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Culture & Cycling Tournament - Finalissima Bartali vs Coppi
#61
GIRONE E
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#62
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#63
GIRONE E
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#64
Gli altri del Girone E:

Vicente Trueba: come caratteristiche forse non è mai esistito uno scalatore così puro: 50 chili di peso, praticamente imbattibile in salita ma decisamente carente in tutto il resto. Al Tour de France 1933 transitò sul Galibier con undici minuti di vantaggio su Guerra, ma la "Locomotiva umana" si riportò sulla "Pulce di Torrelavega" e vinse la tappa. Quell'anno si aggiudicò la classifica scalatori del Tour, condita da un sesto posto finale ma per il resto il suo palmares è molto povero.

Vittorio Adorni: ottimo passista, forte a cronometro, solido in salita, Adorni fu un corridore completo che nonostante si sia scontrato con corridori come Gimondi, Anquetil, Merckx ha raccolto diversi successi, in primis un Giro d'Italia e un Mondiale memorabile nel 1968, nel quale andò in fuga insieme ad Agostinho e Van Looy e, a 90 chilometri dall'arrivo, staccò i compagni di fuga e vinse con quasi 10 minuti di distacco. Conclusa la carriera ciclistica, è diventato commentatore televisivo a fianco del grande De Zan.

Pedro Delgado: scalatore spagnolo, vinse due edizioni della Vuelta ma soprattutto un Tour de France in cui si dimostrò praticamente inattaccabile in salita mentre i suoi rivali più pericolosi (Fignon, Kelly, Bernard, Herrera) presero molti minuti di ritardo soprattutto nella tappa dell'Alpe d'Huez.

Erik Breukink: altro corridore completo che forse, se si fosse "specializzato" un pochino in un particolare tipo di corsa, avrebbe ottenuto vittorie più importanti. Ottenne infatti diverse vittorie di tappa e piazzamenti nei primi nelle classifiche dei GT ma non riuscì mai a vincerne uno. Arrivò al massimo secondo al Giro 1988, nel quale vinse la storica tappa del Gavia, con un tempo da tregenda.

Michele Bartoli: qui sono di parte, in assoluto è il corridore con più classe che io abbia mai visto. A parte (forse) i Grandi Giri avrebbe potuto vincere qualunque corsa. Un grave infortunio nel 1999 ne ha complicato notevolmente la carriera ma è riuscito comunque a togliersi altre soddisfazioni come due Giri di Lombardia e un'Amstel Gold Race. Le sue più grandi imprese sono comunque il Giro delle Fiandre 1996 e la Liegi-Bastogne-Liegi 1997, in cui fa sembrare Jalabert un dilettante. Forse esagero, ma le sue qualità gli avrebbero permesso un palmares ancora più ampio rispetto a quello notevole che già ha.

Oscar Freire: chi si stupisce del fatto che Sagan tenga bene in salita nonostante sia molto competitivo anche nelle volate di gruppo forse non si ricorda di Freire. Se c'è uno che ha vinto tutte le corse per velocisti è lui: Milano-Sanremo (3 volte), Parigi-Tours, Vattenfal Cyclassics, Gand-Wevelgem, Mondiale (3 volte). E nelle salite medie o nelle cotes delle Ardenne si difendeva egregiamente. Corridore scaltro, sapeva leggere la corsa come pochi altri.
 
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#65
Direi che ne sta uscendo una bella cosa specie con i post che raccontano anche se in breve questi campioni.

Proporrei poi una discussione a parte in cui raccogliere tutti gli aneddoti della storia del ciclismo, non solo i più grandi, ma le storie come quelle di Riviere o Venturelli meritano di essere raccontato, e ancora approfondire vicende come quelle di Bottecchia, il ciclismo è una favola che non finisce mai di stupire!
 
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#66
Penso che sia un po' l'obiettivo di questo topic, scoprire sia i fatti ciclistici che quelli extraciclistici. Magari potremmo chiederci come siamo passati dal commento tecnico di Adorni al commento tecnico di Sgarbozza. Asd
 
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#67
Ma Adorni poi è stato pure un dirigente dell'UCI...

Sgarbozza c'ha qualche santo in paradiso...
 
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#68
GIRONE F

Leggenda del girone: François Faber. Atleta mastodontico per il tempo (era alto più di 180 cm e pesava più di 90 chili), passista eccezionale, ma anche in grado di superare agevolmente le prime montagne del Tour. Vinse numerose gare di un giorno nella sua carriera, dal Giro di Lombardia alla Parigi-Roubaix, passando per Parigi-Tours e Bordeaux-Parigi. Si mise in mostra nel Tour del 1908, nel quale vinse tappe e impensierì il primato di Petit-Breton. L'anno seguente vinse la corsa a tappe francese, primo straniero a riuscirvi, imponendosi in 6 frazioni (5 delle quali consecutive: record!). Arrivò secondo anche nel 1910. Perì nel 1915 durante il primo conflitto mondiale.

Fenomeno del girone: Fiorenzo Magni. La carriera del ciclista toscano comincia ufficialmente dopo la II Guerra Mondiale. Nel 1948 Magni centra la sua prima vittoria importante: il Giro d'Italia. Un successo non privo di polemiche poichè Fiorenzo è aiutato da spinte irregolari sul Pordoi, che gli costano dei minuti di penalizzazione, ma non gli impediscono di vincere la corsa davanti a Ezio Cecchi. Entra al Vigorelli sommerso dai fischi. Negli anni seguenti si dedica alle gare del Nord, facendo una storica tripletta al Giro delle Fiandre, che gli vale fama e l'appellativo di Leone delle Fiandre. Nel '50 un altro episodio misterioso caratterizza la sua carriera: Magni è al Tour in maglia gialla, ma durante la dodicesima tappa Bartali, capitano ufficiale dell'Italia, lamenta di essere stato aggredito dai tifosi francesi e decide di ritirare la squadra; Magni, suo malgrado, è costretto a tornare a casa con la maglia gialla in valigia. Magni vince anche il Giro del '51 e del '55, quest'ultimo terminato con una spalla fratturata (celebre l'immagine di Fiorenzo che scala il San Luca stringendo tra i denti una camera d'aria legata al manubrio per sentire meno dolore).

Divo del girone: Greg Lemond. Primo ciclista statunitense a raggiungere gli allori internazionali. Gli USA in quegli anni rappresentano un territorio "vergine" per quanto riguarda il ciclismo e Fred Mengoni, un italiano emigrato in America negli anni '50, comincia a lanciare il movimento, che ha proprio in Greg la punta di diamante. Lemond vince tanto a livello giovanile e si accasa in Europa con la Renault di Bernard Hinault. Vince subito un Campionato del Mondo nel '83 (dopo averlo sfiorato l'anno precedente a Goodwood) e aiuta il suo capitano a vincere in Italia e in Francia, con la promessa che sarà proprio Hinault ad aiutarlo a conquistare il Tour del 1986. Ma le cose non vanno come erano state previste, emerge l'orgoglio del fuoriclasse bretone che non vuole cedere il passo al più giovane compagno di squadra. L'ultimo atto si consuma sull'Alpe d'Huez, i due della Vie Claire staccano il loro rivale Zimmermann e pedalano fianco a fianco fino al traguardo: al vecchio Hinault la tappa, al giovane Lemond il Tour. Nel 1987 un grave infortunio interrompe la carriera di Lemond, durante una battuta di caccia viene involontariamente impallinato dal cognato ed è costretto a quasi due anni di stop. Ritorna al Tour e, pur non essendo più quello di prima, vince ancora il Tour de France del '89 e del '90, tutti risolti nell'epilogo finale a cronometro, precedendo - rispettivamente - Fignon (i famosi 8 secondi!) e Chiappucci.

Controverso del girone:
Eric Leman. Grande specialista del Giro delle Fiandre, vinse tre edizioni della gara dei muri nel quadriennio '70-'73, precedendo campioni come Maertens, Godefroot, Verbeck e soprattutto Eddy Merckx, fulminato per ben due volte in volata. Molto bravo anche nelle altre classiche, raggiunse il podio alla Sanremo e alla Roubaix e fu quarto alla Liegi. Vinse anche cinque tappe al Tour, ma non fu mai competitivo nelle corse a tappe. Imboccò precocemente il viale del tramonto e si ritirò a 31 anni.
 
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#69
GIRONE E
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#70
Purtroppo non ho il tempo di fare gli approfondimenti degli altri e sarò fuori casa fino al 6 gennaio. Lascio ad Auriga il compito, se qualcuno vuole dargli una mano mettetevi d'accordo voi.

Spendo solo un paio di parole su Tafi, essendo uno dei miei corridori preferiti. Secondo alcuni avrebbe potuto vincere qualcosa di più se avesse corso con un po' più di cervello, ma penso che la sua soddisfazione fosse proprio quella di vincere nel modo più incredibile. Quando era in giornata non c'era praticamente nessuno che potesse tenergli testa, basta vedere il finale del Fiandre 2002, in cui in pianura stacca quasi senza problemi Van Petegem e Museeuw. Uno dei corridori migliori che l'Italia abbia espresso in un periodo in cui tra l'altro i cacciatori di classiche abbondavano, sia in Italia che all'estero.
 
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#71
Mengoni che lancia il movimento è un falso storico, per l'amor del cielo avrà fatto tanto, ma la svolta al ciclismo statunitense la diede: Edward 'Eddie B' Borysewicz che era stato responsabile della squadra olimpica di ciclismo polacca ed una volta emigrato negli USA - dopo il divorzio - conobbe per caso in un negozio di bici uno dei responsabili delle federazione statunitense, tale: Mike Freysse. Il quale fece in modo che Eddie B. diventasse il commissario tecnico della nazionale. Il polacco importò i metodi di allenamento europei e vinse prima il Mondiale per dilettanti nell'80(con Lemond) e poi nove medeglie d'oro alle Olimpiadi di Los Angeles(tra l'altro tutti gli atleti della squadra olimpica americana avevano fatto uso di trasfusioni che all'epoca erano consentite) che diedero il via al boom della bicicletta negli USA. Oltre a lui fondamentali furono Ochowitz che creò la prima squadra professionistica statunitense(la 7 - eleven) e Weisel padre della US Postal e scopritore di Lance Armstrong...

Magni l'ultimo Giro lo vinse nel 55 quando insieme a Coppi tese un'imboscata al giovane Nencini che era in rosa. Nel 56 fu secondo dietro a Gaul...
 
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#72
La storia di questo Borysewicz nonla conoscevo ed è probabile che sia così. Però Mengoni è effettivamente lo scopritore di Lemond e l'ha anche seguito per tutta la carriera, può essere vero che c'era già un movimento parallelo a quello di Mengoni, ma il traino di Lemond è stato fondamentale per tutti quelli che sono venuti dopo, Armstrong e tutti gli altri...
 
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#73
Anche qui non mi trovi d'accordo, Lemond dice nel suo libro che il primo ad indurlo a praticare ciclismo fu un certo Wayne Wong nel 75 e cominciò a lavorare con Eddie B. nel 77. Nella U.S.A. Hall of fame Mengoni viene indicato solamente come grande amico di Lemond...

Mengoni scoprì Hincapie e Steve Bauer...
 
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#74
No, non lo so, non ne so quanto te. Può benissimo essere un falso storico che Lemond abbia corso per la squadra giovanile che curava Mengoni e quest'ultimo sia stato solo una sorta di manager per Lemond. Anche perchè ai quei tempi credo il dilettantismo in USA fosse molto diverso da quello italiano, strutturato in tutt'altra maniera...
 
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#75
La squadra dilettantistica di Mengoni è nata nell'80( http://www.usbhof.org/inductee-by-year/39-fred-mengoni ) quindi è appurato che si tratti di un falso storico...
 
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#76
Tra l'altro da notare in quella Hall of Fame la presenza di Chris Carmichael che Hamilton che ci lavorò insieme ad inizio carriera definì un incapace, ma soprattutto falso allenatore personale di Armstrong che lo usava come specchietto per le allodole per non dire che lavorava in realtà con Ferrari...
 
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#77
GLI ALTRI DEL GIRONE F

Cino Cinelli : Parliamo di un nome non troppo conosciuto del ciclismo eroico. Un uomo onesto che ha avuto la sfortuna di nascere nel 1916 e confrontarsi con gli inarrivabili Coppi e Bartali. Oggi sarebbe definito un uomo da classiche, ma all'epoca la distinzione tra le diverse caratteristiche di un ciclista era molto labile. Vinse tre tappe al Giro (e indossò la rosa per 7 giorni) , un Giro di Lombardia, la Classicissima di primavera e la Tre Valli Varesine.

Jan Janssen: Secondo alcuni va considerato tra i migliori ciclisti di sempre, e in effetti vincere Tour de France, Vuelta a Espana, Campionato del Mondo e Paris Roubaix non capita a tutti. A tutto ciò si aggiunge un podi al Tour e in diverse classiche monumento, e un argento mondiale . Nato velocista si dimostrò poi corridore completo... E quando si parla di lui tutti pensano irrimediabilmente ai 38'' su Van Springel.

Francisco Galdos: Indubbiamente non un fenomeno, indubbiamente un corridore molto poco conosciuto. Era il tipico spagnolo degli anni '70: uno scalatore. Dimostrò la propria abilità a spianare le asperità Dolomitiche al Giro 1975 . Un Giro orfano di Eddy Merckx, in cui i due a contendersi la prestigiosa vittoria furono Bertoglio e (appunto) Galdos. Quest'ultimo vinse sullo Stelvio, vinse la maglia verde, indossò la rosa, e si piazzò secondo, un risultato tutt'altro che malvagio.

Tony Rominger : Beh che dire dell'elvetico? Che ha avuto la sfortuna di misurarsi con l'inarrivabile Indurain, e dire che anche lui, come lo spagnolo, quando si parlava di correre contro il tempo era un fenomeno . Nonostante gli manchi la Grand Boucle nel palmarès non possiamo certo scordarci le Tre Vueltas consecutive, record che sarà eguagliato e superato soltanto dal grandissimo talento di Roberto Heras. A ciò si aggiunge un Giro d'Italia (1995) caratterizzato dall'essere "a senso unico" , 2 giri di Lombardia, e il Record dell'Ora .

Andrea Tafi: Uno degli uomini simbolo dell'Italia vincente sul pavé e non solo, dal Giro di Lombardia, al Trofeo Melinda, dal Giro delle fiandre alla Paris Roubaix. Una grande mancanza? Nessuna tappa vinta nei GT

Erik Zabel: Uno dei più grandi velocisti, con tante maglie verdi al Tour, e un'infinità di secondi e terzi posti nelle tappe, nei mondiali. Amarissimo il secondo posto alla Milano Sanremo 2004 quando alzò le braccia troppo presto... corsa che aveva dominato nel 1997, 1998, 2000, 2001 (battendo non solo Elli e Magnien, ma anche Freire, Baldato e Cipollini) . Ma Zabel vinse anche Amstel Gold Race, Parigi Tours e fece podio a Roubaix, per un totale di otto vittorie in Coppa del Mondo .
 
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#78
GIRONE G

Leggenda del girone: Uno dei padri fondatori del ciclismo italiano, talmente forte che una volta arrivò al traguardo ancor prima che lo montassero, con mezz'ora di vantaggio sul secondo ovviamente. Soprannominato "Diavolo Rosso" da un parroco che lo vide sfrecciare durante una processione, fu il primo in assoluto a vincere il Giro di Lombardia. Ritiratosi nel 1920, tornò brevemente a correre a 46 anni nel 1931. A lui Paolo Conte nel 1982 ha dedicato una canzone intitolata ovviamente "Diavolo Rosso".

Fenomeno dei girone: Jacques Anquetil, il campione controverso, fu il primo a vincere cinque Tour de France ed il primo a vincere tutti e tre i grandi giri. La sua rivalità con Poulidor è stata una delle più sentite della storia del ciclismo, i francesi erano tutti dalla parte di Pou Pou, che però non è mai riuscito a battere Anquetil. Emblema del rapparto tra i due campioni fu il fatto che sul letto di morte Anquetil disse a Poulidor:"sono arrivato prima di te anche questa volta".

Divo del girone: Sempre lui, Jacques Anquetil, il sultano. La sua storia d'amore con Janine è la più famosa della storia del ciclismo insieme a quella tra Coppi e la dama bianca. Lui giovane fenomeno del pedale, e lei moglie di un medico nonché sei anni più vecchia di lui. Dopo una corte serrata, fatta anche di spericolate imprese, riuscì a farla divorziare e a sposarla nel 1958, quando lui aveva 24 anni e lei 30. Janine, che si portò dietro i due figli Alain e Annie, diventò inseparabile da Jacques: percorse centinaia di migliaia di chilometri per seguirlo nelle corse e installò la nuova famiglia nella villa «degli Elfi», comprata da Anquetil in Normandia. Tutto bene fin quando il campione, dopo il ritiro dalle corse a fine 1969, cominciò a desiderare un figlio che Janine (al quale il marito aveva praticato un’operazione irreversibile) non poteva darle. Di lì, l’accordo segreto: la moglie «regalò» all’amato marito la figlia Annie, facendone la sua «favorita».
Per 12 anni, racconta Sophie - che fino ad oggi tutti pensavano fosse figlia di Janine ed invece era la nipote - Anquetil passò ogni notte in due letti, prima quello della figlia, poi quello della madre.
La situazione, racconta Sophie, esplose quando il menage a tre non fu più sostenibile per Annie, la vera madre della bambina: minacciò di andarsene e Jacques la fece «regina» della villa degli Elfi. Janine, furiosa, chiamò a raccolta nella casa già affollata anche l’altro figlio - Alain - con la moglie Dominique e il figlio Steve.
La reazione dell’ex campione fu imprevedibile: sedusse e fece innamorare di sè anche Dominique, provocando la fuga inorridita di Janine e della figlia e il divorzio dell’amante.

Controverso del girone: Anche qui potrebbe starci Anquetil, ma c'è qualcuno che può fargli concorrenza: Roberto Visentini. Campione bresciano degli anni 80 in grado di tenere testa e battere gente come: Saronni, Moser, Lemond ed Hinault, c'era una cosa che lo differenziava dalla gran parte dei ciclisti, proveniva da una famiglia ricca, motivo per il quale non era ben visto in gruppo. Dopo aver vinto il Giro del 1986 si ripresentò da favorito a quello del 1987, ma venne attaccato dal compagno di squadra Roche - il quale disobbedì agli ordini di scuderia - nella tappa di Sappada, andò in crisi e venne scalzato dalla prima posizione. Nel tentativo di vendicarsi si mise a correre in maniera spericolata, ma cadde e si fratturò il polso. Leggenda vuole che Roche avrebbe dovuto aiutare Visentini al Giro, il quale avrebbe dovuto restituire il favore al Tour, tuttavia Il bresciano durante una riunione della squadra disse:"io a luglio vado al mare" scatenando le ire dell'irlandese. Dopo quel tradimento continuò a correre, ma non tornò più il corridore di prima. Ritiratosi segò in due la bicicletta e non si fece più vedere in tv per oltre vent'anni.
 
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#79
Bhè che dire... Ave
 
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#80
Gli altri del girone G


Octave Lapize: Famosa la sua immagine mentre scala il Tourmalet spingendo a piedi una bici senza rapporti. Famoso l'epiteto con cui chiamò gli organizzatori di quel tour: "assassini". Uno dei più famosi pionieri del ciclismo. Vinse una Grand Boucle e 3 Roubaix consecutive. Morì tragicamente a soli 29 anni, durante il primo conflitto mondiale.

Briek Schotte : Leone due volte sia al giro delle fiandre, sia al campionato del mondo, sia alla paris- tours, sia alla parigi bruxelles. Ebbe la sfortuna di confrontarsi con Magni nella classica del pavè, e con Gino Bartali al Tour de France 1948, quando ottenne un ottimo secondo posto.

Marino Basso :"... Ecco che anche Basso esce fuori, ecco Basso!! Primo Basso secondo Bitossi!" . Questa le storiche parole di De Zan durante la volata più drammatica in un campionato del mondo, la volata che lo ha reso famoso consegnandoli l'Iride. Non vinse mai classiche monumento sebbene fosse uno dei migliori velocisti dell'epoca.

Gianbattista Baronchelli: Riuscì , da giovanissimo, a mettere in difficoltà Merckx. Riuscì, da maturo, a resistere per lungo tempo all'attacco di Hinault a Sallanche. Ma non fece mai il salto di qualità che gli potesse permettere di entrare nell'olimpo dei più grandi. I suoi 2 Giri di Lombardia, tuttavia, lo consacrano come grande campione... Ma, a detta di molti, avrebbe potuto fare di più.

Bjarne Riis: Famoso più che altro per il Doping e per la Saxo Tinkov. Vinse un Tour (battendo per primo Indurain) e un' Amstel Gold Race... Non sappiamo con quanto merito.

Gilberto Simoni: Il Gibo d'Italia nella corsa di casa riuscì sempre a dare il meglio, in un arco di tempo che va dal 1999 al 2007. La vinse due volte: 2001 e 2003. Ci andò vicino in alcuni altri casi: 2004, 2005. E per alcuni la vinse moralmente nel 2006. Famoso anche il suo attacco durante il mondiale di lisbona, che non andò a buon fine anche per colpa di un suo compagno di nazionale.

Fabian Cancellara : Il signore del pavè, delle cronometro, e non solo. Simbolo assoluto del ciclismo odierno. 3 Roubaix, 2 Fiandre, 1 Sanremo, 4 mondiali crono, un'infinità di maglie gialle (indossate e mai vinte) parlano chiaro. Forse il ciclista più forte e vincente dei nostri tempi.
 
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