Il Nuovo Ciclismo

Versione completa: Moreno Moser
Al momento stai visualizzando i contenuti in una versione ridotta. Visualizza la versione completa e formattata.
Pagine: 1 2 3
Qual'è il programma di corse per quest'anno? Se non sbaglio doveva iniziare in Oman, ma non c'è, è in ritiro in Spagna (almeno fino a ieri)
Doveva esordire al GP Etruschi ma la corsa è stata annullata.
A questo punto,saltando il Laigueglia non ho ben capito perchè,bisognerà capire se farà Lugano o Camaiore,prima delle Strade Bianche.
Sicure poi:Tirreno,SanRemo,Trittico Ardenne,TourdeSuisse,Tour de France,corse per lo sponsor in america e poi mi auguro Vuelta per preparare Mondiale e Lombardia.
E' giusto che parta molto più piano.
Sì però aveva detto di voler andare alla Tirreno per la classifica...se ci arriva con due giorni di corsa non è semplicissimo, anche se le prime tre tappe non si fa selezione
Che te devo di' Gersh...questa è la situazione.
C'è anche da dire che mica tutti entrano in condizione allo stesso modo.
L'anno scorso Moreno ha vinto praticamente subito.
Poi onestamente,se alla Tirreno viene Contador,con quel percorso,altro che classifica...
Vabè chi vivrà vedrà, l'importante è che non lo mettano a lavorare per sagan perchè sarebbe piuttosto irritante
Un sito tutto nuovo per Moreno Moser
Cliccate su www.morenomoser.it

[Immagine: showimg.php?cod=58088&resize=10&tp=n]

Qualche mese dopo l'inaugurazione del Fans Club, Moreno Moser stringe ancora di più i rapporti con i propri tifosi, lanciando il suo sito web ufficiale www.morenomoser.it.
Già molto attivo sui social network, il giovane campione della Cannondale Pro Cycling, da grande appassionato ed esperto di tecnologia e new media, non poteva non essere presente in rete anche con un proprio spazio ufficiale.
Un sito ricco di contenuti, strutturato come un lungo poster, dove il visitatore scorrendo la pagina può soddisfare tutte le proprie curiosità, relative alle ultime notizie che riguardano Moreno, i suoi impegni in agenda - dalle gare, agli eventi ai quali presenzia - i risultati ottenuti in carriera e la sua biografia.
A rendere piacevole la navigazione, anche la veste grafica accattivante e giovane, caratterizzata da una ricercata semplicità.
Ampio spazio viene inoltre dedicato alle immagini, fin dall'apertura, dove si alternano i successi più significativi e Moreno Moser dà il benvenuto a chi entra sul suo sito con un forte messaggio, ripreso da un suo tweet: "/Lotterò con tutte le mie forze per ridare credibilità allo sport che amo/". Nella sezione album sono invece raccolte le fotografie dei momenti più belli della carriera.
Presenti, seppure non dominanti, i collegamenti ai social network ufficiali, di cui Moreno si occupa personalmente dell'aggiornamento e di cui, in una finestra nella sezione contatti, è visibile l'ultimo suo tweet. Da questa pagina si può accedere anche attraverso i link ai profili facebook e twitter del Fans Club ufficiale di Moreno Moser.
Ideato, progettato e realizzato da Michele Biz, www.morenomoser.it è ottimizzato per i più importanti browser e si adatta in modo automatico ai vari dispositivi su cui viene visualizzato (fluid responsive), per una fruibilità eccellente anche su smartphone e tablet.

tuttobiciweb.it
Periodo di riposo per Moreno Moser
Lo staff medico della Cannondale Pro Cycling, di comune accordo con il management e il corridore Moreno Moser, ha deciso di concedere un periodo di riposo dall’attività agonistica al proprio tesserato.

L’esito dei riscontri clinici ed ematochimici effettuati nei giorni scorsi hanno consentito di rilevare uno stato di affaticamento , associato ad un lieve calo delle difese immunitarie. Nei prossimi giorni saranno effettuati nuovi e più approfonditi test ematochimici, oltre ad una consulenza specialistica immunologica. Alla luce dei riscontri che emergeranno sarà possibile definire i tempi per il rientro di Moser all’attività agonistica.

comunicato stampa Cannondale Pro Cycling
Moreno Moser, "Non voglio essere una meteora."

Da grande promessa a delusione? Moreno Moser in una sola una stagione è passato dai complimenti per la sua prima stagione da professionista alle critiche (ingiustificate vista l'età) per una seconda stagione meno esaltante, ma il ciclista della Cannondale non ci sta ad esser visto come una meteora.
"Tanti mi vedono come un corridore finito - commenta alla Gazzetta dello Sport - Nello sport la memoria spesso fa difetto, ci si dimentica di tutto in fretta. Le difficoltà mi hanno fatto capire una cosa: devi correre per te stesso e non per gli altri, perché la gente non sarà mai contenta. Se perdi, ecco le critiche. Se vinci, vogliono che tu vinca di più. E vi dirò, non capisco quando a bordo strada ti insultano se vai piano. Sono critiche che mi fanno un po’ ridere. Per me è un grande stimolo, comunque. Non voglio essere una meteora, né già rassegnarmi a una dimensione di secondo piano. Non è la mentalità con la quale sono cresciuto".

spaziociclismo.it
Moreno Moser: «Riparto da me»
«Ho un solo obiettivo: tornare a vincere»

Il suo inverno è incominciato in estate, mentre la sua primavera è iniziata in pieno inverno. Mo­reno Moser è stato costretto ad interrompere la sua stagione in pie­no agosto, ma si è rimesso al lavoro ben presto, con la consapevolezza di chi sa che non sarà facile recuperare il ter­reno perso, ma che per uno come lui non è nemmeno impossibile.
Moreno ha solo 23 anni ed è alla sua ter­za stagione da professionista. La pri­ma è stata una delizia, la seconda, quella appena trascorsa, amara come la ci­cuta.
«Ci avevo davvero fatto la bocca e mi ero anche convinto che essere professionista non era poi così male - ci racconta poco prima di Natale nel buen retiro di Riotorto -. Poi, lo scorso anno, dopo un buon avvio culminato con la vittoria alle Strade Bianche, qualcosa si è rotto. Non so la ragione di questa “debacle”, forse è un’insieme di fattori e cose, ma fatto sta che non sono stato più quello di due anni fa».

Apparentemente Moreno è sempre lo stesso. Un po’ stralunato, diciamo pure genialoide. Vaga nei suoi pensieri e poi torna da noi con riflessioni mai banali e spesso pungenti. Non è tipo che si na­sconde, ama sempre giocare a carte scoperte e se c’è da dire una cosa la dice.
«Cosa mi ha dato più fastidio? Le esagerazioni. Al primo anno ero il nuovo fenomeno del ciclismo italiano, poi tutto d’un colpo sono diventato un brocco nazionale, un lazzarone, uno che non sa fare la vita del corridore. Prima, ciclisticamente parlando ero un vero Mo­ser, il vero erede di mio zio Francesco, poi sono diventato più scarso di papà Diego. La verità è che al primo anno niente mi aspettavo e tutto mi è arrivato con naturalezza, senza nemmeno fare tanti sacrifici. L’anno scorso, invece, mi sono anche preparato molto di più e bene, ho fatto tutto per spiccare il definitivo volo e invece non mi sono nemmeno alzato da terra».

Hai scoperto il perché?
«No. So solo che il sistema immunitario ad un certo punto è andato in tilt e alla fine di agosto, dopo Amburgo, mi sono dovuto fermare. Lo scorso anno è stato tutto un continuare a ricorrere una condizione che tardava ad arrivare: non era mai quella che volevo. Sono an­dato benino solo nella tappa del Tour all’Alpe d’Huez, dove ho fatto terzo, ma bene bene non mi sono mai sen­tito. Le ragioni possono essere tan­te, e probabilmente sono tantissime, non ultima anche quella di aver fatto troppa altura».

Solo all’apparenza sembri non prendertela mai, ma poi nella sostanza sei uno che si logora parecchio…
«Sono molto orgoglioso e, soprattutto, molto competitivo. Io da sempre pratico solo quegli sport dove posso giocarmela, perché non amo fare brutte figure. Io competo anche quando mi diletto con la mia GTA (Grand Theft Auto, una delle serie di videogiochi più vendute al mondo). Amo la playstation, ci gioco spesso, ma devo sempre emergere. Sono fatto così. Quindi quando per­do, solo apparentemente sembro di­staccato ma dentro di me monta la rabbia. Soprattutto quando non riesco a capire le ragioni di una mia deblacle».

Uno dei momenti più difficili della scorsa stagione?
«Sicuramente al campionato italiano, sulle strade di casa, in Trentino. Ci te­nevo tantissimo a fare bene, e invece mi sono ammalato. Anche lì non ero come avrei voluto essere. Brutta situazione».

Quale è il tuo rapporto con la bicicletta?
«Buono. Mi piace tenerla in ordine ma non sono un maniaco del mezzo meccanico, un “precisetti” per intenderci. Mi fido tantissimo dei miei meccanici. E poi la Cannondale di problemi non te ne da mai».

Da quest’anno c’è un nuovo preparatore, il tedesco Sebastian Weber, coadiuvato da Mattia Michelusi e Samuele Marangoni, fratello di Alan: come ti trovi?
«Molto bene. Sebastian è molto preparato e ha portato delle innovazioni nel­la preparazione di quest’anno. In­tanto abbiamo fatto molta attività in palestra. Abbiamo lavorato tantissimo per il core training, per far lavorare la parte centrale della nostra macchina (schiena e addominali). A novembre e dicembre ho fatto anche tre/quattro ore di palestra al mattino (a digiuno) e poi altrettante in bicicletta. Questo tipo di lavoro dovrebbe consentirci, e penso proprio che ci consentirà, di ottenere dei grandi picchi di forma nei momenti cruciali della nostra stagione».

Scusami per la brutalità della domanda, ma lo scorso anno non hai mai pensato nemmeno per un momento di abbandonare il ciclismo?
«Mi fai questa domanda perché da di­lettante presi un anno sabbatico dopo un po’ di amarezze?...».

Anche.
«Guarda, non ci ho mai pensato. Mi gi­ravano gli zebedei come a pochi altri ma ho sempre pensato che alla fine avrei risalito la china. Sono certo che sarò io ad avere la meglio e a far vedere a tutti di che pasta sono fatto».

Dove sarà il tuo esordio?
«Al Tour San Luis in Argentina. Mi piacerebbe partire subito bene, ma non vorrei però esagerare, perché i miei obiettivi quest’anno sono ben altri…».

Appunto, quali sono?...
«Intanto dopo il San Luis penso di fare Dubai, Oman, Camaiore, Strade Bian­che, Tirreno e poi Sanremo. Il vero Mo­reno dovreste vederlo al Nord: Am­stel, Freccia e Liegi sono il mio terreno di conquista. Poi faremo tutti assieme il punto, perché io sogno di poter correre il Giro d’Italia. Io questa corsa la amo troppo».

Ma tu ti senti un corridore per Grandi Giri?
«Io devo ancora capire se sono un corridore di un certo tipo e in attesa di scoprire che tipo di corridore sono o sarò, io continuo a pensare che un giorno io il Giro lo vinco. Ti pia­ce co­me ri­sposta?».

Molto. Ma prima del Giro bisogna vincere qualcosa…
«Non me lo dire… se fosse per me prenderei tutto. In ogni caso, qualche bandierina mi piacerebbe piazzarla».

Il primo contatto con la stagione 2014 a Moena, poi il ritiro prima di Natale a Rio­torto: che impressione ti ha fatto la nuova Cannondale?
«Buonissima. Siamo un gran bel gruppo, forte e affiatato. Ormai questa è davvero una famiglia, arricchita da nuo­vi arrivati di assoluto livello, come Oscar Gatto, Marco Mar­ca­to e George Ben­nett: sono una garanzia. Poi ci so­no i giovani Villella, For­molo e Bettiol: tutti molto interessanti».

Ti sei dimenticato del pupo Matej Mohoric…
«Lui è di un altro pianeta. Cre­detemi, un ragazzo di soli 19 anni così forte e motivato non l’avevo mai visto e incontrato. Fa davvero impressione. Di questo ragazzo ne sentirete parlare molto presto. Siamo sui livelli di Peter Sagan, solo che Ma­tej lascerà il segno nei Grandi Giri. Que­sto è un talento purissimo. Sembra un piccolo Ivan Basso, solo che Matej (che i compagni chiamano Nina, ndr) è molto più inquadrato. In ritiro era in camera proprio con Ivan, che è per noi è da sempre un vero asceta, un maniaco del lavoro. Bene, Matej è riuscito a scioccare anche Ivan. Sveglia alle 5.45, e a nanna alle 20.30. Un pazzo furioso. Questo ha talento da vendere…».

Anche tu non sei niente male…
«Penso di avere ancora ampissimi margini di miglioramento. Devo in pratica ancora far vedere tutto. Sento di poterlo fare. Per questo ho cominciato la preparazione molto prima rispetto agli anni scorsi».

Cosa ti hanno insegnato le sconfitte?
«Che non bisogna dare nulla per scontato. Non bisogna mai sentirsi arrivati. Ma è necessario anche imparare ad es­sere più egoisti: si fa parte di una squadra, è vero, ma in certi casi lo spazio devi prendertelo».

Cosa pensi dei tifosi che prima ti acclamavano e poi ti hanno girato le spalle?
«Quelli non sono veri tifosi, sono persone frustate che scaricano le loro sconfitte sugli altri. I veri tifosi ti incitano quando le cose non vanno bene: è lì che serve l’incoraggiamento».

Cosa non sop­porti?
«Le offese personali. Capisco che, in un momento così delicato e difficile per tutti, molti cerchino nei nostri risultati un momento di conforto. Un sogno. Una speranza. Ma devono capire che noi per primi vorremmo vincere sempre. E purtroppo ci accade troppo po­co».

Quanto ti ha dato fastidio non essere della partita al Mondiale di Firenze?
«Molto poco. Non ero competitivo. Quindi, è stato meglio starsene a casa. Ci sono molti colleghi che per una ma­glia azzurra correrebbero anche con la febbre, io lo farei solo se sentissi dentro di me la concreta possibilità di po­ter essere competitivo: vincente».

Cosa pensi di Rui Costa?
«È stato grande. Ha colto l’attimo. È stato davvero bravissimo».

E di Rodriguez…
«È stato solo sfortunato».

E di Valverde?…
«Non ne aveva più. Per me non ha bluffato».

Cosa pensi di Nibali?
«Ormai lui ha la statura del grandissimo corridore. Deve andare al Tour per cercare di vincerlo. Ha tutto per potercela fare. Pochi sono forti come lui».

Froome, però, sembra un tantino più for­te, soprattutto a cronometro…
«Non tutte le stagioni sono uguali: guar­date me. E poi Vincenzo ha una testa che pochi corridori hanno».

Contador tornerà quello di prima?
«Non so cosa gli sia accaduto, ma lui è un grande e i grandi tornano sempre».

Anche Gilbert?...
«Secondo me lui non è mai andato via».

Il corridore che più ti ha impressionato nella stagione scorsa…
«Peter Sagan. È davvero un grandis­si­mo corridore. For­se in Italia non lo si celebra più di tanto perché è slovacco, ma questo è davvero un prodigio della na­tura e poi sa guidare la bicicletta come po­chi altri corridori al mondo. Io gli ho visto fare cose che hanno dell’incredibile. Ti ricordi quando le nostre mamme ci mettevano spalle alla strada sul manubrio delle loro biciclette e ci portavano in gi­ro?... Be­ne, lui va giù con il sedere sul manubrio, le spalle rivolte alla strada, lanciato in discesa. Ra­gaz­zi, questo è un fe­nomeno».

Gli manca però una grande classica…
«È giovanissimo, e vincerà tutto e an­che più di una volta. Ve­drete che questo ra­gazzo cambierà an­che il modo di vedere e intendere il ci­clismo. Sarà Sagan il corridore del nuo­vo Mil­lennio».

In cosa è cambiato Mo­reno Moser?
«Non ho mai amato il vino, forse perché papà Diego mi portava nei campi anche quando io non volevo. Avevo una sorta di blocco psicologico, un ve­ro e proprio rifiuto. Ero uno dei pochi Moser a non bere. Quest’anno ho superato questo blocco. Il mio preferito? Il Traminer».

Insomma, hai imparato a bere per dimenticare…
«Anche…».

Sei sempre single?
«Single convinto. Ci tengo molto alla mia solitudine».

Ma non ti vedi sposato con dei figli?
«Certo, un giorno accadrà anche questo, ma bisogna trovare la persona giusta».

Che tipo di donna ti piace?
«Del cinema mi piace molto Natalie Portman. Ad ogni modo quando una donna ti piace ti piace, ma deve piacerti per davvero. Non voglio precludermi nessun tipo di donna: alta, bassa, bionda castana o rossa, occhi azzurri o scu­ri, con seno grande o piccolo… Mi piacciono le donne intelligenti, simpatiche e probabilmente quella che mi le­gherà sarà una donna con grande temperamento, capace di sciogliere un tipo glaciale come il sottoscritto. Poi, quando l’avrò trovata, torneremo a leggere questo articolo e ci faremo assieme una grassa risata».

Playstatiom, vino e con la musica come sei messo? Mi dicono che canti benissimo e sei in pratica il regista della squadra…
«A livello di musica ultimamente ascolto tanto rap. Ho un’esigenza di parole. Mi piace capire bene i testi. Ascolto ragazzi come Fedez (Federico Leo­nardo, ndr), Marracash (Fa­bio Bartolo Rizzo, ndr) e Gué Pequeno (Cosimo Fini, ndr): i loro testi mi piacciono un casino. Tante parole in rima e poca poesia, ma molti concetti. Molti pensieri. Adesso è così. E quan­do io mi innamoro di qualcosa, lo esploro fino all’ossesso. Voglio sentire tutto, voglio conoscere ogni cosa. Poi tra un po’ cambierò, an­che se artisti come Li­gabue o Vasco sono sempre nel mio cuore…Io adoro tutta la musica. Ascolto davvero tante cose e cerco di conoscerne il più possibile».

Però non mi hai risposto: canti bene e sei anche un grande regista…
«Canto da tempo. Ave­vo un gruppo che non aveva nemmeno un nome: il mas­simo degli sfigati. Siamo in pratica morti sul na­scere. Per regista ti ri­ferisci forse al fatto che ultimamente mi dedico con Daniele Ratto a girare dei me­morabili video clip?».

Certo che sì…
«È un’altra delle mie passioni. Creo piccoli corti, che con ogni probabilità - come il mio gruppo musicale - non la­sceranno se­gno non solo nella storia della cinematografia ma nemmeno in quella dell’umanità».

Libri?
«Sto leggendo La rabbia e l’orgoglio di Oriana Fallaci: è in­credibile per quan­to scriva bene. E poi mi piace il suo modo di pensare. Mi piace la passione che trasmette».

Un lavoro che ti affascina?...
«Il fotografo. È un lavoro creativo. Mi piace».

Piace anche a Nibali.
«Vedi che è un grande».

Torniamo per un attimo al ciclismo: sull’Alpe d’Huez, non hai mai pensato di poter vincere?
«Assolutamente no. Anzi, ero convinto che ci avrebbero ripreso, per questo mi sono voluto togliere la soddisfazione di passare per primo sull’Alpe al primo passaggio. Lo ripeto, quel giorno andavo bene, ho fatto 300 watt medi per cinque ore di corsa. Non male».

Ai primi di dicembre sei andato anche a Montichiari per dei test in chiave cronometro…
«Ci stiamo lavorando molto. Ho fatto otto-nove test per verificare la migliore posizione. Ho lavorato molto in particolare sulla po­sizione del manubrio, anche se alla fine ho cambiato davvero poco. Gli appoggi sono rimasti nella stessa posizione, solo un po’ più stretti i gomiti e più alta la posizione delle mani sulle protesi per consentire una migliore aerodinamicità. Collo più in­cassato tra le scapole e via a tutta. Con questa leggera modifica, guadagno 15 watt: il problema è stare in quella posizione per un’ora. Per questo dovrò ap­plicarmi, e non poco, con la bici da crono».

Torniamo al privato: vivi sempre con i tuoi?
«Sì. Papà, mamma e mia sorella Chiara di 19 anni. È una tosta, spero che entri a lavorare nel mondo della moda. È la sua passione. È molto determinata e sono sicuro che ce la farà».

Come suo fratello Mo­reno?
«Esattamente come lui…».

di Pier Augusto Stagi, da tuttoBICI di gennaio
http://www.tuttobiciweb.it/index.php?pag...&cod=64909
(29-01-2014, 09:22 PM)SarriTheBest Ha scritto: [ -> ]«A livello di musica ultimamente ascolto tanto rap. Ho un’esigenza di parole. Mi piace capire bene i testi. Ascolto ragazzi come Fedez (Federico Leo­nardo, ndr), Marracash (Fa­bio Bartolo Rizzo, ndr) e Gué Pequeno (Cosimo Fini, ndr): i loro testi mi piacciono un casino. Tante parole in rima e poca poesia, ma molti concetti. Molti pensieri.

A Morè...ti mancano Truce Baldazzi ed i Rapper Rumeni e sei apposto!!!

Fedez e Gue Pequeno che "pensano"...

Ora capisco perchè l'anno scorso sei andato cosi piano!Asd
Cannondale Pro: Amadio e il "problema Moser"
«Moreno non sta rendendo come tutti noi speravamo»

Sul podio del Giro d’Italia ci sono due corridori nati nel ’90, il vincitore Nairo Quintana e il terzo classificato Fabio Aru. Anche Moreno Moser è del 1990, però il Giro l’ha finito centoventesimo a quasi 4 ore da Quintana. L’unico piazzamento del nipote di Francesco Moser al Giro è il sesto posto nella Collecchio-Savona, tappa in cui non c’è stata bagarre tra campioni.

Moreno ha esordito tra i professionisti da stagista nell’agosto 2011. Già nella stagione 2012 ha vinto 5 corse battendo tanti campioni, compresi Giro di Polonia e Gran Premio di Francoforte. L’ultima vittoria di Moser è la “Strade bianche” del 2 marzo 2013. Al Tour de France dell’anno scorso è arrivato terzo sull’Alpe d’Huez, la più prestigiosa delle montagne. Ma da ben 15 mesi l’alfiere Cannondale è a quota zero vittorie e ciò inquieta.

«Moreno - ammette Roberto Amadio, team manager della Cannondale - non sta rendendo come tutti noi speravamo. Alla Tirreno – Adriatico, che non ha portato a termine ( un ginocchio l’ha fatto soffrire) e al Giro ha avuto alti e bassi».

Se nella primavera 2014 non ha ottenuto risultati significativi perché Moreno è stato schierato in una gara lunga e piena di montagne come il Giro?
«Prima che il Giro iniziasse - replica Amadio - Moreno ha sostenuto dei test e i suoi valori erano buoni. A metà Giro è anche caduto, ha avuto una piccola infezione, si è dovuto curare con antibiotici e ciò può averlo condizionato negativamente. L’infezione si è evidenziata nei giorni successivi alla performance della Collecchio-Savona».

Tutto lo staff Cannondale presto analizzerà la situazione di Moser: «Non trascureremo nulla e siamo certi che Moser è un corridore di classe e tornerà a dimostrarlo con i risultati. Serve anche la fortuna».

Nel programma di Moreno ci sono Giro di Svizzera (14-22 giugno) e Campionato italiano (28 giugno). «Per il momento - dice Amadio - non abbiamo apportato modifiche al programma di Moreno».

di Alessandro Brambilla, da Tuttosport del 4 giugno 2014
Moreno Moser: «Ho voglia di tornare a divertirmi in bici»
Moreno Moser ha finito la stagione 2014 in maglia Cannondale solo 20 giorni fa alla Japan Cup e tra 10 inizierà a pedalare in vista del 2015 con il team che nascerà dalle ceneri della Garmin, in cui è confluito insieme ad altri compagni. Il 23enne trentino (compirà 24 anni il 25 dicembre, ndr) tira con noi le somme dell’annata finita da poco e ci svela le sue ambizioni per la prossima, che sarà la quarta per lui nella massima categoria.

Come stai?
«Abbastanza bene. Sono a casa, non sono volato verso nessun paese esotico. Tornato dal Giappone ho staccato giusto qualche giorno, ma ora sto già uscendo in mtb».

Il bilancio di quest’anno?
«La stagione non è andata bene, è inutile girarci attorno. Se nel 2012, al mio primo anno da pro’, ho vinto cinque corse del calibro di Trofeo Laigueglia, Rund um Frankfurt, due tappe e la classifica finale al Giro di Polonia lottando con un certo Kwiatkowski e l’anno passato sono andato a segno alla Strade Bianche, quest’anno non ho mai trovato la gamba dei giorni migliori».

Ti sei dato una spiegazione del “perché”?
«Purtroppo no, non ho capito il motivo. Non saprei… Mi ritrovo allo stesso punto dell’anno scorso, anzi sono andato anche peggio che nel 2013 e non ho ancora capito perché. Ovviamente mi sto interrogando al riguardo. Non ho nessun problema fisico ma la condizione stenta ad arrivare costantemente. Non credo che questo problema sia dovuto a una questione di allenamento, anche perché sono andato forte solo verso fine stagione quando praticamente non mi allenavo più. Boh».

Ti dispiace che la Cannondale abbia chiuso i battenti?
«Certo. Si tratta di un grande gruppo con alle spalle una storia importante che finisce. Essere un corridore in Liquigas e poi in Cannondale era quasi come correre in una squadra di dilettanti per il clima familiare che c’era, perché eravamo tutti italiani e abbastanza vicini, con il team manager si parlava come con un amico, mentre entrando a far parte di un gruppo americano cambierà tutto. Il 13 novembre partiremo per un primo ritiro a Boulder, in Colorado, dove c’è la sede del team, per conoscerci meglio e programmare la stagione. Parlando anche con alcuni ragazzi che quest’anno erano alla Garmin e sono stati confermati ho capito che quella del 2015 sarà una squadra totalmente nuova, non è un gruppo già formato a cui si aggiungono pochi elementi ma siamo di fronte ad un rimescolamento di carte completo. Per tutti sarà un progetto nuovo, con nuovi stimoli e traguardi da raggiungere».

Cosa ti aspetti?
«Mi voglio ritrovare. Voglio ricominciare a dimostrare il mio valore, che non è quello attuale. Non mi sono mai adagiato, la voglia di far fatica è intatta, ma dopo due anni in cui non riesco ad essere competitivo ad alti livelli la testa un po’ ne risente. Mi sono accorto di avere andamenti di forma senza senso. Un giorno sto bene, quello successivo non vado avanti. È complicato da spiegare e non dipende solo dal mero allenamento».

Non è che come tuo cugino Ignazio stai pensando di appendere la bici al chiodo?
«No, no. Anche se il morale può risentire delle batoste prese e dei risultati che non arrivano, si tratta del mio lavoro e ci tengo a far bene. Continuo ad amare la mia professione, ma è evidente che correre in bici andando forte è decisamente più divertente. Ecco, ho proprio voglia di tornare a divertirmi».

Giulia De Maio per tuttobiciweb.it
E speriamo che sia così, anche se trovo strano che uno non abbia proprio idea del perché non vada più. Anche perché non si tratta solo di giornate no, si tratta di un intera stagione no
Moreno Moser: «Che fatica seguire il Giro da casa, ma ora tocca a me»
Che fine ha fatto Moreno Moser? Lo abbiamo chiesto direttamente a lui. Il 24enne trentino del Team Cannondale con il suo solito garbo ci ha raccontato i suoi programmi e le sue ambizioni per il proseguo della stagione, la quarta per lui nella massima categoria.
Come stai Moreno? «Bene, sono a casa. Parto domani per il GP Gippingen che farà da antipasto al Giro di Svizzera. Ultimamente ho corso poco, non essendo stato schierato al Giro d’Italia è da un mesetto che non attacco il numero alla schiena, ma sono fiducioso per i prossimi impegni».

Hai seguito la corsa rosa? «Sì e ammetto che guardarla da casa in tv mi ha fatto provare un po’ di nostalgia. A mio avviso è stato proprio un bel giro da vedere ma in tanti momenti avrei voluto essere lì, in corsa, in gruppo».

Prossimi obiettivi? «Ho lavorato bene in Trentino, con continuità. Allo Svizzera non so ancora quali saranno le strategie della squadra, ad ogni modo voglio provarmi per capire come sto in vista del Campionato Italiano in cui vorrei mettermi in mostra. Non so chi vi parteciperà, ma da Nibali in giù tutti saranno in forma quindi sarà una bella lotta. Non ho mai disputato la Milano-Torino quindi non conosco nel dettaglio il percorso ma ci arriverò preparato. A seguire disputerò il Giro di Polonia. Grandi giri? Mi piacerebbe prendere parte alla Vuelta a España».

Giulia De Maio per tuttobiciweb.it
Moser, la scommessa vinta da Cassani
Il ct ha cominciato a pensarci dall'italiano di Bogogno
Eravamo a Bogogno, ai piedi del palco dove si stava effettuando la premiazione del campionato italiano della cronometro ed è lì che il ct Davide Cassani ha cominciato a pensare a Moreno Moser per il campionato mondiale. «Gli voglio parlare, ha fatto una grande corsa».
Qualcuno ha storto subito il naso: "sì, Moser è arrivato secondo, ma siamo al campionato italiano, pochi corridori e pochi specialisti, cosa vuoi che faccia al mondiale..." sono stati i primi commenti raccolti sul posto.
Eppure Cassani ha creduto subito nel Moser titolare della crono, ha parlato con il corridore, ne ha raccolto le confidenze e l'approvazione del progetto. E il ct azzurro non si è fatto spaventare nemmeno dal risultato deludente ottenuto da Moser nella crono della Vuelta, ben sapendo che le prove contro il tempo inserite in un grande giro fanno storia a sé. Pochi credevano in Moser (e i suoi risultati offrivano molti motivi ai tanti che nonn ci credevano), nessuno ci ha creduto come Cassani.
Il risultato del lavoro di Moreno e del ct lo abbiamo adesso sotto gli occhi: un ragazzo di 24 anni che si piazza decimo al suo primo mondiale della crono e che da qui può davvero cominciare una carriera diversa. Quanto possa essere grande sarà il tempo (e non poteva essere diversamente trattandosio di una crono) a dircelo.

tuttobiciweb.it
Io c'ero quel giorno al campionato italiano e mi aveva impressionato: intertempi sempre vicini a Malori e un finale in crescendo, su un percorso in cui bisognava spingere ma allo stesso tempo spesso con la bici da rilanciare. Ma diciamo che Moser non è mai stato una pippa a crono, ricordo anche un prologo al Giro di Svizzera dove fece terzo a un soffio da Sagan e Cancellara.
Non so perchè ma Moreno è un corridore che mi è sempre stato simpatico e che mi è sempre piaciuto, perchè trovo che abbia un motore superiore a quasi tutti i suoi (e nostri) connazionali, solo che riesce a usarlo molto a intermittenza e questo non va bene. I numeri che gli ho visto fare (ad esempio a Francoforte, alle Strade Bianche o in Polonia) in pochi sarebbero capaci di replicarli.

Così come ero favorevole alla convocazione di Cassani, allo stesso tempo non credo che Moser abbia un futuro specifico in questa specialità, non è affatto il nuovo Malori. Deve riuscere a trovare la sua strada in fretta, sperando che qualcuno gli dia altre possibilità...
Però decimo al primo mondiale a cronometro,non è roba da tutti i giorni.
Ma spero non sia questo il suo futuro: sarebbe veramente uno spreco che un corridore con potenzialità del genere finisca per relegarsi a "semplice" cronoman. Sese
(24-09-2015, 04:27 PM)SarriTheBest Ha scritto: [ -> ]Ma spero non sia questo il suo futuro: sarebbe veramente uno spreco che un corridore con potenzialità del genere finisca per relegarsi a "semplice" cronoman. Sese
Io fino a qualche mese fa potuto scommettere su un ritiro a fine stagione.
E comunque anche una carriera da cronoman di alti livelli sarebbe molto buona, secondo me, ... visto il futuro disastrato che ormai molti di noi immaginavano.

Ma io mi chiedo ancora cosa sia successo a Moreno nell'estate 2013. A marzo si era portato a casa la strade bianche, il giorno della festa dei lavoratori arrivò secondo dietro a Spilak in quel di Francoforte, poi fece anche una bella Alpe d'Huez al Tour de France. Da lì è iniziato un oblio che ritengo inspiegabile  :o ... non mi ricordo di infortuni, problemi fisici, ecc...

Nel 2014 non è veramente esistito, adesso si sta leggermente riprendendo, ma non sta di certo facendo gli sfracelli del 2012... Conta una vittoria di tappa al Giro d'Austria, un terzo posto su un arrivo da rigurgito alla Vuelta e un ottimo decimo posto al mondiale a crono.
Qualche briciola di successo, per avere una spinta a far bene nel 2016, c'è... poi vedremo. Non avendo nemmeno 25 anni, il tempo è dalla sua parte.
Sarà quasi tutto italiano il percorso agonistico di Moreno Moser nella prima parte della stagione, vale a dire quello che porta al Giro: «Dopo l'esordio di ieri a Laigueglia, dove mi sono ritirato, ma sapevo bene che mi mancano ancora dei lavori specifici, ora sono in partenza per il Portogallo dove dal 15 al 19 febbraio sarò impegnato nella Volta ao Algarve. E a seguire farò tutto il blocco delle corse di marzo in Italia, dalle Strade Bianche alla Tirreno-Adriatico e quindi la Milano-Sanremo; poi Giro di Croazia e Giro d’Italia. Classiche? No, per il momento il mio calendario non ne prevede».

http://www.tuttobiciweb.it/2017/02/13/97...na-algarve
Pagine: 1 2 3