Login Registrati Connettiti via Facebook



Non sei registrato o connesso al forum.
Effettua la registrazione gratuita o il login per poter sfruttare tutte le funzionalità del forum e rimuovere ogni forma di pubblicità invasiva.

Condividi:
Nairo Quintana "El Nairochad"
#41
Per me Quintana è pure più bello di tutti quelli che lo accusano di essere brutto Sese
 
Rispondi
#42
Con quel casco e occhiali da tagliaboschi è ancora più brutto Sisi
 
Rispondi
#43
Bravura inversamente proporzionale alla bellezza
 
Rispondi


[+] A 1 utente piace il post di Climber
#44
Ma come diceva Niki Lauda, preferisco un buon piede destro che un bel viso.

Preferisco avere delle gambe forti che un bel viso
 
Rispondi
#45
Se doveva fare il modello nasceva il problema, visto che fa il ciclista allora va benissimo Sisi
 
Rispondi
#46
@ Auriga : certamente, io mi sarei fatto evirare pur di non perdere un polmone Dodgy
 
Rispondi


[+] A 1 utente piace il post di Danilo M.
#47
Quintana rinnova con Movistar: è la soluzione migliore
Per fine stagione punta a mondiale e Lombardia

Nairo Quintana sta conoscendo tutti gli effetti della popolarità, visto che alla Vuelta a Burgos il van della Movistar è sempre assediato e ogni passo del colombiano è accompagnato da centinaia di tifosi. Al termine della corsa Quintana tornerà in Colombia qualche settimana, prima di rientrare in Europa per disputare il Giro di Gran Bretagna, il mondiale e il Lombardia.
Deciso anche il futuro: Quintana correrà per altre due stagioni con la maglia della Movistar: «È la squadra nella quale sono cresciuto, nella quale ho tanti amici e la certezza di avere il meglio dal punto di vista tecnico e tecnologico. La Movistar è la soluzione migliore che c’è».

tuttobiciweb.it
 
Rispondi
#48
Nairo Quintana al Giro d'Italia in futuro? C'è un'apertura da Eusebio Unzué (tm Movistar)

Nairo Quintana è rientrato in Colombia per celebrare i suoi successi con la gente del suo paese e oggi ha partecipato assieme ad Eusebio Unzué, team manager della Movistar, ad una lunga conferenza stampa durata poco più di un'ora e mezza. Tante le domande rivolte al giovane asso colombiano ma è una rivolta proprio ad Unzué a stuzzicare la fantasia dei tifosi italiani: rispondendo ad una domanda su un futuro ritorno di Quintana alla Vuelta a España il manager spagnolo ha indicato che gli piacerebbe che Nairo disputasse il Giro d'Italia. «Mi piacerebbe che un giorno o l'altro Quintana provasse il Giro per completare la sua formazione come ciclista: conosciamo l'orografia italiana ed è una corsa difficile che lo può aiutare a crescere molto» ha spiegato Unzué che però, come per la Vuelta, non ha voluto indicare una data precisa aggiungendo che prima di prendere ogni decisione bisognerà valutare i percorsi di ognuna delle tre corse. Nell'immediato futuro di Nairo Quintana c'è il Campionato del Mondo che preparerà prima sulle strade di casa e poi correndo il Tour of Britain.

cicloweb.it
 
Rispondi
#49
Quintana, il campione nato dalla "malattia dei defunti"
Il colombiano è la rivelazione della stagione

«Ho rischiato di morire poco dopo es­sere venuto alla luce». Ve lo immaginate? Che cosa avrebbe perso il ciclismo...
«Per la “malattia dei defunti”- racconta Nairo Quintana -. Quando qualcuno muore bisogna allontanare i bambini, se no rischiano di essere contagiati, co­me è successo a me. Dopo che è mancato un nostro vicino di casa, uno dei suoi parenti è andato al negozio dei miei genitori per comprare da mangiare. Ha toccato mia madre, che era in procinto di partorire. Nacqui e mi am­malai».
Ha la pelle nera, Nairo Quintana, ruvida e dura: così è sopravvissuto. Per questo e perché doveva aiutare i suoi genitori a vendere le verdure. In settimana nel negozio di Combita, il sabato e la domenica nei villaggi vicini. Ha fatto di tutto per mandare avanti la famiglia, per sfamare le sette bocche di casa: due fratelli, due sorelle e i genitori. Compreso guidare il taxi di notte per mettere in tasca qualche soldo extra.
La bici... chi ci avrebbe mai pensato. Toccò a Nairo, per forza. I suoi genitori erano scesi ripetutamente ad Arca­bu­co per chiedere che fossero loro abbassate le tasse scolastiche. Non riuscivano a sostenere le spese per l’educazione dei figli, figuriamoci il trasporto. Costretti a limitare i costi, hanno ri­spolverato una vecchia bicicletta di proprietà del padre, comprata tempo ad­dietro per andare a vedere le mucche del Potrero. Quattro tubi, un ferro vecchio «che pesava troppo» per lui. Toc­cò a Nairo perché «le femmine dovevano andare in autobus e i miei fratelli erano più piccoli di me». Toccò a Nairo e fu la sua fortuna. Grazie a quella vecchia bici ha vinto Nairo, hanno vinto la sua famiglia e il ciclismo, che il mese scorso è stato sedotto dai suoi attacchi sui Pirenei.
«Mio padre Luis rimase invalido» - quanto è duro il lavoro nei campi per la schiena e il corpo - «anche questo triste episodio mi ha insegnato molto. A casa ab­biamo sempre vissuto con poco, ma di sicuro se avessi avuto tutto ora non sarei qui».
Proprio in sella a quella vecchia bici, ogni mattina Nairo doveva andare a scuola: 16 chilometri che, se al mattino erano in discesa, al po­meriggio erano da percorrere in salita, una scalata che le macchine facevano fa­tica ad affrontare in terza, in al­cuni tratti ob­bligate a schiacciare la frizione e a scalare alla seconda. Lui doveva affrontarla con quella sua vecchia mountain bike e con lo zaino in spalla. Un pomeriggio in­contrò strada facendo un gruppo di professionisti che si stavano allenando, si unì a loro per risalire verso casa. So­lo un paio di quella dozzina di ragazzi riuscirono a tenere il suo passo.
Così Nairo ha cominciato ad essere ciclista. Quando arrivò il momento di iniziare il liceo, i suoi genitori non avevano la disponibilità economica per permettergli di proseguire gli studi. La sua unica possibilità, per costruirsi un futuro, era arruolarsi nell’esercito ed ottenere così uno stipendio assicurato. Nai­ro però si era innamorato della bicicletta a tal punto che trovò il coraggio di chiedere al padre di comprargliene una migliore per provare a fare il ciclista. Fu ascoltato e ne ricevette una che assomigliava vagamente ad una bici da corsa: era in acciaio e aveva il cambio sul telaio. Pesava metà della sua vecchia mtb, così fu facile staccare tutti in montagna, proprio come riesce a fare ancora oggi. Papà Luis, nel frattempo, è riuscito ad andare in pensione, mentre vede volare suo figlio sulle montagne, lasciando un segno profondo nel suo primo Tour de France.
Nairo è un ragazzo che entra nel cuore degli appassionati di ciclismo, attraverso cose semplici, come queste, per esempio.
Finita la tappa, terminato l’inferno, a più di 2.000 metri di altezza, Nairo Quintana si affaccia al balcone con vi­sta sul Mont Ventoux, dai piedi dell’altissima antenna osserva, ma non vede perché la sua mente è vuota come le sue piccole gambe, non è in grado di elaborare le immagini, appena intravede il paesaggio che si può ammirare da quassù, da questo tetto dal quale si domina tutta la Provenza. Nairo si ap­poggia a una transenna e tuffa la testa tra le braccia, come a cercare una sacca d’aria che non c’è, per respirare. Un piede in alto, una bottiglia d’acqua in mano, così rimane per alcuni secondi, nel silenzio più assoluto. Durante il recupero alza lo sguardo e comincia a vedere, ora sì, afferra con una mano il piede e si allunga. “Un giorno Nairo conquisterai il Mont Ventoux”, gli dicono. Il suo sguardo plana sulle colline sottostanti finché i suoi occhi incrociano l’inconfondibile massa di cemento che domina la montagna, alta e ripida, quindi ricorda Chris Froome e quanto l’ha fatto soffrire nell’ultima ora di scalata fin lassù. «Certo, a me piacerebbe vincere su questa salita mitica, ma credo che lui sarà della partita nelle prossime stagioni».
Quando Nairo Quintana taglia il traguardo del Mont Ventoux, secondo, la sua azione non ha nulla a che vedere con il motore di Chris Froome: riesce a malapena a sentire il battito del suo cuore. Di quel momento quasi non ri­corda nulla, si accascia a terra, «morto, completamente vuoto. Ho perso conoscenza», e nel silenzio echeggiano solo i click delle macchine fotografiche. Passati pochi minuti il colombiano reagisce, torna alla vita e comincia a ricordare cosa è successo. Una storia.
L’attacco a dieci chilometri dal traguardo è stato un suicidio: «Ho seguito l’istinto. Ho creduto di potercela fare, mi sentivo bene e ho pensato che su una salita così dura non avrebbero resistito in molti».
Così Nairo mette nel mirino e stacca Mikel Nieve per continuare la sua cor­sa fino alla cima. Dopo pochi minuti, dopo la morte e l’espiazione lassù, dopo lo svenimento e la resurrezione, Nairo comincia a ricordare. Gli torna alla mente quella allegra pedalata alla scoperta del Mont Ven­toux, ricorda le ultime due settimane e mezzo alla scoperta della Grande Boucle mentre il Tour va alla scoperta di Nairo, un corridore che non può che amare. Man mano Nairo realizza che non c’è nemmeno un pino attorno, non c’è alcuna vegetazione. Solo pietre e persone, che meraviglia. Uno stadio di tutti i colori, di tutte le bandiere.
L’arrampicata sta diventando come il Ventoux, calva. Solo quattro uomini inseguono il piccolo colombiano: Richie Por­te, Chris Froome, Alber­to Con­ta­dor e il compagno di squadra Kreuziger che di lì a poco si staccherà. Nairo perde sangue dal naso, lo perde dall’inizio della salita, ma continua, avanza indomito e con lui trascina tutta la Colombia.
Dopo quei secondi critici, il polso e la respirazione tornati alla normalità, a Nairo torna in mente anche una promessa. Quella di Froome: quando gli si avvicina - che bestia con i suoi attacchi senza alzarsi di sella, neanche fosse un animale in calore, violento e arrabbiato - «Questo ragazzo deve vincere la tap­pa» pensa tra sé Froome e lo sussurra, parlando in quel poco di castigliano che il keniano mastica. Gli dice che se gli tiene la ruota gli lascerà la vittoria, è tutta sua, perché lui ha già da mangiare la grande torta gialla in palio per la generale, questa fetta se la merita lui.
Froome ad­di­rittura lo in­co­rag­gia: «Aumen­tia­mo un po’. Ci sia­mo quasi».
Non è vero e Nairo ormai si è staccato. Che sollievo, per Froome. «Se fossimo rimasti in due avrei cercato di aiutarlo un po’, ognuno avrebbe centrato il suo obiettivo» racconta Quintana con l’ultimo respiro a disposizione prima di soccombere.
Quando ritorna nel mondo dei vivi si ricorda di quel dono che non ha potuto accettare. Un giorno sarà in grado di restare con Froome, di arrivare alla vittoria, ma non questa volta, non in questo Tour che lo vedrà secondo. Ma che alla fine, proprio alla fine, lo vedrà anche piangere: ha dovuto aspettare fino alla penultima tappa, per farlo.
Quando sulle rive del bellissimo lago di Annecy, a mezzogiorno - quanto è bello sedersi davanti a un caffé e a una brioche - Eusebio Unzue comincia a parlare di Nairo Quintana, addolcisce la voce. Non può farne a meno, il tecnico navarro che ha visto così tante stelle nascere, costruirsi, crescere sotto la sua ala e di norma andar via. A Eusebio è stato chiesto tra tutti i grandi corridori che ha diretto a quale più assomiglia Nairo Quintana: senza esitazione ha risposto «in quanto a visione di corsa è come Miguel Indurain. Quando arriva al bus al termine della gara è come se aprisse un libro e cominciasse a raccontare tutto».
Ha carattere Nairo, anche se non sembra: non lo intimidiscono nemmeno i belgi alti due metri in gruppo, quelli che accanto a lui sembrano giganti. A qualcuno che voleva strafare ha già tirato una borraccia in testa, qualcun’altro lo ha aspettato al pullman alla fine di una tappa.
«Del timido non ha proprio nulla» ri­pete Eusebio, sorprendendo la platea che lo ascolta sotto il sole cocente di Annecy. «Può dare questa impressione da fuori, ma in squadra vi assicuro che è proprio il contrario, è tra i più burloni».
Il colombiano ha trascorso tutto il suo Tour camminando attraverso quella gabbia che è la zona mista nella parte posteriore del podio premiazioni. Al­dilà delle recinzioni, centinaia di mi­crofoni, videocamere e registratori. Vestito di bianco, immacolato e impassibile, è andato dovunque gli è stato chiesto di andare, non una smorfia o uno sguardo infastidito, al massimo un batter di ciglia, dando a tutti risposte corrette e pacate finché ad Annecy Sem­noz, dove il Tour non era mai arrivato prima, Nairo Quintana ha toccato il cielo con un dito, come mai aveva potuto fare prima. Ed è arrivato ancor più su di quanto sperava. Quel giorno non è riuscito a far altro che entrare in sala stampa, camminare, sedersi, respirare e rendersi conto di aver conquistato l’ultima tappa di montagna, quella inedita, di aver fatto suo il secondo gradino del podio finale e che il giorno successivo sarebbe stato incoronato a Parigi come il miglior scalatore del Tour de France numero 100 oltreché come miglior giovane.
Tutto quello che è riuscito a conquistare in un solo grande giro, in un solo giorno, equivale a quanto ha ottenuto in carriera Lucho Herrera, il più grande ciclista colombiano della storia, una storia che ora mette a disposizione molte pagine in bianco per tutto quello che Nairo è pronto a scrivere.
Quello che più inorgoglisce Nairo, oltre ad essere salito sul secondo gradino del podio nel magico scenario degli Champs Elysées, alla vittoria di tappa e alla maglia bianca, è la maglia a pois. È per questo simbolo, per questa maglia che è scoppiato a piangere. Perché l’ultimo colombiano a indossarlo fu Mauricio Soler: «lui mi ha dato la me­daglia che ho tenuto al collo per l’intero Tour perché mi portasse fortuna, perciò questa vittoria è tutta per lui», ha detto tra le lacrime.
«Da bambino non ho mai sognato così in grande». Ora puoi farlo, Nairo.

di Ainara Hernando, da tuttoBICI di agosto
http://www.tuttobiciweb.it/index.php?pag...&cod=61627
 
Rispondi
#50
Davvero fantastico, dopo che Schleck avrà vinto un Tour, il mio tifo andrà, seppur in misura decisamente minore, a lui Sisi
 
Rispondi
#51
No no, tu stai lontano dal mio carro, Quintana lo denigravi fino a poco tempo fa...

E poi porti pure sfiga...
 
Rispondi
#52
Mitico Pagliarini, il tifo dei corridori è una proprietà e quella di Quintana l'hai tu
 
Rispondi
#53
Sinceramente non me ne frega nulla di chi tifa la gente di solito, però almeno un po' di coerenza, è come se io mi mettessi a tifare Schleck...

Poi se non tifi è meglio così almeno non porti sfiga a qualcuno...
 
Rispondi
#54
Cos'hai bevuto/fumato?
Tu ti sei fatto qualche filmino di sicuro Confuso
E finiscila di rompermi le palle, mi metti in lista ignorati e poi commenti ogni cosa che faccio (a proposito di coerenza)
 
Rispondi
#55
:o

Guarda che non tutti sono come te, di certo non mi faccio filmini su qualcuno che non conosco nemmeno...

In realtà ti dovrei togliere dalla lista ignorati, ma non c'ho palle...

Più che altro sai che c'è, che è divertente vedere che ogni cosa che ti capita su internet te la prendi sul serio, come se spento il tuo computer non ci fosse più niente...
 
Rispondi
#56
Tranquillo, tutta la mia vita è il mio computer e questo forum Sisi

In realtà, non ho capito se sei completamente sbronzo (a quest'ora mi auguro di no) o salti volontariamente di palo in frasca, senza mantenere un minimo di logica nella discussione

Ti chiedo di finirla, se non vuoi avere contatti con me non me ne frega assolutamente niente, anzi... per cui comportati di conseguenza
 
Rispondi
#57
Per noi Veneti ogni ora è buona Sisi
 
Rispondi
#58
Quintana è venuto in ricognizione ad Oropa e sulle strade della crono del Barolo...

http://www.biciciclismo.com/cas/site/not...p?id=67203
 
Rispondi
#59
Quintana nominato atleta colombiano dell'anno.... http://www.cyclingnews.com/news/nairo-qu...f-the-year
 
Rispondi
#60
Quintana come Nibali: a febbraio sarà papà
La fidanzata Paola darà alla luce una bambina

Nairo Quintana come Vincenzo Nibali: a febbraio diventerà padre per la prima volta.. «Mi preparo per una sfida difficile: essere padre - ha detto il campione colombiano al quotidiano El Tiempo -. Si tratta di una grande responsabilità e ne sono felice, perché al tempo stesso è una grande motivazione»,
Nairo e la fidanzata Paola Hernández hanno già scelto il nome ma non hanno voluto rivelarlo.
Quintana ed il fratello Dayer hanno raggiunto ora l’Europa per partecipare al primo raduno stagionale della Movistar e sarà un momento importante, perché verranno stilati i calendari di ogni atleta.
«Non ho chiesto nulla alla squadra: ho solo detto che mi piacerebbe fare il Giro ma so che il Tour è la gara più importante. E su questo ci confronteremo».

tuttobiciweb.it
 
Rispondi
  


Vai al forum:


Utente(i) che stanno guardando questa discussione: 2 Ospite(i)