12-04-2022, 09:25 PM
In tempo di classiche m’è tornato in mente questo qua……
Henri Van Lerberghe
Nato il 29 gennaio 1891 a Lichtervelde ed ivi deceduto il 10 aprile 1966. Fondista e pistard seigiornista. Professionista nel 1910, indi dal 1912 al ’14 e, poi, dal 1919 al ‘23, con sei vittorie internazionali su strada ed imprecisate su pista.
Un personaggio incredibile, ed un ciclista dai mezzi enormi, che per la sua eufemistica stravaganza e per la ferma della Prima Guerra Mondiale, non è passato alla storia come un vincente pari al suo talento atletico. Un fenomeno, che non tardò ad entusiasmare o a far arrabbiare chi gli stava vicino perché la birra, lo portava su di giri con facilità e, dopo, s’apriva a sbruffonerie non digeribili da tutti. Ciononostante, sulla bicicletta, spesso non sua, ci sapeva fare e vinceva scommesse a iosa. Poi, quando provò l’agonismo sul serio, si dimostrò uno dei migliori di tutto il Belgio. A 19 anni, pur da isolatissimo dilettante, poté gareggiare coi professionisti i Campionati delle Fiandre, dove finì secondo. Fra i dilettanti, invece, chiuse 2° il Giro del Belgio. Poi, per quasi tre anni, fece l’operaio, specie in agricoltura, bevendo ancora appena poteva. Al ciclismo dedicò solo piccoli ritagli, sufficienti per destare interessi e mantenere una certa popolarità. Nel 1912 tornò a provare le corse in bicicletta, stavolta un po’ più seriamente e, sempre da isolato, vinse una gran corsa come la Tielt-Anversa-Tielt, indi il GP di Hooglede e il GP di Beerst. Finì 2°, invece, a Torhout, a Eernegem e a Courcelles. L’anno seguente, quando s’era fatto la fama di essere uno che attaccava troppo presto per poi cedere nel finale, destò stupore quando si iscrisse da isolato al Tour de France. Qui, nella quinta tappa che si concludeva a Bayonne, pur partendo con gli isolati un quarto d’ora dopo gli accasati, rimontò tutti anche il fuggitivo Everaerts e lo batté in volata. Era stata una impresa, che lo rese ancora più popolare, anche perché alla settima tappa, si ritirò per i postumi della tanta birra che seguì la vittoria. Nel 2014, finì al posto d’onore al secondo Giro delle Fiandre della storia e partecipò nuovamente al Tour de France, ma si ritirò durante la quarta frazione. Arrivò la guerra e lui finì al fronte. Divenne un combattente che si legò a quegli anni mettendo tutto se stesso, al punto di restare a lungo sugli itinerari dove s’era consumata la linea frontale dell’Yser. Salvò la pelle e fu davvero un ottimo soldato, poi nei primi mesi del 1919, mentre si trovava ancora nelle zone di del conflitto, gli arrivarono i richiami per la partecipazione al terzo Giro delle Fiandre.
Henri "Ritte" Van Lerberghe, non aveva la bicicletta, ma si portò alla partenza della grande corsa ugualmente, con la speranza di trovarne una in prestito per poter gareggiare. Venne in suo soccorso il cugino di Jules Messelis, che era uno dei corridori più in vista, che gli prestò la sua. Si trattava di una bicicletta non certo uguale a quella degli altri: in fondo, il cugino di Messelis, non era un corridore, ma un appassionato che aveva trasformato un poco la sua bici, in una somigliante a quella da competizione. Per “Ritte” però, vista la situazione, quello strumento era un gioiello che lo spinse a festeggiare, prima della partenza, con una bella birra. E così, presentatosi allo start, tornò a comportarsi come qualcuno ricordava ai tempi dell’anteguerra e gridò: “Vi butterò tutti all’inferno”! Al che, Jules Vanhevel, uno dei massimi favoriti, scoppiò in una sonora risata. A quel punto “Ritte” gli rispose: “Non ridere tu, perché ti toglierò di ruota, proprio davanti alla porta di casa!”.
E Van Lerberghe, fu di parola: attaccò sulla collina di Ichtegem, cittadina natale di Vanheyel e fece il vuoto. Molti pensarono fosse un’azione troppo anticipata e non si dannarono nell’inseguimento. Fatto sta che “Ritte” scavò fra lui ed il gruppo un burrone. Pedalò in solitudine chilometri su chilometri, ma a tre quarti di gara fu costretto a fermarsi, perché c’era un treno fermo ad un incrocio. Van Lerberghe non aspettò la partenza di quel mezzo, ma salì su di esso con la bicicletta in spalla e scese dall'altra parte, riprendendo da subito la sua pedalata solitaria. Col traguardo di Gand ormai vicino, sapendo di avere un gran vantaggio, si fermò in una osteria che sapeva di un suo commilitone, e mangiò qualcosa, lasciando l’amata birra per una fermata successiva. E così fu. Infatti, davanti al Velodromo di Gand, dove si concludeva il Fiandre, c’era un pub e lì il buon “Ritte” si fermò per consumare una "Demie", la classica birra bionda belga. Aspettò qualche minuto seduto davanti al pub e ne ordinò un’altra e poi un’altra ancora. Il direttore di corsa, Oscar Braeckel, aveva notato tutto, ed avendolo rivisto seduto davanti al pub con l’ennesimo boccale in mano, ordinò ad un amico di “Ritte”, che diversi confondevano come il suo allenatore, di andarlo a prendere e fargli tagliare il traguardo. L’amico-allenatore, con fatica trascinò Van Lerberghe, che era così fatto da non riuscire a salire sulla bici, fin sulla strada e si fece seguire a piedi fin dopo la linea d’arrivo. Quella camminata “fece rinsavire un poco “Ritte”, che urlò al pubblico: “Andate a casa, perché gli altri arriveranno fra mezza giornata!”. Una esagerazione certo, ma il secondo arrivò a oltre 14 minuti da quel momento e, visto il tempo che aveva passato al pub, il suo vantaggio reale era ben superiore alla mezzora. In ogni caso, lo stravagante ma fortissimo Van Lerberghe, aveva vinto il Giro delle Fiandre.
Dopo quel giorno era diventato una sorta di attrazione per tanti e lui in parte li accontentò, senza mai fare quel che già si scandiva come la vita del corridore in bicicletta. Nel ’19, si piazzò sul podio di tutte le tappe del Giro dei Campi di Battaglia, finendo poi 3° nella Generale Finale, ed a fine anno rivinse il G.P. Hooglede. L’anno seguente, fu secondo nei Campionati delle Fiandre e, soprattutto, scoprì come convivere meglio col suo spirito circense: iniziò infatti a correre le Seigiorni, dove le sue qualità emergevano e c’erano i tempi per bere birra e “fare baracca”. Nel 1920, arrivò terzo nella Seigiorni di Bruxelles e fu invitato a quella di New York. “Ritte” vi partecipò, arrivò ancora terzo e scoprì un altro mondo dove poter campare con la bici e divertirsi. Ed anche negli States divenne attrazione cospargendosi di fama.
Tornò in Belgio tanto più tardi del previsto, ed a fine ’22, lasciò l’ultima sua traccia tangibile nel ciclismo, col terzo posto nella Seigiorni di Gand. Ufficialmente si ritirò dall’agonismo nel 1923….ma continuò a far corse per scommessa con chi voleva fare il corridore…Intanto la sua fama negli Stati Uniti ha continuato a prosperare al punto di stuzzicare la fantasia di un costruttore di biciclette americano: “Ritte Racing” è così diventato un marchio di biciclette con sede a Santa Monica, in California, ed è tuttora più vivo che mai.
Maurizio Ricci detto Morris
Henri Van Lerberghe
Nato il 29 gennaio 1891 a Lichtervelde ed ivi deceduto il 10 aprile 1966. Fondista e pistard seigiornista. Professionista nel 1910, indi dal 1912 al ’14 e, poi, dal 1919 al ‘23, con sei vittorie internazionali su strada ed imprecisate su pista.
Un personaggio incredibile, ed un ciclista dai mezzi enormi, che per la sua eufemistica stravaganza e per la ferma della Prima Guerra Mondiale, non è passato alla storia come un vincente pari al suo talento atletico. Un fenomeno, che non tardò ad entusiasmare o a far arrabbiare chi gli stava vicino perché la birra, lo portava su di giri con facilità e, dopo, s’apriva a sbruffonerie non digeribili da tutti. Ciononostante, sulla bicicletta, spesso non sua, ci sapeva fare e vinceva scommesse a iosa. Poi, quando provò l’agonismo sul serio, si dimostrò uno dei migliori di tutto il Belgio. A 19 anni, pur da isolatissimo dilettante, poté gareggiare coi professionisti i Campionati delle Fiandre, dove finì secondo. Fra i dilettanti, invece, chiuse 2° il Giro del Belgio. Poi, per quasi tre anni, fece l’operaio, specie in agricoltura, bevendo ancora appena poteva. Al ciclismo dedicò solo piccoli ritagli, sufficienti per destare interessi e mantenere una certa popolarità. Nel 1912 tornò a provare le corse in bicicletta, stavolta un po’ più seriamente e, sempre da isolato, vinse una gran corsa come la Tielt-Anversa-Tielt, indi il GP di Hooglede e il GP di Beerst. Finì 2°, invece, a Torhout, a Eernegem e a Courcelles. L’anno seguente, quando s’era fatto la fama di essere uno che attaccava troppo presto per poi cedere nel finale, destò stupore quando si iscrisse da isolato al Tour de France. Qui, nella quinta tappa che si concludeva a Bayonne, pur partendo con gli isolati un quarto d’ora dopo gli accasati, rimontò tutti anche il fuggitivo Everaerts e lo batté in volata. Era stata una impresa, che lo rese ancora più popolare, anche perché alla settima tappa, si ritirò per i postumi della tanta birra che seguì la vittoria. Nel 2014, finì al posto d’onore al secondo Giro delle Fiandre della storia e partecipò nuovamente al Tour de France, ma si ritirò durante la quarta frazione. Arrivò la guerra e lui finì al fronte. Divenne un combattente che si legò a quegli anni mettendo tutto se stesso, al punto di restare a lungo sugli itinerari dove s’era consumata la linea frontale dell’Yser. Salvò la pelle e fu davvero un ottimo soldato, poi nei primi mesi del 1919, mentre si trovava ancora nelle zone di del conflitto, gli arrivarono i richiami per la partecipazione al terzo Giro delle Fiandre.
Henri "Ritte" Van Lerberghe, non aveva la bicicletta, ma si portò alla partenza della grande corsa ugualmente, con la speranza di trovarne una in prestito per poter gareggiare. Venne in suo soccorso il cugino di Jules Messelis, che era uno dei corridori più in vista, che gli prestò la sua. Si trattava di una bicicletta non certo uguale a quella degli altri: in fondo, il cugino di Messelis, non era un corridore, ma un appassionato che aveva trasformato un poco la sua bici, in una somigliante a quella da competizione. Per “Ritte” però, vista la situazione, quello strumento era un gioiello che lo spinse a festeggiare, prima della partenza, con una bella birra. E così, presentatosi allo start, tornò a comportarsi come qualcuno ricordava ai tempi dell’anteguerra e gridò: “Vi butterò tutti all’inferno”! Al che, Jules Vanhevel, uno dei massimi favoriti, scoppiò in una sonora risata. A quel punto “Ritte” gli rispose: “Non ridere tu, perché ti toglierò di ruota, proprio davanti alla porta di casa!”.
E Van Lerberghe, fu di parola: attaccò sulla collina di Ichtegem, cittadina natale di Vanheyel e fece il vuoto. Molti pensarono fosse un’azione troppo anticipata e non si dannarono nell’inseguimento. Fatto sta che “Ritte” scavò fra lui ed il gruppo un burrone. Pedalò in solitudine chilometri su chilometri, ma a tre quarti di gara fu costretto a fermarsi, perché c’era un treno fermo ad un incrocio. Van Lerberghe non aspettò la partenza di quel mezzo, ma salì su di esso con la bicicletta in spalla e scese dall'altra parte, riprendendo da subito la sua pedalata solitaria. Col traguardo di Gand ormai vicino, sapendo di avere un gran vantaggio, si fermò in una osteria che sapeva di un suo commilitone, e mangiò qualcosa, lasciando l’amata birra per una fermata successiva. E così fu. Infatti, davanti al Velodromo di Gand, dove si concludeva il Fiandre, c’era un pub e lì il buon “Ritte” si fermò per consumare una "Demie", la classica birra bionda belga. Aspettò qualche minuto seduto davanti al pub e ne ordinò un’altra e poi un’altra ancora. Il direttore di corsa, Oscar Braeckel, aveva notato tutto, ed avendolo rivisto seduto davanti al pub con l’ennesimo boccale in mano, ordinò ad un amico di “Ritte”, che diversi confondevano come il suo allenatore, di andarlo a prendere e fargli tagliare il traguardo. L’amico-allenatore, con fatica trascinò Van Lerberghe, che era così fatto da non riuscire a salire sulla bici, fin sulla strada e si fece seguire a piedi fin dopo la linea d’arrivo. Quella camminata “fece rinsavire un poco “Ritte”, che urlò al pubblico: “Andate a casa, perché gli altri arriveranno fra mezza giornata!”. Una esagerazione certo, ma il secondo arrivò a oltre 14 minuti da quel momento e, visto il tempo che aveva passato al pub, il suo vantaggio reale era ben superiore alla mezzora. In ogni caso, lo stravagante ma fortissimo Van Lerberghe, aveva vinto il Giro delle Fiandre.
Dopo quel giorno era diventato una sorta di attrazione per tanti e lui in parte li accontentò, senza mai fare quel che già si scandiva come la vita del corridore in bicicletta. Nel ’19, si piazzò sul podio di tutte le tappe del Giro dei Campi di Battaglia, finendo poi 3° nella Generale Finale, ed a fine anno rivinse il G.P. Hooglede. L’anno seguente, fu secondo nei Campionati delle Fiandre e, soprattutto, scoprì come convivere meglio col suo spirito circense: iniziò infatti a correre le Seigiorni, dove le sue qualità emergevano e c’erano i tempi per bere birra e “fare baracca”. Nel 1920, arrivò terzo nella Seigiorni di Bruxelles e fu invitato a quella di New York. “Ritte” vi partecipò, arrivò ancora terzo e scoprì un altro mondo dove poter campare con la bici e divertirsi. Ed anche negli States divenne attrazione cospargendosi di fama.
Tornò in Belgio tanto più tardi del previsto, ed a fine ’22, lasciò l’ultima sua traccia tangibile nel ciclismo, col terzo posto nella Seigiorni di Gand. Ufficialmente si ritirò dall’agonismo nel 1923….ma continuò a far corse per scommessa con chi voleva fare il corridore…Intanto la sua fama negli Stati Uniti ha continuato a prosperare al punto di stuzzicare la fantasia di un costruttore di biciclette americano: “Ritte Racing” è così diventato un marchio di biciclette con sede a Santa Monica, in California, ed è tuttora più vivo che mai.
Maurizio Ricci detto Morris