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Franco Pellizotti
#1
La scheda del corridore italiano Franco Pellizotti: la biografia della sua carriera, le squadre di cui ha fatto parte; il suo palmares completo, con tutte le vittorie ed i piazzamenti ottenuti fino ad oggi; i suoi riferimenti ufficiali sul web, a partire dal sito internet per finire con i contatti twitter e facebook. Per finire, foto, video ed ultime notizie.

Franco Pellizotti


Pellizotti

Nome completoFranco Pellizotti
SoprannomeDelfino di Bibione
Data di nascita15 gennaio 1978
Luogo di nascitaLatisana (Italia)
Altezza e Peso176 cm x 62 kg
CaratteristicheScalatore
Professionista dal2001

SquadraAndroni-Sidermec
Stipendio- €
Scadenza contratto2016




Hanno partecipato alla realizzazione di questa scheda: SarriTheBest
 
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#2
Il Gazzettino. Pellizotti: torno in sella, ma voglio giustizia
Le discese ardite e le risalite sono il pane quotidiano dei ciclisti, perché se anche un corridore si arrampica come un camoscio poi non va lontano se non sa tenere la bici nelle picchiate verso il fondovalle. Franco Pellizotti, il delfino di Biobione, ha sempre affrontato come un treno ad alta velocità le discese che Giro e Tour hanno disseminato lungo la sua carriera, ma è stato catapultato nel precipizio in un giorno di primavera. «Ninetta mia morire di maggio ci vuole tanto, troppo coraggio» cantava De André, e lui la morte sportiva l’ha vista in faccia per davvero quando gli comunicarono che c’era qualcosa di anomalo nei valori del suo passaporto biologico e gli sfilarono la bici da sotto, a tempo indeterminato. Niente Giro d’Italia (terzo l’anno prima, era uno dei grandi favoriti), niente Tour (maglia a pois nel 2009), stagione cancellata; da tutto a niente. Una decina di giorni fa gli hanno detto “Scusi, ci siamo sbagliati”; all’inferno e ritorno, ma non è così semplice. Perché Pellizotti ha perso uno degli anni chiave della sua carriera e perché la macchina del fanfgo gli ha tirato addosso troppi sospetti e quintalate di cattiveria. Per i ciclisti, del resto, la giustizia funziona a rovescio: tutti dopati finoa prova contraria. A suo favore depone il fatto che risponda senza reticenze e guardandoti negli occhi.

Ma come ha saputo Franco Pellizotti che il suo mondo gli mostrava il cartellino rosso?
«Ufficialmente il 2 o 3 maggio. Ma il team manager Amadio mi aveva messo sull’avviso qualche giorno prima: “forse esce questa cosa, abbiamo già preso Nibali”. Una mazzata in faccia terribile, roba da restarci secchi»”.

Un bel modo da parte del team di comunicartelo, dicendo che prendevano un altro.
«Non criminalizzo la società, tra i professionisti funziona così. Peraltro il medico della squadra, il dottor Roberto Corsetti, si è battuto come un leone per dimostrare la mia innocenza. «È da sei anni che corri con me, so che tu non sei dopato” mi disse e mi è stato al fianco fino a quando è emersa la verità, ogni giorno».

Ma vi siete fatti un’idea sulle cause di quei valori sballati che determinrono la sospensione?
«Paradossalmente una delle ragioni della fregatura è stata che io ho sempre avuto dei valori abbastanza standard. Ma in quel periodo ero stato a lungo in altura, a duemila metri, per preparare bene la stagione e le variazioni potevano essere fisiologiche, come ha sostenuto anche il perito del Tna. Bastava che mi facessero dei controlli ulteriori, come è avvenuto in altri casi, per capire la verità. Sarebbe stato sufficiente per dare corpo ad eventuali dubbi o per sgomberare definitivamente il campo dai sospetti».

Invece ci fu subito la mazzata.
«Un fulmine a ciel sereno, arrivato in modo del tutto inspiegabile proprio perché l’Uci si fermò ai valori sballati del passaporto biologico senza preoccuparsi di ottenere conferme con esami successivi. Mi chiesi più volte perché non mi avevano fatto ulteriori controlli ed è quel che ancora oggi non mi spiego».

Par di capire che ora sli “esperti” dell’Uci dovranno provarlo in tribunale.
«Assolutamente sì, mi hanno fatto perdere uno degli anni più importanti della carriera e mi hanno gettato addosso un’ombra che non meritavo. Voglio giustizia e voglio un risarcimento dei danni. Non ho mai detto che il passaporto biologico sia uno strumento sbagliato, ma va gestito cercando riscontri scientifici. Nel mio caso non è successo».

E di Torri, guru della Procura Antidoping, che dice “ciclisti tutti dopati”, cosa pensi?
«Da lui non ci si poteva aspettare altro... Quando ci ho parlato a Roma mi disse “tu per me potevi andare al Giro”. Del resto Torri è quello che quando esplose il caso della positività di Cannavaro andò di corsa a Torino e sistemò tutto in una giornata. Io, che non avevo santi in paradiso, ho dovuto aspettare sei mesi perché fosse ristabilita la verità».

Anche l’altra sera, a Striscia la Notizia, è spuntato un “testimone” che parlava di “ciclisti tutti dopati”, fin da piccoli.
«È una cosa brutta, si cerca di screditare che fanno questo sport, indistintamente. Sappiamo benissimo tutti che ci sono furbi, ma c’è un accanimento evidente. Quando Gattuso disse che non voleva fare gli esami del sangue tutti zitti e buoni, l’avesse affermato un ciclista sarebbe stato considerato automaticamente un dopato. Due pesi e due misure».

E ora che il quadro si è chiarito, cosa pensi voltandoti indietro?
«Che sono stati giorni terribili, sotto ogni aspetto. Un evento così ti destabilizza, ho avuto problemi anche in famiglia, mia moglie ha messo in discussione il nostro rapporto:”mi hai sempre detto che non ti dopavi”. Sono finito anche da uno psicologo. E poi cambia il mondo: prima eri un dio e il giorno dopo sei uno da non salutare per strada, è accaduto anche qui al mio paese. Del resto per certi versi è comprensibile, un campione è anche un simbolo per i bambini e quella del doping è un’accusa infamante. Però devo dire che mi ha colpito di più la solidarietà, tanta, di chi mi conosce. Nel bene e nel male un’esperienza che mi ha fatto crescere».

I tifosi di Bibione, ad esempio, si sono mobilitati per sostenere che sei pulito.
«Il loro affetto l’ho sentito. Mi dispiaceva tanto anche per i tifosi, per quelli che ho qui nel Trevigiano e per i miei concittadini. Di Bibione sono stato un testimonial, ho portato la scritta sulla maglia per due anni; la loro fiducia e solidarietà mi hanno fatto stare bene».

Come vedi il tuo futuro?
«Ho lottato per ottenere giustizia, non mollo certo ora che sono stato riabilitato. Il ciclismo mi ha dato tantissimo ma ha richiesto anche sacrifici pesanti: i miei due figli li ha tirati mia moglie su praticamente da sola, io al primo giorno di scuola del più grande non c’ero, e non c’ero neanche alle recite... È per tutto questo che voglio tornare in sella, anche se, ovviamente, se valevo cento ora - dopo una stagione persa, a 32 anni - valgo dieci. Però non perdo la fiducia e una squadra la trovo».

Tiziano Graziottin
da Il Gazzettino del 7 novembre
 
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#3
Pellizotti: «Che bello il Giro. Attendo offerte per farlo»
http://ilnuovociclismo.forumfree.it/?t=58854332
 
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#4
MESSAGGERO VENETO. Pellizotti e la voglia di Giro d'Italia
Fine pena 2 maggio 2012. Che per Franco Pellizotti vorrà dire ritorno alle gare in bicicletta, la sua vita, interrotta a inizio marzo 2011 dalla squalifica di due anni per doping decisa dal Tribunale arbitrato dello sport di Losanna, che aveva ribaltato l’assoluzione del Tribunale del Coni.
L’atleta di origine carniche, che si è sempre dichiarato innocente («rifarei tutto quello che ho fatto» dice subito), è pronto a ritornare in “pista”, si sta allenando da due anni con costanza. Ha però un problema: non ha ancora trovato una squadra.
«Non sono mai stato trovato positivo a un controllo - spiega - mi hanno contestato dei valori anomali del passaporto biologico, lo strumento usato dall’Unione ciclistica internazionale per combattere la piaga del doping, mi hanno tolto tutti i trofei vinti nel 2009».
E ora?
«Corridori come Valverde, coinvolti nell’Operation Puerto, hanno subito trovato squadra e hanno già ri-vinto (al Tour Down Under in Australia, ndr) - continua l’ex corridore Liquigas -, mentre io sono ancora alla finestra».
Non che le offerte gli manchino. Dopo l’assoluzione da parte del Tribunale antidoping del Coni, che non aveva trovato la prova dell’alterazione dei valori del sangue con sostanze illecite, nel settembre 2011, Pellizotti era pronto a tornare in gara con la spagnola Movistar (con l’Acqua&Sapone i contatti erano a buon punto prima dell’accordo con Di Luca e l’esclusione della wild card per il Giro, ndr). Ora però gli squadroni non hanno ancora scoperto le carte.
Pellizotti il 15 gennaio ha compiuto 34 anni, dopo un periodo di rodaggio, avrà davanti ancora un paio di stagioni ad alto livello. Potrà fare il corridore d’appoggio a un capitano a caccia di grandi giri. Eppure l’offerta non arriva.
«Arriverà - spiega ancora Pellizotti -. Io non ho fretta, mi sto allenando da matti, pronto a tornare in gruppo nell’immediata vigilia del Giro d’Italia e partecipare alla corsa rosa per finirla. Non sarà facile, ma il mio obiettivo è questo».
Opzioni? La maglia a pois al Tour 2009, poi toltagli dalla sentenza del Tas, aspetta la chiamata di una formazione Pro Tour, una squadra in grado di fargli correre le principali corse del calendario internazionale. Offerte da piccole squadre italiane ne ha già ricevute. E scartate.
«Mi restano davanti due-tre anni a buoni livelli - continua il ciclista originario di Paularo -, li voglio correre a testa alta e convinto di poter dimostrare a tutti che non mi sono mai dopato. Sono diventato un capro espiatorio nella lotta contro il doping e il mondo del ciclismo in questi due anni intorno a me si è volatilizzato. Ex compagni come Bennati, Quinziato e Basso e pochi altri mi sono stati vicino. Gli altri? No comment».
Una cosa Pelli ha guadagnato in questi due anni di stop.
«Il rapporto con la mia famiglia, ho visto crescere i miei due figli...». Ma ora è tempo di pedalare. Con chi ancora non si sa.

da Il Messaggero Veneto a firma di Antonio Simeoli
Tuttobiciweb.it
 
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#5
Mi fa piacere che non abbia deciso di smettere, forza Franco!
 
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#6
Il Gazzettino. Pellizotti: ho parlato con Saronni e Amadio
Sta sfogliando la margherita ormai da un pezzo. Ora è rimasto l’ultimo petalo. Potrebbe essere quello della Lampre-Isd di Beppe Saronni. Franco Pellizotti vede la nuova alba di una carriera interrotta proprio nel pieno della maturità. Come una mannaia è arrivato lo stop di due anni per i valori anomali del passaporto biologico. Fu una squalifica più politica che meritata quella subita dal Delfino di Bibione trapiantato nella Marca. I rumors di mercato danno la Lampre in pole position, alla pari della Liquigas. Gli altri team (Farnese e Acqua&Sapone) tutti in fila. «Chiaro. Con la prima squadra World Tour che è disposta a prendermi, firmo a occhi chiusi - sospira Franco, che nelle gambe ha già messo notevoli ore di sella, anche cinque come mercoledì, nonostante le ultime settimane siberiane -. Inutile nasconderlo. Anche se a questo momento della stagione contavo già di essermi accasato e conoscere i miei programmi agonistici. A 34 anni e dopo questo lungo periodo di stop, difficile ipotizzare qualcosa di diverso. C’è l’interesse di Saronni come di Amadio che hanno parlato con i miei procuratori. Io ho tenuto buoni rapporti con tutti». Dal purgatorio Franco ci uscirà il 5 maggio, giorno della partenza del Giro, all’indomani del termine della squalifica. «Vorrei esserci, anche se il solo pensiero della fatica che dovrò sostenere per ritrovare il ritmo gara, mi preoccupa un po’. Ma sarà l’inevitabile dazio da pagare per togliere tutta questa ruggine accumulata lontano dalle corse».
Da lunedì intanto, e per due settimane, si rifugerà sull’Etna per lavori specifici. E questo la dice lunga sulla voglia di riscatto.
«Non c’è solo la Lampre - puntualizza Alex Carera, procuratore di Pellizotti -. Saronni si è premurato di sapere in quali condizioni psico-fisiche è Franco e quando scade la squalifica. Per il resto la possibile revoca della licenza World Tour alla Saxo-Bank per lo stop a Contador potrebbe riaprire la porta alla Acqua&Sapone che assieme alla Farnese hanno sempre dimostrato un certo interesse. E’ chiaro che in questi ultimi due team Franco avrebbe un ruolo di primissimo piano, mentre al Giro con la Lampre farebbe la spalla ad uno Scarponi che punta al successo. Mentre potrebbe essere il leader alla Vuelta. Ma è prematuro fare certi discorsi anche se siamo ormai alla stretta finale. Ad inizio marzo Franco avrà in mano il contratto che si merita».

da Il Gazzettino a firma di Massimo Bolognini
 
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#7
LA STAMPA. Pellizotti: ho temuto di finire come Pantani

«Non so perché mi hanno squalificato, ero disperato, volevo mollare tutto. Ho temuto di fare la fine di Pantani». Franco Pellizotti, 34enne corridore veneto di Bibione, sta per uscire dal tunnel. È di nuovo in forma, 64 kg per 176 cm. Si allena sull’Etna a proprie spese, perché il prossimo 2 maggio scadranno i 2 anni di stop inflittigli dal Tas, il Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna, quello che ha comminato la stessa pena ad Alberto Contador.

Pellizotti, 5 anni nella Liquigas (team di Basso e Nibali), non ha ancora una squadra anche se ha avuto contatti con la Lampre (Cunego, Petacchi, Scarponi), l’Acqua e Sapone (Garzelli, Di

Luca) e la Movistar (Valverde, Visconti, Bruseghin, Arroyo). Sogna di correre il Giro d’Italia, al via il 5 maggio dalla Danimarca. «Mi è spiaciuto per Contador, capisco cosa prova» dice. Ma almeno per lo spagnolo si è trattato di una positività all’antidoping nel Tour 2010, anche se solo per quantità infinitesime di clenbuterolo. Pellizotti invece in 11 stagioni da professionista non ha mai avuto guai col doping, o almeno non direttamente, ed è stato squalificato - primo atleta nella storia e uno dei sei casi in totale - solo per anomalie nel passaporto biologico.

Di cosa si tratta? Varato nel 2007 da Uci (Federciclismo internazionale) e Wada (agenzia mondiale antidoping), il passaporto biologico prevede controlli medico-scientifici su sangue e urina di oltre 800 professionisti, in modo da definire una cartella clinica: le variazioni anomale dei parametri fisiologici fanno scattare test antidoping più approfonditi. Il passaporto biologico non vuole smascherare direttamente i casi di doping, ma indirizzare controlli più accurati. «Io ho il triste privilegio di essere stato il primo a essere squalificato, e col massimo della pena, solo per il passaporto biologico». Il caso destò perplessità. «Ancora non so cosa è successo, se ho sbagliato e perché è capitato a me». Interrogativi senza risposta che hanno portato Pellizotti sull’orlo della depressione. «Mi sono sentito perduto. Ho temuto di andare alla deriva, di fare la fine di Pantani. Marco mi è venuto in mente spesso, ho avuto paura di essere abbandonato da tutti. Ma sono stato fortunato perché mia moglie Claudia e i bimbi (Giacomo di 8 anni e Giorgia di 3, ndr) mi hanno salvato». Preziosi anche alcuni corridori, come Modolo e Bruseghin, che la mattina lo portavano ad allenarsi. «Sono riuscito ad accettare la squalifica solo perché mi ha fatto capire l’importanza di chi ti vuole bene davvero».

E pensare che Pellizotti, dopo il deferimento della Procura del Coni, era stato assolto dal Tribunale Nazionale, ma poi condannato dal Tas in appello, malgrado il prodigarsi in sua difesa del dr. Roberto Corsetti, presidente mondiale dei medici di ciclismo. «Forse la mia assoluzione avrebbe dato fastidio al sistema». Pellizotti non aggiunge altro. A noi invece viene in mente quanto al Tour ci confessò - chiedendo l’anonimato - un esperto direttore sportivo francese: «Oggi il business è l’antidoping. Dà lavoro a migliaia di medici, biologi, operatori sanitari e dirigenti federali. Girano milioni di euro ogni anno». Sorge spontanea la domanda: non esiste il rischio che il vortice di interessi richieda ad ogni costo risultati eclatanti e colpevoli?
Tuttobiciweb.it
 
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#8
Modolo e Bruseghin Ave Ave Ave
Sono curioso e voglioso di rivedere Franco di nuovo in sella, scalatore puro vecchio stampo che mi piaceva moltissimo, tirava rapportoni ed era generosissimo, la vittoria sul Blockhaus fu una vera e propria perla, come Plan de Corones del resto. Peccato che questa alquanto stupida squalifica lo abbia privato degli anni migliori della sua carriera, nel 2010 ci scommettevo forte su una sua possibile vittoria al Giro...
 
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#9
Il Pelli, ovviamente, non sarà al Giro d'Italia, ma tra domani e lunedì dovrebbe firmare per il suo rientro alle corse (il 3 Maggio scadrà la sua squalifica) con la Androni-Venezuela di Gianni Savio.
 
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#10
Da tuttobiciweb si apprende dell'ufficialità del passaggio del Pelli all'Androni-Venezuela di Savio

[Immagine: showimg.php?cod=48762&tp=n]

«Una doppia operazione molto importante - ha spiegato a tuttobiciweb Gianni Savio - con la quale abbiamo gettato le basi per proseguire la nostra avventura nel ciclismo di alto livello. Mario Androni, da galantuomo qual è, ha dato seguito agli impegni verbali che aveva preso con noi e insieme abbiamo incontrato un Franco Pellizotti molto determinato, ansioso di riprendere a correre e orgoglioso di entrare a far parte in punta di piedi della nostra famiglia. Di Pellizotti abbiamo apprezzato le doti umane oltre che sportive e la determinazione con cui ha saputo affrontare il periodo di inattività. Una vicenda particolare la sua: fermato dal TAS di Losanna, era stato assolto dal TNA di Roma, un Tribunale le cui sentenze in materia di doping sono da tutti riconosciute come particolarmente rigorose. Crediamo molto in Franco Pellizotti e siamo convinti che potrà ripetere la strada percorsa da Michele Scarponi, un altro atleta che si era trovato in condizioni analoghe e che è stato da noi rilanciato ad alto livello».

Non ci poteva esser scelta migliore per ripartire: han già saputo rilanciare Scarponi, è un ambiente tranquillo e senza troppe pressioni. Partire subito col Giro per me sarebbe stato eccessivo: magari correre una Vuelta sì, ma va benissimo anche così...
 
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#11
Per completare la notizia: Pellizotti ha firmato un contratto di 2 anni (scadenza 2013) e debutterà con la nuova maglia al Circuit de Lorraine, breve corsa a tappe che si svolgerà dal 16 al 20 di Maggio.
 
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#12
Ma Pellizotti non voleva andare in una squadra per correre da capitano il Giro ??? Se la prima corsa è il 16 Maggio non fa il Giro HuhBoh
 
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#13
si sapeva da un pò che non correva il Giro, e poi non penso che riusciva dopo 2 anni a fare 10 giorni di corse, deve prima riprendere il giusto ritmo
 
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#14
No, da capitan o di certo non sarebbe rientrato: gli sarebbe piaciuto sì fare il Giro, ma sapeva benissimo che l'avrebbe fatto solo così, tanto per vedere se in qualche tappa qualcosa riusciva a combinare. Sennò amen. Un po' come quando Vino rientrò alla Vuelta (anche se prima fece qualche corsa in piu' in Asia e una breve corsa a tappe in Francia, se non mi ricordo male).

L'obiettivo per questo scorcio di 2012 lo ha fissato nel Giro di Lombardia, previsto per il 29 Settembre. Per adesso sappiamo che esordirà, come già detto, al Circuit de Lorraine (16-20 Maggio), per poi disputare il GP Gippingen (7-10 Giugno), una corsa svizzera e anche la Route du Sud (14-17 Giugno). Inoltre sarà al via anche delle spagnole Circuito de Getxo (31 Luglio) e Vuelta Burgos (1-5 Agosto).
 
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#15
PER PELLIZOTTI UNA BUONA PROVA IN FRANCIA
Assenti i titolari, grandi protagonisti con due vittorie di tappa al Giro d’Italia, la Androni-Venezuela ha partecipato al Circuit Lorraine con le seconde schiere e un leader d’eccezione, il neo acquisto Franco Pellizotti. Buona la prova del corridore friulano, che si è messo in luce soprattutto sulle salite dell’unica frazione impegnativa ed ha concluso la corsa a tappe francese a 40” dal vincitore, il transalpino Nacer Bouhanni della Francaise Des Jeux. Per Pellizotti l’esordio in Italia con la nuova maglia Androni-Venezuela avverrà in occasione del Trofeo Melinda in programma il 2 giugno sulle strade trentine.

[Immagine: 578238_385082771538461_166315463415194_1...4772_n.jpg]

(pagina Facebook ufficiale Team Androni Giocattoli)
 
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#16
L'intervista: Questo Tricolore è la mia risposta
Pellizotti: «Guardo avanti e non mi piango addosso»

I pronostici della vigilia non l'avevano ignorato, ma Franco Pellizotti al Campionato Italiano di Borgo Valsugana era considerato più un uomo da top 5, se vogliamo da podio; e invece il veneto-friulano del team Androni ha lasciato un'impronta memorabile nella prova trentina, rilanciando la sua carriera che è appena ripartita dopo due anni di stop per valori anomali nel Passaporto Biologico. Magari non lotterà più per vincere un Giro, ma tante soddisfazioni potranno comunque arrivare. Forse non la maglia azzurra, visto che Pellizotti potrebbe restare fuori dalla Nazionale per volontà di Renato Di Rocco, presidente della FCI che non vuol più avere a che fare con corridori che abbiano scontato una pena superiore ai 6 mesi. In ogni caso, non è questo il primo pensiero di un Franco sereno, soddisfatto, che ha trovato nella maglia tricolore conquistata sabato una pietra angolare nel suo percorso umano e sportivo.

Si può dire che sia iniziata una nuova carriera per Franco Pellizotti?
«Nuova carriera, oddio: non è che a 34 anni posso pensare di poter guardare tanto avanti... Più che una nuova carriera, diciamo che riprendo da dove ho lasciato: avevo vinto gare importanti, e ho dimostrato di poter ancora competere in corse di un certo livello».

Ripercorriamo la gara di sabato e partiamo dall'azione del tuo compagno De Marchi: era funzionale alla tua corsa?
«Dalla riunione del mattino con Savio avevamo chiaro che Liquigas e Lampre avrebbero fatto la corsa. Dovevamo riuscire a inserire uno o due uomini nella fuga che certamente sarebbe partita, è riuscito nell'intento De Marchi che già al Giro si è tolto delle belle soddisfazioni, e che va davvero forte. Per cui eravamo ben coperti davanti e abbiamo potuto star tranquilli lasciando alle squadre più forti il compito di tirare. Non ho ben capito come mai la Liquigas a un certo punto abbia iniziato a scattare, con Oss che si è portato via Scarponi. Non so se Michele voleva dare una dimostrazione, o se il suo attacco fosse premeditato. Di sicuro quando ho visto che andava in fuga così da lontano, mi son detto: "Bene, un avversario in meno per il finale". Io da parte mia ho badato a non spendere niente più del necessario, sapevo che, tra condizioni climatiche e durezza del tracciato, sarebbe venuta una corsa allo sfinimento, quindi era fondamentale conservare energie per gli ultimi giri».

Quando hai iniziato a individuare gli avversari più forti?
«Bene o male i favoriti eran quelli, magari mi aspettavo qualcosa in più da Rebellin, mentre delle difficoltà di Pozzovivo mi sono reso conto abbastanza presto: a ogni giro perdeva tanto tempo in discesa, si può dire che si sia stancato più a dover rientrare dopo la picchiata, che in salita».

Rimasto a ruota fino agli ultimi due giri, dalla penultima scalata al Telve ti sei invece mosso.
«Ai -2 Lampre e Liquigas hanno smesso di tirare, e si è iniziati ad andare a scatti. La mia scelta è stata, ancora, di risparmiarmi e di non andare dietro a nessuno: ho pensato "se parte un'altra fuga, beh, pazienza, vuol dire che doveva andare così", ma quando la Liquigas ha ripreso a fare un buon ritmo ho capito che saremmo rientrati su Scarponi, visto che il distacco ha iniziato a scendere. Il primo scatto l'ho fatto solo per portar via un gruppetto che procedesse regolarmente rientrando sul battistrada; all'ultimo giro, invece, son partito subito perché avevo l'urgenza di guadagnare quanto più possibile fino al termine della salita, e se avessi aspettato il chilometro finale per muovermi magari sarei stato ripreso già in discesa».

I prossimi obiettivi della tua stagione?
«Adesso mi son preso un paio di giorni di riposo, ma non per festeggiare: era uno stop previsto dal mio programma stagionale. A luglio, non avendo che un paio di corse a cui partecipare (sarò a Stresa e poi al Matteotti), potrò fare un periodo in altura per preparare al meglio le gare di agosto e settembre: tutte quelle del calendario italiano, dalla Tre Valli in poi, e inoltre la Vuelta a Burgos in Spagna».

La Nazionale (per il Mondiale di Valkenburg) è un sogno proibito?
«Non esistono sogni proibiti. Anche se avessi detto, 10 giorni fa, che sarei andato a vincere il titolo italiano, probabilmente in tanti avrebbero riso. Da parte mia non mi precludo niente, devo solo dimostrare di andar forte. Poi magari qualcuno mi impedirà ugualmente di andare in azzurro, ma da parte mia ci sarà il massimo impegno anche per inseguire quest'obiettivo».

Come ti trovi nell'Androni?
«Molto bene, anche l'avvicinamento al Campionato Italiano è stato preparato molto bene, sentivo intorno la fiducia in me. Essendo una squadra Professional, potrebbe considerare il suo bilancio già in attivo dopo le due vittorie di tappa al Giro, ma il motto di Gianni Savio è che bisogna onorare tutte le corse a cui si partecipa. Magari non vincendo ma andando in fuga, e comunque dare il massimo, per rispetto nei confronti degli sponsor e degli organizzatori».

È stata complicata la ricerca di una squadra? Voci di mercato ti davano vicino alla Lampre, poi è venuta invece la firma con l'Androni.
«Non solo voci, con la Lampre c'era una trattativa avviata, ma poi loro hanno un po' tirato per le lunghe, sicché a un certo punto ci siamo rivolti a Savio. Lui ci ha chiesto due giorni per programmare il budget con gli sponsor, ed effettivamente due giorni dopo mi ha chiamato dicendo che avrei fatto loro comodo, che avevano piacere ad avermi in squadra, ma che essendo un team piccolo "possiamo darti questo". Ho accettato senza indugi, colpito anche dalla professionalità di questa squadra».

Dove li hai trovati gli stimoli per ripartire dopo due anni di stop?
«Ho guardato sempre avanti, allenandomi sempre sorretto dalla passione, dall'amore per questo sport. E nelle giornate negative, nei periodi in cui la bici non volevo manco vederla, la mia famiglia mi è stata vicina, magari facendomi pensare ad altro e dandomi l'occasione di divagarmi un po'».

Ma veniamo alle dolenti note della premiazione di sabato. Il presidente federale Di Rocco non vi ha premiati e non ha stretto la mano né a te né a Di Luca: come giudichi un tale comportamento?
«Se non altro gli va dato atto di essere stato coerente con quanto aveva affermato. Prima di salire sul palco gli son passato davanti e mi è venuto naturale dargli la mano, per una questione di educazione: i miei genitori mi hanno insegnato ad avere sempre rispetto della persona. Per il resto non sta a me giudicare, se ha avuto un certo atteggiamento avrà avuto le sue ragioni, resta sempre il presidente della mia federazione, quella per la quale ho conquistato un Tricolore a cui tengo moltissimo e che cercherò di onorare in ogni gara».

Se anche fossi stato trovato positivo, non avresti il diritto di gareggiare come tutti, una volta scontata la squalifica, senza supplementi di pena arrivati strada facendo?
«Purtroppo in quelli che si son beccati 2 anni di squalifica ci sono anch'io, come altri, quindi cosa volete che dica? È andata così. Un po' come nella vita comune, se uno sbaglia c'è sempre la tendenza a crocifiggere».

Ma il bello è che tu non sei stato mai trovato positivo!
«Eh già, però in questi due anni non ho mai voluto guardarmi indietro, mi sono allenato a testa bassa e sono rientrato in punta di piedi. Poi alla decima gara ho vinto il Campionato Italiano: mi sembra una bella risposta, e non devo dimostrare niente a nessuno».

Ti sei sentito una sorta di "cavia giuridica", per la tua vicenda? Il primo e forse anche l'ultimo corridore ad essere stato squalificato per valori anomali del Passaporto Biologico.
«Infatti non mi pare che ce ne siano stati altri dopo di me... Ma ripeto, non voglio piangermi addosso, quel che è stato è stato. Giusto, sbagliato, non sta a me giudicare, son discorsi troppo grandi e ci sarebbe da parlarne per ore, e magari non ne verremmo comunque a capo».

Al momento della sospensione avevi raggiunto un livello che ti permetteva di lottare per vincere un Giro. È una condizione raggiungibile di nuovo?
«Quando sono stato fermato avevo in effetti raggiunto una maturità psicofisica tale che posso dire che fossi al top della mia carriera, e quell'anno potevo davvero lottare per vincere il Giro. Dopo due anni, e a due mesi dal rientro alle competizioni, sto dimostrando di giocarmela nelle corse di un giorno, anche lunghe e dure come il Campionato Italiano di sabato. Fisicamente e psicologicamente ci sono, però per un grande giro dovrò lavorare duro, perché non so come il mio fisico risponderà alle tre settimane di corsa».

L'altro giorno, dopo la tua vittoria, abbiamo titolato "Pellizotti più forte di tutto": è un'iperbole o una sintesi accettabile?
«Ho fatto vedere a tutti che dopo due anni fermo sono rientrato alle gare non demoralizzato, ma cosciente di cosa potevo ancora fare. Magari se sabato fossi arrivato secondo ora non si parlerebbe tanto di me, da parte mia posso dire di essere felice di come sia andata, soprattutto ripensando ai tanti sacrifici fatti».

Hai sentito la solidarietà dell'ambiente ciclistico, in questi due anni?
«Quando le cose vanno bene tutti ti chiamano e ti cercano, quando vanno male c'è sempre qualcuno che si defila. Quella vicenda mi ha fatto capire quali persone mi stavano vicino perché mi volevano bene e quali invece erano magari più interessate. In fondo è stata un'esperienza positiva per me, mi è servita per capire tante cose da questo punto di vista».

In chiusura una domanda prettamente tecnica: ti rivedremo coi fighissimi baffi che esibivi qualche settimana fa, o in squadra bastano quelli di Gianni Savio?
«Ma no, li avevo lasciati crescere perché non correvo, adesso li ho tagliati... forse mi sentivo un po' scomodo... in ogni caso senza baffi mi sembra di essere più corridore!».

Marco Grassi - cicloweb.it
 
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#17
Al Gp Nobili la prima uscita di Franco Pellizotti in maglia (e bici) tricolore:

[Immagine: 2_0116777_1_thumb2.jpg]

[Immagine: 2_0116773_1_thumb2.jpg]

(bettiniphoto.net)
 
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#18
Finalmente un tricolore con la giusta forma.
I pantaloncini,secondo me,li potrebbe pure evitare ma si vede che gli "stylist" di Savio,premono per il verde "pisello"...:D
Giusto per dire.Gli Omega-Quick-Step,che è forse l'unico team che ancora privilegia le bandiere e non lo sponsor per quanto riguarda le maglie di campioni nazionali,hanno i pantaloncini degli stessi colori,rispetto agli componenti del team,non campioni nazionali.
 
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#19
bellissima, finalmente una maglia tricolore degna
 
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[+] A 1 utente piace il post di Tommeke23
#20
è carina ma preferivo quella della Movistar.
 
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