07-05-2011, 03:59 AM
Favaron Bissoli vittima di sabotaggio ritorsivo. Assolta dall'accusa di doping
Abano Terme (Padova) - venerdì 6 maggio 2011 - E’ stata una brutta avventura quella vissuta dalla padovana Chiara Favaron Bissoli, figlia d’arte della pluri campionessa di ciclismo su strada e su pista, Luigina Bissoli. Era ai campionati italiani di ciclismo su pista a Mori, in provincia di Trento lo scorso anno, che c’è stato il controllo antidoping e purtroppo, dopo prova e controprova, è stato trovato nel corpo di Chiara qualcosa che non andava, nonostante la ragazza avesse sostenuto che non ha preso nulla di illecito. E dopo un lungo periodo di sospensione per positività è giunto il momento del giusto epilogo, grazie anche all’avvocato Ernesto De Toni, che ha assistito Chiara Favaron Bissoli.
Il Tribunale Nazionale Antidoping, nel procedimento disciplinare a carico dell’atleta, che al tempo del controllo era anche minorenne, “visto l’art. 3.1, parte seconda, del codice Wada, relativa all’onere della prova posto a carico dell’atleta, onere basato sulla valutazione delle probabilità, ritenuto che dagli atti, è emersa l’elevata probabilità che l’atleta sia stata oggetto di sabotaggio ritorsivo, visto l’art. 10.5.1 del Codice Wada ed esclusa ogni colpa della stessa atleta, assolvendo così la medesima dall’addebito ascrittole per non aver commesso il fatto”.
Ora Chiara Favaron Bissoli, padovana di Abano Terme, che era tesserata con l’Asd Banca Popolare Adriana Bolzano, dopo questa brutta esperienza, potrà riprendere a gareggiare, valutando le offerte delle società ciclistiche che la vorrebbero nelle loro formazioni
Livio Fornasiero - ciclonews.it
Abano Terme (Padova) - venerdì 6 maggio 2011 - E’ stata una brutta avventura quella vissuta dalla padovana Chiara Favaron Bissoli, figlia d’arte della pluri campionessa di ciclismo su strada e su pista, Luigina Bissoli. Era ai campionati italiani di ciclismo su pista a Mori, in provincia di Trento lo scorso anno, che c’è stato il controllo antidoping e purtroppo, dopo prova e controprova, è stato trovato nel corpo di Chiara qualcosa che non andava, nonostante la ragazza avesse sostenuto che non ha preso nulla di illecito. E dopo un lungo periodo di sospensione per positività è giunto il momento del giusto epilogo, grazie anche all’avvocato Ernesto De Toni, che ha assistito Chiara Favaron Bissoli.
Il Tribunale Nazionale Antidoping, nel procedimento disciplinare a carico dell’atleta, che al tempo del controllo era anche minorenne, “visto l’art. 3.1, parte seconda, del codice Wada, relativa all’onere della prova posto a carico dell’atleta, onere basato sulla valutazione delle probabilità, ritenuto che dagli atti, è emersa l’elevata probabilità che l’atleta sia stata oggetto di sabotaggio ritorsivo, visto l’art. 10.5.1 del Codice Wada ed esclusa ogni colpa della stessa atleta, assolvendo così la medesima dall’addebito ascrittole per non aver commesso il fatto”.
Ora Chiara Favaron Bissoli, padovana di Abano Terme, che era tesserata con l’Asd Banca Popolare Adriana Bolzano, dopo questa brutta esperienza, potrà riprendere a gareggiare, valutando le offerte delle società ciclistiche che la vorrebbero nelle loro formazioni
Livio Fornasiero - ciclonews.it