Dopo il trionfo triestino in rosa di domenica, i miei pensieri sono andati ad un giorno di ottobe del 2012, quando uomini di esperienza come Pellizotti lasciarono andare sul San Luca un ventenne sconosciuto al pubblico. Come sapete sono generalmente allergico agli outsider e rimasi sconcertato, allibito, non riuscivo a farmene una ragione.
Arrivò il 2013 e non avevo idea dell'exploit madornale che avrebbe fatto Quintana, ma con la vittoria della tappa alla Volta Catalunya e al giro dei paesi baschi, mi rassegnai al fatto che Nairo sarebbe diventato un corridore forte.
Il 6 aprile 2013 in quel di Beasain si decideva la corsa: sfida a due tra Porte ed Henao, due corridori noiosi del Team Sky, squadra che senza dubbio avrebbe dominato sia al Giro che al Tour. Ero sicuro che nessuno li avrebbe impensieriti, di certo non li avrebbe impensieriti quel colombiano con la faccia da indio, sicuramente fermo a cronometro.
I risultati li conosciamo tutti: genuflessione nei confronti del giovane fenomeno che mette in riga la corrazzata Sky.
Arriva il Tour: prima grande esperienza in una corsa di 3 settimane . Nairo è un'incognita, ma anche una grande speranza: speranza per una sconfitta del duo Froome-Porte. All'inizio è invisibile, perde parecchio terreno, si pensa ad un ruolo da semplice gregario per Valverde, ma un bel giorno la squadra va in frantumi insieme al Murciano ... Poi lo spettacolo. Secondo posto, maglia bianca e maglia a Pois.
Quel giorno d'autunno di 2 anni fa era nata una leggenda, e io c'ero