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Donald Arthur Schollander
#1
Il primo nuotatore in possesso di uno stile tale da spingermi a tifare per lui. Il suo era davvero un crawl inconfondibile, anche alla luce dei tantissimi venuti dopo. E poi quella sua storia d’amore con la collega e campionessa Donna De Varona lungo i viali del parco del Villaggio Olimpico di Tokyo ‘64, a testimonianza che la Manifestazione dei Cinque Cerchi lasciava spazi ai quei sentimenti spesso generosi di facoltà aggiuntive per le prestazioni. Proprio come avevano già dimostrato Harold Connolly e Olga Fikotova, otto anni prima a Melbourne…...
Quel che è certo, è che Don  è stato uno dei più grandi della storia del nuoto.  
[Immagine: p14-whiting-a-20141018.jpg]Donald Arthur Schollander è nato a Charlotte, North Carolina il 30 aprile 1946. Figlio d’arte, suo padre, ex giocatore di football, avvocato, e sua mamma, già valente nuotatrice che aveva fatto la controfigura a Maureen O’Sullivan, la Jane del primo Tarzan cinematografico, lo spingono allo sport. Questo fatto ebbe un peso decisivo nella crescita di Don. Il mito di Weissmuller, ovvero il più grande nuotatore fino ai suoi tempi, era stato colui che aveva interpretato Tarzan, ed il piccolo Schollander anche per conoscenza diretta, grazie alla madre, scelse ovviamente il nuoto. 
Spinto dall’asfissiante genitrice, Don impiegò un attimo a diventare il numero uno. Dalle acque del lago Oswego, passò a quelle del centro di Santa Clara, culla del nuoto Usa, dove si prese cura di lui il tecnico George Haines. 
Nel 1962, quando era ancora nella High School, Don vinse stupendo tutti il titolo nazionale nei “200 stile libero”. L’anno successivo, nella medesima distanza, stabilì il Primato Mondiale, dimostrandosi fenomeno autentico del nuoto internazionale. Particolare importante, fu il primo a scendere sotto i due minuti sui 200 metri. 
Più successivamente, fra il ’63 e il 1968, migliorò il Mondiale sulla distanza, per ben 9 volte. Anche se gli “amici 200  freestyle” non facevano parte del programma olimpico, si presentò ai Giochi di Tokyo, nelle vesti di massimo protagonista. E così fu. 
All’Olimpiade si superò, vincendo, primo nella storia del nuoto, quattro Medaglie d’Oro nello stile libero nella stessa edizione olimpica: 100, 400, 4x100 e 4x200. Solo la vittoria nei 100 non fu accompagnata dal record del mondo, ma non era proprio la distanza a lui più congeniale e comunque vi arrivò vicinissimo. 
Per sua sfortuna, come detto, nel programma olimpico non c’erano ancora i 200 e nella 4x100 mista, gli venne preferito Steve Clark, altrimenti il ragazzo di Charlotte, sarebbe senza dubbio tornato a casa con 6 vittorie. Ciò non gli impedì, comunque, di essere chiamato "mostro" e, anche, "marziano delle piscine". Non poteva essere diversamente , vista la sua superiorità in acqua. Il giovane Don però, sapeva pure stare sotto i riflettori in altro modo, tant’è che durante le Olimpiadi, diversi giornali e televisioni dell’epoca, si occuparono della sua “love story “con la bella Donna De Varona, oro nella 4x100 e quinta nei 100 farfalla.
In onore delle sue prestazioni olimpiche, Schollander fu insignito nel 1964 del “James E. Sullivan Memorial”, dato annualmente dal Comitato Olimpico degli Stati Uniti, all’atleta dilettante più grande dell’anno. 
[Immagine: maxresdefault.jpg]
La grandezza di Don, si vide tutta nel 1965 e ’66 dove fu praticamente il faro di tutte le manifestazioni e non fu mai sconfitto. Laureatosi nella prestigiosa Università di Yale, Schollander subì una leggera flessione nel 1967, ma fu ugualmente protagonista ai Giochi Olimpici di Città del Messico, dove vinse la Medaglia d’Oro nella staffetta 4x200 stile libero e giunse all’Argento individuale sulla medesima distanza, dietro all’australiano Mike Wenden. 
Durante la sua carriera, ha vinto numerosi titoli nazionali degli Stati Uniti in varie specialità, ed ha stabilito ben 13 Record Mondiali. 
Don Schollander, comunque, è passato alla storia del nuoto, aldilà dei titoli, per il suo stile inconfondibile. Scivolava sull’acqua con la perfezione del colpo, ed il suo crawl pareva una carezza che non faceva trapelare sforzo. Ha lasciato il nuoto competitivo, all’indomani di Città del Messico. Nel 1983 è stato inserito nella Halle of Fame. 

Maurizio Ricci detto Morris
 
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#2
Don Shollander... 
Le Olimpiadi erano allora l'EVENTO per eccellenza, in particolare dopo che quelle di Roma avevano avuto la grande risonanza offerta dalla televisione, tantissime ore di diretta della RAI. 
Di quelle di Roma ho incredibilmente qualche ricordo (avevo cinque anni), prima di tutto la vittoria a piedi scalzi di Abebe Bekila, poi Berruti, Benvenuti, il ventrale di Valery Brumel. Il nome di Wilma Rudolph mi è rimasto in mente ma non ricordo quelle gare. Non ricordo nemmeno le vittorie di Sante Gaiardoni, oro nella velocità e nel chilometro da fermo, ma mi piaceva il ciclismo su pista e ricordo tutti i campioni italiani di quegli anni, compreso il Pettenella oro a Tokio, come il tandem Damiano - Bianchetto. 
Il ricordo più marcato che ho di Tokio è quello dell'argento di Dibiasi nei tuffi dalla piattaforma, con le immagini dei tuffi decisivi dell'azzurro e dell'americano (in cui Dibiasi aveva un coefficiente di difficoltà maggiore ma con una entrata in acqua meno perfetta) viste e riviste al rallentatore, mostrate di nuovo al telegiornale e ancora molte altre volte. 
Dallo sport narrato si iniziava a passare a quello in diretta nelle case ma restava uno sport pieno di racconti, che coglieva l'immaginario. Molti grandi campioni diventavano patrimonio comune, noti ben al di là delle loro gare, e Don Shollander era tra questi, biondo belloccio e scultoreo ("Ah, è il campione di nuoto, come ai suoi tempi Johnny Weismuller, l'attore di Tarzan"). 
L'estate dopo (1965) al mare mio cugino, dieci anni come me, ritenne che il mio nome (Angelo) avesse una qualche assonanza con quello della medaglia d'oro di Tokio e da allora, e per molti anni, non appena mi accingevo a qualche bracciata arrivava immancabile l'annuncio: "Doooon SHOLLANDER!!".
 
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#3
.....Ed a proposito di storie d'amore olimpiche......stavolta a Roma '60. Ad un Panathlon, incontrai un cronometrista di quella Olimpiade, che mi raccontò delle lunghe passeggiate mano nella mano, di Livio Berruti e l'incantevole Wilma Rudolph. Conoscevo quella storia, ma lui l'arricchi di particolari che confermarono, quanto su colei che resterà la perenne gazzella dello sprint, vi fosse un altro pretendente....
 
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