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Luca Scinto
#21
Lista Civica per Testai, ci sono l’ex ciclista professionista Luca Scinto e Saimir Dervishi, già presidente del consiglio degli stranieri

http://www.gonews.it/2014/04/30/fucecchi...2RFShBjbxz

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#22
Lo sfogo di Scinto: «Ho bisogno di fare un passo indietro»
«Basta ammiraglia, ho perso voglia ed entusiasmo»

Il telefono di Luca Scinto è staccato quando lo cerchiamo. Poi, poco dopo, è lui stesso che richiama: «Mi avete battuto sul tempo, voi di tuttobiciweb... - confessa -. Ho visto l'articolo che avete scritto poco fa e vi confermo: ho deciso di fare un passo indietro. È una decisione a cui stavo pensando ormai da settembre, una decisione che mi ha tormentato a lungo. Mi sento amareggiato, deluso, stanco. Non ho più entusiasmo da comunicare ai ragazzi, non ho più la solita energia positiva, non sono più lo Scinto che conoscete».

Luca è un fiume in piena e continua a spiegare: «Nell'ultimo anno e mezzo sono successo troppe cose che non andavano e la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la positività di Rabottini, seguita da tanti commenti su giornali, siti, radio e tv locali, commenti che suonavano come "Ma Scinto perché non controlla? Non è all'altezza" e via dicendo. Sono passato dall'essere considerato un grande tecnico a venire dipinto come un bischero. Così ho perso entusiasmo e voglia di lavorare: a casa portavo solo sconforto e malumore. E mia moglie Angela mi ha anche consigliato di abbandonare il ciclismo ma proprio 'un ce la fo'. Però un passo indietro è necessario».

Ne ha parlato alla squadra?
«L'ho fatto proprio ieri sera all'Hotel Belvedere di Montecatini, dove i ragazzi sono in ritiro. Ho spiegato a tutto il team le mie ragioni, dopo averne parlato con Citracca. Ai ragazzi ho detto che faccio ancora parte della squadra, anche se non so ancora in che veste, e che se avranno bisogno di me potranno sempre contare sul mio aiuto. Così come potranno farlo Serge Parsani e tutti i ragazzi che saranno la suo fianco. Non so quanto tempo ci vorrà, forse tre mesi, forse quattro, forse un anno, forse... Adesso ho bisogno di staccare un po' la spina dopo aver trascorso il Natale più brutto della mia vita e aver coinvolto la mia famiglia in questo momento difficile. Scusatemi, ma non voglio essere costretto a passare la maggior parte del mio tempo davanti alla Procura Antidoping che alla guida dei miei ragazzi, non ce la faccio più. Di sicuro continuerò ad occuparmi della squadra Juniores che porta il nome di Franco Ballerini: da qui riparto, poi vedremo dove mi porterà la strada».

tuttobiciweb.it
 
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#23
Spero che in realtà non ci sia altro sotto. :-/
Anche se è comprensibile essere rimasti davvero scottati dalla vicenda Rabottini, sempre portato ad esempio ed autore della più bella e sentita vittoria nella storia degli Yellow Fluo... Sese
 
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#24
Il discorso è sempre il solito, i tuoi corridori li devi controllare. Ma controllare non solo nel senso di stare col fucile puntato, devi seguire gli allenamenti, i progressi, sono sicuro che altri si rendono conto quando le prestazioni di un corridori diventano superiori a quelle "previste" e eventualmente riescono a trarre le conseguenze. "Ci siamo fidati e siamo rimasti fregati" è un discorso da bar [cit]. Lui è un personaggio folkloristico, un ds probabilmente bravino, ma non certo il Dio sceso in terra come molti lo vedevano. Forse sarebbe stato bravo come Commissario Tecnico, ma non più di altri. Poi vengono dubbi pure sulle prestazioni degli altri corridori "rilanciati" dalla squadra, da Gatto a Pozzato. Sarà tutto merito delle urla nella radiolina oppure visto che i corridori di Scinto avevano piena libertà nella preparazione magari hanno pensato bene di ricorrere ai soliti aiutini?
 
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#25
Sempre favorevole ad obbligare le squadre a creare delle "cittadelle" (più semplicemente a tenersi tutti i corridori in zona) Sese

A difesa di Scinto c'è da dire che gli Yellow Fluo erano (e sono) un via vai di corridori. Cioè, te ti puoi tranquillamente accorgere di progressi "strani" di un corridore osservandolo nel lungo periodo, da un anno all'altro: ma se ti arriva uno nuovo, non è che puoi esser così sicuro che dietro a quei miglioramenti possa esserci qualcosa di strano. Anche avendo un buon controllo medico interno, devi aver comunque tempo di raccogliere un po' di dati (e qui comunque il passaporto biologico aiuta).
Gatto e Pozzato alla fine il loro lo hanno fatto anche prima (nel caso di Pippo) e dopo l'esperienza con Scinto: insomma, non stiamo parlando del Sella o del Kohl di turno, tanto per capirci. Le qualità ce le hanno.
 
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#26
Luca Scinto: "Tra gli juniores nel ricordo di Franco"
Intorno al furgone è tutto un fermento: un via-vai di biciclette, ruote e borracce, tra tecnici e atleti che si muovono indaffarati, da un punto all’altro, incuranti del fatto che ci sia una pioggia battente oppure un sole cocente. I grandi, dispensando consigli e raccomandazioni. I giovani, cercando di ascoltare. Le fasi precedenti all’inizio di una gara sono sempre adrenaliniche. Così come i toni delle voci dei ragazzi che, di lì a poco, si daranno battaglia lungo un centinaio di chilometri di asfalto.

Ragazzi Juniores. Puledrini di razza scalpitanti, che non vedono l’ora di montare in sella e far vedere di che pasta sono fatti. “Questa categoria è, forse, la più importante. E, forse, anche la più bella.” L’accento toscano è inconfondibile. Luca Scinto se ne sta lì in piedi, a scrutare la sfilata di livree della Franco Ballerini, squadra che segue da vicino in qualità di supervisore e, intanto, in attesa di osservarle all’opera racconta di un’avventura che è partita dal cuore. Dal suo, ma anche da quello impresso sulla divisa color acciaio che reca al centro il nome di un amico.

“Poter ricordare Franco è una cosa molto importante, perché era una persona che ha dato tanto al ciclismo. E’ stato un campione che ha vinto e fatto vincere, alle Olimpiadi ai Campionati del Mondo…” Luca fa una pausa, guarda in su e poi riprende. “Siamo partiti l’anno scorso con Angelo Citracca e con questa avventura degli Juniores. Il nostro intento sarebbe quello di andare sempre più in alto, avendo dei corridori in casa nostra e facendoli crescere. Per me è una cosa affettiva, ma è anche molto bello poter vivere questo mondo. Quella degli Juniores è la categoria più importante, dove vedi se ci sono le qualità e dove i ragazzi, oltre ad allenarsi, studiano, facendo molti sacrifici e dove ci sono persone che li seguono per hobby, senza interessi, mettendo a disposizione il proprio tempo libero. Quando si è a livelli alti non ci si rende conto di questa cosa. Si crede che tutto sia dovuto, invece l’esperienza che si vive qui fa tornare con i piedi per terra. Fa riflettere.”

Altra pausa. “In questo momenti io rifletto molto…cosa strana… - risata, ndr - Sto vivendo un momento particolare della mia vita sportiva e professionale e mi sto rendendo conto che il settore giovanile è fondamentale per creare qualcosa di importante per il ciclismo italiano.”

In fondo, parte tutto da qui. Con quelli che potrebbero essere i campioni di domani che devono affrontare le strade di oggi. “Esattamente. Quando hai a che fare con livelli alti, non ti rendi conto. Non ci pensi, né, a volte, te ne freghi. Vai a vedere qualche corsa di dilettanti, ma lo fai da spettatore. Vai a vedere qualche corridore che ti interessa…ogni tanto andavo anche io…però vivendola da dentro è tutto differente. Certo, io lo faccio con rispetto per chi lavora qui e conosce la categoria, perché non posso immaginare di arrivare e sapere già tutto. Io faccio il supervisore, cerco di mettere a disposizione la mia esperienza. Poi ci sono due direttori sportivi che danno anima e corpo alla squadra e agli atleti. Li vanno a prendere a scuola, li riportano. Fanno cose eccezionali.”

Perché gestire una squadra di ragazzi non vuol dire solo insegnare a pedalare, ma anche fare da guida in una fase delicata come è quella dei 17-18 anni.

“Io cerco di dare loro qualche consiglio, soprattutto per quanto riguarda l’importanza dello studio. Comunque, sono da ammirare: fino alle due vanno a scuola poi via, in bici. Tornano anche con il buio e devono mettersi sui libri…vita movimentata. Ma fanno questo sport perché gli piace. Il ciclismo è uno sport di sacrificio, di rinunce.”

E, alle volte, la strada giusta da seguire è quella che si può percorrere a bordo di una bici. “Li levi da tentazioni che nel mondo di oggi, purtroppo, ci sono. Questi vanno a letto presto, non si infilano nelle discoteche a far cavolate. Non dico che tutti quelli che escono le facciano, ma bisogna stare attenti. Correndo, si può fare una vita più sana rispetto a tanti coetanei. La cosa bella, poi, è che sto imparando io tante cose da loro. Cose che mi ero dimenticato. Sto imparando la passione che ci mette questa gente. Gratis. Vedo genitori che accompagnano i figli, vedo la famiglia, vedo compattezza. Non c’è invidia, non c’è cattiveria. Qui c’è ancora la bellezza del ciclismo, c’è ancora la semplicità di ritrovarsi tra amici.”

Anche a costo di fare tanti chilometri. “Dalla Toscana, ad esempio, sono andato a Novara per essere insieme a loro. Il ciclismo è la mia vita, mi piace. Il ciclismo è bello, credo sia uno degli sport più belli che ci siano. Ai ragazzi bisogna insegnare un’etica giusta e penso che il ciclismo in questo sia cambiato in meglio. Tra gli Juniores ci sono valori sani. I ragazzi cominciano a percepire che per arrivare in alto non bisogna prendere delle scorciatoie, ma farlo con le proprie doti.”

La correttezza come valore morale e stile di vita: una base fondamentale soprattutto quando si ha a che fare con lo sport e con l’agonismo, “perché il ciclismo degli Juniores è fatto anche di agonismo, certo, ma non deve esserci esasperazione. A quell’età ancora non si può sapere se in futuro faranno i ciclisti o si dedicheranno ad altro. Ed è anche per questo che lo studio è fondamentale. Poi devo fare i miei complimenti al CT Davide Cassani. Si stanno facendo delle cose importanti. E’ bello vedere i dilettanti che corrono con i professionisti. Così imparano cosa vuol dire il ciclismo. E a viverlo al meglio.”

Scritto da Silvia Tomasoni per Ciclismoweb.net
http://www.ciclismoweb.net/index.php?opt...Itemid=108
 
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#27
Luca Scinto: «Mi è tornata fame, ma non so se torno»
Il tecnico toscano si è preso un anno sabbatico

Ha ritrovato appetito, anche se sta facendo la dieta. Luca Scinto è solito spiazzarti, fa parte un po’ del suo personaggio, anche se in questo anno sabbatico che si è voluto prendere «perché dopo quello che era successo sono io che ha voluto staccare un po’ la spina, recuperare forze e energie» - ci spiega lui – ha guardato, valutato, pensato, riflettuto su tutto e su tutti.

Ha ritrovato appetito, anche se sta facendo la dieta. Lo dice lui a tuttobiciweb.it, con il suo inconfondibile eloquio toscano. «A stare con i ragazzi, un po’ lontano dal mondo professionistico, ho potuto ritrovare dentro di me serenità e piacere di stare vicino in primis alla mia famiglia e poi con i ragazzini del Team Ballerini che sono eccezionali. Ho sempre avuto un debole per i ragazzi e un occhio particolare per i giovani, ma quando sei nel mondo dei grandi, quello dei prof, perdi un po’ la visione d’insieme. Questi mesi mi sono davvero serviti per riposarmi e recuperare la mia serenità, capire anche cosa dovevo cambiare in me stesso».

E cosa hai capito?
«Che è sbagliatissimo innamorarsi dei corridori, quello è un grave errore. Me l’hanno sempre detto, anche tecnici di fama immensa come Gian Carlo Ferretti, ma io ho fatto sempre e solo di testa mia: e ho sbagliato».

Ti è riaffiorato l’appetito, la voglia di tornare nel grande mondo del ciclismo, ma cosa c’entra la dieta?
«Che cerco di non inquartarmi troppo: sono a dieta, appunto».

Ma non dovevi tornare in ammiraglia dopo il Giro?
«E chi l’ha detto? Questo lo dicevano quelli che la sanno sempre lunga, quelli che sanno tutto di tutti. La verità è che io oggi sto bene, mi diverto con i miei ragazzini della Ballerini, ma non ho ancora deciso se tornare nella massima serie. Con Angelo (Citracca, ndr) dobbiamo ancora parlarne, anche se lui, contrariamente a quanto sono andati in giro dicendo, non mi ha mai lasciato ed è certamente ben disposto a riportarmi all’interno del progetto professionistico. E sempre stato vicino a me Angelo, e ha sposato in toto il progetto di Team Franco Ballerini, al quale sto lavorando anche in questi giorni per allestire in chiave 2016 una squadra degna di Franco e sempre meglio organizzata».

In questi mesi hai lavorato tanto per il Team Franco Ballerini ma anche per la MCipollini…
«Guarda, se devo dire grazie ad Angelo, che non mi ha lasciato al vento e ha capito il mio momento di sconforto e smarrimento, tre volte grazie lo devo dire a Federico Zecchetto, che oltre ad essere un grande imprenditore è una persona dal cuore grande. Lui mi ha dato una grande opportunità: vedere il ciclismo anche da un’altra angolazione. Dalla parte delle aziende, dalla parte degli appassionati che spendono per avere a disposizione prodotti di assoluto livello. Ho girato in tante fiere, gran fondo ed eventi di vario genere: ho imparato tanto e non è detto che non prosegua questa mia avventura. Devo pensarci bene…».

A seguire i tuoi giovani talenti, cosa hai imparato?
«Che non dobbiamo insegnare a ragazzini juniores a vincere, ma a far fatica. A correre su ogni terreno. I ragazzini velocisti devono imparare a correre gare anche non adatte a loro: meglio qualche vittoria in meno e un po’ di fatica in più. E lo stesso vale per quei giovani che vanno forte in salita: portateli a far corse anche in pianura. Lì impareranno a limare, a fare i ventagli, a tenere duro anche in corse che non li vede portatissimi. All’estero fanno così. Io ho un juniores molto interessante, si chiama Edoardo Sali, al primo anno ha vinto tre gare, ha un buonissimo spunto veloce, ma quello che gli ho chiesto sono meno vittorie e più voglia di correre a prescindere: per imparare, per misurarsi e diventare un corridore migliore. Anzi, mi correggo: un corridore».

Cosa pensi della prossima esperienza azzurra a Richmond?
«Davide (Cassani, ndr) fa benissimo a puntare su Ulissi e Viviani: sono certo che faremo bene».

Cosa ti è piaciuto fino ad ora della stagione professionistica?
«Nibali. Contrariamente a quanto è stato detto e scritto, io ho apprezzato tantissimo il Tour di Vincenzo. È partito in salita, ma ha dimostrato al mondo che razza di corridore è, vincendo una grandissima tappa e chiudendo al quarto posto della generale».

Poi?
«Fabio Aru sta facendo benissimo: bene al Tour, bene alla Vuelta. È una realtà consolidata. Nibali e Aru: non siamo messi poi così male…».

Ultima domanda: quando torni alla guida di un team professionistico?
«Non è detto che ci torni: ci devo ancora pensare bene. Come ti ho detto: mi è tornata fame, ma sono ancora a dieta».

tuttobiciweb.it
 
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#28
Brutta caduta per Luca Scinto a In Bike
L'ex corridore toscano se l'è vista brutta in mtb

Brutta avventura oggi per Luca Scinto mentre stava partecipando all'evento benefico In Bike organizzato a Casalguidi. L'ex corridore e tecnico toscano, al momento ricoverato all'ospedale San Jacopo di Pistoia, racconta a tuttobiciweb.it: «Ero in sella alla mia mtb, non stavo andando forte, quando in un tratto in discesa mi si è girato il manubrio e ho preso una forte botta a pochi centimetri dall'arteria femorale. Dal dolore sono svenuto, ora i medici mi stanno sottoponendo ad accertamenti. Ho un grosso ematoma (vedi foto, ndr), per il quale probabilmente servirà un drenaggio. Me la sono vista davvero brutta, ma il peggio è passato».

[Immagine: showimg.php?cod=11045&tp=fgn&pos=]

tuttobiciweb.it
 
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#29
Blink sta partorendo quella gamba
 
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