Un'analisi dei percorsi di Prudhomme
Lasciamo in primo piano la planimetria del Tour de France 2011 perché da qui partiamo per un viaggio a ritroso lungo un decennio, per capire se ci sono delle linee di tendenza nel tracciato della Grande Boucle, e soprattutto per provare a capire che cosa ha portato l'avvento di Christian Prudhomme nell'interpretazione, da parte degli organizzatori, del percorso da offrire ai corridori e a tutti gli appassionati.
Abbiamo esaminato il disegno del Tour dal 2001 al 2011, prendendo in esame i seguenti dati: chilometraggio totale, senso del percorso (se è antiorario si fanno prima i Pirenei, se è orario si fanno prima le Alpi, anche se nel 2009 il senso fu orario ma vennero affrontati per primi i Pirenei), numero di cronometro individuali e cronosquadre, chilometri in totale a cronometro, numero di tappe di montagna (suddivise in tappe alpine, pirenaiche e del Massiccio Centrale+Mont-Ventoux), arrivi in salita, colli hors catégorie affrontati, e l'"ultima parola" (ovvero se l'ultima tappa importante per la classifica è stata una crono o una frazione di montagna).
I risultati sono nei grafici che andiamo a commentare.
Chilometraggio totale
Questo è forse il dato meno rilevante, a pensarci bene: il chilometraggio totale di un grande giro è spesso legato a fattori che esulano dalla natura tecnica di una corsa a tappe di tre settimane: anche solo tre lunghe tappe in più (a volte necessarie per motivi contingenti) o in meno possono incidere per circa il 10% della lunghezza totale del percorso.
La stessa linea di tendenza di Prudhomme ("salito al soglio" nel 2005) non è chiara, anche se possiamo registrare intanto un forte aumento del chilometraggio rispetto alle ultime edizioni targate Leblanc, con tendenza però al ribasso dopo il picco del 2006 (un anno di svolta su più livelli, come vedremo), e la parentesi del Tour 2010.
Tappe di montagna, arrivi in quota, salite hors catégorie
Il secondo grafico ci mostra come l'aumento delle tappe di montagna (dalle quali escludiamo per stare in pace con la nostra coscienza le frazioni à la Pau, ma in cui includiamo le tappe del Massiccio Centrale con finali molto complicati anche se non di alta montagna) sia sensibile dopo le prime due edizioni firmate da Prudhomme: anche qui, l'anno di svolta è il 2006, quando si tocca il minimo di 4 vere tappe di montagna. Da lì la risalita è netta, e oggi siamo attestati su una tendenza di 6-7 tappe di montagna negli ultimi 5 Tour (con Leblanc si viaggiava sulle 5, in genere).
Gli arrivi in salita, mai meno di 3 anche con Leblanc, vivono una crescente fortuna: tra 2010 e 2011 si passa da 3 a 5, e questo dato di crescita lo ritroviamo anche nelle salite hors catégorie: appena 4 nel 2009 (Tour particolarmente facile), ma poi 6 nel 2010 e addirittura saranno 9 nel 2011 (erano già state 8 nel 2008). La conferma che Prudhomme, molto più di Leblanc, ama proporre le salite mitiche (e dure) del Tour, e ciò non può che far piacere agli appassionati, visto che - si sa - il grande spettacolo c'è spesso sulle grandi montagne (oddio, un assunto che negli ultimi anni ha perso un po' di veridicità).
Tappe alpine, pirenaiche o del Massiccio Centrale+Mont-Ventoux
Vediamo ora quale peso hanno le due grandi catene montuose su cui si è scritta la storia del Tour, e anche del Massiccio Centrale, più la variabile impazzita del Mont-Ventoux, che spesso ha visto pagine memorabili di ciclismo. Prudhomme, nei suoi anni, è arrivato a programmare anche 2 "escursioni" di montagna fuori da Alpi o Pirenei, e questo è un dato chiaro, visto che dal 2008 non manca almeno una frazione tra Massiccio e Ventoux. Nella "disputa" tra Alpi e Pirenei, vediamo che ci sono state più tappe sulle salite al confine con Italia e Svizzera, che non sui massicci al confine con la Spagna. Ma questo dato è influenzato dalla nostra scelta di non inserire la famigerata tappa di Pau, che avrebbe senz'altro dato qualche numero in più ai Pirenei in questi ultimi anni.
Tappa in cui arrivano le grandi montagne
Un dato particolarmente interessante è verificare in quale tappa la Grande Boucle approda alle grandi montagne (intendiamo tappe in cui tali grandi montagne siano piazzate in modo da essere decisive). È confortante la tendenza di Prudhomme di "spalmare" le sue carte su un più ampio spettro di Tour. In altri termini, si vede chiaramente come, rispetto a quanto faceva Leblanc, il nuovo patron della corsa gialla ha teso, in questi ultimi anni, ad anticipare l'approdo a Pirenei o Alpi. Il che si traduce in un salvifico (per chi assiste) taglio delle tappe interlocutorie di inizio Boucle. Nel 2011, dopo anni di miglioramento in questo senso, la rotta si inverte bruscamente, ma in realtà dovremo sì aspettare 12 tappe per avere le prime salite mitiche, ma già all'ottava (quindi in linea con la tendenza delle precedenti edizioni) ci sarà un arrivo in salita a SuperBesse. Che non sarà il Tourmalet, ma che è comunque un traguardo in quota, e conferma in ogni caso la voglia di Prudhomme di sperimentare strade nuove.
Numero di cronometro individuali e cronosquadre
Un dato importante che ci dice quanto fosse sclerotizzato il disegno leblanchiano: nei primi anni del millennio avevamo stabilmente 3 crono individuali - compreso il prologo - e una cronosquadre per ogni edizione. Nel 2005 la prima decurtazione ad opera di Prudhomme, quindi dal 2006 un minor peso dato alla cronosquadre (presente da allora solo nel 2009 e nel prossimo Tour 2011), e un ulteriore taglio delle prove individuali contro il tempo: da 3 sono scese a 2 nel 2008, e addirittura ci sarà una sola crono individuale nella Grande Boucle del 2011; il ritorno della cronosquadre terrà la somma di tappe contro il tempo a 2, anche se chiaramente l'incidenza dell'orologio sarà minore sulla classifica (visto che una parte dello sforzo sarà suddivisa coi compagni di squadra).
Chilometri totali contro il tempo
Tra tutti, questo è probabilmente il grafico più spettacolare, visto che rende immediatamente visibile il crollo dello spazio dato al cronometro negli anni di gestione-Prudhomme al Tour de France. Si partiva da un totale oscillante tra i 170 e i 180 km (anche se nel 2004 Leblanc qualcosa già tagliò), poi nel biennio 2006-2007 siamo scesi intorno ai 115 km, per poi andare addirittura sotto i 100 km tra 2008 e 2009, e scendere ulteriormente alla sessantina di km dell'ultima edizione e della prossima. Una politica palese, che ha portato i chilometraggi contro il tempo a più o meno un terzo di quello che erano nell'era Armstrong. Probabilmente Prudhomme giustifica ciò con la scusa del doping (si sa che nelle cronometro l'aiuto esterno può avere un'incidenza maggiore che non nelle tappe in linea), noi stiamo ancora cercando di capire se meno cronometro significa anche un po' di impoverimento tecnico nella storia di un grande giro.
La tabella
Qui di seguito, infine, la tabella riassuntiva di alcuni dei dati che abbiamo sviscerato nei grafici, con la colonnina dell'"ultima parola", che commentiamo rapidamente: in pratica, come si vede, solo una volta negli ultimi 11 anni è stata una tappa di montagna a decidere la classifica (o comunque a fissarla definitivamente). Una tendenza, questa, addirittura inestirpabile nel Tour, che - riparandosi dietro alla conformazione geografica della Francia - ha praticamente sempre dato l'ultima parola a una cronometro (ma va riconosciuto a Prudhomme di aver voluto mettere il più in fondo possibile montagne significative come Tourmalet, Ventoux, Alpe d'Huez). Tutt'altra storia il Giro, anche se ultimamente Zomegnan sta prendendo gusto nel mettere una prova contro il tempo l'ultimo giorno di gara, al posto della passerella per i velocisti; ma per le analisi sui disegni della corsa rosa, rinviamo necessariamente a dopo la presentazione di sabato...
Marco Grassi - http://www.cicloweb.it