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Ciclismo su Pista
#41
Olimpiadi su Pista 2012: Elia, il risveglio dall'utopia
Viviani chiude 6° nell'Omnium di Hansen

Abbiamo sognato tutti, sperato fino all'ultimo. C'erano solamente 1000 metri a dividere Elia Viviani da una medaglia olimpica, quella medaglia per cui si è preparato per anni, lui, come tutti gli 11.700 atleti al via di questi Giochi Olimpici che sono lì per loro stessi, per il loro lavoro, ma anche orgogliosi di essere un riferimento per il loro Paese che dagli spalti di un palazzetto o dalle televisioni a casa sognano e agognano la medaglia esattamente come loro, che soffrono come loro. Ha sognato e sperato Elia Viviani, ci è andato tanto vicino. Forse il dolore sarà più forte perché ha visto che se la poteva giocare, che forse se non avesse fatto un paio di errori qui e là al posto di quel danese sul gradino più alto del podio ci sarebbe stato lui. Nel Mondo tanto in crisi della Pista italiana però Elia potrebbe essere stato una luce di speranza: magari un qualche ragazzino ha acceso la tv, ha visto questo giovane italiano battagliare fino all'ultimo e dirà: 'voglio provare anche io'. Ecco, in quel caso Elia Viviani avrebbe vinto lo stesso.

Prima di analizzare nel dettaglio le prove di oggi dell'Omnium è giusto parlare un attimo anche del vincitore, Lasse Norman Hansen, danese, classe 1992: la prima volta che si è sentito nominare in Italia era il 2010 e si stavano svolgendo i Campionati del Mondo Juniores a Montichiari. Nella prova dell'Inseguimento Individuale il grande favorito era l'australiano Dale Parker, ma con sorpresa di tutti esce questo ragazzone danese che impressiona tutti quanti piazzando un 3'15" nei 3 km della prova: nella finale con lo scontro diretto contro Parker vince nettamente e va a prendersi il titolo di Campione del Mondo. Hansen non ha avuto un avvicinamento facile a questi Giochi Olimpici, infatti è riuscito a strappare la qualificazione solo nell'ultima prova disponibile, il Mondiale di Melbourne, grazie al terzo posto ed eliminando così la Polonia. Tanto di buono si poteva pensare di lui ma in pochissimi avrebbero scommesso su un suo oro costruito superando anche il momento di difficoltà della caduta nella prova dello Scratch.

La seconda giornata dell'Omnium era iniziata bene sia per Viviani e soprattutto per Hansen che con lo straordinario tempo di 4'20"674, buono per un Mondiale dell'Inseguimento Individuale, è andato a vincere la prima prova, proprio quella dell'Inseguimento, lasciandosi alle spalle gente come Edward Clancy, Glenn O'Shea e Juan Esteban Arango. Elia Viviani, in questa specialità a lui meno congeniale, si è difeso più che bene con un 4'28"499 che gli è valso la 7a posizione. Grazie a questa vittoria ricominciava la scalata di Hansen verso la vetta della classifica persa malamente con una brutta Eliminazione nella prima giornata. Una delle gare più belle da vedere, per come è stata battagliata, è stata quella dello Scratch: animatore di tutte le azioni è stato proprio Elia Viviani. Il veronese, galvanizzato dalla discreta prova nell'Inseguimento, ha veramente dato fuoco a tutte le polveri che aveva e insieme ad un gruppo di 8 atleti (tra i quali anche Roger Kluge e Bryan Coquard) è andato a prendere il giro e portandosi ad una bella distanza dai due virtuali leader della corsa, Glenn O'Shea e Edward Clancy, che perdevano tempo a controllarsi a vicenda. Chi non si arrendeva invece anche alla sfortuna di una caduta è stato il danese Hansen che tutto da solo, senza aiuto, è andato, con un un fianco tutto sbucciato, a riprendersi il giro perso da Viviani e compagni ed è qui la chiave della sua vittoria finale. L'euforia per la bella gara ha una battuta d'arresto nel finale perché sembra che ad Elia manchi sempre quel quid per concludere nel migliore dei modi: a 4 giri dal termine se ne vanno Teruel e Bell ma Viviani non riesce a rispondere immediatamente e così i primi punti se ne vanno. Conclude lo Scratch comunque al quinto posto ma prende due punti in più di Bryan Coquard e si presenta all'ultima prova del Chilometro al primo posto a pari merito proprio con Bryan Coquard e Lasse Norman Hansen.

Non deve essere semplice sapere che buona parte della tua carriera ciclistica può essere decisa in soli 1000 metri, ma questa è la formula dell'Omnium. I tempi fatti segnare nel Giro Lanciato avevano già anticipato che il vincitore della prova sarebbe stato il britannico Clancy e lui ovviamente non l'ha vinta ma stravinta con un tempo straordinario 1'00"981. Praticamente avrebbe battuto Stefan Nimke nel Mondiale del Chilometro, però dopo aver fatto altre 5 gare di Omnium. Nonostante questo non riesce a vincere perché i due ragazzini terribili, Lasse Hansen e Bryan Coquard, piazzano due crono impressionanti e arrivano secondo e quarto soffiando così le due medaglie più pesanti al britannico. Una non vittoria della Gran Bretagna a questi Giochi è già una notizia, non si sa se succederà ancora. Elia Viviani fa il Chilometro sui suoi tempi, ma non lo mandano oltre il nono posto, che lo fa scivolare inesorabilmente al sesto in classifica generale, superato anche da Roger Kluge (quarto) e Glenn O'Shea (quinto), il più grande deluso di questi Giochi Olimpici (ha buttato via un oro che sembrava quasi sicuro dopo l'Inseguimento Individuale).

Al termine di tutto si possono fare tante riflessioni ma la prima che ci viene è: quanto ha influito sulla prova l'aver partecipato alla gara su strada di 250 km una settimana prima, essere tornato in Italia e poi ritornato ancora a Londra? Valeva la pena mettere a rischio quattro anni di preparazione per la gara su strada, a discapito dei Giochi Olimpici sulla pista che hanno bisogno di una preparazione al limite del maniacale? Quali altri specialisti dell'Omnium si sono visti alla gara su strada? Forse Coquard? Forse Hansen o magari Clancy? Perché si è messo a rischio tutto il lavoro di Viviani in questi anni fatto di sacrifici e di viaggi intorno al Mondo a prendere punti? Per dimostrare che pista e strada si possono fare ad alti livelli? Serve mettere a rischio i Giochi per questo? Per far vedere che è buona la politica federale non si può giocare con il duro lavoro degli atleti, il lavoro di Elia meritava più rispetto. Elia Viviani è l'unico italiano attualmente davvero competitivo su pista, nonché una delle nostre promesse sulla strada. Passa la vita continuamente diviso tra la sua squadra, la Liquigas-Cannondale, che pretende da lui risultati su strada, e la Nazionale, alla quale lui è profondamente legato. In questi Giochi si preso sulle spalle tutta questa responsabilità, tutte le aspettative di una Paese che pensa che una medaglia possa risollevare un intero movimento. Elia Viviani è stato coraggioso, ha fatto quello che doveva fare e sarebbe terribile se ora che non ha conquistato la medaglia si sentisse scaricato. Il movimento ciclistico italiano deve solo essere grato a Viviani anche perché forse si deve sentire un po' responsabile del risultato finale.

Non c'è stato solo Omnium in tutta la giornata, è iniziato infatti il torneo di Velocità femminile con la padrona di casa Victoria Pendleton sugli scudi: ormai sappiamo che i britannici si fanno sempre trovare pronti quando arrivano le Olimpiadi e infatti lei inizia il suo torneo piazzando il Record Olimpico di 10"724. Non che questo significhi che per SuperVicky il torneo sarà una passeggiata, infatti la sua grande avversaria Anna Meares fa sì un tempo più alto ma di solo 8 centesimi. La cosa migliore di tutto questo è che le campionesse hanno fatto i due miglior tempi e quindi, se le cose vanno come devono, si incontreranno solo nella grande sfida per la finale.

Nei quarti della Velocità maschile la notizia più grossa è l'eliminazione di Robert Förstemann da parte di Grégory Baugé e soprattutto l'arrivo alle semifinali della grande sorpresa del torneo, Njisane Phillip il portacolori di Trinidad e Tobago che domani affronterà il favorito Jason Kenny e chissà che non ci capiti la grossa sorpresa.

Nella giornata di domani, la penultima della Pista, si assegnerà l'oro proprio nella Velocità maschile, si proseguirà con i quarti della Velocità femminile e inizierà l'Omnium delle donne con le favorite Laura Trott, Sarah Hammer, Tara Whitten, Leire Olaberria e Kirsten Wild.

Laura Grazioli - cicloweb.it
 
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