Il Nuovo Ciclismo

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L'intervista: Un lupo di mare torna a navigare - Claudio Corti ci parla del progetto Coldeportes
Dopo la fine del progetto Barloworld, da lui voluto, curato, gestito, Claudio Corti è rimasto per due anni lontano dal ciclismo professionistico, ma ora il periodo sabbatico per lui volge al termine: nel ruolo di team manager, l'ex corridore bergamasco è pronto al grande rientro, con una squadra che viene da lontano e che, nei suoi auspici, altrettanto lontano andrà. Allo stesso Corti il compito di spiegarci nel dettaglio in cosa consiste il nuovo progetto che porta il nome di Coldeportes, l'Istituto dello Sport colombiano.

Partiamo da questi ultimi due anni: che ha fatto lontano dalle gare?
«Ho fatto il rappresentante... di ciclismo! Nel senso di andare in giro a suonare a vari campanelli, incontrare aziende, coltivare contatti, allo scopo di vendere ciclismo, che poi è quello che ho a cuore. Insomma, ho cercato delle sponsorizzazioni per mettere su una squadra».

Dopodiché è nato il progetto Coldeportes: chi ha contattato chi?
«Non stiamo parlando di un progetto che nasce con una telefonata. Avevamo un po' di contatti già in passato, quindi quando è emersa da parte della direzione di Coldeportes l'idea di fare una squadra che permettesse ai corridori colombiani di fare attività internazionale, è stato quasi naturale incontrarci e avviare un discorso insieme».

Di che si occupa precisamente Coldeportes?
«È un ente simile al nostro Coni, o meglio, anche più importante visto che siamo praticamente al livello di un vero e proprio ministero. Un ente che investe in molti sport, e che per motivazioni politiche ha l'interesse di aiutare o proprio incentivare questa o quella disciplina. C'è in Colombia una spinta ben precisa da parte delle istituzioni affinché sempre più giovani pratichino uno sport, e in quest'ottica viene anche l'impegno, garantito per tre anni, relativo a questa squadra ciclistica professionistica».

3 anni di impegno per un budget che sarà di...?
«Diciamo che il budget è ancora da completare, vedremo più avanti di tirare le somme con precisione».

Ma più o meno di che cifre parliamo?
«Parliamo del bilancio annuale di una squadra Professional, quindi non i 7-8 milioni che servono per stare nel World Tour, ma comunque una cifra che ci consentirà di fare una buona, dignitosa annata».

Con quali ambizioni? Magari partecipare a un grande giro già nel 2012?
«Tanto per cominciare, la prima ambizione sarà quella di proporre qualcosa di diverso nelle corse a cui parteciperemo. Già il fatto di presentare una formazione completamente colombiana è una novità in sé. Sulle maglie verranno rappresentati proprio i colori della Colombia, e sicuramente i ragazzi si sapranno far vedere nelle gare che disputeranno. L'ipotesi grande giro? Perché no, non lo escludiamo di certo, in fondo tra le nostre fila avremo dei corridori potenzialmente molto in gamba, e non vedo perché non possano meritarsi l'invito in un GT. Non vedo perché no, quindi in altri termini sì, anche questo è un nostro obiettivo».

Quante volte all'anno conta di far su e giù dalla Colombia?
«Spero pochissime: la squadra sarà comunque italiana come gestione, e una volta perfezionati gli accordi necessari con i rappresentanti di Coldeportes, non c'è più la necessità di andare in Sudamerica. I corridori verranno a vivere in Italia, lavoreremo qui e l'attività agonistica sarà spesso in Europa. Certo, magari due o tre volte capiterà di fare un salto in Colombia, anche solo per tenere vivi i contatti con i nostri finanziatori».

Squadra italiana ma affiliazione colombiana, quindi?
«Vedremo, la squadra è italiana, poi per me non è così importante che per l'Uci la bandierina accanto al nostro nome sia colombiana o italiana, sono dettagli secondari».

Facciamo una panoramica sui corridori che avete già ingaggiato?
«In realtà non mi sembra il caso, al momento, di dare etichette a questo o quello, basandomi su cosa? Sui risultati ottenuti nel circuito americano? Possiamo dire, solo per fare un esempio, che un Juan Pablo Suárez ha battuto a cronometro Basso (e quasi Evans) in Colorado, ma il Basso e l'Evans visti in quella corsa non erano certo al top, quindi parleremmo di risultati che lasciano il tempo che trovano. Di certo il potenziale umano che avremo a disposizione sarà buono, penso che questi ragazzi, guidati con esperienza e con un programma mirato (come ho sempre fatto nelle mie squadre) possano esprimere al meglio queste potenzialità anche nelle corse di più alto livello. La verità è che i margini di molti di loro non sono ancora noti: lavoreremo anche per conoscere questi margini».

Par di capire che non ci saranno corridori italiani in squadra.
«No, per adesso no».

Com'è la situazione del ciclismo sudamericano? La crisi economica internazionale si riverbera anche in quell'ambito?
«Da quelle parti c'è una grande attività di stampo localistico: hanno molte squadre dilettantistiche che gareggiano solo a livello nazionale, e quindi di conseguenza ci sono corse tarate su quel tipo di partecipazione. Non c'è una grande tradizione di partecipazione di squadre europee nelle corse sudamericane. A livello di praticanti, possiamo dire che l'Europa sforna sicuramente un numero maggiore di atleti che poi diventano professionisti, ma il progetto Coldeportes vuol proprio dare una possibilità in più a quei corridori che possano avere la possibilità di far parte di una squadra in tutto e per tutto europea, e impegnata a misurarsi con le formazioni più forti nelle corse più importanti».

Quel che probabilmente non è riuscita ad essere la Colombia Es Pasión, che pure partiva con ambizioni simili.
«No, direi che c'è una differenza sostanziale: loro fanno base in Colombia e ogni tanto si accollano una trasferta per gareggiare fuori dal continente americano. Il nostro è un progetto che nasce come europeo, e che ha quindi dimensioni diverse»

Che ciclismo ha lasciato e che ciclismo pensa di ritrovare al suo rientro?
«Beh, ancora nel 2009 avevo una squadra, non credo che sia cambiato chissà cosa in due anni...».

Anche questo è vero! Non le pare un po' poco coerente, comunque, che un team manager ritenuto bravo passi in appena un lustro dal guidare la squadra numero uno in Italia allo stare fermo? Non è questa una distorsione di questo ciclismo?
«Non la metterei in questi termini. Diciamo piuttosto che sta al team manager cercare uno sponsor per avviare un progetto, poi a volte capita di trovarlo, a volte no. Qui non è che vai via dalla Juve e approdi al Milan, non è un meccanismo automatico. Ci vuole bravura, ma anche un po' di fortuna. Ci sta quindi che io sia passato dalla Saeco alla Barloworld, una squadra più piccola, ma poi dobbiamo andare a vedere che tipo di rendimento ha avuto l'azienda che ha investito in quel progetto: con la Barloworld abbiamo partecipato due volte al Tour, due volte al Giro, abbiamo vinto tappe e la maglia a pois in Francia, e tutto ciò malgrado avessimo un budget non al livello delle squadre più grandi. La verità è che il team manager lo può fare chiunque, se trova uno sponsor che gli dà fiducia; la gestione della squadra, poi, è un'altra cosa, ed è lì che bisogna valutare la qualità di uno piuttosto che di un altro. Da parte mia, come sempre ho fatto, anche stavolta ci metterò tutta la mia capacità, tutta la passione di cui dispongo; mi circonderò di collaboratori validi, con l'obiettivo di raggiungere risultati adeguati».

In chiusura, ci dice una parola sul suo pupillo, Juan Mauricio Soler, che sta attraversando un periodo molto delicato dopo la sua caduta in Svizzera?
«So che ancora la settimana scorsa si è sottoposto a un intervento. Mi spiace tanto per quello che gli è successo, è un ragazzo fantastico con tante qualità; è vero che cade spesso, ma ci vuole anche sfortuna per farsi male come è successo a lui stavolta. Quando l'ho sentito, per dargli morale gli ho detto "dài che l'anno prossimo ti prendo in squadra!", non so però se effettivamente potrà tornare a correre. Per quanto mi riguarda, che corra o no, spero solo che stia bene, che è poi la cosa più importante».

Marco Grassi per cicloweb.it
E' online il nuovo sito della Colombia-Coldeportes
A dieci giorwebsitescreenshotni dal debutto nel ciclismo professionistico, in programma per il 4 febbraio a Donoratico, in Italia, il Team Colombia Coldeportes è lieto di presentare il suo nuovo sito ufficiale, in linea da quest’oggi.

Il sito www.colombiacoldeportes.com è in tre lingue – inglese, italiano e spagnolo – e fornirà ai visitatori ogni genere di informazione sulla squadra, lo staff e i corridori – fra cui misure delle bici, calendario delle corse, sponsor e molto altro ancora.

La sezione news ospiterà tutti gli aggiornamenti relativi alla squadra, dal racconto delle corse alle interviste, a reportage sulla vita e la quotidianità dei ciclisti. Inoltre, nelle sezioni photo e video gallery, costantemente aggiornate, i tifosi troveranno contenuti esclusivi e interessanti dietro-le-quinte: una straordinaria finestra sull’attività della Colombia Coldeportes in giro per il mondo.

Per un contatto ancora più diretto con la Colombia Coldeportes, la homepage di colombiacoldeportes.com fornirà rapido accesso ai profili del team sui social network Facebook e Twitter (Col_Coldeportes). I social network saranno un punto d’incontro fra il team e i tifosi, che potranno interagire, postare commenti e immagini e far sentire alla squadra il loro sostegno e la loro simpatia.

ciclismoweb.net
COLDEPORTES. I colombiani sono al lavoro a Torbole
Dopo qualche giorno passato nella zona di Bergamo, dove si stabiliranno nel corso dell'intera stagione ciclistica, gli atleti della Colombia Coldeportes hanno raggiunto Torbole sul Garda (TN) insieme al resto dello staff nella serata di venerdì 27 gennaio.
I corridori sono arrivati all'Aktivhotel Santalucia attorno alle ore 19.30, e hanno cenato insieme discutendo del programma di allenamento per i prossimi giorni. Gli Escarabajos svolgeranno la preparazione nella zona del Lago di Garda da oggi fino a venerdì 3 febbraio, quando si sposteranno in Toscana per il GP Costa degli Etruschi del prossimo 4 febbraio.
Il DS Valerio Tebaldi ha illustrato il programma della prima giornata: "Cominceremo alle 10.00 con un'uscita di 4 ore sul Lago di Garda. Speriamo di trovare tempo favorevole e le condizioni giuste per allenarci nel modo giusto, ed essere pronti per l'inizio della stagione."
Un momento importante della preparazione della Colombia Coldeportes arriverà lunedì 30 gennaio, quando il Team affronterà le terribili pendenze di Punta Veleno, durissima salita (11% di pendenza media, con picchi al 21%) che caratterizzerà il finale della terza tappa del Giro del Trentino 2012.
Trovare la condizione non sarà l'unico obiettivo della prossima settimana: nei sette giorni di Torbole, i corridori avranno l'opportunità di conoscersi meglio e lavorare sulla chimica di squadra. Tuttavia, i ragazzi cercheranno anche di dare il massimo e impressionare lo staff tecnico per guadagnarsi un posto in formazione per l'esordio stagionale.
"Pur essendo passato da queste parti in più di un'occasione, questa è la prima volta che riesco a godermi davvero l'Italia - ha affermato Victor Hugo Pena - e credo che questa sia una zona perfetta per svolgere la preparazione nei prossimi sette giorni. Il training camp sarà molto importante per noi - perché vogliamo cominciare forte e destare subito impressioni positive - ma anche per Claudio, Valerio e tutto lo staff tecnico, che avranno l'opportunità di farsi un'idea più precisa del nostro valore. Dai test medici sono già emerse le qualità di questi ragazzi, che vogliono continuare a dimostrarle lungo questa settimana e oltre."
L'Equipe: omaggio alla Coldeportes e alla profezia di Herrera
Una doppia pagina formato gigante - non a caso il titolo della rubrica èp "Grande Reportage" - su L'Equipe per celebrare la prima partecipazione alla Freccia Vallone: la Colombia Coldeportes è stata omaggiata di un grande reportage, appunto, sul celeberrimo quotidiano sportivo francese. Storia del ciclismo colombiano in Europa, origini del progetto Coldeportes, ambizioni, speranze e la profezia "pesante" del mitico Lucho Herrera: «Uno di questi ragazzi, vincerà il Tour de France».

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tuttobiciweb.it