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Il SecoloXIX: Firenze 2013, Di Rocco e la società che lo rende capo di tutto
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Il SecoloXIX: Firenze 2013, Di Rocco e la società che lo rende capo di tutto
Manca un anno e mezzo ai campionati del Mondo di ciclismo che si disputeranno in Toscana. Tre settimane fa è stato presentato a Firenze il “team completo” che li curerà, composto da tre comitati: l’organizzativo che è agli effetti pratici il più importante, l’istituzionale (politici) e l’onorario (testimonial vari). Genova da un lato segue con sincera partecipazione sportiva la preparazione di un evento comunque prestigioso per l’Italia, ma dall’altro non è ancora riuscita ad assorbire dopo mesi la polpetta della bocciatura della propria candidatura: nel primo caso, quello del Mondiale 2012 assegnato poi all’olandese Valkenburg, per le motivazioni decisamente pretestuose; e nel secondo caso, Mondiale 2013 assegnato poi a Firenze, per le modalità con cui si è arrivati alla sconfitta. E più passa il tempo e più trova la polpetta indigesta. Anche perché più passa il tempo e più emergono singolarità e coincidenze che invitano per lo meno alla riflessione.

Si parte dal congresso dell’Unione ciclistica internazionale (l’Uci) che si è tenuto in Australia nel 2010, in occasione della rassegna iridata che si è disputata proprio là, il 27-28-29 settembre 2010, e alla quale era presente anche una delegazione (invitata dalla stessa Uci) in rappresentanza della candidatura di Genova. L’Uci sceglie Firenze, la candidatura appoggiata dalla Federazione ciclistica italiana e il sostegno federale è obbligatorio per andare avanti.

E qui iniziano le singolarità. Perché appena una settimana prima di quel congresso, il 21 settembre, viene costituita la “Mondiali Toscana 2013” srl formata da otto soci con amministratore unico Claudio Rossi, un dirigente affermato nel campo del marketing. E perché la solita filiera di queste situazioni, cioè comitato promotore-assegnazione evento-costituzione di srl (che comporta comunque un esborso economico di partenza) in questo caso viene stravolta. La “srl”, alla quale di fatto l’Uci assegna l’organizzazione dell’evento, precede infatti l’assegnazione dell’evento. Un anno fa la Mondiali Toscana si aggiudica la gestione pubblicitaria degli eventi iridati di Copenaghen 2011 e Valkenburg 2012. A questo punto, mentre Genova ormai si sta leccando le ferite, la situazione in Toscana comincia a ingarbugliarsi. Perché la nomina di un primo comitato organizzatore provvisorio, comporta l’intervento del legale della “Mondiali Toscana 2013” che ricorda come i mondiali 2013 siano stati affidati dall’Uci alla “srl”, depositaria anche della fidejussione ottenuta dalla Monte dei Paschi di Siena nei confronti della stessa Uci (attorno ai 4 milioni e mezzo di euro).

E ora interviene un altro episodio singolare: ad aprile 2011, con la “srl” sempre titolare dei diritti, viene presentato il comitato organizzatore, presidente Di Rocco, vice Antonio De Virgilis e d.g. proprio Claudio Rossi. A giugno succede qualcosa: compare sulla scena un’altra srl, la “Ciclistica Servizi”, diventata nel frattempo una società a socio unico, cioè proprio la Federazione Ciclistica Italiana: Presidente Di Rocco, consigliere il segretario generale della stessa Fci Gabriotti, più un terzo consigliere. Liquida tutti e otto i soci della Mondiali Toscana e diventa di fatto proprietaria dei Mondiali 2013 e Di Rocco diventa di fatto amministratore unico del comitato organizzatore dei mondiali 2013, come preannunciato due mesi prima. Da quel momento, quindi, Di Rocco è nello stesso tempo: vicepresidente dell’Uci, presidente della Federazione italiana, amministratore unico della Ciclistica Servizi controllata dalla Federazione italiana, amministratore unico della Mondiali Ciclismo 2013 controllata dalla Ciclistica Servizi e organizzatrice dei mondiali 2013. Nasce, tanto per iniziare, un conflitto regolamentare e di competenze, visto che il ruolo di comitato organizzatore non rientra nei compiti istituzionali della Federazione. Le norme amministrative non prevedono che una Federazione si metta a organizzare un evento, sostituendosi ai suoi affiliati. E nello stesso tempo non risulta a oggi un documento ufficiale che attesti che il consiglio federale della Fci sia a conoscenza di tutti questi movimenti. Perché pur ammettendo che il consiglio abbia fatto una delibera anche parziale, è vero che nel caso in cui l’evento chiudesse in attivo il guadagno (in Italia non dovrebbe essere mai accaduto per un evento del genere) andrebbe alla federazione, ma è altrettanto vero che nel caso di passivo gli eventuali creditori si rivarrebbero sulla Federazione italiana, presidente e consiglieri.

Al proposito c’è un precedente emblematico per prudenza e saggezza: in occasione della settimana dei campionati italiani del 2007, assegnati a Genova, proprio Di Rocco inviò una comunicazione che specificava che i Dirigenti federali potevano figurare nel comitato organizzatore solo a titolo personale, questo per evitare eventuali spiacevoli conseguenze economiche alla stessa Federazione. Che cosa è cambiato in quattro anni, oltre alla composizione del Consiglio federale della Federazione italiana?

Sia chiaro, in questa vicenda non si rilevano illeciti penali. Ma alcuni dubbi, sulla trasparente gestione dell’organizzazione mondiale, sono almeno leciti.

Da «Il SecoloXIX» del 23 febbraio 2012 a firma Damiano Basso
 
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