20-05-2018, 08:15 PM
Johan De Muynck, il taciturno delle Fiandre
La carriera di questo corridore fiammingo, nato a Sleidinge il 30 maggio 1948, pur di pregio, si arrestò e miracolosamente poté ripartire, dopo una gravissima caduta, avvenuta nel corso del Giro del Nord '72.
Johan, ne uscì con una grave frattura al cranio, ma seppe riprendersi fino a ritornare a correre, ed ottenere uno spazio nella storia del ciclismo. Gli effetti dell'incidente però, non si esaurirono nell'obbligo di restare a lungo lontano dalle gare, ma secondo alcuni, dopo la caduta, il carattere di De Muynck subì un cambiamento.
Si determinarono compiutamente in lui quelle che erano già caratteristiche tendenziali: divenne più taciturno, meno sicuro, meno cattivo a livello agonistico e con un'autostima spesso traballante. Quanto basta per dire che la caduta, fortunatamente non letale, ci tolse probabilmente un corridore che avrebbe potuto fare tanto di più del già tanto che fece.
Correndo per l'italiana Brooklin, avente un leader come Roger De Vlaeminck, tanto forte nelle corse di un giorno quanto "impossibile" per quelle a numerose frazioni, De Muynck trovò spazi impensabili al Giro d'Italia e così poté mettere in mostra le sue qualità. Nonostante un fisico per nulla eccezionale, Johan possedeva una notevole completezza che gli donava regolarità: era quindi adatto per le corse a tappe, anche perché il suo pezzo forte era la salita. Nel 1976 stravinse il Giro della Svizzera Romanda (al successo finale aggiunse tre tappe), tradizionalmente propedeutico al Giro e si presentò alla "corsa rosa" con l'intenzione di provare a vincere.
Il Giro d'Italia di quell'anno (uno dei peggiori per il cast denso di nomi in declino e per una media tra le più basse del ciclismo moderno), apparve da subito ideale per gli obiettivi del corridore fiammingo, il quale vinse la tappa di Matera e conquistò la maglia rosa, strappandola proprio a De Vlaeminck. La perse il giorno dopo, a vantaggio di Francesco Moser, vincitore nella cronometro di Ostuni, ma la riconquistò a Vigo di Fassa, dopo aver staccato in salita Gimondi (che nel frattempo era salito in vetta alla classifica).
Due giorni dopo però, nella tappa di Bergamo cadde, e gli avversari non si comportarono molto bene, anzi non lo rispettarono proprio. Nonostante le ammaccature e lo sconforto dovuto a all'atteggiamento dei suoi più illustri colleghi, riuscì a tenere la "rosa" anche in quella frazione, ma con un vantaggio troppo risicato per la crono del giorno successivo.
Ed infatti, la gara contro le lancette che si tenne in Brianza, ad Arcore, decretò il terzo successo "rosa" del bergamasco di Sedrina.
Johan De Muynck però, era un predestinato, ed il Giro lo conquistò due anni dopo, vestendo la medesima maglia di colui che l'aveva sconfitto nel '76: la Bianchi di Felice Gimondi. Per Johan si trattò di un vero e proprio dominio, perché vinse la terza tappa a Cascina, conquistando nell'occasione quel "rosa" che riuscì a mantenere, senza soverchi problemi, fino a Milano.
Non fu fortunatissimo, invece, nel suo rapporto col Tour, una corsa che affrontò per la prima volta già anziano e che gli regalò solo il quarto ed il settimo posto, rispettivamente nel 1980 e 1981. Tra le ventitre vittorie della sua carriera professionistica non ancora menzionate, meritano citazione la Freccia del Brabante '73, una tappa del Giro del Belgio '75, una nella Vuelta di Catalogna '77 ed una del Midi Libre '78. Johan De Muynck chiuse la carriera agonistica nel 1983.
Maurizio Ricci detto Morris
La carriera di questo corridore fiammingo, nato a Sleidinge il 30 maggio 1948, pur di pregio, si arrestò e miracolosamente poté ripartire, dopo una gravissima caduta, avvenuta nel corso del Giro del Nord '72.
Johan, ne uscì con una grave frattura al cranio, ma seppe riprendersi fino a ritornare a correre, ed ottenere uno spazio nella storia del ciclismo. Gli effetti dell'incidente però, non si esaurirono nell'obbligo di restare a lungo lontano dalle gare, ma secondo alcuni, dopo la caduta, il carattere di De Muynck subì un cambiamento.
Si determinarono compiutamente in lui quelle che erano già caratteristiche tendenziali: divenne più taciturno, meno sicuro, meno cattivo a livello agonistico e con un'autostima spesso traballante. Quanto basta per dire che la caduta, fortunatamente non letale, ci tolse probabilmente un corridore che avrebbe potuto fare tanto di più del già tanto che fece.
Correndo per l'italiana Brooklin, avente un leader come Roger De Vlaeminck, tanto forte nelle corse di un giorno quanto "impossibile" per quelle a numerose frazioni, De Muynck trovò spazi impensabili al Giro d'Italia e così poté mettere in mostra le sue qualità. Nonostante un fisico per nulla eccezionale, Johan possedeva una notevole completezza che gli donava regolarità: era quindi adatto per le corse a tappe, anche perché il suo pezzo forte era la salita. Nel 1976 stravinse il Giro della Svizzera Romanda (al successo finale aggiunse tre tappe), tradizionalmente propedeutico al Giro e si presentò alla "corsa rosa" con l'intenzione di provare a vincere.
Il Giro d'Italia di quell'anno (uno dei peggiori per il cast denso di nomi in declino e per una media tra le più basse del ciclismo moderno), apparve da subito ideale per gli obiettivi del corridore fiammingo, il quale vinse la tappa di Matera e conquistò la maglia rosa, strappandola proprio a De Vlaeminck. La perse il giorno dopo, a vantaggio di Francesco Moser, vincitore nella cronometro di Ostuni, ma la riconquistò a Vigo di Fassa, dopo aver staccato in salita Gimondi (che nel frattempo era salito in vetta alla classifica).
Due giorni dopo però, nella tappa di Bergamo cadde, e gli avversari non si comportarono molto bene, anzi non lo rispettarono proprio. Nonostante le ammaccature e lo sconforto dovuto a all'atteggiamento dei suoi più illustri colleghi, riuscì a tenere la "rosa" anche in quella frazione, ma con un vantaggio troppo risicato per la crono del giorno successivo.
Ed infatti, la gara contro le lancette che si tenne in Brianza, ad Arcore, decretò il terzo successo "rosa" del bergamasco di Sedrina.
Johan De Muynck però, era un predestinato, ed il Giro lo conquistò due anni dopo, vestendo la medesima maglia di colui che l'aveva sconfitto nel '76: la Bianchi di Felice Gimondi. Per Johan si trattò di un vero e proprio dominio, perché vinse la terza tappa a Cascina, conquistando nell'occasione quel "rosa" che riuscì a mantenere, senza soverchi problemi, fino a Milano.
Non fu fortunatissimo, invece, nel suo rapporto col Tour, una corsa che affrontò per la prima volta già anziano e che gli regalò solo il quarto ed il settimo posto, rispettivamente nel 1980 e 1981. Tra le ventitre vittorie della sua carriera professionistica non ancora menzionate, meritano citazione la Freccia del Brabante '73, una tappa del Giro del Belgio '75, una nella Vuelta di Catalogna '77 ed una del Midi Libre '78. Johan De Muynck chiuse la carriera agonistica nel 1983.
Maurizio Ricci detto Morris