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Foto di Francesco Moser
Sessantunesima edizione: 1978
In mostra per la prima volta Giuseppe Saronni, prima vittoria al Giro con lo sprint di La Spezia. Saronni vincerà ancora a Benevento (7), Ravello (8). Si instaura il duello con Moser che fa sua la tappa di Siena (11), la crono di Poggibonsi (12), la Solaria-Cavalese (16). La serie dei grandi scalatori sfortunati è continuata da Panizza (vittoria sul mitico monte Bondone). Fra gli sprinter ecco Gavazzi: vittorioso nell’ultima tappa a Milano.
Sessantaduesima edizione: 1979
Il duello Saronni Moser è all’apice. Moser parte fortissimo, vince la crono d’apertura a Firenze e la Caserta-Napoli (sempre crono), terza tappa. Ma già a Vieste Saronni (che vince la tappa) gli è addosso, vestendo i panni di sprinter antico. Come quelli di una volta, cioè, forte in volata, ma anche in salita. Il sorpasso proprio sul terreno dell’avversario: la cronoscalata a S. Marino e la crono finale Cesano Maderno-Milano. Saronni vince il Giro.
Sessantatreesima edizione: 1980
Dalla Francia arriva il “tasso”: Bernard Hinault sfrutta bene la rivalità fra i nostri due, ma la sua non è vittoria opportunistica. Il bretone è scalatore di potenza: quando la strada s’inerpica non sente la catena e macina rapporti impossibili. Risultato: una selezione implacabile. Allo stesso tempo la sua potenza gli permette di essere fortissimo a cronometro. Nella 20esima tappa (arrivo a Sondrio, con lo Stelvio) manda all’attacco il suo scudiero Bernadeau; insieme fanno il vuoto, poi sul traguardo il “capitano” lascia vincere generosamente il suo “secondo”.
Sessantaquattresima edizione: 1981
Vince Battaglin davanti allo svedese Prim e a Saronni. Battaglin domina la tappa di S. Viglio di Marebbe e si difende benissimo sulle Tre Cime di Lavaredo, il giorno dopo (20). Si affaccia al Giro Moreno Argentin che vince la tappa Livorno-Montenero (12).
Sessantacinquesima edizione: 1982
22 tappe, dal 13 maggio al 6 giugno, ritorna Hinault e rivince. Domina alla grande la cronometro da Perugia ad Assisi (4); riprende la maglia rosa a Contini stravincendo la tappa di Monte Campione (19). La Cuneo a Pinerolo, ripropose il percorso della celebre tappa del Giro del 1949 in cui trionfò Coppi, con il Colle della Maddalena, il Col de Vars, l’Izoard (Cima Coppi), il Monginevro e il Sestriere. Vinse Saronni in volata davanti a Hinault e Prim, ma la tappa è ricordata per gli attacchi portati a Hinault da Contini, prima sull’Izoard e quindi sul Sestriere insieme a Van Impe.
Sessantaseiesima edizione: 1983
Il Giro di Saronni. Vince le tappe di Todi (4) con una tumultuosa volata con Argentin; la crono di Parma, confermando la formula antica dello sprinter che va forte in salita e a cronometro; vince anche la seconda semitappa della 16a frazione a Bergamo, con una incredibile volata su Argentin. Il prologo di Brescia fu annullato a causa di uno sciopero.
Sessantasettesima edizione: 1984
Il Giro di Moser. Si salva a Pestum da una caduta generale, dopo il traguardo; è messo alla frusta da Fignon sulle salite. Fresco di record dell’ora e di bici con speciali ruote lenticolari (e le “metodologie” nuovissime del professor Conconi alle spalle…), toglie la maglia rosa a Fignon in una spettacolarissima ultima cronometro da Soave a Verona.
Sessantottesima edizione: 1985
Terza partecipazione e terza vittoria per Bernard Hinault. Sulla tappa del Gran Sasso si vede per la prima volta in salita Franco Chioccioli, poi vincitore del Giro 91; le volate sono di Rosola (Crotone, 9t; Domodossola, 18t); Allocchio (Foggia, 8t, Salerno, 11t); Freuler (Busto Arsizio 1t, Frosinone, 13t, Genova, 21t).
Sessantanovesima edizione: 1986
E’ il turno di Visentini, il ragazzo d’oro del ciclismo italiano (figlio di un ricchissimo impresario di pompe funebri), che si dedica anima e corpo alle due ruote pur provenendo da una famiglia agiata. Va forte a cronometro e va forte in salita. Fra gli sprinter emerge il bresciano Bontempi (Pesaro, Castiglion del lago, Bassano). Chioccioli vince con una lunga fuga solitaria ad Avezzano. L’americano Lemond è solo quarto.
Gli organizzatori insericono una nuova classifica: la Classifica Intergiro. Il motivo di questa scelta fù di movimentare la corsa si dalle prime fasi. La maglia che la contrastingueva era la Maglia Azzurra.
Settantesima edizione: 1987
Il Giro degli intrighi. La Carrera crea e distrugge, Visentini cerca il bis. Toglie la maglia rosa all’irlandese Roche nella tappa a cronometro di S. Marino. In testa e in rosa alla partenza della Jesolo-Sappada (15t) quando il suo compagno di squadra, l’irlandese Roche, lo attacca. Vanamente il d. s. della Carrera Boifava cerca di fermarlo. Visentini va in crisi e finisce nelle retrovie dell’arrivo di tappa e della classifica. Roche “autenticherà” a posteriori lo “sgarbo”, vincendo ancora la decisiva Como-Pila (Visentini cade) e la crono di St. Vincent. Nello stesso anno centrerà anche Tour e mondiale. Fra i giovani emerge Roberto Conti della Selca; In salita il “re” è lo scozzese Millar, davanti al francese Bagot, dominatore del Terminillo. Le volate sono di Artgentin, Rosola e Freuler.
Settantunesima edizione: 1988
Il Giro del Gavia della neve e della prima volta di un americano: Hampsten. Chioccioli ci rimette la maglia rosa perché in quella maledetta (14a) tappa da Chiesa Valmalenco a Bormio il freddo lo blocca in salita. Hampsten vince anche la classifica degli scalatori.
Settantaduesima edizione: 1989
Fignon ce la fa a vincere un Giro in cui non c’è grande concorrenza; il migliore degli italiani è Giupponi. E’ una stagione nera per il ciclismo italiano che non vince neppure una classica.
Settantatreesima edizione: 1990
Il Giro torna all’antico, dopo gli anni di “addomesticamento” in favore degli assi di allora (Moser-Saronni), la corsa torna alle salite vere: ed è subito spettacolo. Tutto Bugno minuto per minuto. Una vittoria straordinaria (in rosa dalla prima all’ultima tappa) che ha riconciliato il grande pubblico al ciclismo. Splendida la cronometro di Grinzane Cavour (una delle più lunghe di sempre), che mette in rilievo tutte le doti di Bugno. I dubbi dell’arrivo al Pordoi: ha “sbagliato” il monzese, o ha lasciato la vittoria a Mottet politicamente? Si affaccia alla ribalta Chiappucci.
Settantaquattresima edizione: 1991
Si aspetta Chiappucci, si aspetta Bugno: emerge Chioccioli. Sarà il Giro delle sorprese. Comincia a circolare nel gruppo una strana sostanza la chiamano “epo”, “modifica” sensibilmente la “cilindrata” dell’atleta. Comunque Chioccioli vince alla grande: favorito da un percorso duro e difficile il toscano centra un successo di grande prestigio, a 31 anni. Le sue imprese: la tappa dell’Aprica (con l’attacco prodigioso sul Mortirolo), la difesa-attacco sul Pordoi; infine la cronometro di Casteggio; Chiappucci, pur battuto, conferma tutte il carattere di grande attaccante, che sconvolge strategie di squadra ed individuali e inventa un ciclismo meno legato agli schemi della tradizione.
Settantacinquesima edizione: 1992
In maglia rosa al termine della terza tappa ad Arezzo, Miguel Indurain domina la corsa rosa vincendo solo le due crono: a S. Sepolcro e a Milano, occasione in cui doopierà doppierà Chiappucci, partito tre minuti prima. Alla prima partecipazione, è il primo
spagnolo a vincere il Giro d’Italia imponendosi nelle tappe a cronometro e figurando sempre tra i primi in montagna. Con questo successo Indurain diventa numero uno della classifica FICP precedendo Gianni Bugno, Claudio Chiappucci e Tony Rominger. Un pubblico indisciplinato provoca nel finale dell’ottava tappa, Melfi-Aversa, molte cadute, fra cui quella di Indurain. La giuria rinuncia a tener conto degli scarti registrati sulla linea d’arrivo e i 135 corridori vengono classificati con lo stesso tempo.
Settantaseiesima edizione: 1993
Per la seconda volta nella sua storia il Giro camia Patron, Vincenzo Torriani venne sostituito da Carmine Castellano a causa delle suo scarse condizioni di salute.
Il Giro d’Italia comincia sull’isola d’Elba e Argentin si aggiudica la prima semitappa indossando per la prima volta la maglia rosa. A Rieti, primo volatone prima vittoria della stagione per Adriano Baffi. A Scanno il lettone Ugrumov batte dieci compagni di fuga al termine della terza tappa. Si vede Mario Chiesa, specialista delle grandi fughe. Indurain detta legge nella cronometro di Senigallia ed indossa la maglia rosa. A Dozza il vecchio Leali
conquista una insperata maglia rosa grazie ad una fuga bidone durante la quale raggranella il vantaggio di 3:22 e la sfila, sia pur di poco, a Indurain. Chiappucci trionfa nel tappone dolomitico Corvara-Corvara con cinque salite e la doppia scalata del Pordoi. Indurain riprende la maglia rosa, tiene a bada tutti nella cronoscalata al Sestriere, nella salita d’Oropa perde 31 secondi da Ugrumov sugli ultimi 7 chilometri, ma conserva il vantaggio e centra così il secondo Giro su due partecipazioni.
Settantasettesima edizione: 1994
Argentin vince a Osimo e indossa la maglia rosa. A Loreto Aprutino un acuto di Bugno che scatta ai tre chilometri e vince. Poi sulla prima grande salita, a Campitello Matese, esplode Berzin, che conquistare tappa e maglia rosa. Leader da quattro giorni Berzin stacca Miguel Indurain anche nella cronometro individuale, una prestazione stupefacente. Il Giro di Berzin è anche il Giro della rivelazione di Pantani: nel giro di 24 ore il romagnolo vince due tappe di montagna la Lienz-Merano e la Merano Aprica staccando tutti sul terribile Mortirolo e aspettando, poi, Indurain in discesa, per lasciarlo definitivamente sulla salita di S. Cristina. Evgueni Berzin difende il vantaggio inseguendo da solo; vince il Giro e diventa cosi il primo russo ad inserire il nome nell’albo d’oro di una delle grande prove a tappe.
Settantottesima edizione: 1995
Cipollini vince lo sprint inaugurale di Terni e indossa per la prima volta la maglia rosa. Ma subito entra in scena Tony Rominger, che vince la seconda tappa e prende il comando che conserverà fino alla fine. A qualche chilometro della cima del Colle dell’Agnello, il tetto del Giro, alcune vetture della stampa e qualche spettatore sono vittime di una valanga di neve. Per fortuna non ci sono danni grossi. Rominger si aggiudica il Giro d’Italia vincendo quattro tappe, lo svizzero precede Berzin, il vincitore della stagione precedente, ed il suo compagno di squadra Ugrumov.
Settantanovesima edizione: 1996
E’ il Giro di Tonkov, una sfida risolta a colpi di pedale sulle montagne. Fino a due giorni dalla fine i protagonisti sono divisi da pochi secondi. Lo spagnolo Olano era in rosa con un vantaggio di 46 centesimi su Tonkov. Ma è ancora il Mortirolo a fare la differenza e la selezione decisiva a favore del russo. Il Giro prende il via dalla Grecia: il Giro dello scandalo, che da il là al dilagare a macchia d’olio di prodotti doping che trasfigurano valori e prestazioni. Una fuga di notizie fece fallire il blitz progettato dai Nas al rientro dalla Grecia, innescando una serie di indagini che ha portato ai processi di Ferrara (Conconi) e Bologna (Ferrari, farmacia Guandalini). Quattro i successi di tappa di Cipollini. A Milano Tonkov precede Zaina di 2:43 e Olano di 2:57.
Ottantesima edizione: 1997
Avvio in Laguna, a Venezia. Vince Cipollini a 48,521 km all’ora. Tonkov prende la maglia rosa nella crono si S. Marino, davanti al connazionale Berzin, che crollerà nella tappa del Terminillo (5a). La montagna di Roma segna un nuovo colpo di Pantani, terzo al traguardo. Ma il Pirata sarà costretto al ritiro dopo una brutta caduta nella tappa di Cava dei Tirreni (9a). Cipollini vince a Milano centrando un altro prestigioso poker nella corsa rosa. Sei anni dopo Franco Chioccioli il Giro d’Italia ritrova un vincitore italiano. Si tratta di lvan Gotti che ha dominato Tonkov sulle salite dolomitiche. Gotti conquista la maglia nella 14a tappa vincendo a Cervinia e relegando il russo a 51″. La sfida finale sul Mortirolo. Tonkov non riesce a staccare Gotti. Il russo vince la tappa, ma il lombardo fa suo il Giro.
Fonte: repubblica.it