27-09-2021, 01:04 AM
Benoni Beheyt
Nato a Zwijnaerde il 27 settembre 1940. Passista veloce. Professionista dal 1962 al 1968 con 41 vittorie. È passato per un traditore, per uno dei tanti fatti che costellano la storia dello sport. Tutto nacque per il comportamento di Benoni durante il Campionato Mondiale del '63, a Renaix. Beheyt, proveniente da una stagione di gran lusso, fu accettato nella squadra nazionale belga, solo a patto che si rendesse completamente disponibile alla causa del capitano designato: Rik Van Looy. Costui infatti, nutriva dubbi verso quel ragazzo, ma alla fine si convinse. In gara però, Benoni, non lavorò per tenere cucita la corsa e non tirò la volata a Van Looy, asserendo di essere cotto. Poi, quando lo sprint decisivo fu lanciato, sicuramente un po' presto dal leader, il Beheyt, ebbe un guizzo irresistibile e bruciò il capitano, lasciando negli ultimi metri la mano destra sul sellino di Van Looy, quasi a voler dimostrare che lo voleva spingere a vincere. Il gesto fu interpretato così dai più; altri, invece, si lasciarono convincere dal giovane, sostenendo che la mano protesa, fosse solo un istintivo gesto nato dalla paura di cadere. Resta il fatto che, dopo il traguardo, la leggenda di quella giornata aggiunse alle sicure urla di Rik verso il "traditore", anche un suo diretto destro sulla mascella del neo iridato. Il ragazzo di Zwijnaerde, prese comunque il tutto con irridente filosofia e, sul podio, si mostrò simpatico e sorridente, come del resto lo era sempre. Quel fatto però, segnò probabilmente l'anticipatissimo tramonto della sua carriera, perché Van Looy e l'ambiente, gli fecero pagare a caro prezzo lo sgarro arcobaleno. Ed il ciclismo, quando un atleta ha contro l'intorno, sa divenire atroce come nessuno. Benoni Beheyt era però un gran bel corridore: uno che teneva su salite superiori a quelle delle classiche del tempo, anche se non era certamente uno scalatore da grandi giri a tappe; era veloce quanto i velocisti di punta, ed aveva doti sul passo altrettanto evidenti. Basti citare che prima di passare prof aveva ottenuto 190 vittorie nelle categorie minori e, nell'elite, fu subito un vincente. Anche dopo il fattaccio, pur correndo contro tutti, seppe onorare la maglia iridata, vincendo il Giro del Belgio, fu 2° nel Giro delle Fiandre, nella Parigi-Roubaix e 3° nella Parigi-Bruxelles e vinse, da gran finisseur, l'ultima tappa in linea del Tour de France. Successivamente, dal '65 per intenderci, iniziò il suo rapidissimo declino che lo portò, di fatto, a chiudere la carriera assai giovane. Nel dopo aprì un negozio di biciclette che condusse per circa trent'anni. Contemporaneamente fece pure il poliziotto, ma finì per incontrare la tragedia: mentre si esercitava con la pistola uccise il suo figlio più piccolo.
Successivamente ritornò nell'ambiente ciclistico come giudice di gara, indi come commentatore televisivo in moto, mansione che ha lasciato per pensionamento, non molto tempo fa.
Guillaume Van Keirsbulck, che oggi corre per l'Alpecin Fenix è suo nipote.
Maurizio Ricci detto Morris
Nato a Zwijnaerde il 27 settembre 1940. Passista veloce. Professionista dal 1962 al 1968 con 41 vittorie. È passato per un traditore, per uno dei tanti fatti che costellano la storia dello sport. Tutto nacque per il comportamento di Benoni durante il Campionato Mondiale del '63, a Renaix. Beheyt, proveniente da una stagione di gran lusso, fu accettato nella squadra nazionale belga, solo a patto che si rendesse completamente disponibile alla causa del capitano designato: Rik Van Looy. Costui infatti, nutriva dubbi verso quel ragazzo, ma alla fine si convinse. In gara però, Benoni, non lavorò per tenere cucita la corsa e non tirò la volata a Van Looy, asserendo di essere cotto. Poi, quando lo sprint decisivo fu lanciato, sicuramente un po' presto dal leader, il Beheyt, ebbe un guizzo irresistibile e bruciò il capitano, lasciando negli ultimi metri la mano destra sul sellino di Van Looy, quasi a voler dimostrare che lo voleva spingere a vincere. Il gesto fu interpretato così dai più; altri, invece, si lasciarono convincere dal giovane, sostenendo che la mano protesa, fosse solo un istintivo gesto nato dalla paura di cadere. Resta il fatto che, dopo il traguardo, la leggenda di quella giornata aggiunse alle sicure urla di Rik verso il "traditore", anche un suo diretto destro sulla mascella del neo iridato. Il ragazzo di Zwijnaerde, prese comunque il tutto con irridente filosofia e, sul podio, si mostrò simpatico e sorridente, come del resto lo era sempre. Quel fatto però, segnò probabilmente l'anticipatissimo tramonto della sua carriera, perché Van Looy e l'ambiente, gli fecero pagare a caro prezzo lo sgarro arcobaleno. Ed il ciclismo, quando un atleta ha contro l'intorno, sa divenire atroce come nessuno. Benoni Beheyt era però un gran bel corridore: uno che teneva su salite superiori a quelle delle classiche del tempo, anche se non era certamente uno scalatore da grandi giri a tappe; era veloce quanto i velocisti di punta, ed aveva doti sul passo altrettanto evidenti. Basti citare che prima di passare prof aveva ottenuto 190 vittorie nelle categorie minori e, nell'elite, fu subito un vincente. Anche dopo il fattaccio, pur correndo contro tutti, seppe onorare la maglia iridata, vincendo il Giro del Belgio, fu 2° nel Giro delle Fiandre, nella Parigi-Roubaix e 3° nella Parigi-Bruxelles e vinse, da gran finisseur, l'ultima tappa in linea del Tour de France. Successivamente, dal '65 per intenderci, iniziò il suo rapidissimo declino che lo portò, di fatto, a chiudere la carriera assai giovane. Nel dopo aprì un negozio di biciclette che condusse per circa trent'anni. Contemporaneamente fece pure il poliziotto, ma finì per incontrare la tragedia: mentre si esercitava con la pistola uccise il suo figlio più piccolo.
Successivamente ritornò nell'ambiente ciclistico come giudice di gara, indi come commentatore televisivo in moto, mansione che ha lasciato per pensionamento, non molto tempo fa.
Guillaume Van Keirsbulck, che oggi corre per l'Alpecin Fenix è suo nipote.
Maurizio Ricci detto Morris