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Alessandro Petacchi
#41
Sì me se già ricomincia con il giro non ha senso... tradisce ciò che ha detto...
Se torna il prossimo anno per fare l'apripista allora è un altro conto... però non con Cav, cazzo! Qui mi cade un mito
 
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#42
Probabilmente lui vuole chiudere la carriera al Giro e la Lampre non aveva intenzione di portarlo, quindi si è trovato costretto a cambiare squadra, spero sia così almeno...

Altrimenti non lo capirei proprio, sei stato uno dei velocisti più forti di sempre, hai vinto tutto o quasi se non te la senti di continuare ritirati e morta lì, che senso ha ritirarsi e tornare dopo un mese?
 
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#43
Ritiro tutti gli elogi post ritiro e li rimando a quando si ritirerà veramente.

Comunque i 2 migliori velocisti degli ultimi 10 anni nella stessa squadra sono da Sbav
 
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#44
Beh sì, probabilmente c'era l'accordo con l'OPQS prima del finto ritiro. Al di là di questo sarebbe interessantissimo vederlo al Giro (o almeno al Tour, ma la vedo anche più difficile) come apripista
 
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#45
Petacchi: niente Giro, ma spero di risolvere il problema
«L'Uci ha applicato la norma in senso restrittivo»

Manca ancora una comunicazione ufficiale ma è lo stesso Alessandro Petacchi, in una nota inviata a tuttobiciweb, ad annunciare che non sarà al Giro.
«Prendo atto - scrive AleJet - di una decisione da parte della Federazione Internazionale che non mi consente di ritornare a correre per il Giro d’Italia. L’interpretazione che l’UCI da del regolamento è rigida e mi priva della possibilità di rientrare in gruppo con un ruolo diverso, più confacente alla mia dimensione attuale di corridore maturo. A 39 anni avrei potuto mettere a disposizione di altri atleti un bagaglio di esperienza importante, e invece ora mi trovo a non poter fare nemmeno il mio lavoro. Sono rammaricato ma confido di poter avere a breve un incontro con i vertici UCI al fine di risolvere gli ostacoli burocratici al mio tesseramento».

tuttobiciweb.it
 
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#46
Alessandro Petacchi con la nuova maglia dell'Omega Pharma



Debutto previsto all'Eneco Tour, il prossimo 12 Agosto.
 
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#47
Definito il calendario di Petacchi fino a marzo: http://www.biciciclismo.com/cas/site/not...p?id=68442
 
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#48
Petacchi, l'ultimo uomo ha mal di stomaco
Il velocista spezzino è stato poco bene nella notte

L'anno scorso Alessandro Petacchi aveva deciso di appendere la bici al chiodo perchè non aveva più stimoli, 365 giorni dopo in Argentina lo troviamo al via dell'ennesima stagione della sua carriera. É un corridore nuovo, ringiovanito e sorridente come non mai. Felice e in forma (anche se nella notte ha dovuto fare i conti con qualche pronlema di stomaco e dissenteria, qui fa molto caldo, 37°, ndr), AleJet è pronto a buttarsi nel primo sprint dell'anno al fianco di Mark Cavendish e Tom Boonen.

Come ti trovi in maglia Omega Quick Step?
«Benissimo, davvero. L'idea di tornare a disputare una grande corsa a tappe con un team così competitivo l'anno passato mi ha fatto tornare la voglia di correre. Per questa stagione abbiamo grandi ambizioni, il mio ruolo principalmente sarà quello di tirare le volate a Mark. Per quanto mi immagino ancora in sella? Vivo anno per anno, ma se la squadra mi darà spazio potrei correre anche nel 2015 senza problemi. Sono felice e sereno, ho voglia di iniziare».

Da capitano a gregario, chi te lo fa fare alla tua età?
«Me lo chiedono in tanti. La risposta è semplice: la bici non ha età, basta capire le proprie possibilità e nel caso ridimensionarsi. Ne ho parlato molto con Patrick (Lefevre, ndr) che mi ha chiesto se mi andava, visto la mia carriera, di mettermi al servizio di qualcun altro, io ho risposto "perchè no?" visto che questo qualcun altro è al momento il miglior velocista in circolazione. Mi piace vincere ma anche far vincere. Il nostro vero treno lo vedrete al Tour de France con oltre a me, Renshaw, Trentin, Stegmans, Martin e Kwiatkowski. Cav ha sempre corso con Renshaw, ma parlando con lui l'idea è che io sia il suo ultimo uomo. In questi giorni come si suol dire faremo le prove. Ad ogni modo sono un professionista, quindi se avrò qualche momento in cui non sarò al top o ci sarà bisogno di cambiare le posizioni lo farò senza problemi. L'importante è che il treno funzioni al meglio».

Dove potete arrivare insieme tu e Mark?
«Con la mia esperienza e le mie gambe, che spero reggano ancora un po', voglio aiutarlo a raggiungere traguardi importanti. Quando correrò con lui, ma anche con Tom, avrò in mente sempre al risultato massimo. Mark ha una mentalità diversa dalla mia, è emotivo come forse ero io alla sua età e avevo molte pressioni sulle spalle, prima del Tour de San Luis mi diceva "Non voglio andare in Argentina in condizione, voglio solo allenarmi, quasi quasi faccio fare le volate a Tom..." ma un discorso del genere per me è inconcepibile così gli ho ricordato "Sei Mark Cavendish, non puoi permetterti di stare a ruota tutto il giorno. Tutti ti aspettano, devi far vedere qualcosa, la gente vuole ammirare le tue volate. Se andrà bene vincerai e saprai di poter migliorare ancora molto, se qualcuno ti batterà non sarà una tragedia perchè sappiamo che non sei al top"».

da San Luis, Giulia De Maio per tuttobiciweb.it
 
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#49
Si è già ritirato dal San Luis
 
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#50
Petacchi: «Il Giro per Uran e poi il Tour con Mark»
Lo spezzino A 40 anni lo spezzino diventa un "supergregario"

Vincere a 40 anni suonati – li ha compiuti il 3 gennaio scorso – una classica belga come il GP Cerami a Wasmuel riveste un significato ben preciso per un campione come lo è stato e lo è tuttora Alessandro Petacchi. Da re delle volate con un treno a sua completa disposizione, Ale-Jet si è umilmente trasformato in luogotenente di fiducia di Cannonball Mark Cavendish nella Omega-Pharma-Quick Step, però con licenza di vincere di quando in quando. Un ruolo che il velocista spezzino residente a Lido di Camaiore ha accettato con il consueto entusiasmo ma anche dopo qualche immancabile contrattempo, come ci racconta: «lo scorso anno accettai con gioia le proposte della Omega Pharma, che avrebbe voluto schierarmi al Tour de France per essere di supporto a Cavendish, ma l'UCI applicò in maniera rigida i regolamenti e io potei approdare al team belga solamente a partire dal primo agosto. Fu l'ennesima contrarietà a capo di due annate per me negative, al termine delle quali valutai seriamente la possibilità di dire basta con il ciclismo».

Cosa ti ha convinto a cambiare idea?
«L'ottimo rapporto che ormai mi lega a Mark (Cavendish NDR), anche oggi ci siamo allenati insieme, in compagnia di un altro amico inseparabile come Michele Bartoli».

Cosa hai provato quando hai tagliato il traguardo del GP Cerami?
«Ho rivissuto in un istante gli ultimi due anni pieni di difficoltà e mi sono detto che potevo ancora togliermi qualche bella soddisfazione. Pur non essendo una grande classica, mi sono lasciato alle spalle dei giovani quotati che hanno anche una quindicina di anni meno di me».

186 vittorie in carriera: quali sono state le perle più belle per te?
«La prima vittoria di tappa al Giro d'Italia nel 2003, con la conquista della maglia rosa e, ovviamente, la Milano-Sanremo nel 2005».

Hai dei rimpianti?
«No, assolutamente. Qualcuno afferma che avrei potuto vincere il mondiale di Zolder 2002 se non mi fossi sacrificato per Cipollini, ma io rispetto le parole date: avevo giurato a Ballerini che avrei lavorato per favorire la volata di Mario e così ho fatto. Non solo, nello sprint decisivo feci un lavoro doppio poiché Bettini era rimasto indietro e così presi anche il suo posto nel treno. Pensate, se mi fossi spostato in quel momento, vanificando il lavoro del treno azzurro, tutti avrebbero detto che non volevo far vincere Cipollini».

Il tuo giudizio su Cipollini?
«Fra noi c'è sempre stata stima reciproca e tanto rispetto. Vincere contro di lui, quando mi è capitato, ha dato più valore alle mie vittorie. Mario è stato un grande».

Come Petacchi...
«Io ho cominciato a vincere soltanto al quinto anno da professionista, prima ho dovuto imparare tante cose ma dopo mi sono tolto parecchie soddisfazioni e ora, a 40 anni, vorrei continuare a gareggiare ancora per un paio di stagioni».

Hai avuto dei maestri tra i diesse che ti hanno guidato?
«Giancarlo Ferretti è tuttora un punto di riferimento per me. Ferron è un grande tecnico e un grande uomo al quale devo molto».

Come valuti la situazione attuale del ciclismo italiano?
«La crisi è evidente, ad ogni livello. I soldi scarseggiano, gli sponsor latitano e il nostro vivaio sembra essersi inaridito. E' un ciclo negativo dopo anni di trionfi, ma dobbiamo essere ottimisti. Abbiamo Nibali che è tra i primi al mondo nelle gare a tappe e dei giovani interessanti come Ulissi e Moser. Non bisogna però chiedere loro troppo e subito, lasciamoli crescere prima di giudicarli».

Ti piace il World Tour attuale?
«E' un sistema che garantisce buoni guadagni e visibilità a un numero limitato di squadre e di atleti. Tuttavia riscontro con tristezza la penalizzazione che subiscono gli sportivi e gli organizzatori di gare di categorie minori, costretti a rinunciare a vedere da vicino i campioni più reputati. Così non va, si rischia di perdere la vera tradizione del ciclismo, preferendo andare a cercare nuovi mecenati in Paesi del mondo che a malapena sanno cosa sia lo sport del pedale».

Quali sono i tuoi programmi?
«Sarò al Giro di Turchia insieme a Cavendish, quindi al Giro d'Italia dove dovrò lavorare in pianura per il nostro leader Uran. Successivamente sarò al Giro di Svizzera e al Tour de France, il nostro appuntamento-clou stagionale».

Chi è il miglior velocista attuale?
«Sono due, Kittel e Cavendish, seguiti da Greipel, Ciolek e Degenkolb».

E Petacchi potrà piazzare una zampata vincente al Giro?
«Ripeto, dovrò lavorare per Uran e in eventuali arrivi in volata sarò solo. Troppo pericoloso per un vecchietto come me. Comunque il 10 maggio mio figlio Alessandro Michele compirà 6 anni e mi piacerebbe fare a lui e a mia moglie Anna Chiara un bel regalo».

Hai pensato a cosa farai dopo avere appeso la bici al chiodo?
«Mi piacerebbe restare nel ciclismo, magari lavorare con il mio amico Michele Bartoli, che è anche il padrino di mio figlio e occuparci di allevare dei giovani ciclisti: io potrei insegnare loro come si fanno le volate e Michele come si vincono le grandi Classiche...».

di Stefano Fiori da Il Tirreno
 
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#51
Ma perché dovrebbero portare lui se non fa le volate? Ne hanno tanti di passisti, portate un giovane o uno che se ne freghi di essere da solo e si butti in volata
 
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#52
Credo le farà comunque le volate...
 
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#53
Secondo quanto riportato da La Gazzetta dello Sport, Alessandro Petacchi dovrebbe continuare a correre nella prossima stagione con la Omega Pharma-Quick Step. "Ho parlato con Patrick Lefevere prima della cronometro. Gli ho detto che volevo fare un altro anno, vista la mia buona condizione, e che mi piacerebbe continuare in questa squadra, e lui mi ha detto di sì", ha dichiarato Ale-Jet. "Niente di firmato, ma credo che la parola di Patrick valga come una firma".

Alessandro Petacchi, 40 anni compiuti a Gennaio, nel 2015 taglierebbe il traguardo delle venti stagioni tra i professionisti.
 
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#54
Petacchi: «In bici mi diverto, ho tre proposte da vagliare»
«Penso di poter essere utile ai giovani velocisti»

Squilla il telefono e Alessandro Petacchi risponde dall'aeroporto di Firenze dove per cinque minuti ha perso il volo che doveva portarlo in Giappone. «Cose che capitano, ho chiamato Annachiara che si è subito attivata e mi ha trovato un volo alle 20 di questa sera. Volo laggiù per disputare un criterium e la Japan Cup, saranno le ultime gare della mia stagione».

Ultime gare della stagione, non della carriera...
«Mi piacerebbe pedalare ancora un anno, perché in bicicletta mi diverto, mi sento bene, penso di avere ancora qualcosa da dare. So bene di non poter più competere - spiega Ale-Jet a tuttobiciweb - con i velocisti pèiù forti del mondo e non ho neanche più la voglia di buttarmi in certe mischie, ma sto bene e credo di poter essere utile per svolgere un certo tipo di lavoro, magari a favore di qualche sprinter emergente».

Un passo indietro: deluso dalla scelta della Omega Quick Step di non confermarti?
«Sicuramente molto dispiaciuto anche perché nella squadra belga mi sono trovato benissim. Inizialmente mi avevano parlato di una riconerma, poi evidentemente anche i miei 40 anni hanno pesato sulle loro scelte e in questo li posso capire».

Con che maglia ti vedremo, allora, nel 2015?
«Ho tre contatti interessanti, due con formazioni straniere e uno con un team italiano che hanno giovani velocisti ai quali la mia esperienz apuò essere utile. Al ritorno dal Giappone prenderò la mia decisione. In realtà ho ricevuto diverse proproste interessanti per restare nell'ambiente in ruoli diversi, ma quando salgo in bicicletta sento ancora emozioni e quindi vorrei continuare almeno per un anno ancora»

tuttobiciweb.it
 
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#55
Catena Incatricchiata, il riconoscimento ad Ale Jet Petacchi
La consegna del premio sabato sera ad Alassio

Il grande ciclismo arriva in Riviera già a novembre , in attesa di un 2015 che vedrà il Ponente Ligure protagonista nell’ospitare grandi manifestazioni professionistiche ed amatoriali, a partire dalla GF Internazionale di Laigueglia , che ogni anno vede la partecipazione di oltre 3000 appassionati, passando per il Trofeo Laigueglia Pro e la “Classissima di Primavera” Milano-Sanremo, per arrivare all’appuntamento clou di maggio con la partenza del Giro d’Italia con la cronosquadre sulla “Ciclabile della Riviera dei Fiori e la prima tappa in linea da Albenga a Genova.

Sabato 15 novembre 2014 presso l'Hotel Regina di Alassio (SV) avverrà la consegna, da parte di Riccardo Magrini (noto commentatore per Eurosport ed ex ciclista prof, vincitore di tappe al Giro d’Italia ed al Tour de France), della CATENAINCATRICCHIATA 2014, durante la cena sociale annuale dell’ASD C.S. Ortovero, società che con oltre 120 tesserati ormai è diventata un riferimento per gli appassionati ponentini, e che nel 2014 ha conquistato il Campionato Regionale Ligure di Cicloturismo ed è stata promossa in serie A nel Campionato Nazionale FCI,per la grande soddisfazione del Presidentissimo Maurizio Tarello.
Il vincitore del premio per il 2014 è ALESSANDRO PETACCHI, per “incatricchiamento tecnico”: Il campione spezzino, dopo aver dimostrato di essere ancora in ottime condizioni fisiche con un brillante inizio di stagione nelle file dell’Omega Pharma-Quick Step, ha centrato la vittoria nel Grand Prix Cerami del 06/04/2014. Avrebbe vinto anche la 6^ tappa della Tirreno Adriatico dove ha tirato talmente forte la volata a Mark Cavendish che il terzo classificato, niente meno che Peter Sagan, non è riuscito neppure ad affiancarlo! Durante tutta la stagione ha lavorato duro, prima al Giro dove, essendo incaricato di proteggere Rigoberto Uran non ha potuto esprimere le proprie doti nelle seppur poche volate a disposizione , e di seguito al Tour de France. Presentatosi in ottima forma alla partenza della Grande Boucle il suo compito sarebbe stato quello di ultimo uomo di Cavendish nelle volate, ma quest’ultimo, a causa di una caduta, si è ritirato alla 2^ tappa. A quel punto ci si aspettava fiducia, da parte del Team, nel campione spezzino,invece, e qui il primo motivo di “incatricchiamento”, ha dovuto mettersi al servizio di un Mark Renshaw, il quale seppur pilotato sempre in maniera magistrale non è mai stato in grado di impensierire i vari Kittel e Kristoff. Addirittura in due occasioni AleJet si è piazzato a ridosso del compagno nei primi dieci : 6° nella Maubourguet val d'Adour - Bergerac ed 8° nell’arrivo sui Campi Elisi. Alla fine, secondo motivo di “incatricchiamento”, l’Omega Pharma non gli ha rinnovato il contratto per l’anno venturo, mentre Alessandro si piazzava 7° al criterium della Japan Cup a Utsunomiya. La “Catena Incatricchiata” di quest’anno, insomma, vuole essere un omaggio ad un grande Campione, e gli permetta di trovare ancora tante vittorie a braccia alzate sulla strada e nella vita di tutti i giorni…
Palmarès (parziale) di Alessandro Petacchi: Con 179 successi è il quarto corridore italiano con più vittorie da professionista nel proprio palmarès, dietro ai soli Francesco Moser (273 vittorie), Giuseppe saronni (193) e Mario Cipollini(189). Vanta 27 vittorie di tappa al Giro d’Italia 6 al Tour de France e 20 alla Vuelta a España. È stato inoltre il primo ciclista in grado di vincere in un solo anno (2003) almeno due tappe in ciascuno dei tre grandi Giri. E’ inoltre il primo italiano ad aver vinto la classifica a punti in tutti i grandi Giri. Ha vestito la maglia rosa per sette giorni (2003). Da non dimenticare la vittoria nella Milano Sanremo nel 2005.

SPIRITO DEL PREMIO
Il premio non ha alcun valore venale, ma vuole essere un riconoscimento ed un risarcimento morale all’atleta che dopo immani fatiche e sacrifici deve fare i conti con la “sfortuna” , il tutto in uno spirito di goliardia , allegria ed amicizia, ricordando che, L'ultimo gradino della cattiva fortuna è il primo alla buona. (Carlo Dossi, Note azzurre, 1870/1907)

NASCITA ED ORIGINE DEL PREMIO
Il premio nasce da un’idea del “capitano” Massimo Botti, e Riccardo Magrini in seguito alla sua celebre frase con la quale, in diretta su Eurosport , durante la 15^ tappa del Tour de France 2010, descrisse l’incidente meccanico accaduto ad Andy Schleck durante un attacco sul Port de Bales e che gli costò la perdita della maglia gialla a favore di Alberto Contador.

comuicato stampa Circolo Sportivo Ortovero
 
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#56
Petacchi: due squadre e una scoperta
«Intanto sperimento e ho ripreso la mountain bike»

Anche lui fa parte dei «Senza Contratto», anche se è lì per firmarne uno, per una o due stagioni. Due sono le offerte che lo allettano di più: quella che arriva dall’Italia (Neri sottoli di Angelo Citracca e Luca Scinto) e uno che giunge direttamente dalla Francia (team di livello, con un ottimo e giovane velocista da pilotare). «Ci sarebbe anche una terza via - dice a tuttobiciweb.it Alessandro Petacchi -: smettere e cominciare una nuova vita, come ti ho già detto in un'altra occasione. Un anno o due mi piacerebbe ancora correre. In particolare mi piacerebbe insegnare ciclismo, mettermi al servizio di una squadra e di giovani talenti».

Alessandro, hai ricominciato a pedalare?...
«Sì, domenica scorsa, con la mountain-bike e questa è una notizia».

In che senso?
«Nel senso che la Mtb non la usavo dai tempi in cui era ragazzino. L’ultima volta che ci sono salito, ero un corridore juniores e su quel rampichino ci facevo il bischero. E come tutti i bischeri che si rispettano ero caduto procurandomi un trauma cranico e quattro punti di sutura. Da quel giorno basta fuoristrada».

Fino a domenica scorsa…
«Esatto. In verità sono uscito sabato per prendere la posizone: 110 km, sono tornato a casa che ero a pezzi. Poi sono uscito con gli amici di Speedy-Bike, un negozio di Lido di Camaiore, alla domenica. Sei-sette amici, tra questi anche Francesco Chicchi, un altro cerca contratto. Non hai idea di quanto abbia fatto fatica, ma mi sono divertito come un bimbo».

Dalla strada allo sterrato a quasi 41 anni: non male…
«Ma no, uso la mtb per prepararmi, non ho ambizioni agonistiche sui sentieri. Se sei all’inizio della preparazione non è bello pedalare con la bici da corsa. In testa hai i tuoi riferimenti, sai come dovresti andare abitualmente ma non vai. Così è bene usare la Mtb: sei tranquillo, non hai punti di riferimento, fai fatica da matti e l’esercizio dà i suoi frutti. Domenica ho pedalato per tre ore e mezza. Ho fatto un muro che era pazzesco. Ho dovuto usare il 30 x 42, la strada era sterrata e non andavo su neanche morto, ma era una libidine. Bellissimo. Sai cosa ti dico?...».

Cosa?
«Che fare la salita è bellissimo. E un esercizio che mi esalta. La discesa, invece, va governata. È troppo pericolosa. Non ho voglia di rimetterci l’osso del collo. Ad ogni modo fare una preparazione con la Mtb mi fa solo che bene, sia a livello fisico che tecnico. Acquisisci sensibilità, affini il tuo feeling con il mezzo, sviluppi quella parte di muscoli che altrimenti non useresti. In questo periodo dell’anno è l’ideale».

Ma se non dovessi trovare un contratto?
«Te l’ho detto: smetto. Mi dedicherò alla mia famiglia. Già ora mi pesa stare tanto in giro. Vorrei correre ancora un po’ perché questo non mi pesa, mi piace enormemente, ma vorrei rendermi utile a crescere dei giovani, stando più vicino a mia moglie e al mio piccolo Alessandro che ora ha 6 anni ed è sempre più bello stare con lui. Cosa posso dirti? Spero di poter trovare una squadra che vada bene per me. Per un vecchietto che non si sente ancora vecchio e ha ancora una voglia matta di imparare ed esplorare nuovi orizzonti. La Mtb è la mia ultima conquista, ma non sarà l’ultima. Di questo statene pur certi».

Pier Augusto Stagi per tuttobiciweb.it
 
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#57
Petacchi: «Buona la prima, nonostante la bronchite»
«Posso fare il regista e prendermi qualche licenza...»

Capita che una squadra ciclistica scelga per gli allenamenti la costa sud della Toscana – notoriamente dal clima dolce e pre-primaverile e capita invece che alla prima uscita gli atleti in bici debbano fare i conti con il nevischio e con un freddo tipicamente invernale. La squadra alla quale ci riferiamo è il team Southeast, al cui interno figura da poche settimane Ale-Jet Petacchi, 41 anni compiuti il 3 gennaio scorso e con tanta voglia di brillare durante questa che potrebbe (ma il condizionale resta d'obbligo...) essere la sua ultima stagione di una sfolgorante carriera professionistica, iniziata nel 1996 e resa nobile dalle 172 vittorie che lo pongono al primo posto tra i ciclisti plurivittoriosi italiani in attività e al quarto nella graduatoria nazionale di tutti i tempi, alle spalle di Moser, Cipollini e Saronni.

Ed era proprio Petacchi, sei volte primo consecutivamente nella classica di Donoratico e San Vincenzo dal 2005 al 2010, una delle attrazioni della 20a edizione del GP Costa degli Etruschi, affidato alla collaudata e competente regia organizzativa del GS Emilia di Adriano Amici & C.

Come ti presenti a questa stagione ciclistica 2015?
«Le sensazioni che provo sono ottime, ho svolto un buon lavoro nei mesi passati anche se in vita mia non ho mai conteggiato i chilometri percorsi durante l'inverno in allenamento e nemmeno mi fermo a fare calcoli. Però, realisticamente, per le prime gare non posso essere molto ottimista poiché attualmente mi trovo costretto a sperare nel dio-aerosol...».

Come sarebbe a dire?
«Sto lottando contro la bronchite e mi sto curando con gli antibiotici... A casa, mia moglie e il nostro bimbo hanno preso l'influenza e purtroppo non sono riuscito ad evitare il contagio. Del resto i bronchi sono sempre stati il mio punto debole, lo sanno tutti gli addetti ai lavori del ciclismo».

Perché hai scelto il team Southeast?
«Perché è una squadra di giovani gestita senza stress esagerati, bene organizzata e nella quale potrò rivestire il duplice ruolo di uomo-faro e di jolly per le volate. A Donoratico ha vinto un bravissimo Belletti, ma anche Ponzi e Finetto, mi sono già sembrati in ottima condizione. Io sembro destinato a ricoprire il ruolo di regista in gara... magari con licenza – qualche volta! - di vincere e il 2015 potrebbe anche essere la mia ultima annata da Pro. Ma se le cose andranno bene, chissà, allora potrei prolungare la carriera...».

A proposito di giovani: un giudizio sul tuo sorprendente compagno di squadra Mareczko?
«Jakub è molto forte in volata ma dovrà migliorare le sue doti di fondo e la tenuta in salita senza snaturarsi. Quello che è accaduto a Guardini è assai esemplificativo».

Ma tu ti senti più ligure o toscano?
«Risposta difficile. Sono nato in Liguria e tuttora mi alleno più spesso sulle strade liguri, meno invase dal traffico. Tuttavia vivo con la mia famiglia a Viareggio e come ciclista sono cresciuto in Toscana, dove ho tanti amici. Diciamo che sono al 50% ligure e al 50% toscano».

A proposito di amici, quali sono i tuoi punti di riferimento più importanti?
«Michele Bartoli per me è come un fratello e con lui sto già intraprendendo il mestiere di talent scout di giovani ciclisti. Tra i tecnici sono molto legato a Giancarlo Ferretti. “Ferron” mi conosce a menadito e spesso ho bisogno dei suoi consigli. Anzi, non ho problemi a confermare che sono stati proprio Michele e Ferron a convincermi ad accettare l'offerta della Southeast dopo le opportune valutazioni. Tra i corridori ho due impagabili amici nei belgi Iljo Keisse, un pistard di valore con il quale ho condiviso l'alloggio negli anni scorsi, e il simpaticissimo Julien Vermote».

Per finire, secondo te quali sono i migliori velocisti nel mondo e in Italia, attualmente?
«Marcel Kittel, una forza della natura, è di gran lunga il numero uno mondiale, mentre in Italia il migliore mi sembra Sacha Modolo. Purtroppo non vedo all'orizzonte dei nuovi Cipollini o Petacchi e questo sinceramente mi rattrista».

Stefano Fiori, da Il Tirreno
 
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#58
Southeast, Petacchi alle prese con un virus inflenzale
Lo spezzino rinuncia alla Granfondo Selle Italia

Si corre domani a Cervia la granfondo Selle Italia e tra i tanti ospiti che vi parteciperanno, era atteso anche il velocista della Southeast Alessandro Petacchi, costretto purtroppo a rinunciare a causa di un virus influenzale.

"Mi dispiace tanto dover rinunciare ad un evento di questa dimensione", spiega Alessandro Petacchi. "Dispiace non solo per quello che rappresenta, ma anche perché ad organizzarlo è la Selle Italiadella famiglia Bigolin, uno degli sponsor principali del nostro team ed esserci era importante. Purtroppo questa volta non posso onorare l'invito: devo curare per bene questo virus e tornare in piena forma al più presto. Ci stiamo avvicinando al Giro d'Italia e quindi preferisco rinunciare. Sono comunque molti i volti noti che parteciperanno domani e l'attenzione mediatica rivolta all'evento è forte. Sono quindi certo che sarà un successo. Faccio un in bocca al lupo all'organizzazione, prenotandomi già per l'anno prossimo!"

tuttobiciweb.it
 
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#59
Niente Vuelta a Venezuela per Alessandro Petacchi: doveva essere la sua ultima corsa
Doveva essere la sua ultima corsa della carriera ed invece purtroppo sarà così: a causa della febbre e di qualche problema intestinale Alessandro Petacchi non parteciperà alla Vuelta a Venezuela che scatterà domani con una tappa di 144.8 km. Il 41enne spezzino della Southeast era stato costretto al ritiro nel corso della 20esima tappa del Giro d'Italia sempre a causa di problemi di salute: la sua carriera professionistica potrebbe essersi quindi chiusa quel giorno, a meno di un'altra gara scelta come passerella finale, in modo da poter salutare i propri tifosi per un'ultima occasione. Al momento non ci sono ancora conferme ufficiali su quali potranno essere le decisioni di Alejet.

cicloweb.it
 
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#60
Alessandro Petacchi ha deciso: «Basta, mi fermo qui»
Il campione spezzino, ha deciso di appendere la bici al chiodo

Alessandro Petacchi non correrà più. Basta, fine delle trasmissioni. Doveva essere al via della Vuelta a Venezuela che si corre da ieri al 21 giugno, ma il corridore spezzino ha deciso il 9 giugno scorso di non partire più per il Sud America. «Non sto ancora bene, il virus che mi ha messo KO sul colle delle Finestre al Giro d’Italia non l’ho ancora debellato del tutto e quindi non era il caso di fare un viaggio del genere se poi non si è in grado di poter garantire almeno un rendimento onorevole. Sono pur sempre Alessadro Petacchi», spiega a tuttobiciweb.it AleJet.

Quindi?
«Quindi basta. È dal 9 giugno scorso che non salgo più su una bicicletta. Se vuoi che te la dica tutta l’ho anche già riposta in garage e l’ho appesa con le altre al soffitto senza ruote. Per un po’ non ci andrò, perché mi sento stanco e privo di stimoli. Per la prima volta nella mia vita sento nausea, voglio davvero staccare mentalmente. Nella vita ci sono momenti in cui senti chiaramente quello che devi fare, probabilmente il mio momento è arrivato adesso».

E adesso?
«Devo recuperare e soprattutto voglio riflettere su quello che posso fare da grande. Ho un paio di proposte interessanti e questo è il momento giusto per vagliarle e prendere certe decisioni. Ora mi dedicherò alla famiglia, al mio bimbo Alessandro junior e se proprio devo fare dello sport, perché fermo non ci sto di certo, mi dedicherò al tennis. Ho voglia di fare dell’altro».

Non hai minimamente pensato di correre ancora una gara per dare un bell’addio al ciclismo?
«No, il mio addio è stato al Giro. Sul Colle delle Finestre ho messo piede a terra, poi il giorno dopo, nella tappa di Milano, Alessandra (De Stefano, ndr) mi ha anche permesso di salutare tutti dal palco del “Processo”: quel giorno per me è stato particolarmente triste e carico di emozioni che porterò sempre nel mio cuore. Lo ripeto, va bene così. Ho corso tanto, ho vinto molto, ora non ho più voglia di pedalare senza obiettivi. Ora sento proprio che è arrivato il momento. Per essere stato un grande velocista sono stato anche fin troppo lento a prendere certe decisioni, ma ho atteso il momento in cui avrei sentito dentro di me un segnale forte e chiaro. Ora sento che è giusto fare quello che ho deciso di fare. E lo faccio senza rimpianti».

tuttobiciweb.it
 
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