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Daniel Oss
#1
 
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#2
Assegnato a Daniel Oss il premio "Coraggio e Avanti"
Questa edizione del Premio “Coraggio e Avanti” ha messo a dura prova i Giurati che hanno dovuto valutare, singolarmente la propria scelta, confrontando le caratteristiche, i comportamenti in gara e i risultati di più corridori, tutti meritevoli del Premio : Ulissi, Modolo, Viviani, Oss ed altri. E alla fine è stato il trentino di Pergine Valsugana Daniel Oss a prevalere sui forti concorrenti e succedere al suo compagno di squadra Jacopo Guarnieri nell’Albo D’Oro del Premio che gli verrà consegnato domenica 28 novembre 2010 nel corso della giornata conclusiva della Festa della Famiglia del Ciclismo presso il Santuario di Santa Lucia alla Castellina.

tuttobiciweb.it
 
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#3
Il diario di Daniel Oss
 
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#4
Oss convinto: «Devo alzare ancora il tiro»
Trento - martedì 18 gennaio 2011 - Ventiquattro anni compiuti il 13 gennaio e tanti sogni da concretizzare in strada: Daniel Oss vuole un 2011 rock, con un podio in una grande classica del Nord. Magari al Fiandre. Un podio tutto da sudare, da pedalare, sin da questi giorni di ritiro in Sardegna, ad Olbia, dove Oss ed i compagni si fermeranno fino al 22 gennaio. Giorni che precederanno l'esordio stagionale. Una stagione che dovrà confermare quello che di buono si è visto nella precedente. O di più?
Ma dove, letteralmente, romperà il ghiaccio il passistone perginese della Liquigas? Ci sono due possibilità. Schierarsi al via di una di queste corse in programma a fine mese: il Giro di Reggio Calabria o, in alternativa, al Giro dell'Algarve, in Portogallo.
Poi via col Giro di Sardegna a febbraio, L'Eroica (5 marzo), la Tirreno-Adriatico e la Sanremo, dove inizierà la stagione vera e propria di Oss, con la testa alle classiche del Nord: in sequenza, Gand-Wevelgem, Tre Giorni di La Panne, Giro delle Fiandre e Parigi-Roubaix. E in estate la seconda esperienza al Tour de France, dopo il positivo esordio del 2010.

Daniel, quali sono i suoi obiettivi a bocce ferme?
«L'obiettivo primario è quello di arrivare all'Eroica già con buone sensazioni - spiega Daniel dal ritiro in Sardegna, reduce da una fastidiosa influenza intestinale -, per poi puntare ad una buona Milano-Sanremo. Da lì in avanti dovrò andare a tutta, fino alla Roubaix».

Due anni fa, all'esordio da professionista, l'obiettivo era quello di finire le corse. Lo scorso anno quello di fare corsa di testa. E quest'anno?
«Se devo alzare ancora il tiro...- replica Oss - per il 2011 voglio un podio in una delle grandi classiche. Penso che questo sia l'obiettivo massimo per me quest'anno. Se dovessi proseguire in base alla naturale escalation, per la vittoria è forse ancora troppo presto, anche se lottare per il podio significa essere un passo dalla vittoria. Per dirla in breve, voglio dimostrare a me stesso di poter essere nella rosa di corridori che si possono giocare il successo».

Ed è quello che chiederà ad Oss anche la sua squadra, la Liquigas, che a fine stagione ha lasciato andare i suoi uomini da classiche Quinziato e Bennati proprio per puntare sui giovani. Una responsabilità in più?
«Ora so che non dovrò più lavorare per nessuno, ma dovrò cercare il risultato in prima persona. Le cose cambiano e cambiano anche gli stimoli. Siamo tutti giovani, con tanta voglia di dimostrare che possiamo ambire a traguardi importanti. Una responsabilità in più, ma anche un motivo d'orgoglio».

Dopo le classiche del Nord, lei staccherà un po' la spina (in forse la sua presenza al Giro del Trentino), per poi tornare in gara a fine maggio ed a giugno al Giro del Lussemburgo ed al Giro della Svizzera. Poi ci sarà il secondo Tour?
«Si tratta di un'esperienza che ripeterò molto volentieri. Lo scorso anno vi ho preso le misure ed ho anche vinto un premio per la combattività. Vi torneerò per aiutare Ivan Basso a vincere la maglia gialla».

"Il Trentino"
riportato da ciclonews.it
 
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#5
Le Stelle di domani. Daniel Oss
Nato il 13 gennaio 1987. Segno zodiacale Capricorno.

AMORE
«Sono fidanzato da tre anni con Paola Sartori, 21 anni, di Borgo Valsugana. Paola studia a Gorizia, facoltà di Scienze internazionali e diplomatiche. Ci siamo conosciuti sui banchi di scuola: io poi mi sono dedicato alla bicicletta e lei ha proseguito gli studi. Non sa nulla di ciclismo e questo per me è un punto a suo favore. Cosa mi piace di lei? A parte l’aspetto fisico - è il massimo - a me piace molto il suo modo di essere, di porgersi con me e con gli altri. Mi hanno conquistato la sua freschezza e la sua semplicità. Siamo molto diversi e questo per me è un be­ne. Lei riservata, io esuberante. Come potrei dirti: lei è letteratura, io matematica. Come mi vedo in futuro? Lo scopriremo solo vivendo. Amore è anche la mia passione per la musica. Adoro quella dei Queens of the Stone Age, anche se i miei cantanti preferiti sono Kurt Cobain dei Nirvana e Brody Dalle dei Distillers. Ora con gli impegni che ho non suono in pratica più, ma qualche anno fa mi dilettavo con il basso e la batteria».

LAVORO
«Non potevo iniziare meglio la mia carriera da professionista, con due stagioni sicuramente positive dove ho dimostrato di poter navigare bene nel mon­do dei grandi. Ora inizia però il difficile: confermarsi, fare un ulteriore salto di qualità. Nella scorsa stagione ho rotto il ghiaccio vincendo il Giro del Ve­neto e mi sono anche tolto la soddisfazione di vestire la maglia azzurra ai mondiali di Geelong in Australia. Al 2011 chiedo una conferma, soprattutto sulle strade del Belgio, nelle classiche che più mi stanno a cuore. Obiettivo minimo entrare nei dieci in corse come
Fiandre e Roubaix».

SALUTE
«Nel 2010 è filato via tutto liscio, quindi spero di essere sorretto anche quest’anno da una buona stella. Anno horribilis il 2006 quando, da dilettante, a Padova, mi sono fratturato la clavicola destra cadendo in pista. Da allora, toccando ferro, mi è sempre andata bene».

SOLDI
«Sono importanti ma non ne faccio una malattia. Da ragazzino mettevo da parte qualche soldino quando davo una mano a mamma Anita e papà Fulvio che a Pergine gestiscono ancora un ristorante/pizzeria. Fatta eccezione per qualche busta guadagnata nelle categorie giovanili, i primi veri soldini li ho guadagnati da dilettante, quando sono arrivato alla Zalf Désirée Fior dei fratelli Lucchetta e di Egidio Fior. A Ciano (Luciano Rui, ndr) dicevo: “Dammi quello che vuoi tu, a me va bene tutto”. Per me l’importante era correre con un grande team, strutturato e ben organizzato. Ho sempre guardato al domani, mai all’oggi. Adesso sono in un grande team, la Liquigas-Can­non­dale. Dopo due anni al minimo, ora ho un buon stipendio e una bella tabella premi. Ma il bello deve ancora venire. Se penso ai soldi? No, penso a vincere, quello sì».

da tuttoBICI di gennaio a firma di Pier Augusto Stagi
 
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#6
Al Giro di Reggio Calabria ha cominciato davvero bene, con lo scatto all'ultimo km della prima tappa e il secondo posto di oggi, mi auguro che questo possa essere l'anno dell'esplosione per lui.
 
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#7
Oss: Dopo il Tricolore (in solitaria) c'è il Tour de France
Il trentino ci svela i suoi prossimi impegni

L'anno scorso al via del Campionato Italiano c'erano due atleti della BMC, Ivan Santaromita e Alessandro Ballan, che riuscirono a portare a casa il tricolore. Quest'anno a tenere alto l'onore del team americano ci sarà solo Daniel Oss, il ventisettenne trentino che, correndo per di più in casa, vuole onorare al meglio il Trofeo Melinda.

«Ci tengo a far bene. Il tracciato è impegnativo, la corsa sarà dura e come ogni Campionato Nazionale sarà una gara a sè, soprattutto perché più corridori sono senza squadra. L'inferiorità numerica è una variabile importante, ma non mi importa più di tanto. Santino l'anno scorso ha dimostrato che si può vincere anche da soli. Nelle corse di un giorno io ci sono, quindi anche senza compagni venderò cara la pelle».

Dopo aver portato a termine il Giro d'Italia al servizio di Cadel Evans Daniel disputerà in appoggio a Van Garderen il Tour de France, per il quale sta rifinendo la preparazione a Plan de Gralpa, sul Passo Sella. «Dopo gli infortuni di inizio stagione ho corso molto poco e non ho raccolto i risultati che speravo, ma per come ho lavorato per la squadra posso ritenermi soddisfatto. Gli appuntamenti in programma fino alla fine dell'anno sono ancora numerosi, avrò modo di togliermi qualche soddisfazione personale».

Giulia De Maio per tuttobiciweb.it
http://www.tuttobiciweb.it/index.php?pag...69728&tp=n
 
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#8
OSS. L'uomo del rock duro
Tempo di bilanci per il trentino della BMC

PROFESSIONISTI | Rock o lento? Per definire Da­niel Oss non c’è dubbio su quale aggettivo sia più ap­propriato. Grande appassionato di musica, da quando nel 2009 è arrivato al professionismo con la Li­quigas lento non è mai andato. La sua filosofia di vita? It’s only bike and rock&roll. Il trentino classe ’87, che vestirà la maglia del Team BMC almeno fino al 2016, e vive da due anni a Torbole sul Garda da solo (notizia che interesserà soprattutto alle fans, ndr) in questa intervista si racconta a cuore aperto prima del gran finale di stagione.

Per iniziare serve un po’ di musica. Qual è stata la colonna sonora del tuo Tour de France?
«In Francia ho ascoltato soprattutto i Sublime, gruppo ska punk californiano, e Bonobo, musicista, dj e producer britannico».

Al Giro d’Italia invece cosa ascoltavi?
«I Bud Spencer Blues Explosion, una band alternative rock punk blues che, a dispetto del nome, è italiana. La conosci?».

No, mi becchi impreparata. Un altro titolo per completare la compilation di fine stagione?
«New Error dall’album Moderat, progetto di musica elettronica tedesco. Non prendere alla lettera il titolo però, in questi ultimi mesi di gare non voglio fare errori. La stagione anche se corta è stata molto intensa. Dopo la Grande Boucle ho partecipato alla Vuelta Bur­gos senza staccare per niente. Al­l’Eneco Tour non stavo benissimo, di­ciamo che la condizione era in picchiata ma grazie a un gruppo ben assortito, come squadra siamo riusciti a fare un buon lavoro. Prossima corsa: GP Am­burgo».

Tiriamo le somme della tua stagione 2014.
«Il bilancio è abbastanza positivo. Pur­troppo ho dovuto saltare la prima parte della stagione a causa della sciatica, che mi ha costretto a guardare in tv le corse che amo di più, le classiche del nord. Ad ogni modo le cose poi si sono raddrizzate: ho riattaccato il numero al Giro del Trentino, vincendo la cronosquadre di apertura che mi ha permesso di vestire la prima maglia di leader della corsa di casa. A seguire ho disputato il Giro d’Italia al servizio di Cadel Evans e il Tour de France in appoggio a Teejay Van Garderen. Mi è mancato qualche risultato personale ma penso di aver lavorato a dovere per il team».

Ora cosa ti aspetta?
«Il grande obiettivo di fine stagione è la cronosquadre mondiale, per prepararla al meglio correrò poco ma svolgerò allenamenti mirati. Durante l’anno scorso come BMC siamo sempre rimasti fuori dai cinque in questo tipo di prove, a parte il giorno della sfida iridata che siamo arrivati quarti. In que­sta stagione il trend è migliore: abbiamo vinto in Trentino, al Giro ci siamo piazzati terzi e nella cronometro di chiusura dell’Eneco siamo finiti tutti nelle prime posizioni. Partiamo tra i favoriti, il podio è alla nostra portata, ma da qui a un mese può cambiare tut­to. Nel periodo del mondiale bene o male tutti si presentano in condizione, ma avendo corso tanto è facile trovarsi a corto di energie. A me e ai miei compagni per questa disciplina il potenziale non manca, dovremo gestire bene le forze».

Entriamo nel personale. Presentaci la tua famiglia.
«Mamma si chiama Anita, papà Fulvio. A Pergine Valsugana gestiscono da 32 anni un ristorante-pizzeria. Finché non arriverà un cinese a soppiantarci, teniamo duro (sorride, ndr). Ho una sorellina, Danila, che ha 21 anni. Da bambina ha provato anche lei a correre in bici, ma ha smesso ben presto. Oggi si dedica alla pallavolo ed è alta praticamente come me».

Come trascorri il tempo libero?
«Vivere sul Lago di Garda è davvero piacevole, è un posto figo che offre tan­ti divertimenti. Ogni tanto provo il wind surf, spesso semplicemente trascorro del tempo nei miei due baretti preferiti con amici. In genere mi rilasso senza fare niente di speciale, la vita del corridore è già abbastanza frenetica. Quando sono a casa mi piace soprattutto mangiare e bere bene».

Cosa?
«Vuoi che ti faccia l’elenco? (ride, ndr). Siamo sempre in giro e spesso con il mangiare bisogna un po’ arrangiarsi e adeguarsi a quel che passa il convento. Io sono una buona forchetta, il cibo italiano mi piace tutto. Arrivo da una terra di vini, bevo volentieri sia quelli che la birra».

Hai dei fans parecchio folcloristici, a co­minciare dal canadese che urla come un pazzo davanti alla tv “Go Danny Oooss. Say it” obbligando chi gli sta attorno a incitarti come fa lui.
«Mi fa molto ridere. È un amico che frequenta il Mecki’s coffee and bi­ke shop, un brand creato da alcuni miei amici tra cui l’ex corridore Ivan Bel­tra­mi, ogni tanto mi manda questi video in un cui urla come un pazzo, un mix tra l’aggressivo e il fan scatenato. Mi fa sbellicare dalle risate».

Sei molto amato anche in Giappone, come mai?
«Questa storia non so bene come è nata, forse tutto è partito perché ho un tatuaggio giapponese (un drago posizionato sulla spalla e il braccio sinistro, ndr), ho vissuto un periodo un po’ fusion e mi sono appassionato alla cultura orientale. I giapponesi sono sempre online e mi seguono spesso, hanno un certo attaccamento verso lo straniero e so­no affascinati da tutto ciò che è italiano. Ho iniziato un botta e risposta con una tifosa tra le più attive, Kanae Kita­mu­ra, una don­na di circa 50 anni che segue molto sia me che la squadra tanto che quando ho creato il mio sito si è resa disponibile a tradurre in giapponese i miei post. Questo piccolo seguito è cresciuto con il passa parola e si è consolidato quando sono stato in Giappone per la Japan Cup un paio di anni fa. Dopo la corsa vi sono rimasto per un periodo di vacanza e lì ho conosciuto un po’ di gente, ho imparato che i giapponesi sono molto riverenti e cu­riosi, insomma ho trovato un po’ di amici dall’altra parte del mondo».

Chi ti ha trasmesso la passione per le due ruote?
«Mio padre, ma è meglio dire per lo sport in generale. Da ragazzino ho praticato sci, calcio e vari sport ma non me ne piaceva uno. Con più assiduità pattinaggio su ghiaccio, specialità velocità, fino a 13 anni. Ho scelto il ciclismo perché rispetto al pattinaggio poteva offrirmi un futuro più concreto e perché era uno sport più di gruppo».

Ricordi la tua prima bici?
«Era piccolina, gialla e blu, gli stessi colori della mia prima squadra, l’Unio­ne Sportiva Aurora e del Trento. Non ricordo la marca, dovrei far visita al mu­seo di Pergine Valsugana in cui un appassionato raccoglie le bici di tutti i corridori trentini del passato e del presente per rinfrescarmi la memoria».

La prima gara?
«Vado in bicicletta da quando sono bambino. Ricordo ancora nitidamente quando, con mio padre, prendevo la mountain bike e lo sfidavo sui sentieri che portano ai laghi vicino casa. Gite di pochi chilometri, immersi in paesaggi stupendi. Momenti rilassanti per mio padre, esaltanti per me. Mi sentivo emozionato e felice. Stava nascendo in me una grande passione che si sarebbe trasformata in un grande sogno.
Le strade vicino a casa, però, dopo un po’ non mi bastavano più. Volevo far cor­rere altrove la mia bicicletta. Un modo per sentirmi libero, su due ruote sottili. Così, quasi per caso, sono venuto in con­tatto con una del­le società ciclistiche più importanti del Trentino e all’età di 7 anni è arrivato il grande gior­no: la mia pri­ma, vera, gara. Cer­cavo di nascondere l’emozione, ma ero nervoso. Agitato e felice. Teso e sereno. Una sensazione strana, che poi avrei provato centinaia di altre volte. La partenza era a Ro­ve­re­to, città vicina al mio paese. Ca­te­goria Giovanissimi. Ho pedalato forte, divertendomi, come quando andavo con mio padre, ai laghi vicino Pergine. E ho vinto».

Cosa ti ha insegnato il ciclismo?
«Tutto, se sono la persona che sono è soprattutto merito del ciclismo. Sem­brerà una frase fatta ma lo sport è davvero una scuola di vita, ciò che ti accade pedalando è facilmente paragonabile alla vita reale. La bici ti dà grandi insegnamenti, ti educa, ti offre degli obiettivi, insegna il rispetto per i compagni e per gli avversari. Oltre al ciclismo mi hanno insegnato molto le persone che ho conosciuto in questo am­biente. Al di là dei miei genitori che mi hanno aiutato molto per arrivare dove sono arrivato, devo ringraziare Dario Broccardo, che è il mio secondo papà sportivo. L’ho conosciuto da esordiente, quando ha iniziato a seguirmi per gli allenamenti, ci siamo affezionati l’un l’altro stagione dopo stagione, dai dilettanti al professionismo non mi ha mai lasciato. Un grazie lo devo anche a Renzo Bortolotti, presidente della mia prima squadra e a tutte le belle persone che in questi anni ho avuto al mio fianco. Sono tante, sono stato fortunato».

Cosa chiedi alla tua bici per i prossimi anni?
«Di non lasciarmi mai. Se potessi espri­mere un desiderio, utopico me ne rendo conto, vorrei correre in bici fino a 70 anni. Credo tanto in questo sport, voglio arrivare il più avanti possibile, spero mi riservi tante belle cose, tante esperienze preziose, vorrei anche vincere un po’ di più, diventare qualcuno. Il nostro sport ha bisogno di bei personaggi e si merita un po’ di rock&roll».

Giulia De Maio, da tuttoBICI di settembre

6 Ottobre 2014 | 08:05

Copyright © TBW
 
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#9
Daniel Oss: Le classiche, poi Tour e mondiale
«Voglio rivivere l'esaltante emozione della cronosquadre»

Zanzibar ed il suo sole caldo sono già un ricordo, il presente è Trento con il suo cielo grigio, il domani è Denia, Costa Brava, dove andrà in ritiro con la BMC dal 10 dicembre. Daniel Oss si sta godendo qualche giorno a casa prima di ricominciare la vita del giramondo.

«Sono a casa ma ho già cominciato a lavorare da un mesetto: pedalate, palestra, le solite cose. Poi in ritiro cominceremo a dare un giro di vite e a lavorare un po' più a fondo. Da anni noi della BMC andiamo a lavorare in quella zona della Spagna, tra Valencia e Calpe, siamo di di casa ormai».

Sarà anche l'occasione per stilare i programmi?
«Sicuramente sì, sarà un momento di confronto con i compagni e con i tecnici. Ma la mia stagione è già stata abbozzata e non si discosterà molto dall'ultima: il primo obiettivo sono le Classiche del Nord, poi il Tour de France e quindi un grande finale di stagione con la cronosquadre mondiale - che quest'anno ci ha regalato emozioni fortissime - e la speranza di guadagnarmi un'altra maglia azzurra per il mondiale di Richmond».

Riandiamo alla cronosqadre iridata...
«Voglio rivivere ad ogni costo quell'emozione, l'o detto subito al "Quinzia" (al secolo Manuel Quinziato, ndr). Mi è rimasta nel cuore, è stata un'avventura bellissima perché non eravamo certo i favoritissimi e non avevamo una locomotiva come Martin o Cancellara: quella vittoria l'abbiamo costruita, voluta, inseguita. Mi è piaciuto molto anche l'avvicinamento alla sfida: è stato coinvolgente, anche perché l'abbiamo preaparata in modo diverso, visto che eravamo sparsi per il mondo. Ricordo che Velits, Dillier ed io ci siamo ritrovati in Belgio con Dario Broccardo e Marco Pinotti, mentre Roelandts e Quinziato erano impegnati alla Vuelta e Tejay (Van Garderen, ndr) era negli Stati Uniti. Ma ci siamo scambiati notizie, informazioni e sensazioni con continuità, lavorando in perfetta simbiosi con lo staff tecnico e i meccanici, studiando ogni particolare. Un'avventura che ci ha portato sul tetto del mondo, una avventura che voglio rivivere a tutti i costi».

Paolo Broggi per tuttobiciweb.it
 
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#10
Nuovo rinnovo in casa BMC: prolunga il contratto Daniel Oss
Continua la serie di rinnovi per il BMC Racing Team: nei giorni scorsi era stata la volta di Rohan Dennis, Manuel Quinziato, Michael Schär e Danilo Wyss. Oggi è il turno di un altro italiano: Daniel Oss continuerà a correre con il team statunitense anche nella prossima stagione.

Il general manager Jim Ochowicz ha dichiarato: «Daniel Oss è un corridore versatile, che va bene sia sulle classiche che nelle frazioni dei grandi giri. Il 2017 sarà la sua quinta stagione con il team ed è pronto per continuare la sua crescita come corridore»

Il ciclista trentino ha aggiunto: «Il BMC Racing Team è la squadra ideale per gareggiare. L’atmosfera e le persone che compongono la formazione sono le ragioni per cui voglio restare qui: sento di poter dare di più, e spero di farlo già da questa stagione».

cicloweb.it
 
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