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Davide Martinelli
#1

Davide Martinelli





 
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#2
Il talentuoso Davide Martinelli, 19enne figlio del team manager dell'Astana Beppe Martinelli, passerà stagista con il Team Sky, fresco di doppio podio al Tour de France con il duo Wiggins-Froome e che già in passato aveva puntato su giovani nostrani come Appollonio e Puccio.
Davide debutterà con i britannici in occasione della Vuelta a Burgos, in progamma da Mercoledì 1° fino a Domenica 5 Agosto.
 
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#3
Se sti inglesi possono crearci un Wiggins italiano toccherà pure essergliene grati
 
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#4
Dal profilo Facebook di Davide:

[Immagine: 376940_3995094087253_1749340263_n.jpg]
 
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#5
Stagisti: dal 1° agosto Davide Martinelli (Team Colpack) vestirà la casacca del Team Sky
Davide Martinelli sarà stagista al Team Sky dal 1° agosto. Il corridore nato il 31 maggio 1993, figlio di Giuseppe, ds all'Astana, quest'anno ha corso tra gli Under 23 con il Team Colpack, aggiudicandosi il Trofeo Mario Zanchi e bissando la vittoria del 2013 nel Campionato Nazionale a cronometro. Martinelli era già stato stagista alla Sky nel 2012.

cicloweb.it
 
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#6
Rimandato ancora una volta il passaggio tra i professionisti di Davide Martinelli con la Sky. Adesso bisognerà vedere se il giovane cronoman bresciano deciderà di continuare in Colpack ed aspettare i britannici per il 2016, oppure fare il salto tra i prof. con un'altra squadra.

http://www.cyclingquotes.com/news/no_sky...artinelli/
 
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#7
Etixx-Quick Step, contratto biennale per Martinelli
Davide Martinelli approda al professionismo e nelle prossime due stagioni vestirà la maglia della Etixx - Quick-Step.
Martinelli, classe 1993, è un ottimo passista che quest'anno, oltre al titolo italiano della crono, ha vinto tra l'altro la Parma-La Spezia, ha ottenuto il sesto posto nella Roubaix Under 23 e l'undicesimo al Giro delle Fiandre.

«Per me questo è un sogno che si avvera - spiega Davide, figlio del direttore sportivo della Astana Giuseppe -: già durante l'inverno ho iniziato i colloqui con la squadra e con il talent scout del team Joxean Matxin. Prima della Roubaix, alla fine di maggio, sono andato all'Accademia Bakala per il test di valutazione. Alla fine del Tour de France sono stato contattato e ho firmato il mio primo contratto da professionista. Personalmente questo è un risultato fantastico e ringrazio Etixx - Quick-Step e Patrick Lefevere per la fiducia che hanno riposto in me. Amo le corse del Nord e non credo ci sia una squadra migliore per questo tipo di gare. Ora voglio finire la mia stagione nel miglior modo possibile con il team Colpack».

«Abbiamo seguito Davide per un bel po' di tempo attraverso il nostro talent - spiega il direttore generale del team Patrick Lefevere - e ci ha conquistato con la sua abilità atletiche e la sua visione del ciclismo. Pensiamo che possa diventare un corridore importante per la nostra squadra, soprattutto nelle gare del Nord. Siamo sicuri che non ci vorrà molto tempo per vederlo alla ribalta nel panorama ciclistico internazionale».

tuttobiciweb.it
 
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#8
dal profilo facebook di Davide Martinelli, segnalato da Gershwin

Citazione:Appena sveglio proprio raccontarvi il sogno di stanotte perché è incredibile!
Allora.. Sono ad una crono in Francia, presumo quella che andrò a fare domani, nonostante sia oltralpe è valido come campionato italiano, quando arrivo io (non sto correndo ma sono uno spettatori) c'è in testa Eugert Zhupa della southeast con il body di campione Albanese, e gli chiedo scusa ma come fai a correre qui se è campionato italiano? Mi risponde che l'ha mandato la squadra, poi arriva Rebellin, fa miglior tempo, lui che non è un cronoman, poi arriva Luis Leon Sanchez (spagnolo) che aveva un grande tempo solo che all'ultimo km ha sbagliato strada... Poi udite udite... Alla fine vince addirittura una donna a 51 all'h di cui non so il nome.. Ma sicuramente è un fenomeno! Incredibile cosa si inventa la mente umana!
 
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#9
Martinelli: «Prof? Me lo sono meritato»
Oggi il bresciano sarà impegnato nella crono mondiale

Sono un papà contento. Così recita l’sms di Giuseppe Mar­ti­nelli in risposta ai nostri complimenti per il contratto biennale firmato dal figlio Davide con la Etixx Quick Step. Ha di che essere contento Beppe non solo per l’ingaggio del suo “bimbo” tra i grandi del ciclismo ma perché ci è arrivato per merito. Nessuna raccomandazione per il bresciano classe ’93 campione italiano del­la crono che, nonostante papà avrebbe potuto tirargli una volata, ha preferito aspettare di fare il grande salto tra i professionisti grazie alle sue forze perché come ama ripetere «mal di gambe la sera vuol dire essere vivo e devo co­struirmi da solo la mia strada».

Soddisfatto finora del tuo 2015?
«Sì, sono contento del mio rendimento. Ho cercato di lavorare per migliorare in salita e nelle prove in linea. Ho colto belle vittorie su strada e al Campionato Europeo la medaglia di bronzo. Ho aumentato la distanza de­gli allenamenti per un possibile passaggio, ho lavorato sul fondo. A crono pos­so crescere ancora un po’ nei prossimi anni ma in futuro non mi vedo all’altezza dei migliori professionisti, in salita e nello sprint ho margini di crescita. Il perfetto passista pesa sugli 80 chili, 10 più di me. Più che specialista delle crono mi piacerebbe diventare un corridore completo che sa tenere sulle sa­litelle e può dire la sua in arrivi ri­stretti».

Ora cosa hai nel mirino?
«Guardando planimetrie e altimetrie il percorso della crono sembra più adatto a me rispetto a quello di Ponferrada 2014, sui percorsi misti me la cavo me­glio che in pianura, ambisco alla top ten (al campionato europeo si è piazzato 7°, ndr), ma sogno qualcosa in più anche se pensare al podio forse è troppo. Anche la prova su strada mi piace, ma tra gli Under 23 è sempre un terno al lotto, ognuno corre per sé, non ci sono gerarchie definite e il livello me­dio è alto».

Parliamo del contratto con la Etixx.
«Quando ho sentito che erano interessati a me ho fatto i salti di gioia. Joxean Matxin, loro talent scout, a fine aprile allo ZLM, prova di Coppa delle Na­zioni, mi ha detto che mi aveva segnalato perché aveva riconosciuto in me un atleta costante e mi proponeva di fare un test di valutazione. Con il procuratore Carera l’abbiamo fissato per il 29 maggio, a due giorni dalla Roubaix under 23 (chiusa al sesto posto, ndr), sono stato in Belgio all’Accademia Ba­kala, ho visto che erano contenti dei miei numeri, dopodiché per un periodo mi hanno osservato. Una volta sistemata la rosa dei big, a fine Tour mi han­no detto che c’erano ottime possibilità che l’operazione andasse in porto. A inizio agosto finalmente ho firmato. Sono fe­licissimo. Per le mie caratteristiche e i corridori che ha, la Etixx è la squadra dei sogni, l’ambiente mi sembra sereno e tranquillo, da campioni come Martin e Boonen imparerò tanto, adoro le cor­se del nord e farò esperienza nel team numero uno per le classiche».

Come sarà correre in una squadra avversaria a quella di papà?
«Non è un problema, so che è contento quanto me di questa opportunità che mi è stata offerta. Fin da quando ero juniores non volevo passare con lui. Già in quella categoria se vai forte sembra che tu possa passare il giorno dopo, invece la strada è lunghissima. Sono molto orgoglioso, devo fare il mio percorso autonomamente, mi sono sempre detto: passo solo se me lo merito. Non sono uno di quelli che vuole cor­rere in bici a tutti i costi, il mio so­gno è sempre stato fare del ciclismo la mia professione ma non avrei mai ri­piegato sull’Astana (Vinokourov aveva dato l’ok, ndr) solo per il fatto di essere il figlio del team manager».

Vogliamo conoscerti meglio. Come ti de­scriveresti?
«Sono un ragazzo normale. Non mi piace fare la bella vita, preferisco pedalare 5 ore in bici piuttosto che andare a ballare. Sono meticoloso, preciso, sta­kanovista. Mi concedo piccoli sfizi ma durante la stagione sono concentrato dall’inizio alla fine, infatti sono sempre abbastanza costante, mi piace allenarmi, lo faccio al cento per cento così come quando c’è da staccare lo faccio sul serio. Non lascio mai le cose a me­tà. Il ciclismo lascia poco spazio libero, che trascorro con la mia fidanzata Priscilla e con gli amici di sempre. Ne ho due fidati, che mi sostengono sempre nei momenti importanti. Sono Matteo Bettinsoli, che ha corso con me alla Feralpi e Da­miano Cima, mio attuale compagno alla Colpack. Andia­mo al cinema, a giocare a bowling e d’inverno in discoteca, anche se a dirla tutta non mi fa impazzire».

Il tuo piatto preferito?
«Il vitello tonnato, quello di mamma Anna però».

E da bere?
«Coca cola zero».

Film?
«Tre uomini e una gamba e Il ciclone, li conosco a memoria da quante volte li ho visti. In generale mi piacciono le commedie o anche i thriller, non troppo complicati però, altrimenti mi perdo».

Libri?
«Non leggo tantissimo, ma mi piace te­nermi informato sull’alimentazione».

Hobby?
«D’inverno mi piace andare a caccia con papà e amici».

Studi?
«Mi sono diplomato al Liceo della co­municazione a indirizzo sportivo a Brescia».

La tua prima gara?
«Correvo per la Ronco, ero piccolino rispetto alla media, soffrivo un po’. I miei mi ricordano spesso che salutavo tutti, tre pedalate e salutavo qualcuno che conoscevo dietro alle transenne. Mamma diceva che papà era disperato (scherza, ndr)».

La tua prima bici?
«Era rosa come la divisa della squadra. La prima vittoria? Da G2, ero un piazzato. Arrivavo quasi sempre tra i primi 5 ma ho vinto solo due corse da giovanissimo».

Altri sport praticati?
«Da G5 ho deciso di smettere per giocare a calcio, ero ala destra, correvo sulla fascia, i piedi non erano il massimo ma ero un lottatore. Dopo due an­ni, ho ripreso con il ciclismo da Esor­diente 1° anno perché il pallone mi aveva stufato. All’epoca era ancora un gioco, la molla di fare sul serio con la bici mi è scattata da allievo secondo anno. Man mano sono arrivate anche le vittorie, la prima contro il tempo a Montichiari. Quando inizi ad assaporare la vittoria vuoi vincere sempre perché è proprio bello».

Campione di riferimento?
«Cancellara, sia come atleta che come persona, credo sia speciale. Mi piacciono molto Gilbert e Sagan perché sono sempre presenti e Boonen, pensare che l’anno prossimo correrò con lui mi sembra incredibile. Lo stesso vale per Tony Martin che a quanto so è un ra­gazzo molto tranquillo ma in bici è una bestia».

Da piccolo cosa sognavi di fare?
«Il ciclista perché mi divertivo a giocare e stare con i miei amici, non ho mai pensato ad un altro lavoro».

E ora?
«Prima di tutto devo rendermi conto di avercela fatta effettivamente. Ci sono stato a lungo talmente vicino... Al pri­mo anno da Under sono stato stagista con la Sky, poi ho avuto altre proposte ma nessuna ha trovato concretezza. No­nostante le tante delusioni, non vo­levo ripiegare su papà, forse sono troppo orgoglioso ma non avrei sopportato di essere visto come un raccomandato. Il mio sogno? Partecipare al Giro d’Ita­lia, ne avessi la possibilità al pri­mo anno lo farei subito. La corsa rosa è speciale e conosciuta anche dalla gen­te che non segue il ciclismo, scatena una passione senza uguali».

A chi devi dire grazie per dove sei arrivato?
«Alla mia famiglia. Se non fosse per mio padre non avrei iniziato ad andare in bici, senza mamma non avrei continuato. Lei, tra l’altro, è la mia cuoca. Ogni mattina mi chiede: oggi quanto fai? a che ora torni? E puntuale al mio ritorno sento il profumo del riso ad aspettarmi. Anche mia sorella France­sca, pur senza parlare troppo mi dimostra di tenere un sacco a quello che faccio. I miei cari mi hanno sempre sostenuto, anche nei momenti brutti hanno dimostrato di credere in me. Sento di dover fare bene anche per loro, voglio togliermi delle belle soddisfazioni per rendere felici tutti coloro che non mi hanno mai fatto mancare il loro apporto. Dal mio tifoso numero 1 Pierino, che dopo aver seguito papà ora si ap­passiona a guardare le mie gare, al mio ds di quando ero junior Tiziano, passando per mio cugino Claudio che mi allena dietro moto. Poi aggiungo le mie squadre, fino al Team Colpack e patron Colleoni che hanno creduto davvero in me».

Perché hai scelto il ci­clismo e non un altro sport?
«Perché sulla bici ci sei tu e tutto dipende da te. Mi pia­ce sentire il fisico che cambia quando ti alleni per bene, quando migliori perché lo porti oltre al limite ripetutamente, intervallando gli sforzi al riposo».

Giulia De Maio, da tuttoBICI di settembre
http://www.tuttobiciweb.it/?page=news&cod=83511&tp=n
 
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