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Gino Bartali
#1
in arrivo
 
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#2
Giornata della Memoria: l'Uci rende omaggio a Gino Bartali
Nella "Giornata internazionale in memoria di omaggio alle vittime dell'Olocausto” l’Uci rende omaggio al grande campione italiano

Uno dei più grandi campioni della storia del ciclismo, Gino Bartali, potrebbe essere elevata a "Giusto" in Israele. Quasi 70 anni dopo i fatti e 12 anni dopo la sua morte, sono ormai note le di quanto ha fatto Bartali durante la Seconda Guerra Mondiale, quando ha contribuito a salvare 800 ebrei.
Già vincitore di un Tour de France e due Tour d'Italia, Bartali era stato arruolato nel 1943 come ufficiale di polizia stradale dal regime fascista, ma si dimesso l'8 settembre. Poi si è nascosto e ha scelto di aiutare gli ebrei perseguitati portando le loro foto ad un convento religioso che realizzava documenti falsi. Per i soldati che presidiavano la strada tra Firenze e San Quirico, nei pressi di Assisi, Bartali era semplicemente impegnato in un allenamento di 380 km. In realtà, il telaio e la sella della sua bicicletta nascondevano documenti che per tanta gente valevano la vita.
I dettagli della sua attività sono venuti alla luce solo da due o tre anni, grazie ad un lavoro scientifico che ha censito la testimonianza di una suora e di sopravvissuti all'Olocausto. Andrea Bartali, figlio di Gino, è alla ricerca continua di altre testimonianze con il sostegno della comunità ebraica della Toscana e l’impegno della giornalista Laura Guerra.
In Israele, lo Yad Vashem sta valutando le prove per attribuire a Bartali il titolo postumo di "Giusto tra le Nazioni che hanno messo a rischio la propria vita per salvare gli ebrei".
Fino alla morte, Bartali è rimasto sempre stato restio a parlare del suo impegno, nascondendo le sue azioni perfino alla moglie Adriana. Un giorno disse semplicemente: "Il bene lo facciamo, non lo diciamo. Ci sono medaglie che si attaccano all’anima, non al bavero della giacca".
Alla fine del 1943, fu messo in prigione per 45 giorni, accusato di sostenere il Vaticano, che si opponeva alla politica del regime fascista. Per fortuna, ha evitato il processo davanti ad un tribunale di guerra.
Dopo la Liberazione, ha ripreso la sua carriera, ha vinto un terzo Giro d'Italia e un altro Tour de France, dando vita alla rivalità leggendaria con Fausto Coppi.
Oggi, la Fondazione Bartali onora la sua memoria e ricorda uno dei suoi motti: "Se lo sport non è una scuola di vita e di solidarietà, allora è inutile."

comunicato UCI
http://www.fondazionebartali.it
Contatto: Laura Guerra lg.press @ libero.it
 
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#3
Shoah, Gino Bartali dichiarato "Giusto tra le nazioni" per la sua lotta contro lo sterminio

Gino Bartali, il grande campione di ciclismo, è stato dichiarato "Giusto tra le nazioni" da Yad Vashem, il sacrario della Memoria di Gerusalemme. Lo si legge sul sito dell'organizzazione. La decisione riconosce l'impegno di Bartali a favore degli ebrei perseguitati in Italia. Bartali durante l’occupazione tedesca percorreva le campagne nascondendo nella canna della bicicletta documenti falsi necessari a mettere in salvo le persone in pericolo.

Yad Vashem spiega. Bartali, «un cattolico devoto, nel corso dell'occupazione tedesca in Italia ha fatto parte di una rete di salvataggio i cui leader sono stati il rabbino di Firenze Nathan Cassuto e l'Arcivescovo della città cardinale Elia Angelo Dalla Costa». Ques'ultimo è stato già riconosciuto Giusto tra le Nazioni da Yad Vashem.

«Questa rete ebraico-cristiana, messa in piedi a seguito dell'occupazione tedesca e all'avvio della deportazione degli ebrei, ha salvato - prosegue Yad Vashem - centinaia di ebrei locali ed ebrei rifugiati dai territori prima sotto controllo italiano, principalmente in Francia e Yugoslavia».

Bartali ha agito «come corriere della rete, nascondendo falsi documenti e carte nella sua bicicletta e trasportandoli attraverso le città, tutto con la scusa che si stava allenando. Pur a conoscenza dei rischi che la sua vita correva per aiutare gli ebrei, Bartali ha trasferito falsi documenti a vari contatti e tra questi il rabbino Cassuto». Yad Vashem ha infine annunciato che in onore di Bartali si terrà una cerimonia in Italia in una data ancora da stabilire.

La moglie di Gino Bartali e il figlio Andrea sono felicissimi che il grande campione sia diventato Giusto tra le nazioni. «È una cosa magnifica», ha affermato Andrea che ha detto di aver appreso la notizia dall'ANSA. «Aspettavamo questa notizia già da qualche tempo, soprattutto dopo che un mese fa hanno fatto giusto tra le nazioni il cardinale Elia Dalla Costa», ha aggiunto. «Saperlo proprio oggi quando qui a Firenze sono iniziati i Mondiali di ciclismo ha un significato enorme», ha detto ancora il figlio di Bartali. La famiglia di Bartali era stata invitata già nelle settimane scorse a Gerusalemme dal governo israeliano per il mese di ottobre quando si terrà una gran fondo di ciclismo intitolata a Gino Bartali.

Il sindaco di Firenze. La decisione di Yad Vashem «è una scelta che commuove Firenze, è il più bel regalo alla città ed il modo più serio di dare un senso ai Mondiali di ciclismo»: così il sindaco di Firenze Matteo Renzi all'ANSA. Proprio l'11 agosto scorso, in occasione delle celebrazioni della Liberazione di Firenze Renzi, con il rabbino del capoluogo toscano Joseph Levi, aveva auspicato il pronunciamento sul campione. «Il ciclismo in Toscana - ha aggiunto Renzi - è un'esperienza di vita e ha formato uomini, oltre che campioni, come Bartali che rischiava la pelle per salvare gli ebrei. Abbiamo voluto qui i mondiali pensando a figure come lui, perchè rende esplicito che nono sono solo una competizione sportiva ma per Firenze l'occasione di affermare la propria identità di valori. Bartali - ha poi detto Renzi - diceva che era 'tutto sbagliato tutto da rifarè, ma poi si metteva al lavoro. Era un brontolone col cuore grande, come tutti i fiorentini».

ilmessaggero.it
 
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#4
Normalmente sarei scettico, ma gli israeliani sono talmente fissati che se lo dicono loro allora c'è da crederci. Bravo Bartali
 
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#5
Beh, era nota e stra-nota come cosa. Dovevano aspetta' dell'altro.....
 
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#6
Bartali, domani la cerimonia allo Yad Vashem
Il nome di Gino sul Muro d'onore nel Giardino dei Giusti

Andrea Bartali, figlio del popolare campione di ciclismo Gino, nelle scorse settimane riconosciuto 'Giusto tra le Nazionì, sarà domani al Mausoleo della Memoria di Yad Vashem a Gerusalemme per assistere all'iscrizione del nome del padre sul Muro d'onore nel Giardino dei Giusti. Andrea Bartali visiterà anche il Museo e il Memoriale dei Bambini uccisi durante la Shoah. Alla visita sarà presente, oltre l'ambasciatore italiano in Israele Francesco Maria Talò, anche Giulia Donati Baquis, sopravvissuta all'Olocausto e la cui famiglia, quando si trovava a Lido di Camaiore in Toscana, fu salvata grazie ai falsi documenti forniti da Gino Bartali. La cerimonia ufficiale in onore del campione toscano con l'assegnazione della Medaglia d'Oro e del certificato di onore si svolgerà invece in Italia - in data ancora da definire - con l'intera famiglia e gli amici di Bartali. Andrea Bartali arriverà in Israele per assistere ad una manifestazione ciclistica che si chiama 'Gran Fondo Giro d'Italia', in programma venerdì a Gerusalemme.

tuttobiciweb.it
 
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#7
È morta Adriana Bani, moglie di Gino Bartali
Ne ha dato notizia il figlio Andrea

E' morta oggi, nella sua abitazione a Firenze, la signora Adriana Bani, moglie di Gino Bartali. A darne notizia il figlio Andrea. Nata nel 1919, Adriana Bani si era sposata nel 1940 con Bartali, scomparso nel 2000. Dal matrimonio sono nati tre figli: oltre Andrea, Luigi e Biancamaria. I funerali si terranno lunedi'.

tuttobiciweb.it
 
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#8
Bartali, Terracina dedica una via al grande Gino
Domenica 22 ci sarà l'inaugurazione

Terracina ha deciso di festeggiare con un gesto significativo il centenario della nascita di Gino Bartali: domenica 22 alle h 12 sara' intitolata al campione toscano la strada accanto al Grand Hotel Torre del Sole all'altezza del km. 106,5 della s.r. Pontina.

L'iniziativa testimonia il grande legame di affetto tra la cittadina della provincia di Latina e il grande corridore fiorentino, nato il 18 luglio 1914, spesso ospite a Terracina per seguire il Trofeo Marcello Falcone, la storica gara locale riservata agli juniores.

E' stato infatti Tiziano Testa, presidente del Gs Desco, societa' locale organizzatrice del Falcone, a proporre l'intitolazione trovando ampio consenso in seno all'amministrazione comunale.

La cerimonia sara' preceduta, alle 11, da una sfilata, per il centro di Terracina, di auto e moto d'epoca del Club Canves Anzio Nettuno con partenza e conclusione presso il ristorante Quadrifoglio (attiguo al Grand Hotel Torre del Sole) in cui sara' esposta una delle biciclette su cui Gino gareggio', all'inizio degli anni 50, nelle ultime quattro stagioni della sua splendida carriera costellata da tre Giri d'Italia e due Tour de France.

La bici appartiene a Luigi Bartali, figlio del campione, che sara' presente domenica, accanto alle autorita' locali: anche Livio Trape', oro olimpico ai Giochi di Roma '60 nel quartetto della cento chilometri, e Filippo Simeoni, campione italiano in linea nel 2008 prenderanno parte all'evento.

tuttobiciweb.it
 
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#9
100 anni fa nasceva Gino Bartali!

Tour e Giro vergognosi a dedicare ben poco ad un corridore così.

Stasera su Rai1 il film, Gino Bartali L'intramontabile.
 
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#10
Auguri Ginettaccio !
 
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#11
Oggi 100 anni dalla nascita di un mito, grande Gino
 
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#12


 
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#13
100 di questi anni mitico Gino
 
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#14
Giusto tra le nazioni.

In realtà mi sono sempre chiesto il perchè della voce estremamente roca di quando era anziano. Operazioni alle corde vocali?
 
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#15
Tanti auguri Gino!! Campione
 
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#16
(18-07-2014, 07:05 PM)Giugurta Ha scritto: Giusto tra le nazioni.

In realtà mi sono sempre chiesto il perchè della voce estremamente roca di quando era anziano. Operazioni alle corde vocali?


Quando iniziò a correre aveva già quella voce. Il tutto a causa della penitenza per un gioco tanto comune fra i bambini del tempo: “guardie e ladri”. Fu seppellito sotto la neve e là fu lasciato per ore. Fu sua madre a salvarlo, ma rischiò di morire. Le conseguenze: aldilà di tre giorni con la febbre altissima, subì seri danni alle corde vocali.
 
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#17
Il Doodle di Google dedicato a Bartali, nel 104° anniversario della nascita: 

[Immagine: Bartali_Doodle.jpg]
 
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#18
Bravo Old a ricordare questo importantissimo compleanno…..
Da parte mia, è dunque doveroso postare quanto scrissi il “giorno dei 100” di “Cuore d’oro – Ginettaccio”….
 
I primi cento anni di Gino Bartali
 
Un piccolo esercizio di realismo o di lettura, ci indica una strada che la ragione cerca di deviare: l'esistenza dell'immortalità. Solo così si spiega l'attualità dei lontani, di chi anagraficamente è morto, ma continua a vivere ed a portare esempi su un sociale che accetta il metafisico. Una traduzione simultanea della memoria che s'intinge di quotidiano, né più e né meno, dei protagonisti che fanno presenze sui giornali su carta, video e telematici. Un sentiero che si volge dribblando generazioni, per abbracciare linguaggi distanti solo nell'apparenza dei tempi, non nella sostanza dei contenuti. L'immortalità dei miti, delle leggende, dell'anima dei popoli attraverso singoli cantori, rappresenta un passo basilare della cultura, di quel soldato che ognuno cerca di avere in sé, per germogliare luce e vivere più denso quel tratto chiamato vita.
L'immortalità che viene da chi si elegge su un campo della presenza umana, che poi tracima ovunque, per stringere la mani e le menti, indipendentemente dai mestieri e dalle vocazioni, come un credo-preghiera, da prendere e ricordare quando ci si confronta o ci si applica su un tassello dell'insieme che ci circonda.
Gino Bartali, dalla genesi di ciclista, ha superato i confini del tempo e dello spazio di settore, giungendo ai patrimoni di uomini e donne non solo racchiusi nella terra italiana: è un segno di orizzonti che c'è e si menziona, tanto nella famiglia, quanto nella scuola o nel lavoro, magari una volta ogni tanto, ma poco importa. È dunque un immortale, su cui le date sono solo un convenzionale pennello d'orientamento. I patriottici o nazionalisti, lo possono definire un grande italiano; per chi scrive, che si definisce cittadino del mondo, è un faro che non ha lingua e che porta la luce aldilà dei confini, perché è. Già, gli immortali si fermano al predicato verbale.
 
Le cifre della sua carriera
Nato a Ponte a Ema (Firenze) il 18 luglio 1914, deceduto a Firenze il 5 maggio 2000. Completo. Alto 1.70 per 68 kg di peso. Al quinto anno delle elementari il padre Torello, lo convinse a "lavorare" nelle ore pomeridiane (senza trascurare lo studio), presso una officina di biciclette di un vicino di casa, Oscar Casamonti. E fu proprio quest'ultimo ad avviarlo alla carriera ciclistica. Cominciò a correre nel 1931: disputò undici gare e ne vinse tre, mentre nelle altre si piazzò sempre tra i primi. Dilettante nel 1933, in 29 gare disputate, furono 16 le vittorie e 7 i secondi posti. L'anno dopo, diventò Campione toscano, ma una grave caduta gli pregiudicò la stagione. Chiuse con 15 successi e 5 secondi posti. L'esordio tra i professionisti avvenne proprio nella Milano-Sanremo del 1935, che, per poco, non vinse. Concluse la carriera il 10 ottobre del 1954, nel circuito di Cologno Monzese.
Diciannove anni di attività professionistica, con un bilancio di 124 successi. Portò a termine 836 gare e percorse oltre 150 mila chilometri, circa quattro volte la circonferenza della Terra. Gino Bartali, religioso e militante nell'Azione Cattolica, reagì coraggiosamente alla morte del fratello Giulio, avvenuta nel 1936 in un incidente di gara. Una splendida carriera, ricca di prestigiosi successi, purtroppo priva di una maglia iridata, tra l'altro ampiamente meritata. Una clamorosa impresa al Tour de France 1948, in concomitanza con l'attentato a Togliatti. Il suo successo in terra transalpina attenuò la tensione e spostò l'attenzione sulla impresa del campione toscano, che, a distanza di dieci anni, si aggiudicò nuovamente la Grande Boucle.
Ecco i suoi principali successi: 11 gare a tappe: 3 Giri d'Italia (1936 - 1937 - 1946); 2 Tour de France (1938-1948); 2 Giri della Svizzera (1946-1947); Giro dei Paesi Baschi (1935); Giro Romandia (1949); G.P. Reus (1935); Giro Quattro Province (1945); 36 gare in linea: 5 Giri di Toscana (1939-1940-1948-1950-1953); 4 Campionati italiani (1935-1937-1940-1952); 4 Milano-Sanremo (1939-1940-1947-1950); 3 Giri di Lombardia (1936 - 1939 - 1940); 3 Giri del Piemonte (1937-1939-1951); 2 Giri Campania (1940-1945); 2 Campionati Zurigo (1946-1948); 2 Giri Emilia (1952-1953); Coppa Bernocchi (1935); Tre Valle Varesine (1938); Trofeo Matteotti (1946); Giro Prov. Reggio Calabria (1952); G.P. Impero (1939); 6 prove a cronometro (5 Giri Provincia di Milano: 1936-1938-1939-1940-1942); 47 tappe di Giri (17 Giro d'Italia; 12 Tour de France; 6 Giro Svizzera); 24 circuiti; 50 giorni in Maglia Rosa (15 partecipazioni); 20 giorni in Maglia Gialla (8 partecipazioni); 7 GPM al Giro e 2 al Tour. Fra i nomignoli-definizioni di Bartali, spicca per significati e realismo, questo: "l'uomo di ferro".
 
La rivalità con Fausto Coppi
L'estroverso, ma pragmatico Bartali e l'introverso fantasioso Coppi, sono stati la base e la manna per le penne migliori di un tempo. Gli aspetti caratteriali dei due grandissimi, hanno dato spago ai lampi narrativi e le conseguenti trasmissioni, più che mai culturali, di autentici cantori. Ne è nato un dualismo che ha superato i confini degli eccelsi spessori dei due, fino a farne un dogma dal quale il giornalismo italiano non è mai uscito. Nei giudizi e nei racconti di chi è venuto dopo, nel ciclismo in particolare, s'è sempre cercata quella rivalità e quegli accostamenti a due, anche quando a giocarsi il palcoscenico erano campioni o semplici atleti di consistenze inferiori o assai inferiori a Bartali e Coppi. Un limite in tempi lunghi ed un vero e proprio freno per le masse destinatarie che, per questo, han vista scalfita la crescita sportiva individuale e complessiva dell'Italia. Un problema non certo imputabile ai due eccelsi pomi progenitori. Due che van visti più vicini negli epigoni di quanto possa apparire. Bartali era abituato alla rivalità. La visse giovanissimo con Aldo Bini, conterraneo e talentuoso, tanto estroverso, quanto non pragmatico. Alla fine fu questa la differenza che mantenne Gino ai vertici e che favorì l'amicizia dei due nei finali di carriera. In fondo l'estroversione non lede la caratura umana, anche se qualcuno, sottilizzando sulla superficialità, tende a dimenticarlo. Con Coppi, l'estroverso ma pragmatico Bartali, fu un involontario sprone a non cucirsi di quei dubbi e scoramenti che fanno capolino negli introversi, fino a limitare. "L'uomo di ferro", per il suo pragmatismo, non sarebbe giunto ad una crisi più nervosa che fisica, come quella di Saint Malo per "L'Airone. E costui, nel ferro di chi non cedeva se non davvero superato, vide più nitida la strada per l'impresa, che significava elezione. Estroversione pragmatica ed introversione fantasiosa, alla fine divennero poli d'attrazione: non amici per la pelle, ma nemici rispettosi, a volte perfino esagerati nell'azzerarsi, come a Valkenburg '48, dove a farne le spese, nella sostanza del risultato fu Vito Ortelli. Due che, senza dirlo per orgoglio, avevano bisogno l'uno dell'altro per essere se stessi. Coppi morì presto, ma nella sua difesa, di memoria e di sostanza, trovò in Bartali l'avvocato più eccelso, perché in fondo, era difendere il sé. Due dioscuri che a destini invertiti, avrebbero comunque recitato la stessa parte nel dopo. Due immortali difficili da distinguere, senza parlare di entrambi e degli opposti che li univano, non già per narrazioni, ma per essenze compensative. Due così, contemporaneamente, lo sport italiano non li ha mai avuti.
 
 
Bartali nelle mie classifiche d'ogni epoca.
Come ho sempre scritto e detto nelle occasioni pubbliche, è difficilissimo fare classifiche di tutti i tempi: nel ciclismo, quanto nello sport intero. Ci sono però dei distingui, che danno un segno di oggettività alla soggettività di uno storico: su tutti e, nettamente, lo spessore degli avversari. Un margine sufficiente per riconsiderare le conte dei palmares, che sono fredde e, prese da sole, abbastanza vicine alla follia scientifica o, addirittura, nella più piena franchezza, a forti tinte di stupidaggine.
Le epoche del ciclismo non sono state uniformi negli spessori del testimoniato. Nel romanzo del pedale, ci sono stati segmenti d'eccellenza su ogni settore ciclistico, ma pure altri, come ad esempio nelle corse a tappe, dove, contemporaneamente, non si viveva altrettanto su quelle in linea e viceversa.
Non è questo lo spazio per sviscerare tutto il lavoro che ho svolto sulle personali classifiche, mescolando i vari settori. Oggi, nel Centenario di Bartali, mi limiterò ad un accenno su quelle dei Grandi Giri, rassegna che vede Gino, per gli avversari che ha avuto, eccezionali ed epocali, collocato davanti a corridori che han vinto il doppio come Hinault, o una volta e mezzo come Indurain. Davanti a Bartali solo Merckx e Coppi ed in maniera assai più risicata, Anquetil. Non aggiungo altro, basta analizzare i singoli delle epoche di riferimento.
 
Un aneddoto vissuto.
Per chiudere questa brevissima e monca occasione di ricordo dell'immenso Gino, un episodio che mi vide testimone.
Accadde il 22 marzo 1996, il giorno prima della Milano Sanremo. Per la prima volta, ebbi occasione di partecipare a quello che poi diverrà un appuntamento a me caro: il Premio Tre Pini di Milano. La famiglia Cortesi, di origine toscana, titolare del celebre Ristorante, appassionatissima di ciclismo, organizzava quell'appuntamento a pranzo del venerdì precedente la Classicissima, allora sempre proposta di sabato. Il Premio s'orientava verso ciclisti, operatori o dirigenti che si erano particolarmente distinti nella stagione passata e l'occasione sapeva radunare il meglio del ciclismo mondiale . Quell'anno, Fabiana Luperini, che correva nella mia Sanson, aveva conquistato la prima delle tre consecutive doppiette Giro-Tour, ed era ovviamente fra i premiati. Assieme a lei, fu invitato il sottoscritto più un accompagnatore che, nel nostro caso, rispondeva alle generalità di Piatèl, nomignolo-distinguo di una brava persona che, per la siamese popolarità, s'associava a lui ben prima di nome e cognome.
Con un'ammiraglia partimmo dalla Romagna per giungere a casa di Fabi, in quel di Cascine di Buti e, di lì, con lei, attraverso la Cisa, viaggiammo in direzione Milano. Un bel mazzetto di centinaia di chilometri. Per Piatel, che guidava, un peso ulteriore s'aggiunse nella mitraglia di parole, progetti e programmi che il sottoscritto discuteva con Fabi, non ultimo il libro che su di lei doveva nascere (e che, in parte, nacque). Fatto sta, che una volta giunti a Milano, il buon Piatel si perse (allora non c'erano navigatori) e né io né Fabi potemmo essere d'aiuto. Poi, d'improvviso, su una via alla nostra destra, scorsi una berlina giallognola, sui cui lati giganteggiava la scritta: Cicli Bartali. Immediatamente dissi a Piatel di seguire quell'auto, perché avrei scommesso che si dirigeva anch'essa al Ristorante Tre Pini. Certo, c'era la possibilità che fosse destinata alla punzonatura della Sanremo, ma quella non era un'ammiraglia e l'orario era particolare. Le perplessità di Piatel, comunque impegnato nell'inseguimento, non si sciolsero nemmeno alle parole di Fabi: "Per me chi guida quella, è proprio Ginettaccio. Ha più di ottant'anni, ma guida ancora come ne avesse trenta. Così m'han detto". Ed infatti, quell'auto, per decisione di marcia e velocità, impegnò Piatel come fosse a tutta lungo la discesa del Gavia, ma fu bravo, perché seppe "tenere la ruota" di quel navigatore scaltrissimo, fino a giungergli in scia, proprio davanti al Tre Pini. Parcheggiammo dietro quella berlina giallognola che avevamo visto occupata dal solo conducente. E quando scese quell'occupante, autore involontario della buona riuscita del nostro viaggio, con stupore e semi-coccolone di Piatel, potemmo tutti verificare che si trattava di Bartali in persona. Sorridente e con passo veloce, Gino si diresse verso di me e mi salutò con una partecipazione che mi lasciò di stucco: prima di quell'occasione ci eravamo visti una sola volta, ed era impossibile che si ricordasse di me. Forse mi confondeva con qualcun altro. Ovviamente lo ringraziai non poco per averci aiutato a giungere fin lì e lui mi rispose raggiante: "Devi capì che Milano è un po' la mi asa". Impegnato a salutare tanta gente, Gino non disse nulla a Fabiana e non perché si trattava di una pisana.... La Luperini ci rimase un po' male, ma non tutto era perduto. Dopo un lasso di almeno dieci minuti, passati a stringere mani e cospargere l'ambiente di echi cavernosi come da sua inconfondibile voce, il buon Bartali tornò sui suoi passi, ed andò dritto da Fabiana, abbracciandola e complimentandosi con lei come fosse la nipotina che gli aveva regalato una promozione a pieni voti. Gli occhi di Fabi s'illuminarono, mentre io e Piatel capimmo, che quello lì era proprio l'uomo di ferro.
 
Maurizio Ricci detto Morris
 
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