoria juniores.

Appare perfino pleonastico raccontare dell'ennesima dimostrazione di forza di Mathieu, a cui questa volta (su un tracciato ulteriormente modificato rispetto a quello dello scorso anno ed in condizioni atmosferiche totalmente diverse) non è riuscito ad opporsi tenacemente Gioele Bertolini, costretto ad una gara in costante rimonta e che alla fine ha portato a casa un ventesimo posto che di certo non era il massimo delle attese. Tuttavia nel fare un'analisi a tutto tondo si finisce sempre per scadere nelle solite questioni trite e ritrite, ovvero sul perché i nostri migliori prospetti in ambito internazionale siano costretti ad accontentarsi, salvo sporadici exploit, di posizioni di rincalzo.

Il problema fondamentale (e su questo una voce che sembra quasi una supplica sembra venire proprio dagli stessi ragazzi) risiede principalmente sulla scelta dei percorsi, proposti in linea di massima nelle prove italiane: spesso si cerca di accontentare al meglio enti locali, favorire l'afflusso di pubblico (anche su questo, nonostante i grandi sforzi che di certo riconosciamo a quanti s'impegnano ogni anno per far crescere il più possibile il movimento, si può fare ancora di più), rinunciando però a quel tecnicismo che è proprio di quelle prove di Coppa del Mondo che troviamo in Belgio o in Olanda.

È chiaro a tutti ormai che di ragazzi valenti sia in possesso anche l'Italia e di questo va dato grande atto anche al lavoro operato dal ct Fausto Scotti che sta cercando di valorizzare ragazzi provenienti da ogni parte del paese, profondo sud compreso; ma bisognerà indurire le nostre gare se si vuole davvero che i ragazzi siano competitivi per tutto l'arco di una Coppa del Mondo e non soltanto in una prova singola che ricalchi la tipologia di percorso a cui sono più avvezzi durante la stagione invernale.

Tornando alla cronaca di gara i belgi avevano provato subito a fare il diavolo a quattro, col campione nazionale Laurens Sweeck partito a canna, seguito subito dal francese Turgis, il ceco Boros, quindi Mathieu Van Der Poel, Godrie ed il resto del gruppo, con Nicolas Samparisi che è stato l'azzurro autore del migliore spunto. Ci si chiedeva quale sarebbe stato il momento in cui Van Der Poel avrebbe aperto il gas, ma l'olandese nelle prime due tornate si è limitato a controllare, lasciando soprattutto al ceco Michael Boros il ruolo di lepre.

Al termine del secondo giro però il fenomeno olandese si è riportato sul ceco, lasciando Sweeck, Turgis e Van Aert ad inseguire, poi, nel corso del terzo giro e quando sul percorso si è abbattuto un violentissimo scroscio di pioggia, ha deciso di forzare i tempi, diventando così imprendibile per tutti. Giro dopo giro Van Der Poel ha continuato con un ritmo impressionante, allentando un po' la presa soltanto nel finale, quando ormai era certo che nessuno gli avrebbe portato via la vittoria, la quarta su sei gare disputate in Coppa del Mondo alla prima stagione da Under e che gli ha dato anche la certezza matematica del successo nella challenge. Wout Van Aert infatti, generoso come sempre, è giunto secondo a 10" e con i suoi 271 punti ad una gara dal termine nulla può più per contrastare i 335 dell'olandese. Podio completato da un ottimo Sweeck, terzo a 27", seguito da Jens Adams (a 33"), Turgis (a 35"), il campione europeo Vanthourenhout (a 47"), David Van Der Poel (a 51"), Boros (a 1'06"), Godrie (a 1'29") e Merlier (a 1'30").

Gioele Bertolini, come già preannunciato, è stato il migliore degli azzurri con il 20esimo posto a 2'43", dopodiché bisogna scendere al 27esimo posto di Nicolas Samparisi (a 3'42") e al 29esimo di Luca De Nicola a 4'32". Seguono dal 31esimo al 34esimo posto Nadir Colledani, Yari Cisotto, Lorenzo Samparisi e Fabio Alfonso Todaro, per chiudere con le ultime cinque posizioni occupate da Pasquale Sirica, Tommaso Caneva, Luca Quattrini, Francesco Pedante e Francesco Mozzillo.

Ad aprire la mattinata era stata invece la gara degli juniores, in cui si è verificato il ribaltone in testa alla classifica generale: il belga Yannick Peeters, altro figlio d'arte e leader della classifica generale, non ha trovato una delle sue giornate migliori e ad approfittare di ciò ottimamente è stato il ceco Adam Toupalik, che lo tallonava ad appena 11 lunghezze e che nella perfetta combinazione vittoria-giornata no dell'avversario diretto aveva un'ottima occasione per sferrare un colpo decisivo ad una sola prova dalla conclusione. Anche qui buonissima partenza degli olandesi, soprattutto col miglior esponente Nieuwenhuis, prima che Toupalik ed il belga Kobe Goossens (per un po' anche il francese Gras sembrava poter dire la sua) iniziassero a forzare, distanziando tutti gli altri.

A due giri dalla conclusione poi il campione nazionale ceco ha deciso di aprire ulteriormente il gas, andando quindi a vincere in perfetta solitudine con il confortante margine di 24" sullo stesso Goossens e 42" su Iserbyt ma soprattutto riuscendo a scavalcare nella generale Peeters, nell'occasione soltanto nono a 59" (nella generale ora Toupalik guida con 276 punti contro i 251 del belga). Gras, Eenkhorn, Jacobs, Schuermans, Nieuwenhuis e Joseph hanno completato la top ten mentre il miglior piazzamento tra gli italiani è stato conquistato da Alex Bondavalli, autore di una buona seconda parte di gara, alla fine 15esimo a 1'11" mentre Manuel Todaro, apparso come uno dei più in forma nell'ultimo periodo, si è piazzato 20esimo a 1'40". Più indietro gli altri con Pellizzon 24esimo, Franzolin 26esimo, Rocchetti 27esimo, Sala 29esimo, Corradini 30esimo, Caneva, Perna, Mandelli e Pinato nelle posizioni dalla 34esima alla 37esima, quindi Smarzaro a chiudere in 40esima posizione.

Archiviata anche per questa stagione la prova italiana di Coppa del Mondo, arriverà subito un altro importantissimo appuntamento nelle giornate di sabato 11 e domenica 12 gennaio, nelle quali Orvieto sarà lo scenario di gara dei Campionati Italiani.

Vivian Ghianni, cicloweb.it

Coppa del Mondo Roma WE 2014: Orgoglio Lechner, Compton padrona - Eva ottima 3a. Katie batte Vos e fa sua la Coppa


Non ci voleva di certo chissà quale veggente per prevedere che sul percorso dell'Ippodromo delle Capannelle, a Roma, la lotta sarebbe stata tra Marianne Vos e Katie Compton. Né era difficile intuire che si sarebbe risolta, come spesso accaduto nelle ultime gare, a favore della statunitense, come alla fine dei conti è andata.

Già più difficile era prevedere il terzo posto della Campionessa italiana Eva Lechner. Ok, domenica scorsa al Superprestige di Diegem era stata 2a alle spalle della sola Sanne Cant, e già in precedenza la Coppa del Mondo l'aveva messa in risalto: 4a a Namûr, 11a a Zolder, insomma, la condizione era in crescita.

Il bronzo, su un percorso come quello della Capitale, non era però cosa scontata. Eva, sul percorso dell'Ippodromo reso molto fangoso dalla pioggia torrenziale, è andata benissimo sin dai primi giri. Una volta scappate Vos e Compton, l'altoatesina s'è trovata a battagliare contro Ferrand-Prévot e Van Loy.

Proprio Ellen Van Loy era partita meglio di tutte. una progressione bestiale che aveva costretto l'intero gruppo ad inseguire. Era Marianne Vos, con Katie Compton a ruota, a portarsi sulla Van Loy, che durante il primo giro insisteva. Nikki Harris, ormai in corsa per la Coppa del Mondo solo matematicamente, provava a riportarsi sotto, e con lei Helen Wyman, Pauline Ferrand-Prévot, Eva Lechner, Lucie Chainel-Lefevre ed Annefleur Kalvenhaar.

L'accelerata di Marianne Vos a circa metà giro era micidiale, con la fuoriclasse olandese restava solo Katie Compton. Seguiva la Van Loy a 3", in calo dopo la sparata iniziale, Quindi Harris, Wyman, Ferrand-Prévot, Chainel-Lefevre, Lechner e Kalvenhaar. Nel secondo giro la selezione era più netta. Davanti sempre Vos e Compton, con l'americana a controllare.

Dietro la Van Loy era nel mirino di Ferrand-Prévot e Lechner. Wyman, con Harris, Cant, De Boer e Chainel-Lefevre, seguivano. A due giri dal termine Vos e Compton guidavano con 27" su Van Loy, 30" su Lechner e Ferrand-Prévot, 40" su Wyman e via via tutte le altre. Nel terzo giro ancora la Compton controllava le soventi e potenti accelerazioni della Vos. Dietro Lechner e Ferrand-Prévot si dannavano l'anima per raggiungere le prime, anche se ormai il treno era perduto.

Al suono della campanella indicante l'ultimo giro Vos e Compton guidavano su Lechner e Ferrand-Prévot con un margine di 55". A 1'04" Ellen Van Loy, a 1'06" Helen Wyman, a 1'12" Sanne Cant, Sophie De Boer, Nikki Harris e Lucie Chainel-Lefevre. L'ultimo giro iniziava con la prima curva presa troppo larga dalla Compton. Marianne Vos tentava di approfittare ed andar via ma la statunitense tornava sull'iridata con una facilità disarmante. Non solo la riprendeva ma la lasciava sul posto.

La Vos tentava di andare a raggiungere Katie Compton per poi giocarsi il tutto per tutto in un'ipotetica volata, ma la leader di Coppa era davvero più forte. Ancora una volta la Vos era costretta ad alzare bandiera bianca. Sul traguardo Katie Compton poteva festeggiare la vittoria con una gara d'anticipo della sua seconda Coppa del Mondo consecutiva. A Marianne Vos, lasciata a 24", restava un argento amarognolo, ottenuto sul percorso domato l'anno scorso con la consueta semplicità.

Alle spalle delle due, Eva Lechner si liberava di Pauline Ferrand-Prévot, andando a conquistare la prima medaglia italiana nella Coppa del Mondo femminile. Il ritardo della Campionessa d'Italia era di 1'10", mentre la Ferrand-Prévot chiudeva al 4° posto con 1'24" di distacco. A 1'33" la rimontante Sanne Cant, a 1'35" Helen Wyman, a 1'37" Ellen Van Loy, a 1'42" Sophie De Boer, a 1'56" Nikki Harris ed a 2'17" Lucie Chainel-Lefevre, decima.

Il bottino dell'Italia era soddisfacente. Se infatti, oggi come oggi, per essere davvero competitivi bisogna far ricorso alla biker Eva Lechner, alle spalle dell'altoatesina crescono tante giovani. Da Alice Maria Arzuffi, che pur vittima di due cadute ha chiuso 15a a 3'01", a Francesca Cauz, 18a a 3'10". Bene anche Elena Valentini, 20a a 4'08", subito seguita dalla giovanissima Chiara Teocchi, classe '96, 21a con un ritardo di 4'55. Alessia Bulleri (classe '93) e Giovanna Michieletto (classe '95) erano rispettivamente 24a e 25a, la prima a 5'57", la seconda a 7'19". Il materiale su cui lavorare non manca, la speranza è che venga sfruttato in tutto il suo potenziale.

La Coppa del Mondo è di Katie Compton, che con una gara d'anticipo vanta 101 punti su Nikki Harris: la statunitense è infatti a quota 350, la Campionessa britannica a 249. L'appuntamento di Nommay, in programma domenica 26 gennaio, diventa così una formalità, visto che l'attenzione di tutti è già proiettata al Mondiale olandese di Hoogerheide.

Da una parte Katie Compton, che va forte da settembre ed ha dominato la Coppa del Mondo (solo la Vos è riuscita a batterla nel primo appuntamento, il Cauberg Cross), pare in formissima, superiore in tutto e per tutto alla Vos. Però dall'altra parte c'è sempre una fuoriclasse, la più forte ciclista di tutti i tempi, una che sa mettere in difficoltà anche se la forma non c'è. Ricordiamo, tra i suoi sei titoli mondiali vinti, quello del 2011, a Sankt Wendel, quando sembrava stretta nella morsa di Nash e Compton, appunto, e ne uscì in un lampo.

Ad oggi, non avremmo esitazioni nel puntare tutto sulla Compton, ma da qui al 2 febbraio ci sono quattro settimane. Quelle che potrebbero riportare Marianne Vos sullo stesso piano di Katherine Compton. E se tra le due litiganti s'inserissse Eva Lechner? Difficilissimo cogliere il metallo più prezioso, ma la nostra crossista al momento più forte dovrebbe essere in lizza per un posto al sole sul podio.

Francesco Sulas, cicloweb.it

Coppa del Mondo Roma 2014: Albert-Van Der Haar, cavalli di razza - Fontana 15°, l'Italia deve crescere

Sì, della bella vittoria di Niels Albert e della spettacolare rimonta di Lars Van Der Haar e Sven Nys e della prova incolore di Marco Aurelio Fontana parleremo più giù, ma la sesta e penultima tappa di Coppa del Mondo di ciclocross merita un incipit che vuol essere quasi un approfondimento. Perché parliamo dell'unica prova di caratura internazionale che si svolga in Italia, e che ci dà l'occasione per tracciare un piccolo bilancio dello stato dell'arte, per quanto riguarda questa disciplina nel nostro paese.

Premessa: massimo rispetto e apprezzamento per gli sforzi di Fausto Scotti, che col suo staff organizza anche il Giro d'Italia di Ciclocross (conclusosi domenica scorsa con la vittoria di Gioele Bertolini) e si conferma al momento uno dei principali riferimenti per il cross nel nostro paese. Ma dire delle rose e dei fiori non aiuta la crescita di nessuno, e allora proponiamo qualche spina al ct azzurro, nella speranza che ciò funga da pungolo per migliorare in futuro.

Partiamo dalla location. Roma. Bastano queste quattro lettere per sognare, ma se bisogna essere in tutto e per tutto onesti, organizzare una gara nella Città Eterna e poi andare ad autoesiliarsi all'Ippodromo delle Capannelle è un po' come comprare una Lamborghini e usarla come fermacarte. Posto che la struttura in questione ha tutte le comodità del caso (sale, ristoranti, spogliatoi, tribuna), cosa rappresenta della Capitale? Poco, al di là delle mandrakate di Gigi Proietti. Spostarsi in centro significherebbe dare tutta un'altra impronta (e un altro fascino) all'appuntamento: in una delle ville, magari (Borghese, Ada, Doria Pamphili?), o meglio ancora al Circo Massimo, che sembra nato per ospitare una gara di ciclocross.

Oltre al maggiore richiamo di pubblico (quanta malinconia vedere il percorso di gara, oggi, praticamente privo di spettatori?), ci sarebbe anche la possibilità di pensare un tracciato veramente tecnico e selettivo. E questo, riguardante il percorso, è il secondo punto all'ordine del giorno: pur se movimentato dal maltempo e dal fango, il circuito delle Capannelle si è confermato abbastanza carente dal punto di vista spettacolare (malgrado qualche miglioria apportata rispetto al 2013). Scotti sostiene che non avrebbe senso disegnare un percorso duro che finirebbe con lo sfavorire gli atleti azzurri; e infatti il discorso non si esaurisce nella tappa di Coppa del Mondo, ma va a mettere in discussione anche il tipo di tracciati offerti - ad esempio - dal GiroCross: perché non inserire, nella challenge italiana, almeno un paio di gare più impegnative?

Ciò permetterebbe peraltro anche ai nostri crossisti di migliorare, forse ridurre il gap da fiamminghi e olandesi; si tratta per di più di una richiesta che viene dagli stessi corridori, i quali si rendono conto per primi della distanza che li separa dagli specialisti più forti, e vorrebbero riuscire ad essere più competitivi in campo internazionale: ma se in Italia si gareggia sempre su piattoni asciutti (il fango non lo vediamo spesso, alle nostre latitudini), come sperare di fare un salto di qualità per poi confrontarsi coi migliori al mondo?

In un momento storico in cui il ciclocross sta riacquisendo appassionati e praticanti (nelle categorie giovanili e master i numeri crescono di anno in anno), sarebbe un peccato finire con lo sprecare l'occasione di un rilancio pieno della disciplina: la Federciclismo ha il dovere di far trovare ai crossisti di domani (quelli che si affacceranno alle categorie maggiori nei prossimi anni) un movimento in salute, ma siccome si ha quasi l'impressione che nel settore tutto sia delegato al ct, ci rivolgiamo direttamente a lui, affinché si parta dal buono già realizzato per riportare il cross alla dimensione che merita.

Nell'attesa di un futuro più roseo, possiamo tornare a concentrarci sulla gara di oggi. Subito dopo il via, alla prima curva, in onore del vicino Raccordo Anulare, un grande intasamento ha indirizzato la prova in un certo modo: Van Der Haar (leader di Coppa) e Nys sono rimasti intruppati nelle retrovie, ritrovandosi così a perdere subito molto terreno rispetto ai primi attaccanti di giornata. I quali rispondevano ai nomi di Philipp Walsleben, Martin Bina, Niels Albert e Francis Mourey. Per tre giri tra il quartetto di testa e il "gruppone" (comprendente i vari Van Der Haar, Nys, Meeusen, Peeters e Fontana) sono rimasti intercalati Van Kessel, Bosmans e Wellens.

Al quarto degli otto giri le carte si sono rimescolate (il terzetto è stato raggiunto da quelli che erano dietro), ma a quel punto era già successo qualcosa di importante davanti: Albert, dopo aver tirato per la maggior parte del tempo nelle prime due tornate, aveva aperto il gas e alla terza aveva preso il volo. Da quell'attacco, nessuno è più riuscito a raggiungere il capitano della BKCP, sicché la lotta si è ridotta alla ricerca della piazza d'onore.

Marco Aurelio Fontana, campione nazionale italiano, ha dato l'impressione di poterselo giocare, quel piazzamento, visto che era nel drappello di Nys e Van Der Haar, ma al quinto giro il tricolore è saltato, perdendo irrimediabilmente posizioni; l'altro tricolore in gara (quello col blu al posto del verde, ovvero Mourey) si dava invece parecchio da fare: dopo aver subìto un attacco di Bina al quarto giro, ha chiuso sul ceco per poi provare in contropiede al quinto. La sua azione ha mandato a gambe all'aria Walsleben (letteralmente crollato dopo metà gara), ma non ha permesso al suo autore di fare realmente il vuoto, tant'è vero che al sesto giro Van Der Haar, in impetuosa rimonta, si è riportato sotto.

Mourey non si è dato per vinto, e al settimo giro ha provato un'altra sortita, ma quando anche Nys è rientrato su Van Der Haar, l'impresa per il francese si è rivelata impossibile: la coppia inseguitrice ha infatti rapidamente chiuso il buco, andando a comporre col corridore della FDJ un terzetto destinato ad arrivare al traguardo. E puntualmente, dopo aver vanamente inseguito Albert (tra una trenata di Nys e una di Van Der Haar), i tre si sono giocati il podio allo sprint, e proprio Mourey ha ceduto subito, lasciando a Van Der Haar (secondo) e Nys (terzo) l'incombenza della cerimonia protocollare post-gara.

Bina, Peeters, Van Amerongen, Meeusen, Van Kessel e Wellens hanno occupato i posti dal quinto al decimo, e il primo italiano - Fontana, appunto - ha chiuso la gara in 15esima posizione (17esimo è stato Franzoi, 22esimo Tabacchi, 27esimo Luca Braidot). La classifica, con Walsleben che era secondo e che si è piazzato fuori dai 10 (11esimo), vede Van Der Haar sempre più primo, con 407 punti. Il secondo, a 353 punti, è Albert, che ha scavalcato il compagno Walsleben (sempre lui) e ora insegue l'olandese leader a 54 punti di distanza; il tedesco è terzo a 344, tutti gli altri sono fuori dalla lotta per la vittoria della Coppa. Ma anche i due che ci sono dentro, lo sono per il rotto della cuffia: pur con gli 80 punti in palio per la vittoria nell'ultima tappa (a Nommay in Francia il 26 gennaio), Albert non scavalcherebbe il leader se quest'ultimo si piazzasse almeno in 24esima posizione, mentre Walsleben, per compiere il miracolo, dovrebbe sperare di vincere e di veder arrivare Van Der Haar oltre il 33esimo posto. Ipotesi alquanto remote sulla strada (fangosa) che separa VDH dalla prima importante affermazione tra gli élite.

Marco Grassi, cicloweb.it
 
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