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Tour de France: se i cronometraggi diventano cronometragici
Esordio da dimenticare per il Tour 2017 a livello televisivo: tempi della crono tramutati in lotteria e regia da rivedere

Non vogliamo buttarla sul solito discorso della grandeur francese che finisce per rivelare, sotto la grosse patina, sorprendenti strati di inefficienza e inadeguatezza. E non vogliamo neanche sfottere la patria della pignoleria e delle cose fatte a modo, la Germania, teatro della figuraccia con cui il Tour de France 2017 si è presentato oggi al mondo.

Né tantomeno ci passa per la testa il classico piagnonismo all’italiana della serie “se l’avessimo fatto noi, ci avrebbero insultati da tutto il mondo”. Questo è quello che non vogliamo sottolineare, in questo articolo. E allora cosa?

Che quando un evento è così grande e importante, bisogna avere grandi e importanti piani B, e oggi Christian Prudhomme l’ha imparato a proprie spese. A proprie spese nel senso, proprio, della figuraccia che ha rimediato a livello internazionale, seguita da tanto di lettera di scuse dell’organizzazione.

Che cosa è successo di tanto fastidioso per il numero uno di ASO? Semplicemente, la grafica tv, al servizio dei telespettatori ma anche degli stessi commentatori televisivi, ha funzionato da cani. Per qualche arcano problema tecnico, i cronometri in sovrimpressione non funzionavano bene, a volte si bloccavano sul più bello (tipo quando stava per tagliare il traguardo questo o quel corridore di classifica), altre volte svanivano senza un motivo, altre volte ancora manco comparivano.

Agli intertempi venivano forniti i dati solo dei corridori con targa pari (o dispari, o random, non abbiamo verificato fino in fondo, ma il senso non cambia), e si capisce bene che seguire una cronometro senza avere dei riferimenti precisi diventa un tantinello complicato.

L’altra grande nota dolente della giornata d’apertura del Tour de France in tv è stata la regia. Alcune parti della corsa sono state colpevolmente oscurate, ci siamo persi in diretta una serie di eventi, alcuni li abbiamo scoperti a cose fatte (ad esempio il ritiro di Ion Izagirre, ma in realtà pure quello di Alejandro Valverde), di alcuni possibili protagonisti non abbiamo visto le cadute che li hanno coinvolti (un nome su tutti: Primoz Roglic; ma anche Luke Durbridge).

Insomma, non proprio la migliore giornata per il broadcasting dell’evento ciclistico dell’anno.

Quello che appare assurdo è che una macchina rodata come quella della Grande Boucle possa incorrere in problemi del genere. La distrazione della regia non si giustifica in alcun modo. Il guaio ai cronometraggi può dipendere da tanti motivi, ma il Tour dovrebbe avere un ripiego all’altezza: predisporre, all’occorrenza, la messa in onda della raccolta dati del sempre inappuntabile sito di TissotTiming, per esempio?

Oppure, alla cruda: piazzare una videocamerina fissa sul tabellone presente all’arrivo, che funzionava ma verso cui dovevamo sbirciare quando si allargava l’inquadratura al passaggio dei corridori (e non sempre ci si riusciva)?

E va bene, a posteriori siamo tutti bravi a trovare soluzioni. Ma noialtri non siamo il Tour. Il Tour è il Tour, e ha l’obbligo di uscire sempre bene da qualsiasi situazione problematica. Non: la facoltà. Non: la capacità. Non: la necessità. L’obbligo.

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