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I mali del ciclismo partono dai giovani
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I mali del ciclismo partono dai giovani
Uno dei settori più importanti, ma troppo spesso sottovalutato, è il ciclismo giovanile: tanti bambini e ragazzi che sognano di emulare un giorno le gesta di Nibali, Basso, Petacchi e Cunego.

In questo settore, data la giovane età degli atleti, è indispensabile non commettere errori, poiché anche il più minimo errore rischia di trascinarsi nel tempo a livello fisico, ma soprattutto psicologico. In questo articolo, che non ha la presunzione di insegnare qualcosa, ma che vorrebbe fare riflettere, vogliamo prendere in analisi alcuni dei mali che a nostro avviso colpiscono il ciclismo.

ASSENZA DI SETTORI GIOVANILI: Una delle basi su cui altri sport fondano la loro attività giovanile è la continuità. Nel calcio, ad esempio, sia le squadre professionistiche, sia quelle di Terza Categoria, hanno un settore giovanile che porta i giovani ragazzi dalle categorie minori (pulcini) fino alla prima squadra. In questo modo, raramente si rischia di “bruciare” un giovane per ottenere risultati in una categoria minore. Nel ciclismo così non è ed abbiamo società che hanno solo la squadra Allievi (da cui vogliono ovviamente ottenere il massimo), abbiamo società che hanno solamente la squadra Juniores (con la quale vogliono ottenere i risultati), abbiamo società che fanno solamente gli Under 23 (che vanno a spremere quel che è rimasto), e società professionistiche che non dispongono di un vero e proprio vivaio giovanile. Nel calcio, anni fa, è stata inserita la regola che per partecipare ai campionati regionali era indispensabile avere squadre in tutte le categorie.

GLI OBIETTIVI DEL CICLISMO GIOVANILE: Come ogni cosa, anche l’attività giovanile ha bisogno di obiettivi. Non può essere considerato un obiettivo il raggiungimento del risultato. Leggendo numerosi libri sullo sport giovanile, in nessuno si potrà trovare il risultato come obiettivo primario. L’obiettivo deve sempre comunque essere la crescita del giovane atleta per portarlo a ottenere risultati il più avanti possibile. Facendo sempre l’esempio del calcio, possiamo dire che gli obiettivi della categoria Pulcini in una squadra professionistica di serie A sono:”1) Coordinamento degli schemi motori di base, 2) Miglioramento dei fondamentali tecnici, 3) Saper giocare individualmente, 4) Saper giocare con gli altri”. Non si legge né la parola “gol”, né la parola “vittoria” e né loro sinonimi questo perché alla società non interessa avere dei giovani calciatori che fanno tanti gol o che conquistano il record di vittorie, a loro interessa che questi possano raggiungere a pieno gli obiettivi di categoria. Se per cinque o sei anni si raggiungono individualmente gli obiettivi di categoria sarà inevitabile il conseguimento dei risultati nelle categorie agonistiche (dagli Allievi in su). Nel ciclismo, come abbiamo detto prima, questo lavoro non è possibile poiché ogni categoria deve raccogliere il massimo per soddisfare sponsor e tecnici in cerca di velleità personali.

I PUNTI SONO SOLDI: Un altro aspetto che contribuisce ad esasperare l’attività giovanile è il fatto che quando un giovane cambia squadra, la vecchia società percepisca una cifra in denaro in base ai punti che lui ha conquistato. Quindi dato che più punti ha un giovane corridore e più denaro percepirà la sua società, è inevitabile che quest’ultima abbia come primario obiettivo la conquista dei risultati, che significano punti, che significano soldi. Nel calcio, esiste il cosiddetto “premio di preparazione” che non tiene conto né dei risultati individuali, né dei risultati di squadra, è unico e vale per tutti sia i bravi ed più alto più importante è la nuova società che tessera il giovane. Questo premio in denaro non è quindi per i risultati conseguiti dall’atleta, ma è un indennizzo per la preparazione che negli anni hanno fatto su quel giovane atleta.

TECNICI E CULTURA: In ogni sport a livello giovanile la figura dell’istruttore riveste un importanza fondamentale. Il compito dell’Istruttore dovrebbe essere quello di fare crescere costantemente i giovani sportivi. Spesso però, per ciò che si è detto prima, nel ciclismo questa crescita si misura solamente in base al numero di vittorie ottenute. Nella società calcistica professionistica, di cui parlavamo prima, la figura dell’istruttore deve avere almeno 6 caratteristiche di base:”1) Entusiasmo, 2) Conoscenza dei linguaggi dei bambini, 3) Capacità di relazionarsi in modo corretto con i bambini, 4) Umiltà, 5) Competenza, 6) Pazienza.” Spesse volte abbiamo sentito giovani ciclisti lamentarsi per gli allenamenti troppo noiosi (assenza di entusiasmo), abbiamo sentito istruttori rapportarsi ai bambini come si rapporterebbero ad un adulto, abbiamo visto Direttori Sportivi degli Esordienti credersi al livello di Johan Bruynell, di Roberto Damiani o di Giuseppe Martinelli e troppo spesso abbiamo rilevato che i tecnici non hanno competenze a sufficienza. Prima ancora che un compito del Settore Tecnico, la formazione dei tecnici dovrebbe essere un compito di ogni società seria che dovrebbe curare indipendentemente dai corsi e dagli obblighi di aggiornamento federali. I laureati in scienze motorie non dovrebbero essere una rarità, come sono oggi nelle società ciclistiche, ma dovrebbero essere un pilastro su cui poggiare l’attività giovanile. Nel 2011 non si può più basare un’attività giovanile sull’improvvisazione o sul fatto che per x anni si è fatto così, serve aggiornamento, cultura sportiva e preparazione. Troppe volte abbiamo sentito Direttori Sportivi urlare come un pazzi “aumenta”, durante l’ultimo giro di pista, dimenticando che l’istinto del bambino è sempre quello di dare il massimo.

QUALI OBIETTIVI PER UNA SOCIETA’ UNDER 23 ? Parlando sempre di obiettivi, una domanda ci sorge spontanea: quale è l’obiettivo di una squadra di Under 23 ? La risposta, a nostro avviso dovrebbe essere:”portare il maggior numero di corridori ad una buona attività professionistica”, non tutti però la pensano in questo modo e così, parlando un Direttore Sportivo di una squadra di “Under 23” ci è capitato di sentirci dire”Speriamo che non me ne passino tanti, se no io la squadra con chi la faccio l’anno prossimo?”. Chissenefrega ci viene da dire, ma il problema è reale. Ogni società dilettantistica punta a conquistare il maggior numero di vittorie, infischiandosene se conquistate in gare internazionali o in gare di paese. Questo è ciò che avviene ogni anno in Italia dove ai Team “Manager” delle società dilettantistiche poco importa di far fare esperienza ai corridori, ma importa solo di essere la squadra più vittoriosa.

Questi problemi che abbiamo presentato sarebbero tutti risolvibili con un po’ di buona volontà da parte di tutti, purtroppo non saranno mai risolti poiché quelli che dovrebbero fare qualcosa per risolverli sono gli stessi che verrebbero accantonati.

Insomma, anche su questo punto, il ciclismo arriverà, con anni di ritardo, dove altri sono già arrivati, nulla di nuovo compresi gli innumerevoli danni che questo sistema sta creando.

www.ciclismo-online.it
 
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#2
Bell'articolo, complimenti all'autore. Poi mi sembra tutto sacrosanto. Avendo giocato a calcio posso dire che fino a che sono rimasto a giocare contro le squadre del quartiere era tutto divertimento, gioco e amicizia. Poi quando, per motivi che non sto a spiegare, la nostra squadra è entrata in un campionato nazionale i risultati sono subito diventati l'obiettivo primario. La differenza col ciclismo è che nel nostro caso non c'erano soldi in ballo, quindi la pressione era molto minore, come la tentazione di prendere scorciatoie. Sono i soldi il problema dello sport, c'è poco da fare...Ma quale soluzione?
 
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