Basso: pronto a stupirvi
«Ho ancora qualcosa da dire e con i giovani del team...»
Il via della nuova avventura della Cannondale, nata da una costola della Liquigas, come ebbe modo di dire il presidente Paolo Dal Lago, è avvenuto nel luogo della finzione per eccellenza: Hollywood. Per la precisione negli studios della Paramount, la major californiana, location voluta espressamente da Bob Burbank, il numero uno di Cannondale. Ma i ragazzi di Roberto Amadio e Stefano Zanatta quest’anno vogliono fare maledettamente sul serio. Altro che fiction.
Niente trucchi e niente inganni: «Solo effetti speciali», dice sorridente e sereno Ivan Basso, l’uomo di riferimento, di raccordo, ma anche in più di questa giovane squadra, che si appresta a vivere una nuova ripartenza.
«Esatto, si tratta di una ripartenza in piena regola, perché il gruppo è solido e consolidato, la struttura è quella di Liquigas e noi ci conosciamo da tempo. Cambiamo solo un po’ i colori della maglia, abbiamo uno sponsor nuovo e ambizioso come Cannondale, ma poi l’anima è sempre la stessa. Come ama dire Bob Burbank, i nostri verbi sono enjoy e fan: godere e divertirsi. Godete il ciclismo e divertitevi, questa è la nostra mission».
Tu sei anche l’ambasciatore italiano in America, visto che parli discretamente bene anche l’inglese…
«Ma alla fine dell’anno vedrai, che non sarò il solo a parlarlo. Ho chiesto ai miei compagni di squadra di fare uno sforzo. Quando siamo assieme, cerchiamo di parlare in inglese. Serve per fare gruppo, divertirci, diventare ancora di più squadra. Chi sa l’inglese imparerà qualcosa della nostra lingua e noi dobbiamo fare altrettanto».
Ivan, come ti senti alla vigilia di questa nuova stagione, la quindicesima?
«Molto bene. Sono soprattutto sereno, e spero di proseguire su questa strada, senza incidenti di percorso. Ai primi di gennaio ho perso due/tre giorni di allenamento a causa dell’influenza. Sono tornato dalla California e mi sono ammalato, ma questo fa parte del gioco e fa pure bene, perché ammalarsi serve all’organismo per rigenerarsi. Quello che chiedo è non cadere, non farmi male, come mi è capitato nelle due ultime stagioni. Ecco, ci tengo subito a dire una cosa: le ultime due stagioni non esattamente esaltanti per il sottoscritto non sono colpa della preparazione sbagliata, ma di una serie infinita di contrattempi. Se quest’anno avrò la fortuna di non avere intoppi, sono convinto di poter recitare ancora una buona parte».
Sei tirato e in forma come sempre, il tuo rigore invernale è conosciuto e riconosciuto da tutti.
«Sono un professionista, e questo credo che me lo riconoscano tutti. Ecco, a tale proposito ci tengo a dire una cosa: io non sono il punto di riferimento di questa squadra perché sono il più anziano ed esperto, ma lo sono perché i ragazzi me lo riconoscono, e non da oggi. Anche Vincenzo (Nibali, ndr) guardava me come punto di riferimento per poter imparare qualcosa. Tra noi due c’è sempre stato uno scambio reciproco di consigli. Io non ho mai messo i panni del leader: o uno è un riferimento o uno non lo è. Ecco, io sento di esserlo da diversi anni per quello che ho fatto e per come l’ho fatto. Come dicono gli inglesi: lead by example. Ecco, io devo dare l’esempio. Dopo la mia squalifica io ho fatto un certo percorso, ho fatto un patto con mia moglie, con la mia famiglia, con la mia squadra, ma soprattutto con me stesso: si cambia registro. Trasparenza e rigore sono le mie parole d’ordine. Lead by example, essere da esempio per tutti. Lavorare sodo e con impegno per il raggiungimento dei risultati. Questo è quello che io voglio da me stesso ed è giusto che tutti abbiamo lo stesso approccio con questo sport».
Una cosa da non buttare via del 2012…
«La mia vittoria alla Japan Cup. Come ti ho detto la mia stagione è stata molto travagliata e le cose non sono andate esattamente come avrei voluto. Per questo, purtroppo, mi sono anche molto massacrato mentalmente, perché io sono molto orgoglioso ed esigente, poi ad un certo punto la mia mente è riuscita a liberarsi e ho gettato alle ortiche le negatività. Un ruolo importantissimo l’ha avuto Roberto Amadio, che ormai mi conosce molto bene e mi stima parecchio: “Ivan, quando la smetti di tormentarti, tu non devi dimostrare niente a nessuno, men che meno al sottoscritto”. Parole che sono state la chiave di tutto. Tanto è vero che mi sono sbloccato e sono andato in Giappone dove sono riuscito a vincere con forza e prepotenza. Credetemi, nessuno ti regala niente, neanche la Japan Cup, per questo io considero quella vittoria importante. Per questo io riparto da lì».
Del 2012 cosa butti.
«Il Giro. Ero partito con grandi ambizioni, avevo chiesto moltissimo a me stesso e tantissimo ai miei compagni di squadra. Sullo Stelvio sono saltato per aria. Valori non da Ivan: 350 watt, quando io solitamente sono sui 400/440. Come ti ho detto ero bloccato di testa».
Ti spiace aver lasciato lo staff del Centro Mapei?
«È stata una scelta molto difficile ma obbligata. Ne ho voluto prima parlare con tutti, dalla vedova di Aldo Sassi al presidente Squinzi. Ma se sono a tutti gli effetti il punto di riferimento della Cannondale è normale che io sposi tutto il progetto, anche quello della preparazione. E come ti ho detto non è certo colpa di Andrea Morelli se le cose non sono andate come speravo. Quella è solo colpa mia, che non sono stato bravo a contrastare le negatività. In allenamento ero un fenomeno e in corsa uno dei tanti. Questa era la cosa brutta».
Come mai hai deciso di andare ad allenarti a Valencia?
«Perché a Cassano Magnago, come in tutta la Lombardia, l’inverno è inverno. Stefano (Garzelli, ndr) mi ha ospitato a casa sua e io non me lo sono fatto ripetere due volte. Sono venuti anche Marangoni e Viviani e abbiamo svolto un buonissimo lavoro che sono certo darà i suoi frutti».
Sai che al Giro potrebbe esserci anche Contador?
«Meglio così. Più campioni ci sono, meglio è. Una cosa è certa: io non avrò il peso della corsa. Quello lo lascio volentieri agli altri. Io ho già dato e avete visto la fine che ho fatto».
Cosa pensi di Nibali?
«Che è un grande corridore e può ancora migliorare. Per noi è una grande perdita, ma sia io che i miei compagni siamo pronti a fare la nostra parte. Moreno Moser è un talento, Elia Viviani lo conoscete già, Peter Sagan non ha più bisogno di presentazioni, tutt’al più di conferme. E poi vedrete Damiano Caruso: non so se diventerà un campione, ma di una cosa sono certo, la sua collocazione in mezzo al gruppo è molto più alta di quella che è attualmente. Lui ha stoffa da vendere e quest’anno ha lo spazio giusto per poterlo dimostrare».
Wiggins o Contador?
«Due grandissimi, ma Alberto è più grande. Per me molto più grande».
Quale è il tuo programma di inizio stagione?
«A Camaiore l’esordio. Poi Parigi-Nizza e Criterium International. Quindi stacco per sostenere un mini-ritiro sul Teide, poi riprendo con il Giro del Trentino e il Giro di Romandia prima del Giro».
Hai già preso nota per i sopralluoghi?
«Assolutamente sì, anche se mi sono accorto che è più importante riposare anziché andare a visionare le tappe. Non voglio togliere troppo tempo al riposo, per questo non impazzirò se non vedrò di persona tutto. Oggi con la tecnologia si può ovviare a tante cose».
Cosa ti ha lasciato la vicenda Armstrong?
«Io sono il meno indicato a parlare. Cosa dovrei dire? Fare la morale a Lance? Io posso solo dire questo: io ho toccato il fondo e quando uno tocca il fondo o sprofonda o riemerge solo per essere migliore. Come ti ho detto prima, io a Baveno, il giorno della mia presentazione alla stampa in maglia Liquigas, ho detto certe cose. Io lì sono rimasto. È un patto. Un impegno. Io spero e auguro a Lance di non sprofondare e di avere la forza di rialzarsi, riabilitarsi e diventare un uomo migliore».
Sai che dalle intercettazioni di Totò Riina (due pagine su La Repubblica) è saltato fuori anche il tuo nome? Alla G si parlava di Giro d’Italia. Si legge: “Il giro d’Italia me lo seguo sempre, io spero sempre in Basso. Però c’è questo Contador. Minchia, è troppo forte”. Totò Riina (tratto dai verbali e dalle intercettazioni ambientali di vent’anni di detenzione).
«Beh, anche in Totò Riina si può trovare qualcosa di buono…».
Senti Ivan, non ti è mai venuta l’idea di cambiare squadra?
«Non ti nego di aver avuto diverse richieste per andare via, ma io ho un obbligo morale con il nostro presidente Paolo Zani, che prima ha accettato con Dal Lago di darmi una nuova possibilità e poi l’anno scorso ha garantito un futuro al gruppo della Liquigas».
A proposito, cosa significa per te Paolo Zani?
«È una persona eccezionale. Noi tutti dobbiamo essergli grati per quello che ha fatto e sta facendo. In un momento molto delicato, senza nemmeno uno sponsor, ha detto: “Garantisco io”. Poi è arrivata Cannondale e il discorso è proseguito, ma lui ha fatto prima qualcosa di molto importante. Poi cosa vuoi che ti dica, tra me e lui c’è un rapporto bellissimo, di stima reciproca. È il nostro presidente. È il nostro primo tifoso. È il nostro punto di riferimento, la nostra stella polare. Per me è fondamentale: cosa c’è di meglio di godere della stima del tuo datore di lavoro? Credo niente».
Un grande rapporto c’è anche con Roberto Amadio…
«C’è con tutti, questo gruppo è una famiglia, una bellissima famiglia. Per me Roberto è una persona speciale. Negli anni il rapporto si è fatto sempre più bello, più profondo e sincero».
Ti piacerebbe un giorno lavorare al suo fianco?
«Tra persone che si rispettano e si stimano può succedere di tutto. Per me poter lavorare al suo fianco sarebbe un grande motivo di orgoglio».
Ivan, tu punterai tutto sul Giro. E gli altri?
«Io cercherò di fare il guastatore. Di pretendenti alla maglia rosa ce ne sono davvero parecchi e io ho la possibilità con Damiano (Caruso, ndr), di giocare di rimessa, di giocare con la fantasia. Ma io spero di disputare anche una buona Vuelta, altro obiettivo inserito nel mio personalissimo calendario, che dovrebbe portarmi ad avere una buona condizione in vista dei Mondiali di Firenze. A tale proposito un rigraziamento va anche al nostro presidente Di Rocco: grazie di aver levato il veto a chi aveva avuto in passato squalifiche superiori ai sei mesi. È un atto di fiducia nei nostri confronti, e io non posso che essergliene grato. Tornando al Giro, ci sarà anche il debutto di Elia (Viviani, ndr): con lui abbiamo una freccia in più al nostro arco. Alla Sanremo, invece, schiereremo il trio delle meraviglie: Peter Sagan, Moreno Moser ed Elia Viviani. Tre corridori che possono fare quello che vogliono. E se avremo un pizzico di fortuna… Alle Ardenne, invece, punteremo su Moreno che farà anche il suo esordio al Tour. Andrà a respirare l’aria, a capire che tipo di corsa è. Ci andrà con la leggerezza e l’incoscienza del debuttante, ma uno come lui può fin da subito fare molto bene. In Francia ci saranno anche Sagan e Caruso. Anche in questo caso Damiano avrà la possibilità di far vedere di che pasta è fatto. Ha i numeri per essere un grande corridore: e quest’anno deve farlo vedere».
di Pier Augusto Stagi, da tuttoBICI di febbraio
http://www.tuttobiciweb.it/detectUA.php?...GrELu.dpuf