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Giro d'Italia, Basso: ho lottato, ho perso, ci riproverò
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Giro d'Italia, Basso: ho lottato, ho perso, ci riproverò
Carissimi amici, tifosi, sostenitori. E’ a voi che voglio rivolgermi con questa sorta di lettera aperta, a una settimana di distanza dalla fine del Giro. Per sette giorni ho preferito rimanere in silenzio, ricaricarmi tra le mura di casa e fare il pieno di energie con mia moglie e i miei bimbi. Per sette giorni sono stato zitto e ho pensato.
Ho perso. Non ho nessuna intenzione di nascondermi e nemmeno di andare a trovare delle scuse per giustificare il fatto di essere tornato a casa senza quella maglia rosa che speravo (e in certi momenti pensavo) di fare mia. Ho perso perché altri sono stati più bravi di me, e lo sport mi ha insegnato che accettare la sconfitta è prerogativa dei grandi campioni. Stringo la mano a chi mi ha preceduto in classifica e mi ha sconfitto e faccio loro i complimenti, esattamente come altri hanno fatto i complimenti a me quando a vincere sono stato io.
Un Giro non si vince e non si perde in una giornata. Dietro a una vittoria come a una sconfitta ci sono mesi di preparazione e allenamenti, ci sono centinaia di chilometri macinati e tanta fatica. Poi ci si gioca tutto in tre settimane fatte di rischi, incertezze, equilibri sottili e tentativi. Tanti sognano di vincere, in pochi lottano fino alla fine, uno solo ci riesce. Questa è la regola dello sport che amo, questa è la regola del ciclismo.In questi giorni di silenzio mi sono guardato indietro. Ho ripensato a ogni singolo allenamento, a ogni momento della preparazione che mi ha portato alla partenza del Giro, a ogni dettaglio e a ogni particolare. Perché, lo sapete, io sono fatto così.
Ci ho pensato perché ho cercato di isolare ogni errore e di capire i motivi di questa sconfitta. E ho capito una cosa: ho la coscienza a posto, perché ho fatto tutto quello che era in mio potere per arrivare al via nelle condizioni di poter vincere. Non ho nulla da rimproverarmi e non ho rimorsi: questa è una certezza, e da questa certezza ho trovato la forza per rimettermi in sella e pensare alla prossima corsa.
Ho provato a vincere il Giro, e non ho mai nascosto la mia ambizione. Nel provarci ho accettato una grande sfida, difficile e ambiziosa: quella di vincere tre Giri d’Italia, e quella di vincere a quasi trentacinque anni. Per trovare l’ultimo corridore che ha conquistato tre maglie rosa bisogna andare indietro al 1985 e scomodare un certo Bernard Hinault, per trovare l’unico che ha vinto alla mia età bisogna arrivare fino a Fiorenzo Magni. Io ho accettato di giocare questa sfida enorme, senza paura. E ho perso, ma sapete una cosa? Questa sfida la rilancio. L’anno prossimo ci riproverò perché mi sono reso conto che mi è mancato davvero poco per centrare un risultato storico: un pizzico di condizione negli ultimi tre giorni di una corsa che era stata condotta in maniera perfetta.Certo, perché rifarei tutto. Ogni scelta, ogni decisione, ogni strategia.
Sono arrivate tante critiche a me e ai miei compagni, accusati di aver lavorato troppo nelle prime settimane per rincorrere un risultato che non è arrivato. Ma questo è Ivan Basso: un corridore che si conosce e che ha imparato a mettere in luce i propri pregi e nascondere il più possibile i difetti. Io ho sempre corso così: così ho vinto, così ho perso. E non conosco altri modi di correre, non conosco altri modi di provare a vincere. I miei tifosi lo sanno e mi apprezzano, i miei compagni hanno accettato di lavorare per me e di seguire i miei consigli, io so di avere fatto le scelte giuste: e queste tre cose mi bastano per continuare a camminare e pedalare a testa alta. I miei tifosi hanno il diritto di essere delusi, i miei compagni di essere arrabbiati. Ai primi do appuntamento alle prossime strade e alle prossime salite: aspettatemi lì, io ci sarò come sempre. Ai secondi dico che Ivan Basso sarà il miglior gregario per ognuno di loro, quando avranno bisogno di me per centrare i loro obiettivi: sarò io a tirare e chiudere sulle fughe, sarò io a mettermi a disposizione per ripagarli di tutto quanto hanno fatto per me.
Ho sentito, letto, ascoltato tante critiche. Le accetto tutte, dalla prima all’ultima: perché ho imparato a fare mio ogni consiglio e ogni appunto, per crescere e migliorare sempre. E perché rispetto il lavoro e le opinioni di tutti. Accetto le critiche di chi c’era, di chi mi ha visto e mi ha ascoltato, di chi mi ha seguito e di chi ha provato a capire le motivazioni che stavano dietro a ogni mia scelta. Solo, permettetemi, non accetto le critiche di chi mi punta contro il dito per partito preso: di chi aspettava la mia sconfitta per dire soddisfatto “l’avevo detto”, di chi prova a sfogare la sua frustrazione accusando e attaccando il corridore e l’uomo Ivan Basso.
Torno a pedalare. Perché so che non è ancora arrivato il momento del mio funerale sportivo e perché ho tanta voglia di rispondere sulla strada a quelli che pensano sia giunta la mia ora. Torno a pedalare perché so che Ivan Basso ha ancora delle cartucce da sparare, delle cose da dire, delle corse da vincere. Torno a pedalare perché è il mio lavoro, la mia vita. So di non essere solo. E so che non è ancora ora di smettere di sognare: una maglia nuova - rosa o gialla che sia - da dedicare a tutti quelli che ci sono sempre stati e sempre ci saranno.

Con affetto
Ivan Basso

da ivanbassoofficial.com
 
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Giro d'Italia, Basso: ho lottato, ho perso, ci riproverò - da SarriTheBest - 06-06-2012, 02:00 AM

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