CLOACA CICLISTICA PER BELLUINI
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10
Van Baarle voto 10. Secondo al Fiandre, primo alla Roubaix, ci sarebbe poco da aggiungere alla valutazione della campagna del Nord di questo passistone, ricollocato con convinzione sulla diritta via che era smarrita e capace di aprire, già dalla scorsa primavera, un filotto di risultati pesanti quanto lui. Esibisce in modo eccelso, nelle due viae crucis di una Settimana Santa allargata, tre componenti fondamentali in questi contesti: il passo, il fondo, il tempismo. Il rinnovamento dello spirito del Team Ineos passa dalla Ascensione di Dylan. MONUMENTALE.
Van der Poel voto 9. Presentarsi al Nord con una preparazione ridotta è da giocatori d'azzardo , presentarsi al Nord per vincere con una preparazione messa insieme alla bell'e meglio è da folli. Riuscirci è da fenomeni. E Van der Poel, da fenomeno, fa il suo esordio sulle pietre con una prova da mattatore, triturando i malcapitati avversari della Dwaars come welter coinvolti in una Royal Rumble contro il Kane dei tempi belli. Poi indossa i panni di Davide e resiste, con intelligenza, alla furia di Golia Pogacar sui muri del Fiandre, doppiando il trionfo del 2020. Solo alla Roubaix si piega a quella legge di natura che dice che si può aver freddo in primavera, se la coperta è corta. Ma l'abbonamento alla top ten nelle classiche non è ancora scaduto. IRRIDUCIBILE.
Van Aert voto 8,5. Dominatore in contumacia della sua nemesi, stravince Het Niewsblad e Harelbeke, occupando i tempi morti con un simpatico sfoggio di polivalenza alla Parigi Nizza e una passeggiata di salute alla Gand, corsa come spettatore della recita in cui ai suoi comprimari avrebbe riservato il ruolo di protagonisti. Il Covid lo ferma a ridosso del Fiandre e in quei duri giorni riprende in mano il contacalorie utilizzato in inverno per ragionare nuovamente sull'uovo oggi e la gallina domani, e per il pranzo del 24 Aprile ordina una bella Liegi. Dopo il fermo disputa la miglior Roubaix della carriera, chiude secondo col rammarico per non esserci arrivato come avrebbe voluto e da appuntamento all'anno prossimo.
Comunque FUORICLASSE.
Pogacar voto 8. La premiata ditta Tadej, Matxin e associati regala un altro bilancio d'esercizio con utili da capogiro e perdite nulle e all'indomani del dominio alle Strade Bianche annuncia l'inizio dei lavori per sostituire la vecchia cassaforte in magazzino con un caveau di ultima generazione, che possa contenere anche i numerosi capitali che arriveranno dal mercato fiammingo. L'ultimo chilometro della Ronde, lungi dall'essere il crack finanziario del bancarottiere, rappresenta piuttosto la materializzazione del rischio d'impresa e del principio secondo cui non si può diventare trilionari se non si è disposti a investire tanto. Il tempo dei vecchi mercanti dei Grandi Giri che passano la stagione a contar monete e mangiare pane azzimo e erbe amare per risparmiare sembra lontano. BUSINESSMAN.
Stefan Kung voto 7. Cosa manchi a un corridore del genere per imporsi in questi contesti è domanda che rischia di farci aprire un elenco. Non me ne voglia Stefano l'elvetico ma anche se la fisionomia è simile a quella degli avversari più forti, i mezzi non sono globalmente comparabili. Un altro proverebbe a sopperire con maggiore sagacia tattica, lui, da bravo inseguitore, preferisce sempre inseguire, operazione poco igienica al Nord. In questi casi serve trovare una giornata, quella della vita. Lui ne trova tante, ma sono tutte solo belle giornate di primavera, che gli regalano i podi ad Harelbeke e Roubaix, una top 5 al Fiandre e il sesto posto di Waregem. MONOTEMATICO.
Mohoric voto 6,5. Il successo alla Sanremo lo alleggerisce dalle responsabilità che si sarebbe dovuto assumere dopo il dramma del capitano Colbrelli. Matej rifiuta ogni appagamento e sgomita anche al Nord, non sempre coi tempi più corretti, ma con l'atteggiamento giusto. Dopo i buoni risultati di Harelbeke e Gand, disputa una grandissima Roubaix che ci lascia la curiosità di rivederlo al Nord, l'anno prossimo, dove tornerà dopo che avrà provato a bissare la trionfale discesa del Poggio, sperando che ci arrivi tutto intero. SCAVEZZACOLLO.
Asgreen voto 5. Smarrita la versione dell'anno passato, Kasper alterna pochi momenti buoni a tante comparsate evanescenti come l'omonimo fantasmino. Eppure, le sue prestazioni sui cospicui dislivelli di Strade Bianche e Amstel, sembrano anticipare i terrificanti poltergeist che nel 2021 hanno scombinato le cassettiere di casa Van der Poel. Si sbatte e si risbatte, Kasper, ma il diavolo in corpo sembra averlo abbandonato, e nei contesti da lui prediletti non fa mai paura a nessuno.
ESORCIZZATO.
Deceuninck voto 4. Mentre il ciclismo recupera l'importanza della propria dimensione individuale, a scapito di quella collettiva, gli ululati del branco di lupi di Lefevere sembrano trasformarsi nel fastidioso abbaio di una muta di chihuahua.
Del resto il tempo passa e se Uncle Pat è bravo a puntellare il resto della squadra con gente giovane e forte, non sembra essersi voluto occupare del deterioramento del comparto muri e pavé. Percorrere la soluzione interna disegnando un calendario più ardito per un paio di nomi innominabili è una suggestione che non sembra irragionevole. Mettere mano al portafoglio per rinnovare il guardaroba con nuove pellicce e nuova naftalina è strategia auspicabile. DEMODÈ.
Mads Pedersen voto 5. La telenovela sul danese dalla doppia maschera, che non sai mai quale indosserà, è giunta all'ennesima stagione. L'ex campione del mondo salta l'Ouverture e sceglie un avvicinamento in cui sembra mostrare, tra i due volti a disposizione, quello migliore, con l'aggiunta di un'ottima prestazione alla Sanremo fatta per sbaglio. Da lì in avanti Mads cambia volto. Paga, alla Gand, la puntata più che maldestra della sua squadra sulla fuga di Stuyven. Prova ad anticipare, al Fiandre, inserendosi in un attacco non banale, ma paga, nel complesso, i limiti sui muri, che nel tempo sembrano essersi acuiti, una insanabile idiosincrasia con le pietre della Roubaix una metereopatia che comincia a far sorridere. LUNATICO.
Turgis voto 4,5. Peter Sagan, stanco e malato, non fa più paura a nessuno e così il Tony T della cosca Total si trova a dover prendere in mano le redini della famiglia e scongiurare il rischio di scissionismi chiamando a sé i fedelissimi del vecchio boss. Dopo l'appuntamento di Sanremo, utile per le chiacchiere ma inutile ai fini del voto, sembra poter essere, tra le seconde linee, uno di quelli che potrebbe far bene: effettivamente la macedonia di limiti e sfighe gli viene ottima come il ragù preparato dai personaggi di Scorsese. BRAVO RAGAZZO.
Greg Van Avermaet e Oliver Naesen, voto 104. La campagna delle classiche si apre con la volata combinata e l'ottimo risultato della coppia che scoppia sul traguardo di Ninove. Premessa provvidenziale per scandire i tempi comici dei due veterani dei conflitti degli anni '10. Al colonnello Greg restano le vecchie mostrine e le polverose medaglie al valore, al sergente Oliver le ferite di guerra e quella che somiglia a una sindrome post traumatica da stress. Dalla Het Niewsblaad in avanti, per i due reduci di guerra, è tutto un lungo Trofeo Baracchi con in palio un ammazzacaffè. CONGEDATI.