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Disoccupati? C'è la nazionale pista - SarriTheBest - 10-11-2014

Disoccupati? C'è la nazionale pista
Dopo la prima trasferta in Coppa del Mondo a Guadalajara, sul web si scatena l'ironia ma nel mezzo si trovano anche delle analisi lucide, con dati alla mano e purtroppo veritiere da parte di tifosi e appassionati di ciclismo.

NAZIONALE PISTA, AGENZIA DI COLLOCAMENTO - “Basta con il portare in vacanza gente che non merita”, “ma non doveva essere nella top ten mondiale questo corridore? E invece si piazza tra gli ultimi”...e via discorrendo. Commenti certamente pesanti in alcuni casi ma forse reali, che vanno diritti al nocciolo del problema. Tanto da far irritare il ct Marco Villa che sui social espressamente... manda a c....re i tifosi azzurri. Eh si perché al centro dell'attenzione c'è proprio lui, il commissario tecnico della pista e le sue scelte, anzi convocazioni, discutibili e deludenti.

Si dice di investire sui giovani ma come ogni professore o tecnico che si rispetti ci sono sempre e comunque simpatie e privilegi. Perché appare chiaro che alcuni nomi si ripresentano ripetutamente e ciclicamente senza che abbiano sortito in precedenza dei buoni risultati o prestazioni da manuale. L'ultima deludente prestazione di un paio di giorni fa. Il quartetto che Villa giudica da tempo "olimpico", alla prova di Coppa del Mondo su pista a Guadalajara in Messico non arriva nemmeno a toccare la semifinale.

Finisce rovinosamente all'undicesimo posto, asfaltato persino dalla Bielorussia. Paese tra quelli stretti da una difficile congiuntura economica tanto da non avere quasi i mezzi necessari per affrontare trasferte e prove di Coppa del Mondo. Materiali riciclati per i ragazzi dell'est, aiutati con donazioni di abbigliamento da riposo, maglie, tute e calzini da alcuni generosi italiani, ma risultati comunque onorevoli e soprattutto migliori di quelli centrati dagli azzurri.

Nessun appunto su Elia Viviani, che in Guadalupe, terra francese d'oltreoceano, ha vinto pochi giorni fa l'omnium durante i campionati europei e si è confermato nella prova messicana della Coppa del Mondo con un quarto posto davvero prestigioso. Elia rimane la nostra bandiera della pista, occupato a pieno regime sia su strada, dove vince, sia su pista, dove è sempre tra i migliori. Ma alle spalle di Viviani, problemi di stomaco a parte, c'è il vuoto.

Michele Scartezzini e Liam Bertazzo? Pare che i due fratelli Bertazzo e il veronese, siano ancora alla ricerca di un ingaggio tra i professionisti per la stagione 2015: anche il ct Villa si sarebbe mosso per far accasare i tre pistard in qualche formazione, magari straniera, e nel frattempo trovano impegno fisso in tutte le trasferte verso i velodromi di mezzo mondo.

Il rischio è quello di essere costretti a mandarli a lavorare, perderli e non poterli più avere nè su strada nè su pista. Ma, prima di iniziare con le raccomandazioni, sarebbe il caso di chiedersi se sono questi gli uomini più validi su cui puntare per il futuro della pista azzurra.

ALTERNATIVE E MULTIDISCIPLINARIETA' - Si è parlato tanto in queste ultime tre stagioni di multi-disciplina, utile al corridore che può formarsi in modo completo. Ma oltre alle parole i fatti sono stati seguiti da pochi atti concreti. Il nostro ciclismo, eccetto qualche tentativo mica granché riuscito, continua per compartimenti stagni. Ora è necessario ripartire le colpe per non scaricarle tutte sul povero Villa, dal momento che la piazza dei cittì non offre un grande mercato di nomi disponibili.

Ma è pur vero che sarebbe necessario avere il coraggio di cambiare oppure fare a rotazione con qualche altro nome, tentare azzardi, insomma un po' di fantasia per rilanciare il nostro ciclismo. Di Matteo Alban e Riccardo Donato, se ne sono già perse le tracce. E, undicesimi per undicesimi, perchè a Guadalajara non sono stati portati corridori under 23 come Francesco Lamon, Simone Consonni, Michael Bresciani e Francesco Castegnaro così da avere almeno un giovane quartetto da crescere, per evitare che qualcuno abbandoni la pista, tenendo presente che fra questi sei corridori, ben tre sono stati campioni europei tra gli junior. Invece, ogni cittì guarda al proprio orticello. MTB e BMX dimostrano poca voglia di prestare i propri corridori alla strada e al cross. Un mondo completamente a parte e che ha poco a che spartire con il ciclismo classico. Il cross è sempre più un mondo blindato con cui si fatica a creare interscambi. Strada e pista, si sono annusati molto di più. All'inizio, tre anni fa, sembrava grande amore ed elasticità tra Amadori e Villa, ma per mancanza di risorse umane ed economiche se ne è fatto poco.

I cittì comunque sono in buona compagnia perché devono dividersi le colpe pure con la gran parte dei direttori sportivi asfalto-dipendenti anche se alcuni, nel silenzio più totale, stanno facendo della multidisciplina la propria bandiera di squadra, portando a correre, a proprie spese, i corridori sui campi di gara del ciclocross, della mtb e in pista.

Gli altri ds, invece, pensano solo alla strada e considerano un obbligo fastidioso, e a questo punto non rispettato, portare i propri atleti pure in pista o a provare a far sporcare le scarpe nel fango del cross. O si lasciano scappare persino chi ha voglia di misurarsi contro il tempo. Perchè pure a cronometro siamo francamente scarsetti a livello, non solo mondiale, ma persino europeo.

E allora, in tutto questo marasma, diventa inutile tentare di lanciare un ciclismo diverso, quello delle continental che, se si eccettua qualche fulgido tentativo di fare attività internazionale, risulta al momento solo forse un pretesto per fare squadra senza tutelare i corridori e, soprattutto, senza creare una vera scuola per i giovani, visti i discutibili acquisti.

Poi non lamentiamoci se il "ciclismo" che al momento ci sta rappresentando, con sempre maggiore vivacità, rubando spazio al ciclismo vero, è quello delle gran fondo...

Scritto da Tina Ruggeri per Ciclismoweb.net


RE: Disoccupati? C'è la nazionale pista - Stylus - 10-11-2014

Non entro troppo nel merito tecnico della pista perchè non la seguo.

Le premesse dell'articolo sono vere e intelligenti, la pista è nuovamente abbandonata a se stessa, i risultati tristi e la multidisciplinarietà assente. Non essendo così attento ai risultati non posso neppure dire se Bertazzo e Scartezzini fossero lì per simpatia o perchè veramente lo meritassero. Certamente non si può dire però che abbia preferito vecchie canaglie a giovani rampanti, visto che sia i Bertazzo che Scartezzini sono molto giovani, abbastanza giovani per poter costruire su di loro il progetto, non molto più vecchi degli altri citati. Insomma, non vedo nelle convocazioni il principale motivo del fallimento o che da queste si possa presupporre una mancata progettazione. Piuttosto è noto da tempo che con la pista in Italia non si mangia e avere dei buoni risultati su strada è il presupposto per poter poi permettersi di dedicare tempo alla pista, vedi Viviani che penso abbia dato le dovute rassicurazioni sui suoi impegni su strada per potersi permettere di imporre di gestire parte dei suoi allenamenti alla pista.