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Giro d'Italia, presentata l'edizione 2014 della corsa rosa
#41
0 arrivi e 0 partenze Dodgy
vabbeh, mi bastano Tropea 2011 e Etna 2011
 
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#42
(08-10-2013, 03:18 PM)Dan97 Ha scritto: 0 arrivi e 0 partenze Dodgy
vabbeh, mi bastano Tropea 2011 e Etna 2011

Speriamo nel ritorno della Sicilia, ma mancano i soldi (motivo in cui non c'è la Toscana quest'anno).
 
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#43
arrivi in salita

2011: 8
2012: 6
2013: 6
2014: 10 (record)

così è troppo....
 
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#44
Eh ancora, è il Giro in memoria di Pantani, un eccezione...
 
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#45
Sono d'accordo con Pagliarini, l'unico che trovo inutile è l'arrivo di Montecassino, tappa stile Vuelta con il muro finale per me ha poco senso.

La critica che si può fare è che, essendo un Giro dedicato a Pantani, è assurdo che non sia presente il Mortirolo, a 20 anni dalla nascita del mito del Pirata.
 
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#46
A Montecassino non è un muro....

Ci vinse De Vleaminck tanti anni fa.

Ascesa non corta però pendenze blande.
 
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#47
La giudicavo dall'altimetria, guardando su salite.ch è una "salitina".

Tappa che comunque continua a non piacermi.
 
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#48
Credo sia simbolo del bombardamento e mi dicono comunque che paesaggisticamente sia molto bella. Non farà selezione ma dopo 250 Km a qualcuno può far male se fatta forte forte (per me la Sky lo farà)....
 
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#49
Sì infatti è una tappa dedicata alla memoria, come quella del Vajont, sta là ed amen...
 
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#50
Io avrei messo 100km a crono tutti piatti
 
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#51
E poi siccome sarò all'arrivo chissenefrega se non farà spettacolo Cool

Però certo mi sarebbe piaciuto più uno strappone per JRO!
 
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#52
10 arrivi in salita e 590 km a crono...che giro equilibrato, ricco di mezze misure Asd
 
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#53
Giro d'Italia 2014: Invisibile, insulsa, in pratica inutile - Una cerimonia di presentazione triste e povera

Domanda di fondo: a cosa serve la cerimonia di presentazione del Giro d'Italia? O meglio: a chi è indirizzata? Non è una domanda così teorica come può sembrare a prima vista. A noi sembra - così, a naso... ma magari sbagliamo... - che il pubblico del ciclismo possa essere abbastanza interessato a un evento del genere. Non il pubblico dei superappassionati che già da tempo sul web andava dietro alle possibili declinazioni del Giro 2014, tentando di scoprire in anticipo come sarebbe stato il percorso della corsa rosa (e abbastanza riuscendoci, va detto): per loro il disegno del nuovo Giro non aveva quasi segreti (al di là di qualche dettaglio di secondo piano), per cui non era di stretta necessità, per questo tipo di pubblico, il seguire la cerimonia in questione (se non per una naturale curiosità per qualsiasi cosa che riguardi il ciclismo).
Invece la presentazione della seconda più importante manifestazione del nostro sport doveva (o dovrebbe) puntare a raggiungere un pubblico più generalista (quello che segue le nostre vicende senza necessariamente morire di sincope se si perde 5 km del GP Tallinn in tv), vestendosi da gran galà del ciclismo tutto, cercando di situarsi in una bella prima serata di Rai1, lo spettacolo accanto ai contenuti tecnici, perché, che diamine, non parliamo di un evento qualsiasi, parliamo di un romanzo popolare che da un secolo accompagna la storia di questo paese, e che come tale interessa tutti, anche quelli che non seguono il ciclismo o che lo seguono con un occhio solo.
Il Giro d'Italia è nazionalpopolare per definizione, e come tale va trattato, a partire da chi ne ha in mano le redini. Dev'essere (e per certi versi lo è) un'eccellenza di questo paese, e il ciclismo italiano deve vantarsi del proprio Giro, non relegarlo in posizioni autoghettizzanti. Per questo non comprendiamo, francamente, la strategia che sta dietro allo spettacolo malinconico a cui abbiamo assistito oggi.
Quella che dovrebbe essere una festa di tutti è diventata uno spazietto autoreferenziale, minimizzato in un punto inconcepibile della settimana (ma si è mai vista una festa nel primo pomeriggio di un lunedì d'autunno? Maddai, fa tristezza anche solo a dirlo), al riparo dall'occhio indiscreto della tv perché, si sa, in tempi di web power, basta un semplice streaming per raggiungere le folle. Fosse vero...
Fosse stato, l'evento, pompato come meritava, sulle pagine del sito che ne ha diffuso le immagini, potremmo anche sforzarci di capire. Ma così non è stato. Un quadratino nella homepage della Gazzetta, senza un adeguato battage che lanciasse tale cerimonia: questo è stato l'hype creato intorno alla presentazione del Giro. L'hype è il clima di attesa che viene costruito (spesso ad arte) nell'avvicinamento ad un particolare appuntamento: quanti, all'infuori di noialtri ciclovori, erano a conoscenza del fatto che oggi sarebbe stato svelato il Giro 2014? Meglio non volerlo sapere...
Ma l'autosvalutazione del prodotto rosa, oltre a passare dall'assenza di una sacrosanta diretta televisiva (in orari favorevoli per il pubblico, e non così castranti), si è sublimata in una cerimonia che definire di basso profilo è poco. L'inesistenza di una regia tv ci ha regalato immagini di una staticità imbarazzante, appena due telecamere (una frontale, una che inquadrava di tre quarti, ma entrambe da distanze siderali dal palco allestito nel Palazzo del Ghiaccio di Milano), mai uno zoom, mai uno stacco sulla platea (che pure traboccava di addetti ai lavori), mai un guizzo. Va bene la sobrietà, ma questo è pauperismo puro.
Sembra passato un secolo da quando Contador faceva uno scenografico ingresso in uno sfarzoso studio, calato dall'alto in un gabbiotto, al cospetto di un parterre ricchissimo di ciclisti (tutti i più importanti del momento), eppure è successo solo 2 anni fa. Ma lì avevamo un Auro Bulbarelli in stato di grazia (e soprattutto dotato di un'idea televisiva del prodotto in questione) a tenere le redini della cerimonia, qui non si è capito bene a quale santo ci si doveva votare.
La strepitosa Alessia Ventura, fasciata in un lungo abito rosa e brava a disimpegnarsi nelle parti a lei assegnate, non poteva bastare da sola. Il suo partner sul palco, il direttore della Gazzetta Andrea Monti, impostato come un attore teatrale (lo potremmo ribattezzare Gazzman), veniva bene per fungere da ospite, non da padrone di casa. E ok, nei giorni scorsi una catastrofe interna in RCS (con la sospensione di diversi dirigenti, tra cui il direttore operativo del Giro Michele Acquarone) ha sicuramente causato dei problemi pratici di cui abbiamo pagato lo scotto oggi, ma la sensazione è che la cerimonia non sarebbe stata poi tanto diversa, anche senza il terremoto in questione; in più, rispetto a quel che sarebbe stato, abbiamo avuto l'evitabile sfilata dei nuovi dirigenti e tutto lo spazio ad essi dedicato. Anche perché, fondamentalmente, il pubblico interessato alla presentazione del Giro magari non ha una grande brama di sapere quel che succede ai vertici dell'azienda (ma qui torniamo alla domanda iniziale: a chi era rivolta la cerimonia in questione?).
E così, tra verbosità varie (lunghissimo lo spazio dedicato alla ministra del turismo nordirlandese, la quale - essendole stato permesso - si è messa pure a parlare dei campi da golf del suo paese...), alcuni video che sapevano di minestra riscaldata (circolavano da giorni in rete), un pizzico di retorica che in questi casi non guasta mai e un vacuo spirito compagnone tra Gazzman e i dirigenti RCS, abbiamo dovuto aspettare quasi un'ora per vedere ufficializzato il percorso del Giro 2014: con un rapido video, peraltro, e senza nemmeno gli approfondimenti tecnici del caso.
Dopodiché, uno spericolato parallelo tra la questione triestina (e i riferimenti alle due guerre mondiali) e la situazione nordirlandese, un'immancabile tirata sul ciclismo più umano e quindi pulito (la sentiamo ogni anno: "Abbiamo voluto disegnare un Giro meno massacrante, bla bla bla". Ormai quasi non ci facciamo caso, è come passare dal casello quando entriamo su un'autostrada), e finalmente Gazzman ha dato la parola ai corridori: anche qui si pianse miseria, con Nibali (vincitore uscente ma quasi certamente assente nel 2014), Basso, Scarponi, Evans (un'infornata di nuove leve!), Quintana (il sogno proibito degli organizzatori, ma probabilmente farà il Tour e non il Giro) e, in rappresentanza dei velocisti, Degenkolb (nemmeno a Cavendish si è riusciti ad arrivare?). Roche l'hanno visto in platea col padre e l'hanno tirato su in corsa, giusto perché irlandese; e dire che, tra il pubblico, di corridori di primo piano ce n'erano decine: tutti ignorati.
Il gran finale, nel glaciale (in tutti i sensi) scenario scelto per la cerimonia, è stato un disordinato rompete le righe, non prima che Monti si accorgesse di una gaffe abbastanza clamorosa («Ringrazio anche la Rai, non mi ero accorto che ci fosse in platea il direttore di RaiSport Mauro Mazza»...). E questo è quanto.
La cura dimostrata nella gestione dell'evento (e quindi l'attenzione riservata al ciclismo in sé) da parte di RCS è peraltro coerente con quanto vediamo quasi quotidianamente sugli house organ informativi, analizzando i quali si faticherebbe a definire il ciclismo un "core business" per questa azienda. Però questo passa il convento, e questo ci dobbiamo tenere (anche perché di questi tempi c'è pure il rischio di cadere dalla padella nella brace). Ma nulla ci vieta di sperare che l'anno prossimo la presentazione del Giro torni ad essere quello che deve essere: una grande festa per tutti, non una riunione carbonara invisibile ai più.
Marco Grassi

Cicloweb.it
 
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#54
Uno scandalo che il Giro non ricordi Bartali, Uomo Che ha fatto la storia del ciclismo e non solo....
 
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#55
Bah scandalo, ci hanno fatto un Mondiale ed un tappa al Giro quest'anno a Firenze in onore di Bartali...

Piuttosto sarebbe stata bella una gran départ del Tour, questo sì...
 
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#56
Per me resta una grande mancanza nei confronti di chi ha dato tanto, tantissimo all'Italia...
 
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