Login Registrati Connettiti via Facebook



Non sei registrato o connesso al forum.
Effettua la registrazione gratuita o il login per poter sfruttare tutte le funzionalità del forum e rimuovere ogni forma di pubblicità invasiva.

Condividi:
Caso Armstrong - L'UCI cancella tutti i titoli di Armstrong dal '98 in poi
#1
L'inchiesta doping arriva in Europa. E il gruppo trema
In gruppo stavolta c’è davvero paura. Meno telefonate e nuovi numeri di cellulare, i più riservati, per timore di essere intercettati. Nuovi anche gli alberghi per la preparazione invernale, rispetto ai soliti noti di Tenerife. Il tam-tam è iniziato in estate e ora il passaparola, segretissimo, sta diventando più insistente. La grande sfida è solo al primo tempo, ma può essere la partita della svolta.

Da quattro mesi c’è un’inchiesta internazionale contro il doping, la prima per dimensioni e importanza. Parte dalla California e arriva in Europa: Italia, Spagna, Francia. È scattata negli Usa dopo le accuse di Floyd Landis a Lance Armstrong e ha attraversato l’Atlantico. L’altra settimana il salto di qualità: la perquisizione, giovedì verso le 20, effettuata dagli agenti della Guardia di Finanza di Padova nell’abitazione toscana di Yaroslav Popovych, l’ucraino fedelissimo di Lance: prima alla Discovery Channel nel 2005, poi all’Astana e a RadioShack. Il 3 novembre, Popovych era stato ascoltato a Los Angeles dal Grand Jury nell’ambito dell’indagine su Armstrong e sul presunto utilizzo di fondi pubblici (quelli delle poste americane che sponsorizzavano la Us Postal del texano) per acquisto di prodotti dopanti.

La Gazzetta dello Sport è in grado di fornire dettagli più precisi di questa manovra a tenaglia sul mondo del ciclismo, e non solo. Perché l’obiettivo non è unicamente Armstrong, che Jeff Novitzky, l’agente federale della Food and Drug administration (lo stesso che scovò il doping di Marion Jones) sta indagando. Ma anche il supermarket internazionale del doping, quello che rifornisce gli atleti «top». A fine luglio, tre mesi dopo le accuse di Landis che hanno fatto scattare l’azione dell’agenzia americana antidoping, c’è stata un riunione in Francia, a Lione, sede dell’Interpol: al tavolo gli investigatori americani, l’Interpol, la Guardia Civil spagnola, la polizia francese, i carabinieri del Nas di Brescia e Firenze, e gli agenti della Guardia di Finanza di Padova, guidati da Benedetto Roberti, il magistrato antidoping numero uno in Italia.

Dall’ufficio del pm sono passate dal 2008 tutte le inchieste più scottanti. Le positività per Epo-Cera: Sella, Riccò, Rebellin, Di Luca e la sua collaborazione. E poi il traffico internazionale di sostanze dopanti che arriva nel Triveneto dai Balcani, soprattutto Serbia, e rifornisce atleti e palestre del Nord Italia.

Gli americani avrebbero chiesto un aiuto per raccogliere prove contro Armstrong e il suo gruppo. E ognuno dei presenti ha avuto qualcosa da mettere sul tavolo: la Francia tutte le indagini aperte sul texano dal 1999 in avanti, prima il caso Actovegin (estratto di sangue di vitello con effetti simili all’Epo) e poi le tracce di Epo scovate nel 2005 dal laboratorio parigino di Chatenay Malabry in alcuni campioni di urine di Armstrong risalenti al Tour 1999; la Spagna, la voglia di dare un segnale forte dopo l’immobilismo dell’Operacion Puerto, con almeno due zone di azione: la città di Girona, dove secondo Landis Armstrong teneva le sacche di sangue in frigorifero, e l’isola di Tenerife, zona di preparazioni e allenamenti, anche chiacchierati; l’Italia, con le conoscenze acquisite nell’ultimo decennio dalle Procure della Repubblica e dalla Procura del Coni, e il merito di aver riaperto l’Operacion Puerto (caso Valverde). L’Interpol, infine, perché è l’anello indispensabile per i collegamenti tra uno Stato e l’altro in materia giudiziaria: come è stato per l’arrivo in Italia, da Madrid, delle sacche di sangue che Ivan Basso aveva lasciato dal medico Eufemiano Fuentes.

Adesso il cerchio si stringe. L’Italia ha dato subito il suo contributo. A casa Popovych, la Guardia di Finanza di Padova ha sequestrato computer, telefoni e rubriche, più medicinali da analizzare. In quei file potrebbero esserci elementi o numeri di telefono utili agli inquirenti. In più, secondo fonti francesi. l’agente Novitzky, il procuratore federale Doug Miller e, sembra, Travis Tygart, numero uno dell’agenzia statunitense antidoping, sono tornati in questi giorni a Lione per incontrare le autorità francesi. La Afld, l’agenzia antidoping d’Oltralpe, aveva promesso massima collaborazione: «Condividere ogni cosa che sappiamo, ogni cosa che abbiamo nei frigoriferi». E il pensiero va subito ai campioni di urine di Armstrong, per i quali starebbe per arrivare una richiesta ufficiale dagli Usa. Siamo sicuri che, tra febbraio e aprile, quell’albergo di Tenerife in cima al vulcano Teide resterà con tante stanze vuote. Troppo controllato. In silenzio, i corridori e i loro preparatori hanno già trovato un’alternativa, e si chiama Sicilia, Etna. Ma ora è a rischio anche quella. E magari si ripiegherà ancora sulla Namibia o sul Sudafrica, come negli Anni 90. Il secondo tempo della grande sfida sta per iniziare.

di Luca Gialanella
da La Gazzetta dello Sport
 
Rispondi
#2
Mamma mia che spazzatura questo articolo..! Lo leggevo l'altro giorno sulla Gazzetta mentre ero in treno ed ero proprio allibito. Il bello è che la Gazzetta dovrebbe aver a cuore il ciclismo, visto che il proprio editore organizza diverse prestigiose corse. Boh, son cose davvero incomprensibili...
 
Rispondi
#3
Gli Usa chiedono i campioni di urina di Armstrong
Si è ritirato ma sentiremo ancora parlare a lungo di Lance Armstrong e delle indagini che lo riguardano. Il nuovo direttore della AFLD, Bruno Genevois, infatti, ha confermato che le autorità americane hanno presentato una rogatoria internazionale chiedendo i campioni di urina del texano relativi al Tour 1999. “La procedura è partita - ha spiegato Genevois - ed è normale che sia così, visto che ogni cittadino è chiamato a rispondere del suo operato davanti alla legge".

tuttobiciweb.it
 
Rispondi
#4
Sta per arrivare uno tsunami...
«Il ciclismo non è più credibile. Basta». Le parole del presidente Gianni Petrucci ci lasciano senza parole. Quelle pronunciate da Renato Di Rocco, il numero uno del nostro movimento, di più. «Se qualcuno ci chiedesse di fermarci potremmo anche farlo».
Vi prego, qualcuno li fermi. Il ciclismo è messo malissimo. Noi di tuttoBICI e tuttobiciweb, mentre altri media garruli proseguono a raccontare la loro bella realtà, è da tempo che gridiamo che così non si può andare avanti: a livello nazionale e internazionale.

Lo abbiamo fatto anche recentissimamente, dopo aver letto la sentenza Bani, che per la Federciclismo è «esemplare», per noi semplicemente il manifesto dell’ipocrisia. Corridori ritenuti in «odore» di illecito che corrono. Farmaci leciti (leggi integratori), che vengono trattati al pari di Gh, Epo e quant’altro.
E’ come se a Fukushima anziché pensare a spegnere i reattori, si preoccupassero di risistemare i vetri delle finestre. La Federciclismo si sta prestando a questo gioco e dopo un mese scopriamo che dietro c’è il volere del Ministero della Sanità: basta rileggersi le dichiarazioni che noi di tuttobiciweb abbiamo riportato sul questo sito (Fazio e Crimi, ndr). Un mese fa la sentenza Bani dove si punisce chi ha fatto semplicemente abuso di farmaci anche leciti e poi ecco le esternazioni del Ministro Ferruccio Fazio su La Stampa, Mercati & Finanza e altri quotidiani. «Basta con gli integratori». Tutto torna.

Insomma, nel marasma più totale i nostri dirigenti giocano a fare le verginelle e si indignano seguendo le loro personalissime logiche politiche. Peccato che nelle categorie minori i controlli antidoping (di competenza Coni), sono ancora quasi inesistenti. Sicuramente insufficienti. Come si può pensare ad una nuova generazione di corridori, se i corridori vengono su sempre allo stesso modo, con la logica del farmaco pesante? Petrucci dice basta? Anche noi lo diciamo: che faccia qualcosa. Che cominci a battere a tappeto le case e le corse dei ragazzi allievi, juniores e under 23. E da qui che parte la cultura del doping.

In ogni caso io Petrucci e Di Rocco non li farei così sprovveduti. Le loro parole, la loro agitazione sono il preludio di uno “tsunami” che potrebbe spazzare via mezzo gruppo di corridori professionisti di livello mondiale tra qualche settimana: si dice tra il 3 e il 10 maggio (il Giro e Zomegnan ringraziano). Mantova? Padova? Perugia? Modena? Firenze o Bergamo? No, all’orizzonte ci aspetta qualcosa di molto peggio, di molto più doloroso. Sono sensazioni. Sono solo lievissimi rumors che da tempo - molto molto timidamente - il nostro ambiente sta registrando. Una inchiesta di livello mondiale che è prossima a deflagrare. Un grande medico-preparatore da sempre nell’occhio del ciclone che finirà molto presto per essere nuovamente coinvolto e con lui i tantissimi corridori di altissimo livello. Questa potrebbe essere la ragione di tanta agitazione. Potrei sbagliarmi. E’ l’augurio più grande che faccio a me stesso e a tutti voi.

Pier Augusto Stagi
direttore di tuttoBICI e tuttobiciweb.it
 
Rispondi
#5
Intrighi internazionali
In gruppo stavolta c' è davvero paura. Meno telefonate e nuovi numeri di cellulare, i più riservati, per timore di essere intercettati. Nuovi anche gli alberghi per la preparazione invernale, rispetto ai soliti noti di Tenerife. Il tam-tam è iniziato in estate e ora il passaparola, segretissimo, sta diventando più insistente. La grande sfida è solo al primo tempo, ma può essere la partita della svolta.

Dalla California
Da quattro mesi c' è un' inchiesta internazionale contro il doping, la prima per dimensioni e importanza. Parte dalla California e arriva in Europa: Italia, Spagna, Francia. È scattata negli Usa dopo le accuse di Floyd Landis a Lance Armstrong e ha attraversato l'Atlantico. L' altra settimana il salto di qualità: la perquisizione, giovedì verso le 20, effettuata dagli agenti della Guardia di Finanza di Padova nell' abitazione toscana di Yaroslav Popovych, l' ucraino fedelissimo di Lance: prima alla Discovery Channel nel 2005, poi all' Astana e a RadioShack. Il 3 novembre, Popovych era stato ascoltato a Los Angeles dal Grand Jury nell' ambito dell' indagine su Armstrong e sul presunto utilizzo di fondi pubblici (quelli delle poste americane che sponsorizzavano la Us Postal del texano) per acquisto di prodotti dopanti.

Supermarket
La Gazzetta dello Sport è in grado di fornire dettagli più precisi di questa manovra a tenaglia sul mondo del ciclismo, e non solo. Perché l' obiettivo non è unicamente Armstrong, che Jeff Novitzky, l' agente federale della Food and Drug administration (lo stesso che scovò il doping di Marion Jones) sta indagando. Ma anche il supermarket internazionale del doping, quello che rifornisce gli atleti «top».
A fine luglio, tre mesi dopo le accuse di Landis che hanno fatto scattare l' azione dell' agenzia americana antidoping, c' è stata un riunione in Francia, a Lione, sede dell' Interpol: al tavolo gli investigatori americani, l' Interpol, la Guardia Civil spagnola, la polizia francese, i carabinieri del Nas di Brescia e Firenze, e gli agenti della Guardia di Finanza di Padova, guidati da Benedetto Roberti, il magistrato antidoping numero uno in Italia.

Dai Balcani
Dall' ufficio del pm sono passate dal 2008 tutte le inchieste più scottanti. Le positività per Epo-Cera: Sella, Riccò, Rebellin, Di Luca e la sua collaborazione. E poi il traffico internazionale di sostanze dopanti che arriva nel Triveneto dai Balcani, soprattutto Serbia, e rifornisce atleti e palestre del Nord Italia.

Aiuto
Gli americani avrebbero chiesto un aiuto per raccogliere prove contro Armstrong e il suo gruppo. E ognuno dei presenti ha avuto qualcosa da mettere sul tavolo: la Francia tutte le indagini aperte sul texano dal 1999 in avanti, prima il caso Actovegin (estratto di sangue di vitello con effetti simili all' Epo) e poi le tracce di Epo scovate nel 2005 dal laboratorio parigino di Chatenay Malabry in alcuni campioni di urine di Armstrong risalenti al Tour 1999; la Spagna, la voglia di dare un segnale forte dopo l' immobilismo dell' Operacion Puerto, con almeno due zone di azione: la città di Girona, dove secondo Landis Armstrong teneva le sacche di sangue in frigorifero, e l' isola di Tenerife, zona di preparazioni e allenamenti, anche chiacchierati; l' Italia, con le conoscenze acquisite nell' ultimo decennio dalle Procure della Repubblica e dalla Procura del Coni, e il merito di aver riaperto l' Operacion Puerto (caso Valverde). L' Interpol, infine, perché è l' anello indispensabile per i collegamenti tra uno Stato e l' altro in materia giudiziaria: come è stato per l' arrivo in Italia, da Madrid, delle sacche di sangue che Ivan Basso aveva lasciato dal medico Eufemiano Fuentes.

Sequestro
Adesso il cerchio si stringe. L' Italia ha dato subito il suo contributo. A casa Popovych, la Guardia di Finanza di Padova ha sequestrato computer, telefoni e rubriche, più medicinali da analizzare. In quei file potrebbero esserci elementi o numeri di telefono utili agli inquirenti. In più, secondo fonti francesi. l' agente Novitzky, il procuratore federale Doug Miller e, sembra, Travis Tygart, numero uno dell' agenzia statunitense antidoping, sono tornati in questi giorni a Lione per incontrare le autorità francesi. La Afld, l' agenzia antidoping d' Oltralpe, aveva promesso massima collaborazione: «Condividere ogni cosa che sappiamo, ogni cosa che abbiamo nei frigoriferi». E il pensiero va subito ai campioni di urine di Armstrong, per i quali starebbe per arrivare una richiesta ufficiale dagli Usa.

Siamo sicuri che, tra febbraio e aprile, quell' albergo di Tenerife in cima al vulcano Teide resterà con tante stanze vuote. Troppo controllato. In silenzio, i corridori e i loro preparatori hanno già trovato un' alternativa, e si chiama Sicilia, Etna. Ma ora è a rischio anche quella. E magari si ripiegherà ancora sulla Namibia o sul Sudafrica, come negli Anni 90. Il secondo tempo della grande sfida sta per iniziare.

da «La Gazzetta dello Sport» del 17 novembre 2010 a firma Luca Gialanella
 
Rispondi
#6
In azione mille agenti dei NAS
Un'azione orchestrata e congiunta. Un'azione profonda e capillare a livello nazionale. Un migliaio di agenti dei NAS sarebbero in queste ore in azione su tutto il territorio nazionale. Al momento di scrivere sarebbero sul Garda, dove una formazione di World Tour ha la propria sede operativa. Avrebbero prelevato la documentazione medica riguardante cinque corridori russi che risiedono regolarmente in Spagna.

tuttobiciweb.it
 
Rispondi
#7
Sì all'adozione di pene più severe per tutti
Il raddoppio delle sanzioni disciplinari per doping (da due a quattro anni), la radiazione in caso di recidiva per gli atleti e la radiazione per ogni altra figura (tecnici, massaggiatori, addetti ai lavori) che siano stati sanzionati nell'ambito di procedimenti disciplinari legati al doping. Sono alcune delle misure che gli stati generali del ciclismo, riunitisi oggi a Milano, proporranno al consiglio federale previsto il prossimo 4 maggio, per rispondere al richiamo del presidente del Coni, Gianni Petrucci, il quale nei giorni scorsi aveva invitato il mondo delle due ruote ad assumere provvedimenti in grado di rispondere alla perdita di credibilita' a causa del doping.
Verra' proposta anche una stretta nei confronti degli atleti che vestono la maglia azzurra i quali, oltre a non dover avere procedimenti per doping in corso, potranno essere convocati solo se in possesso di credibili parametri biologici.

tuttobiciweb.it
 
Rispondi
#8
(14-04-2011, 05:02 PM)Francesco G. Ha scritto: In azione mille agenti dei NAS
Un'azione orchestrata e congiunta. Un'azione profonda e capillare a livello nazionale. Un migliaio di agenti dei NAS sarebbero in queste ore in azione su tutto il territorio nazionale. Al momento di scrivere sarebbero sul Garda, dove una formazione di World Tour ha la propria sede operativa. Avrebbero prelevato la documentazione medica riguardante cinque corridori russi che risiedono regolarmente in Spagna.

tuttobiciweb.it
Quando ho letto l'ultimo periodo ho pensato a Menchov:O
Ma non solo...Facepalm

Ma anche Karpets,Kolobnev e Ivanov hanno risidenza in Spagna???Doh
 
Rispondi
#9
Ma che è 'sto pot-pourri? Asd

Beh, Karpets sì che sta in Spagna, ma che la Katusha abbia la propria sede operativa in Italia mi pare nuova. Probabilmente parlano della Geox appunto, anche perchè la Lampre di corridori russi non ne ha manco uno...
 
Rispondi
#10
Ah sì, ho preso un abbaglio: e allora devono esser loro...
 
Rispondi
#11
Quindi Sarri che dici,Katusha o Geox????:O

Bho,la Geox ha Menchov,e chi altro di russo...Huh
 
Rispondi
#12
Menchov s'è portato dietro Kozonchuk, poi mi pare basta. Quindi dev'essere Katusha di sicuro. Kolobnev devo dire che non mi ricordo dove abiti, mentre Karpets e Ivanov mi pare proprio stiano in Spagna. Anche Trofimov..?! Mentre gente come Brutt, Ignatiev, probabilmente anche Galymzianov (visto il suo italiano) stanno in Italia...

Comunque - per adesso - han preso solo la documentazione medica, vediamo un po' come si sviluppa la cosa...
 
Rispondi
#13
http://www.gazzetta.it/Ciclismo/Ciclotur...6566.shtml

l'articolo parla di tutt'altro, però qui c'è la conferma che la Katusha o meglio Tchmil ha scelto il lago di Garda come quartier generale
 
Rispondi
#14
KATUSHA conferma: i Nas ci hanno chiesto 5 cartelle cliniche
In un comunicato ufficiale, il Team Katusha conferma: «Nella giornata di oggi, i carabinieri del Nas (Nuclei Antisofisticazioni e Sanità) si sono presentati nel nostro quartier generale di Lonato (Bs). I militari non hanno effettuato alcuna perquisizione, ma si sono limitati a chiedere le cartelle cliniche di cinque corridori, uno dei quali non più tesserato con il nostro team. Abbiamo ovviamente offerto la nostra totale collaborazione, consegnando ai militari i documenti cartacei richiesti».

tuttobiciweb.it
 
Rispondi
#15
insomma per ora è difficile capire di chi sono le cartelle, il corridore che è andato via è difficile pure saperlo visto che non sono andati via pochi corridori.
 
Rispondi
#16
Non è possibile che voi ancora crediate che a doparsi è il singolo corridore, i corridori sono degli strumenti in mano ai direttori sportivi sono loro che dopano i corridori e i corridori professionisti sono obbligati a doparsi per mantenere il posto in squadra. L'unica regola che può funzionare è oltre a punire il corridore trovato positivo bisogna punire anche la squadra del corridore trovato positivo (es. Corridore x positivo 2 anni di squalifica, perfetto la squadra del corridore x squalificata un anno dalle competizioni ciclistiche). Non me la contano che i direttori sportivi cadono dalle nuvole quando scoprono che un loro corridore è dopato ma proprio 0.

per quanto riguarda il ciclismo giovanile la questione è semplice ogni ragazzo si fa la sua tessera alla federciclismo e corre da indipendente (se vuole correre) gestito dai genitori
 
Rispondi
#17
(14-04-2011, 07:47 PM)terateo Ha scritto: Non è possibile che voi ancora crediate che a doparsi è il singolo corridore, i corridori sono degli strumenti in mano ai direttori sportivi sono loro che dopano i corridori e i corridori professionisti sono obbligati a doparsi per mantenere il posto in squadra. L'unica regola che può funzionare è oltre a punire il corridore trovato positivo bisogna punire anche la squadra del corridore trovato positivo (es. Corridore x positivo 2 anni di squalifica, perfetto la squadra del corridore x squalificata un anno dalle competizioni ciclistiche). Non me la contano che i direttori sportivi cadono dalle nuvole quando scoprono che un loro corridore è dopato ma proprio 0.

per quanto riguarda il ciclismo giovanile la questione è semplice ogni ragazzo si fa la sua tessera alla federciclismo e corre da indipendente (se vuole correre) gestito dai genitori

Beh, il passo che fai è davvero ampio: cioè, anch'io son d'accordo sul fatto che i direttori sportivi riescono a capire chi si fa e chi no. Anche se non ce li hanno sotto gli occhi tutti i giorni, son sicuro che - in diversi casi - capiscano che sotto un miglioramento del genere non ci può non esser qualcosa. Ma preferiscono guardare da un'altra parte, e sperare che il corridore sia abbastanza furbo da non farsi beccare...

Ma da qui al doping di squadra ne scorre d'acqua sotto i ponti: mi pare esagerato dire che, per 5 cartelle cliniche richieste dai NAS, si possa arrivare alla conclusione che "tutte le squadre fanno doping di squadra".

Punire poi tutti i compagni di squadra per colpa di un coglione mi pare proprio esagerato. Sisi

Sui giovani, finchè non viene organizzata una rete di controlli, è inutile aprire discorsi: in mano ai genitori sarebbero forse peggio che in mano ai ds (visti alcuni genitori). Ma visto che i controlli sono minimi, allo stato attuale delle cose cambierebbe davvero poco in termini di squalificati...
 
Rispondi
#18
(14-04-2011, 08:00 PM)SarriTheBest Ha scritto:
(14-04-2011, 07:47 PM)terateo Ha scritto: Non è possibile che voi ancora crediate che a doparsi è il singolo corridore, i corridori sono degli strumenti in mano ai direttori sportivi sono loro che dopano i corridori e i corridori professionisti sono obbligati a doparsi per mantenere il posto in squadra. L'unica regola che può funzionare è oltre a punire il corridore trovato positivo bisogna punire anche la squadra del corridore trovato positivo (es. Corridore x positivo 2 anni di squalifica, perfetto la squadra del corridore x squalificata un anno dalle competizioni ciclistiche). Non me la contano che i direttori sportivi cadono dalle nuvole quando scoprono che un loro corridore è dopato ma proprio 0.

per quanto riguarda il ciclismo giovanile la questione è semplice ogni ragazzo si fa la sua tessera alla federciclismo e corre da indipendente (se vuole correre) gestito dai genitori

Beh, il passo che fai è davvero ampio: cioè, anch'io son d'accordo sul fatto che i direttori sportivi riescono a capire chi si fa e chi no. Anche se non ce li hanno sotto gli occhi tutti i giorni, son sicuro che - in diversi casi - capiscano che sotto un miglioramento del genere non ci può non esser qualcosa. Ma preferiscono guardare da un'altra parte, e sperare che il corridore sia abbastanza furbo da non farsi beccare...

Sui giovani, finchè non viene organizzata una rete di controlli, è inutile aprire discorsi: in mano ai genitori sarebbero forse peggio che in mano ai ds (visti alcuni genitori). Ma visto che i controlli sono minimi, allo stato attuale delle cose cambierebbe davvero poco in termini di squalificati...

Punire la squadra serve per eliminare il clima di omertà che c'è nella squadra stessa come dici giustamente. Se un direttore sportivo vede un miglioramento "anomalo" gli si fanno test su test e sospeso in via cautelativa fino al completo controllo dell'atleta in questione... con una legge del genere sono obbligati a farlo perchè se un loro corridore viene trovato positivo ci va di mezzo tutta la squadra e il posto di lavoro dello stesso direttore sportivo... non possono continuare a girare la testa dall' altra parte stanno rovinando lo sport più bello del mondo

 
Rispondi
#19
Forse Petrov,ma mi sembra abiti in Italia...
(Mi riferisco al corridore non più in forza alla Katusha)
 
Rispondi
#20
Lampre conferma: i Nas sull'Etna perquisiscono Scarponi
Il gruppo sportivo Lampre-ISD, ricevuta comunicazione da parte del responsabile sanitario di squadra Dottor Guardascione, rende noto, con l'intento di garantire la massima trasparenza, che i Nas di Catania hanno effettuato nella giornata odierna un controllo presso l'Hotel Corsaro di Nicolosi, sul Monte Etna, dove il corridore Michele Scarponi sta partecipando a un ritiro organizzato dalla squadra.
Al termine delle operazioni, svolte in un clima di estrema cordialità; e di collaborazione, gli agenti hanno ritirato:
- bustine di un comune anti-infiammatorio (Oki)
- latte in polvere
- barrette Enervit

tuttobiciweb.it
 
Rispondi
  


Vai al forum:


Utente(i) che stanno guardando questa discussione: 1 Ospite(i)