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Giancarlo Bianchi ci spiega i freni a disco per bici da strada
#1
Giancarlo Bianchi ci spiega i freni a disco per bici da strada
I freni a disco che abbiamo iniziato a vedere sulle MTB nei primi anni '90 ritornano in voga. Ernesto Colnago, con i suoi 80 anni, si dimostra ancora una volta all'avanguardia e li propone, pensate un po', per le bici da strada. Novità interessante, che sta riscuotendo parecchio entusiasmo nel settore, sembra non essere semplicemente un vezzo tecnico ma un'intelligente soluzione da tenere in considerazione per la sicurezza di chi pedala.
Per capire meglio il ruolo e lo sviluppo che questa tecnologia potrà avere nel prossimo futuro abbiamo chiesto un parere a Giancarlo Bianchi, storico meccanico delle due ruote (ha lavorato per squadre come: Vivi Bottecchia, Murella Rossin, Magniflex, Ariostea, Eldor, Mapei, Mg Tech­nogym, Asics, Lampre, Fassa Bor­to­lo, Barloworld, Katusha) e oggi è uomo prezioso per i giovani colombiani della Colombia Coldeportes.

Come funziona?
«Un freno a disco è costituito da un disco in ghisa o in acciaio solidale alla ruota il quale viene frenato tramite un sistema a pinza che spinge contro di esso una coppia di pastiglie composte da materiale d'attrito, che, premendo contro il disco contemporaneamente da entrambi i lati, ne causano il rallentamento assieme a quello della ruota. La pressione di spinta della pinza è generata grazie ad un dispositivo idraulico (come sulla maggior parte degli autoveicoli) o meccanico (per esempio per le biciclette)».

Sulle bici da strada i freni a disco possono rappresentare una soluzione interessante?
«Assolutamente sì, se i costruttori si impegneranno a svilupparli potranno costituire una valida soluzione soprattutto in termini di sicurezza. Con il freno a disco si eliminano tutti i problemi derivanti dalle frenate con i cerchi in fibra di carbonio. Eviteremmo molte cadute in caso di pioggia (con l'acqua il pattino non aderisce al carbonio, ndr). Purtroppo nel ciclismo non è come nella Formula 1, se cambia il tempo non possiamo fermarci e sostituire l'assetto delle bici, con questi freni abbatteremmo un rischio notevole. Da quando è nata la bici siamo fermi al pattino, sono cambiati i materiali del cerchio (legno, alluminio, carbonio) e abbiamo assistito all'avvento di numerosi accorgimenti tecnici ma adottare i freni a disco sulle bici da strada sarebbe davvero un grande passo in avanti».

Un limite all'affermarsi di questa novità potrebbe essere il peso dei freni a disco, superiore rispetto a quelli standard?
«La differenza di assetto tra una bici col freno classico e quella con il freno a disco è minima, di 150-200 grammi, e se pensiamo che oggi le bici dei professionisti pesano sui 6.4 kg e dobbiamo usare dei pesi per arrivare al peso minimo consentito dall'UCI (6.8 kg, ndr) il problema non si pone. Il cerchio della ruota può tranquillamente essere più leggero rispetto a quello a cui siamo abituati perché non è necessario prevedere una superficie frenante, mentre il telaio deve essere più pesante per supportare il freno a disco, soprattutto la forcella e il mozzo devono essere irrobustiti, comunque volendo anche il disco può essere fatto in carbonio… In Italia abbiamo la migliore ditta al mondo produttrice di impianti frenanti, la Brembo, che sicuramente sarà in grado di inventarsi qualcosa in questo senso per preservare la leggerezza del mezzo».

Aveva mai pensato che si sarebbe arrivati a montare freni a disco sulle bici da strada?
«A dire la verità quattro anni fa alla partenza della Liegi ne parlai con un commissario e mi disse che se nessuno l'avesse proposto ad Aigle difficilmente qualcosa si sarebbe mosso. Qualche tempo dopo Vittorio Algeri, Presidente del Consiglio del Ciclismo Professionistico, mi disse che la mia proposta era stata ascoltata. Posso aggiungere ancora una cosa? L'unico che, ancora una volta, ha saputo cogliere l'attimo è stato Ernestino Colnago. Gli anni passano, ma nel nostro mondo è sempre quello che riesce a guardare più lontano del proprio naso. Chapeau!».

Giulia De Maio per tuttobiciweb.it
 
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#2
Freni a disco sulle bici da strada? L'idea parte da Calenzano
Ci vorrà ancora del tempo (i più ottimisti parlano della stagione 2015) per la sua omologazione da parte dell’Unione Ciclistica Internazionale, ma non c’è dubbio che se ciò avverrà sarà una bella rivoluzione in campo ciclistico. Parliamo delle biciclette da corsa per l’attività su strada con freni a disco idraulici sia sulla ruota anteriore che posteriore. Un dispositivo già ampiamente usato nelle bici del mountain bike e del ciclocross, come ha spiegato durante un convegno svoltosi al Meridiana Country Hotel a Pontenuovo di Calenzano, l’ingegnere Davide Fumagalli della Colnago. Con lui c’era anche Paolo Savoldelli, ex professionista (dal 1996 al 2008) con due Giri d’Italia vinti al suo attivo oltre a un Giro del Trentino ed uno della Svizzera Romanda, ed appena nominato consigliere e supervisore editoriale di Bike Channel, primo canale tematico per gli appassionati di ciclismo, dopo il suo addio dalla Rai come opinionista. Il campione bergamasco, grande discesista soprannominato “Il Falco” ha testato la bici realizzata da Ernesto Colnago per lui qualche mese, ed assieme all’Ingegnere Fumagalli hanno parlato di questa novità e dei vantaggi. “La frenata - hanno detto – sarà più rapida, tanto che a una velocità di circa 55 chilometri l’ora, lo spazio di frenata si riduce da 26,6 a 20,5 metri. Una frenata più sicura, soprattutto efficace con strada bagnata dalla pioggia, con meno rischi di cadute”. La bici realizzata da Ernesto Colnago era in mostra nella sala del convegno e sono già un centinaio gli esemplari costruiti. I presenti al convegno organizzato da Marco Cavorso, dall’Associazione Tommaso Cavorso, da Ciclismosicuro.it, dal Team Ultimo Km e da Saverio Carmagnini del Premio Internazionale Giglio D’Oro, hanno apprezzato questa novità e tra gli altri intervenuti il “patriarca” Alfredo Martini, il direttore sportivo Fabrizio Fabbri, Claudio Santi vice presidente internazionale della pista, la campionessa lituana Katarzina Sosna che corre nel Vaiano Fondriest, Carlo Iannelli della Corte Appello Federale di ciclismo, i dirigenti di alcune società come Masini, Lapucci, Romanelli, Poli. Altro aspetto infine che è stata toccato durante il convegno quello della sicurezza dei corridori sulla strade, sia in occasione delle gare che in allenamento. Un tema portato avanti con grande passione e determinazione da Marco Cavorso, il padre di Tommaso ucciso da un furgone in allenamento nell’agosto del 2010 e da Stefano Guarnieri che perse il figlio in un incidente stradale e che ha fondato l’Associazione Lorenzo Guarnieri Onlus, promotrice di una proposta di legge popolare sull’omicidio stradale che ha già raccolto le firme di migliaia di persone. Sia Marco che Stefano hanno voluto esprimere la loro grande amarezza per il fatto che gli automobilisti colpevoli della morte dei loro figli, sono stati condannati a una pena di soli 2 anni e 8 mesi senza un giorno di carcere.

Antonio Mannori
 
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