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Jakub Mareczko
#1
La scheda del corridore italo-polacco Jakub Mareczko: la biografia della sua carriera, le squadre di cui ha fatto parte; il suo palmares completo, con tutte le vittorie ed i piazzamenti ottenuti fino ad oggi; i suoi riferimenti ufficiali sul web, a partire dal sito internet per finire con i contatti twitter e facebook. Per finire, foto, video ed ultime notizie della sua attività attuale.

Jakub Mareczko




Nome completoJakub Mareczko
SoprannomeKuba
Data di nascita20 aprile 1994
Luogo di nascitaJarosław (Polonia)
Altezza e Peso- cm x 71 kg
CaratteristicheVelocista
Professionista dal2015

SquadraSoutheast Pro Cycling
Stipendio- €
Scadenza contratto2016


Biografia
Jakub Mareczko (Jarosław, 20 aprile 1994) è un ciclista su strada che corre per il team Southeast Pro Cycling. Polacco di origine e bresciano d'adozione, Mareczko è passato professionista nel 2015 tra le fila del Southeast Pro Cycling Team, squadra Professional di matrice italiana. Debutta alla Vuelta al Tachira, corsa a tappe venezuelana che si disputa in gennaio, aggiudicandosi subito due tappe.

a cura di SarriTheBest



Squadre


Palmares




Hanno partecipato alla realizzazione di questa scheda: SarriTheBest
 
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#2
"Kuba" Mareczko: la forza del debuttante
75 giorni fa era ancora un semplice "under 23" ma se lo si osserva oggi, sembra essere già un professionista navigato. "Alle volte bisogna aver il coraggio di rischiare seguendo quello che dice il cuore e provare nuove avventure..." sorride Jakub "Kuba" Mareczko dopo i due giorni che, con altrettanto vittorie alla Vuelta al Tachira, lo hanno fatto entrare di diritto nella schiera delle "giovani promesse". In Sud America si è già guadagnato il soprannome che fu di Pelè, "O Rey", il re delle volate, per la rapidità con cui morde l'asfalto e si mette alle spalle tutti gli avversari.

Successi arrivati quasi a sorpresa ma non certo casuali: "Sin da quando i tecnici mi avevano prospettato la possibilità di affrontare questa trasferta mi ero posto l'obiettivo di fare bene per ripagare la fiducia della squadra e dei miei compagni che hanno lavorato per me in maniera impeccabile: sono felicissimo di avercela fatta" ripete Mareczko.

Ad ascoltare le parole del vincitore della Challenge Ciclismoweb 2014 sembra "tutto facile", proprio come era stato per ben 13 volte tra i dilettanti nella stagione passata. Ma dietro a quelle volate brucianti c'è un lungo lavoro svolto in maniera meticolosa, quasi maniacale, nel silenzio dell'inverno: "Sono partito subito forte con gli allenamenti: mi sono affidato agli insegnamenti di Michele Bartoli. Con lui abbiamo programmato ogni seduta in palestra e ogni uscita in bicicletta e i risultati ci stanno dando ragione".

Da trionfatore della Challenge Orange (la classifica che può vantare tutti professionisti nella propria storia ormai decennale), ad autentico mattatore nella prima gara del nuovo anno. Dalla maglia della Viris Maserati a quella inedita della Southeast. Jakub Mareczko è la testimonianza che il ciclismo dilettantistico italiano alla "vecchia maniera" sa ancora formare ed esprimere talenti di assoluto spessore: "Sicuramente in questi anni ho provato, imparato e sono cresciuto in maniera graduale. Poi è inevitabile che arrivi il momento in cui bisogna rischiare per provare a fare il salto nel ciclismo che conta".

E se in Venezuela il successo di Carlos Galviz nella quinta tappa ha sancito la fine delle occasioni per le ruote veloci, i pensieri dello sprinter bresciano già guardano al prossimo appuntamento, a quel Tour de San Luis da correre con la maglia azzurra sotto la direzione del ct Davide Cassani: "Oggi sono caduto e ho riportato una brutta botta al polso ma ho finito lo stesso la tappa e per fortuna sono escluse fratture. Nei prossimi giorni sono in programma diverse salite, le sfrutterò per migliorare ancora la mia condizione fisica e per puntare a fare bene nelle volate del Tour de San Luis. Poi, al rientro in Italia, ci sarà Donoratico..." Gli avversari sono avvisati: "O Rey" non teme il confronto...

Scritto da Andrea Fin per Ciclismoweb.net
 
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#3
Southeast, Mareczko prolunga il suo contratto
Il Team Southeast mette un altro tassello importante per la squadra rinnovando il contratto fino al 2017 a Jakub Mareczko, uno dei talenti più brillanti del nostro ciclismo già vincitore di 4 corse in questo 2015. La firma del corridore 21enne è arrivata oggi a Montecatini Terme dove Mareczko è stato assistito dal suo procuratore Mauro Battaglini.

“Sono contento e credo nel progetto della squadra. Voglio crescere ed essere competitivo anche in corse come il Giro d'Italia nei prossimi due anni” ha detto Mareczko che si prepara a partecipare alla prossima tournèe asiatica del suo team.

comunicato stampa Southeast
 
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#4
Tredici vittorie alla prima stagione da professionista. Sì ok, 8 sono arrivate nella stessa corsa contro Palini e Scott Sunderland. Sì ok, ha vinto solo in Asia e Sud America. Sì ok, 2 vittorie sono arrivate prima dell'inizio della stagione e altre 9 dopo la fine. Sì ok, in Europa è entrato una sola volta nei 5 e ha collezionato 11 DNF in 13 gare, comprese le corse di un giorno. Però rimane il fatto che se fosse stato convocato al Mondiale Under 23 avrebbe vinto pedalando all'indietro
 
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#5
Mah, non lo so: non ne son del tutto convinto. Anzi. Sarà che non ho grossi rimpianti riguardo gli under 23, a parte l'amarezza di aver davvero sfiorato l'oro...

Poi noi con i professionisti non è che abbiam mai avuto grossa fortuna: tante attese, mai ripagate appieno.

Stamani Palini mi sa che avrebbe voluto menarlo Asd Son curioso piuttosto di vederlo prossimo anno al Giro... Mmm
 
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#6
Ero sarcastico, è una lunga storia. C'è chi è convinto che avrebbe stravinto il Mondiale e che Amadori si debba dimettere per non averlo convocato. In realtà l'Italia è stata la squadra più forte, abbiamo sfiorato la vittoria e appunto non c'è proprio nessun rimpianto. Mareczko non ha fatto nulla ma proprio nulla che faccia pensare che sia più forte di Consonni, specialmente in una gara come il Mondiale. L'anno prossimo col percorso piatto se ne potrà parlare. Comunque dubito che andrà al Giro, per adesso non è pronto, ma neanche lontanamente
 
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#7
Se ne parla un po' troppo perché sia una cosa campata in aria. Anche se quest'anno ha fatto appunto un calendario terz'ordine, e quindi non sappiamo bene come potrà reagire quando il livello si alzerà... (alla fin fine comunque non è che ruberebbe il posto a chissà chi Sese )

Sì, effettivamente c'è anche il discorso mondiale da considerare: fargli fare un Grande Giro - anche se sicuramente non lo concluderebbe - rischia di togliere spazio ad un appuntamento ben più alla portata come il piattume del Qatar. Va valutata bene la cosa...
 
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#8
Jakub Mareczko: «Finalmente è tempo di vacanze anche per me».
10 giorni "off" per l'italiano plurivittorioso del 2015

Anche per lui, finalmente, sono arrivate le tanto attese vacanze. Jakub Mareczko, 21enne bresciano della Southeast, prima di staccare la spina (e il telefono) per una decina di giorni tira coi noi le somme del suo primo anno da professionista.
Hai chiuso il 2015 come plurivittorioso italiano e 5° atleta al mondo per numero di vittorie, non male... «Per niente (sorride, ndr). Ho conquistato lo stesso numero di vittorie dell'anno scorso, riuscirci nella massima categoria ha però un valore in più. Sono soddisfatto di come è andata e l'ultimo periodo è stato davvero esaltante, sento di essere maturato e di affrontare le volate con maggiore serenità rispetto al passato. Non potevo chiedere di meglio, ma devo continuare a lavorare per migliorare sulla tenuta e in salita per poter ambire anche a corse più impegnative. Se l’anno prossimo sarò al via del Giro d’Italia voglio essere pronto a disputarmi le volate».

Cosa ti resta della lunga avventura in Cina? «Sai noi ciclisti viaggiamo un sacco ma vediamo molto poco. Ogni giorno ad Hainan come al Taihu Lake Tour la mia giornata tipo erano 150 km di strada, una stanza d'hotel, un lettino per i massaggi e dei pasti tutt'altro che esotici, visto che prevedevano il solito riso e le solite verdure. L'Asia è molto affascinante ma non posso dirlo io perché non l'ho vissuta da turista, tutt'altro».

Ora 10 giorni in giro per l'Europa. «Sì, ci vogliono proprio. Con Daniela, la mia ragazza, andremo a visitare Salisburgo, Vienna, Jaroslaw dove ci sono ancora i miei nonni e i miei zii, Praga, Bratislava... Sento proprio il bisogno di staccare per ricaricare le batterie e ritrovare la voglia di fare fatica e dedicarmi al 100% al mio lavoro. Da quando tornerò a casa mi metterò al lavoro per il 2016. Da dove inizierà? Spero con la maglia azzurra al Tour de San Luis, proprio come un anno fa».

Di la verità, ti senti più italiano o polacco? «Questa domanda mi mette sempre un po’ in difficoltà perché non so cosa rispondere. Io sono nato a Jaroslaw, nel sud della Polonia, quasi al confine con l'Ucraina, ma vivo in Italia da quando ho 5 anni, a Raffa di Puegnago, nel Bresciano vicino al Lago di Garda, con mamma Dorota, che ha lasciato la Polonia per lavorare e di fatto è lei ad avermi messo in bici quando aveva 6 anni. In Polonia ci torno poco ma ho ancora dei legami, però non conosco molto mentre di questo paese conosco le montagne, i laghi, i panorami, la storia…».

Giulia De Maio per tuttobiciweb.it
http://www.tuttobiciweb.it/index.php?pag...&cod=84903
 
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#9
Jakub Mareczko: «Sono giovane, ma sogno in grande»
«Penso al Giro, alla Sanremo, al mondiale tra gli Under 23...»

Il corridore italiano più vincente del 2015 si presenta al via della nuova stagione, la sua seconda nella massima categoria, con grandi ambizioni. Dopo aver fatto 13 «una cifra che mi appaga soprattutto in ottica futura», Jakub Mareczko mette nel mirino obiettivi più grandi e importanti.
Il ventunenne bresciano della Southeast - 1.69 mt per 68 kg - inizierà oggi il 2016 in maglia azzurra al Tour de San Luis e sogna, passando dal debutto al Giro d’Italia, di concludere la stagione sempre difendendo i colori della nazionale italiana al campionato del mondo di Doha.

Hai chiuso l’anno scorso come quinto atleta al mondo per numero di vittorie nella classifica guidata da Alexander Kristoff, che ne ha collezionate 20.
«Ho conquistato lo stesso numero di successi del 2014, riuscirci tra i professionisti ha un valore in più. Sono soddisfatto di come è andata e l’ultimo periodo è stato davvero esaltante, sento di essere maturato e riesco ad affrontare le volate con maggiore serenità rispetto al passato. Non potevo chiedere di meglio, ma devo continuare a lavorare per migliorare sulla tenuta e in salita per poter ambire anche a corse più impegnative. Se, come spero, sarò al via del Giro d’Italia voglio essere pronto a giocarmi le volate senza soffrire troppo sugli strappi».

Hai iniziato e finito il 2015 vincendo.
«Mi ero preparato bene lo scorso inverno, ma non mi aspettavo di vincere subito alla Vuelta al Tachira, in Venezuela. Il momento peggiore è stato di sicuro in Belgio. Mi hanno buttato nella mischia in corse esigenti e difficili come la Gand e Harelbeke e, per un primo anno come me, non è stato semplice. Purtroppo non sono riuscito a portare a termine queste corse del Nord, la cosa non mi è piaciuta neanche un po’, perché io sono uno che non ama alzare bandiera bianca, ma bisogna anche guardare in faccia alla realtà: devo lavorare ancora molto e questo inverno penso di averlo fatto con grande determinazione. Il periodo più bello, invece, è stato il finale di stagione in Cina, dove ho raccolto il maggior numero di vittorie chiudendo la stagione in bellezza. Certo, so perfettamente che le vittorie si contano ma si pesano anche. Per un primo anno come me, è giusto contarle».

Cosa ti resta della lunga avventura in Cina?
«Sai, noi ciclisti viaggiamo un sacco ma vediamo molto poco. Ogni giorno ad Hainan, così come poi al Taihu Lake Tour, la mia giornata tipo era 150 km di strada, una stanza d’hotel, un lettino per i massaggi e dei pasti tutt’altro che esotici, visto che prevedevano il solito riso e le solite verdure, del tonno o salmone in scatola. Vincere sette tappe e la classifica generale del Giro del Lago Taihu, per di più nella zona dove si trovano le acciaierie che sponsorizzano la nostra squadra, è stato molto bello. Per migliorare in volata bisogna confrontarsi continuamente, quest’esperienza in questo senso è stata davvero utile. Non avevo mai corso così tanto, praticamente ho affrontato diciotto giorni di corsa senza fermarmi mai, non l’avevo mai fatto ed è stato un passaggio chiave in vista del mio debutto nei Grandi Giri. Questa trasferta mi è servita inoltre per migliorare un pochino l’inglese: non lo so benissimo ma me la cavo giusto per rispondere alle domande delle interviste».

Le vacanze le hai trascorse in Europa.
«Sì, per 10 giorni ho staccato da tutto e ricaricato le pile. Con Daniela, la mia ragazza, abbiamo visitato Salisburgo, poi purtroppo è mancata la sua bisnonna quindi siamo tornati a casa per il funerale. Quando siamo ripartiti, siamo stati a Vienna due giorni, poi a casa mia a Jaroslaw, in Polonia, dove ci sono ancora i miei nonni e i miei zii. Le ho fatto vedere dove sono nato e ho trascorso la mia infanzia, quindi siamo stati brevemente a Cracovia, di ritorno di nuovo a Salisburgo e in visita ad Auschwitz. È stata una corsa a tappe in auto molto interessante. Lo stop comunque mi è servito per ritrovare la voglia di fare fatica e dedicarmi al 100% al mio lavoro. Ho ricominciato piano piano, provando il materiale nuovo e dal mese scorso mi sono rimesso sotto sul serio. In ritiro ho macinato tante ore di bici, dopo di che ho ripreso in mano la tabella dei lavori che svolgevo l’estate scorsa per sostenere lavori di forza in salita, che mi permetteranno di migliorare anche sotto l’aspetto della resistenza. Ho svolto esercizi a corpo libero in palestra e allenamenti specifici in pista a Montichiari: l’inverno è il momento perfetto per variare la preparazione classica in bici con lavori alternativi».

Come sarà il tuo 2016?
«Dall’Argentina, proprio come un anno fa. Ricordo con piacere l’emozione di salire sul podio con mostri sacri come il mio idolo Mark Cavendish. Da allora ho imparato molto, soprattutto a stare in gruppo e a disputare le volate. Alessandro Petacchi mi ha insegnato il modo di correre tra i professionisti, sono stato fortunato ad averlo come compagno di squadra per qualche mese, all’apice della sua carriera è stato il miglior velocista al mondo. A marzo penso che andrò in Malesia, a febbraio ci sono molte corse ad invito ed il mio calendario dipenderà da quelli che riceverà la squadra. Ad ogni modo io cercherò di farmi trovare pronto fin da subito. Con il mio preparatore Michele Bartoli abbiamo fissato gli obiettivi chiave per arrivarci al top della forma, continuando a crescere gradualmente. Per poter ambire a corse di prestigio devo lavorare ancora molto, così da essere competitivo su percorsi più impegnativi».

Quali gare hai messo nel mirino?
«Vorrei cercare un buon risultato al Giro d’Italia. Dirti di pretendere la vittoria alla mia prima partecipazione sarebbe spararla grossa, ma l’aspettativa è di far bene. La squadra potrebbe essere a mia disposizione nelle tappe che mi si addicono di più, soprattutto nelle prime in Olanda, perciò voglio arrivarci preparato. Il “Peta” mi ha raccontato spesso delle sue volate, mi è rimasto impresso il fatto che nel 2004 al Giro ne ha vinte nove. Qualsiasi altra vittoria nell’arco della stagione sarà ben accetta. Un altro traguardo che mi frulla in testa da quando è stato svelato il percorso è il mondiale in Qatar. Essendo ultimo anno Under 23 mi piacerebbe poterlo disputare in maglia azzurra e poter regalare all’Italia una medaglia. Non ne ho ancora parlato con il CT Marino Amadori, ma al San Luis voglio dimostrargli di essere competitivo in volata. Il percorso è per sprinter puri e mi trovo all’ultimo anno della categoria, nelle prossime stagioni dovrò vedermela con un chilometraggio decisamente più esigente, ho una grande occasione e voglio sfruttarla al meglio».

Dì la verità, ti senti più italiano o polacco?
«Questa domanda mi mette sempre un po’ in difficoltà perché non so cosa ri­spondere. Io sono nato a Jaroslaw, nel sud della Polonia, quasi al confine con l’Ucraina, ma vivo in Italia da quando ho 5 anni, a Raffa di Puegnago (BS), vicino al Lago di Garda, con mamma Dorota, che ha lasciato la Polonia per lavorare e di fatto è lei ad avermi messo in bici quando avevo sei anni perché conosceva un allenatore di giovanissimi a Soprazzocco, vicino a dove la nostra famiglia si era stabilita. I miei genitori sono divorziati, con il mio papà biologico non ho rapporti, considero mio padre Carlo, il compagno di mamma, con cui sono cresciuto e vivo tuttora. Sia lui che mamma mi seguono molto, ultimamente ovviamente meno dal vivo perché corro tanto all’estero, ma sono presenze fondamentali per me. In Polonia ci torno poco ma ho ancora dei legami, anche se la conosco poco mentre dell’Italia amo le montagne, i laghi, i panorami, la storia… perciò mi sento italiano».

Che significa Kuba?
«È semplicemente l’abbreviazione di Jakub. Mi hanno sempre chiamato così fin da piccolino i miei genitori e i miei parenti».

A scuola come te la cavavi?
«Bene, ho scelto un indirizzo pratico perché ho sempre preferito la pratica alla teoria. Mi sono diplomato operatore tecnico all’Itis di Lonato (BS). Terminati gli studi, a 18 anni, mi sono dedicato totalmente al ciclismo».

Ricordi la tua prima gara?
«Sì. Era a Nuvolera ed ero G1, avevo 6 anni e usavo la classica biciclettina datami in dotazione della squadra. Arrivai secondo, dietro a un ragazzo che oggi non corre più. I miei genitori lo raccontano spesso: ricevetti in premio una medaglia, ma non ero contento perché io volevo la coppa. Ora invece mi va bene tutto (ride, ndr). Da giovanissimo sono arrivate tante vittorie, campionati provinciali e regionali che a quell’età sono come mondiali. Da esordiente non ho vinto tanto, da allievo in 2 anni ho raccolto 8 primi posti finché da juniores in maglia Aspiratori Otelli ho iniziato a ingranare. Ricordo la prima corsa vinta in quella categoria, a Zanica, in ammiraglia c’era Giambattista Bardelloni».

Che è il papà della tua ragazza…
«Esatto. Sto assieme a Daniela da un anno, lei ha sempre seguito il ciclismo perché sia suo padre che suo fratello correvano, ora ancora di più visto che la rendo partecipe del mio lavoro. Questo sport mi ha aiutato a crescere come persona, mi ha insegnato molto e dato tante soddisfazioni, le vittorie regalano emozioni indescrivibili; l’aspetto negativo è che ti porta spesso lontano dalle persone alle quali vuoi più bene. Tra gare all’estero, ritiri, cene e impegni vari resta poco tempo per stare a casa».

Come trascorri il tempo libero?
«In famiglia, con amici e con Daniela, portando a spasso il suo cane o facendo semplicemente due passi al lago. Sono un patito della bici e della meccanica, mi piace conoscerla e regolarla come piace a me, quindi sono spesso dal mio meccanico. Passo ore a revisionare la mia bici, voglio conoscerla nel minimo dettaglio e mi diverto a studiare la nuova componentistica. Mi piace leggere, soprattutto in trasferta. Nel periodo in Cina ho letto Come essere felici di Raffaele Morelli: mi piacciono i libri di psicologia. Per quanto riguarda i film, prediligo quelli d’azione. Daniela balla latino americano e mi ha contagiato con questo tipo di musica, ma ascolto un po’ di tutto, il genere dipende dai momenti. E tra le altre cose, se volete proprio conoscermi bene, sono anche una buona forchetta: amo la carne».

La tua corsa dei sogni?
«La Milano-Sanremo. È una gara che mi affascina molto, però per arrivare al traguardo della Classicissima con i primi devo decisamente migliorarmi in salita. La volata per me è adrenalina, passione pura, ciò per cui vivo. È il momento che mi piace di più, anche in televisione. Per intenderci preferisco guardare una classica e uno sprint, invece di una tappa di montagna di un grande giro. In generale guardare un’intera gara di ciclismo dall’inizio alla fine in tv non è il massimo, può essere noioso, mentre la volata è uno spettacolo. Per disputarne una al meglio devi però avere tanta gamba e superare tanti momenti difficili. Ci sto lavorando perché al di là delle intenzioni e dei sogni, alla fine è l’allenamento che fa la differenza. E io la differenza la voglio fare. Costi quel che costi».

Giulia De Maio, da tuttoBICI di gennaio
http://www.tuttobiciweb.it/index.php?pag...&cod=86408
 
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#10
mentre ormai tutti i corridori si stanno riposando e stanno già iniziando a preparare la stagione 2017 lui sta ancora correndo in cina al Tour of Taihu Lake (oltre alla sua squadra c'è pure la Nippo).
Di cinque tappe per velocisti ne ha vinte tre, mentre in due è stato battuto da Marini e da Grosu. Certo, le vittorie sono sempre belle , ma a parte Marini e Grosu la concorrenza è infinitamente bassa, gli avversari più temibili sono Zanotti e il temibile duo lettone Bagdanovics-Liepins.
Quello che mi chiedo è: non sarebbe stato meglio preparare al meglio la stagione 2017, dato che ha iniziato a correre già a gennaio, piuttosto che fare queste corse?
Il prossimo anno fa 23 anni e ritengo debba iniziare a dare segnali di forza, altrimenti rischia di essere un Guardini 2.0, solo che al posto della Malesia ci mettiamo la cina (già 15 vittorie li).
 
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#11
Guardini era/è meglio.

Su quello attuale non sono sicuro, ma il Guardini che correva per Scinto sicuramente si.

Mareczko è un Guardini dei poveri.
 
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#12
Il miglioramento che ha avuto da uno anno a quell'altro a livello di tenuta è veramente notevole. Ai tempi in Turchia si staccava da duecento corridori su ogni GPM, oggi arriva davanti al Giro in tappe neanche facilissime.

Non ha lo spunto veloce del primo Guardini, in compenso, facendo le scelte giuste, può facilmente costuirsi una carriera migliore(e non lo avrei detto fino a qualche mese fa).
 
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#13
In salita rimane, se non proprio l'ultimo, uno dei peggiori velocisti del gruppo. Ieri tutta la Wilier in massa si è dovuta fermare per non farlo finire fuori tempo massimo.
Poi certo, sprintare e fare bene in queste tappe post-salita vuol dire che le salite le hai sapute recuperare meglio di altri. Mi stupirei comunque arrivasse a Milano.
 
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#14
Oggi l'ho visto senza gambe negli ultimi metri.
 
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#15
visto che da domani fino a Milano per i velocisti puri non penso ci siano occasioni più, non penso che lo finisca il giro
 
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#16
Notevole Jakub, ha ancora notevoli limiti perchè in questo giro è riuscito a fare solo due volate, ma la tappa di oggi non era semplicissima altimetricamente ed erano pur sempre 229 Km, ed è stato battuto dal solo Gaviria lanciato alla perfezione. Il Guardini del 2012 se lo sognava un risultato del genere, certo aveva vinto una tappa ma era un piattone nemmeno troppo lungo.
 
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#17
Era addirittura in leggera discesa la tappa che vinse Guardini.

Ma fu l'unica occasione in cui riuscì a fare lo sprint, Mareczko sta già a due e il piattone deve ancora arrivare.
 
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#18
Avendo solo 23 anni, la speranza è che non si perda come Guardini, ma che migliori anno dopo anno
 
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#19
Non ho capito il motivo del ritiro, ma brutta tegola. Si trovava capitano al Giro (obv per le volate) in una squadra di primissima fascia in quanto ad organizzazione, e con un certo VDP a tirargli le volate. Visto che Cav bisogna capire fin dove arriva ed Ewan qualche piccolo acciacco sicuramente ha, poteva essere la sua occasione.
 
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#20
Se non ha avuto problemi fisici credo sia la pietra tombale sulle sue future ambizioni di correre un GT iper una squadra che non sia una professional italiana
 
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