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Fare e Disfare, la precarietà del ciclismo 2.0 - Versione stampabile

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Fare e Disfare, la precarietà del ciclismo 2.0 - Giorgio Ricci - 19-04-2019

É recentissima la cancellazione del Giro di Croazia, avvenuta quando le squadre avevano già le startlist e gli alberghi prenotati. 
Il professionismo 2.0 prevede corse nei paesi più disparati, senza alcuna tradizione ciclistica, che hanno  tutte lo stesso format ( raremente crono,, 4 o 5 arrivi per passisti e una tappa con arrivo in Salita  solitamente unipuerto ) , organizzate probabilmente dai vari ministeri del turismo con l'unico scopo di fare vedere il paesaggio. 
Queste corse appaiono e scompaiono nel corso di un lustro, senza che nessuno ne senta la mancanza, perché non hanno tradizione e vedono  startlist in genere raffazzonate. 
Accanto a queste continuano a scomparire anche le gare storiche, Ultima é il Gp Liberazione. L'UCI dovrebbe valorizzare le gare tradizionali,, facendo di tutto per preservarle  prima che diventino una riserva indiana (l'inquietante divisione in monumenti e corse a cui viene negato un  valore storico inquadra purtroppo  una visione opposta) 
Non ricordo se il sondaggio è già stato fatto, voi che corse 2.0 valorizzereste? E quali corse storiche fareste resuscitare?


RE: Fare e Disfare, la precarietà del ciclismo 2.0 - Luciano Pagliarini - 19-04-2019

Bordeaux - Parigi, Midi Libre, Criterium International, La Panne, semiclassiche italiane varie (Veneto, Lazio....ma anche le meno prestigiose tipo le marchigiane o il Melinda).

Le corse 2.0 lascerei che si arrangino.


RE: Fare e Disfare, la precarietà del ciclismo 2.0 - Albi - 19-04-2019

Chissene delle 2.0, tanto quando viene a mancare l'unica ragione della loro esistenza, cioè quella economica, spariscono.

Sono tenute in vita dal grano degli organizzatori e dalla compiacenza dell'UCI, sempre in prima linea quando c'è da incassare.

Per le corse da far rivivere quoto Paglia.


RE: Fare e Disfare, la precarietà del ciclismo 2.0 - Hiko - 19-04-2019

Per fortuna mi pare che negli ultimissimi anni di corse che scompaiono sono sempre meno, nuove o vecchie che siano. Poi capita sempre e capiterà sempre perchè gran parte del movimento ciclistico non naviga nell'oro e non si è mai decisa una spartizione dei diritti e dei premi in modo intelligente.


RE: Fare e Disfare, la precarietà del ciclismo 2.0 - Giorgio Ricci - 19-04-2019

Corse ne scompaiono meno ma molte vivono un equilibrio estremamente precario. Guardate il Giro dell'Appennino, una delle corse che amo di più, anche per ragioni geografiche, correndosi a 30 km da casa mia.
Ha vissuto anni tremendi, ha rischiato di scomparire ed è stata stravolta. Ora è in un limbo molto traballante, senza partecipazione qualificata , con un arrivo che non é il suo, perché la corsa dovrebbe finire a Pontedecimo, non a Genova.
E quante sono tra color che son sospese? Il Giro del Lazio è definitivamente scomparso, quando aveva tutto per finire nel WT. Invece ci sono Amburgo, San Sabastian e Montreal, che sono state valorizzate a discapito di corse ricche di Storia, e ci metto dentro Veneto, Campania e il mitico campionato di Zurigo.
Ve la ricordate la coppa del mondo con la Wincanton classic? Sarà durata 8 anni, é questo il ciclismo che ci meritiamo?


RE: Fare e Disfare, la precarietà del ciclismo 2.0 - Luciano Pagliarini - 20-04-2019

Per quanto sicuramente affascinante, la Coppa del Mondo era anche peggio del WT.

'Sta voglia di copiare gli altri sport non la capirò mai.


RE: Fare e Disfare, la precarietà del ciclismo 2.0 - Morris - 20-04-2019

Con la Coppa del Mondo s’è messa la prima pietra di composto organico mefitico sul ciclismo da parte dell’UCI. L’accorciamento dei chilometraggi è stato poi un altro consistente intervento a base di olio di ricino, quando c’era già bisogno di ben altra fantasia. Ed a proposito di questa, se i dirigenti di Aigle come quelli di Stadio Olimpico-Curva Nord-Cancello 11, conoscessero la storia del pedale, non avrebbero bisogno di scimmiottare gli altri sport per provare a vivere originalità e virtuosità. Qui sopra, s’è menzionata giustamente la Bordeaux-Parigi, qui si sono raccontate le pagine del GP Ciclomotoristico e qui si potrà pure scoprire che l’uso della Cronosquadre per farne veramente un vessillo di interesse e di spettacolarità, non si legava alla storpiatura di Giro e Tour e al relativo campionato mondiale (che non segue nessuno), ma viveva dal basso con ali di folla da…….Mortirolo.
In altre parole, se per strada incontrate un cretino tentacolare e un soggetto dall’evidente fiuto verso la devianza dell’imbroglio e della disonestà, ed ambedue vi chiedono quale potrà essere la strada migliore per giungere ad un futuro di vertice e di fama, col ciclismo avete l’altra faccia della moneta di risposta. La prima, perlomeno in Italia, è la politica, e la seconda, allargabile a livello internazionale, è la dirigenza nello sport della bicicletta. Adesso poi, che sul ciclismo sono arrivati gli anglosassoni, i margini per uccidere la credibilità di questa disciplina sportiva si sono allargati alla potenza.
E così…..dall’Appennino, con quella Bocchetta che stuzzicava la bellezza suprema di questo sport, dalle imprese di Anquetil e Van Springel sulla strada per Parigi, dalla ritmicità talentuosa di Bobet al rullo di Lorenzetti, si è giunti ai chetoni di compagnia anoressica e ai motori elettromagnetici aggiuntivi che ci sono e ci sono stati, per far dire, dietro le quinte: “Guarda come pedala sulla bici quel grande figlio di puttana”!
Che squallore! Per fortuna ci sono ancora quelli che san vedere talenti e corse come qui.


RE: Fare e Disfare, la precarietà del ciclismo 2.0 - winter - 20-04-2019

(19-04-2019, 09:23 AM)Giorgio Ricci Ha scritto: Non ricordo se il sondaggio è già stato fatto, voi che corse 2.0 valorizzereste? E quali corse storiche fareste resuscitare?

Io vorrei un calendario stile anni 90

spagnolo 
francese
italiano
benelux
altra europa

zurigo e il criterium quelle che rimpiango di piu'
poi tutte le classiche italiane che son sparite


RE: Fare e Disfare, la precarietà del ciclismo 2.0 - jwill - 21-04-2019

Almeno della Coppa del mondo rispetto al WT si seguiva con interesse la classifica. Per il resto condivido che abbia contribuito a peggiorare il ciclismo. Ad esempio ha affossato la Gand


RE: Fare e Disfare, la precarietà del ciclismo 2.0 - Giorgio Ricci - 21-04-2019

E soprattutto la Freccia Vallone. Nel 1989 la corsa era 253 km, e non è mai stata inferiore ai 240, nel 1990, dopo la riforma dei 200 km ecc ecc, era di 208 km., mentre la già citata Winconton classic, di coppa del mondo si svolgeva sui 240 km. Questi e altri sono stati i danni della riforma del calendario UCI, che nasce con la Coppa del Mondo.


RE: Fare e Disfare, la precarietà del ciclismo 2.0 - winter - 21-04-2019

sicuramente
la Freccia Vallone era la sesta classica
poi con la coppa del mondo han fatto di tutto per favorire l'amstel (Verbrueggen olandese..)
han iniziato con spostargli di data mettendo la corsa olandese il week end dopo la roubaix
perche' dopo la liegi pochi s'impegnavano in olanda


RE: Fare e Disfare, la precarietà del ciclismo 2.0 - jwill - 21-04-2019

Io ad esempio ricordo che in TV davano la gand (vidi kelly battere bugno) ma non amstel


RE: Fare e Disfare, la precarietà del ciclismo 2.0 - Giorgio Ricci - 21-04-2019

Verissimo, hanno iniziato a dare L'Amstel nell'88 o 89. Ricordo alcune edizioni interessanti, come la vittoria di Knetemann nell'85 e quella del quarantunenne Zoetemelk nell'87 che non vennero trasmesse. Anche la Gazzetta riportava solo poche righe relative a questa gara