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Oggi è un giorno importantissimo nella storia dello sport.
#1
[Immagine: 62a336b8af70632f20ef8c10.jpg]

Nell’atletica leggera la gara più dura, snervante, quella che genera nell’atleta una sofferenza tale da mordere le nuvole è, da sempre, i 400 ostacoli. “The killer event”, come la definiscono gli statunitensi. Negli anni, la storia di questo autentico monumento all’asprezza della fatica, che fa vedere il decimo ostacolo più alto del Tourmalet, che trasmette ansia supplettiva anche in chi si pone ai margini della pista, o sul divano di fronte alla tv, ha avuto degli interpreti eccezionali, stoici, profondi anche nella squisitezza dell’intimo messaggio sportivo, perché in possesso di un oceano di variabili utili alla conoscenza stessa del corpo umano. Per citarne alcuni, l’immenso Glenn Davis, atleta e personaggio che nel silenzio della sua modestia, rifiutò una fortuna per reclamizzare quelle sigarette che vedeva all’opposto dell’orizzonte dello sport; uno che a detta del suo allenatore era pure superiore ad un altro allievo suo medesimo, capace di segnare la storia delle Olimpiadi come Jesse Owens. Uno che correva nel secondo lustro degli anni cinquanta e nel ’60 su quella tennisolite che poteva stravolgere la tecnica dei passi fra un ostacolo e l’altro. Uno che a Roma '60 avrebbe potuto vincere, unico nella storia, tanto i 400 hs, come fece, quanto i 400 piani, o lo stesso decathlon, come disse il suo compagno di stanza, poi Oro nella prova, Rafer Johnson. Dall’immenso Glenn, a quell’Edwin Moses che era assai meno veloce di Davis, ma straordinario nella mediana compostezza che poteva consentire il fondo in plastan e, per questo, punto focale del romanzo di questa terribile prova dell’atletica leggera. Indi, il contemporaneo uomo del freddo dei fiordi norvegesi, Karsten Warholm, capace di dare al meglio della “gara che uccide” un tempo di buon livello nella versione senza ostacoli. Uno però, che non ha ancora cancellato il timore di finire in un’altra delle variabili impazzite e assassine del “killer event”: quella che brucia l’atleta in un vortice che si sublima fra caduta fisica e mentale. Un punto che può rendere il protagonista, poco più di una comunque luminosissima semi-meteora. Ne sa qualcosa l’Oro di Barcellona ’92, iridato ’93, ed ex primatista mondiale Kevin Young.
In tutti questi anni, s’è discusso a lungo fra gli addetti, i preparatori atletici, gli stessi divulgatori, su quelli che potrebbero essere i confini fra prestazione massima sui 400 piani e quella sugli ostacoli. Parti preponderanti di questa certo ben poco reclamizzata discussione l’evoluzione del fondo delle pista per una ideale evoluzione dei passi fra gli ostacoli e la loro altezza, nonché quegli aspetti di forza resistente che possono pure distinguere le per ora tendenziali conoscenze sulle maggior familiarità delle donne rispetto agli uomini su queste prove. Il cosiddetto “distanziometro” fra le gole profonde degli acuti massimi fra le due discipline, era stato dato da tempo nell’ordine dei due secondi e mezzo fra gli uomini, ed i tre fra le donne.
Stanotte ai mondiali di Eugene, è avvenuto un fatto storico che per i palati fini dell’atletica può legittimamente rappresentare la prestazione più straordinaria della storia di questo sport, mettendo sul piatto anni di studi e segmenti di conoscenza che si sono via via concretati: l’immensa Sydney McLaughlin, ha conquistato il Titolo dei 400 hs correndo in 50"68, oltre 7 decimi meglio del Record Mondiale da lei stessa detenuto. Meno di 3 secondi e un decimo rispetto al Record sui piani detenuto dalla DDR Marita Koch con 47,60. La prestazione di Marita (che era la più grande fra i DDR) e che ha sempre posseduto siamese il sospetto di doping, aprirà ulteriori discussioni, ma non si potranno mai cancellare gli epigoni e la straordinarietà della prestazione di Sydney. Una modella, che alla bellezza esteriore evidente, ha aggiunto quella scultura perfetta che rappresenta un’opera atletica-inno di vita.  
Il resto dello sport, oggi, ha il dovere di inchinarsi a Sydney McLaughlin.
Ed il mezzo secondo di differenza a favore delle donne nella tabella delle eccellenze possibili, fra i record dei 400 piani ed hs, maschili e femminili, sta a dimostrare per l’ennesima volta, che più le prove sono dure ed in linea con le icone di forza resistente e più emerge quanto il pianeta femminile sia più tagliato rispetto al maschile.
Concludo con una battuta: non me ne vogliano gli appassionati di football della NFL, ma il “sesso forte” fra la moglie Sydney McLaughlin e il marito ex NFL, Andre Levrone Jr, è marcatamente a favore di Sydney.

Maurizio Ricci detto Morris
 
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#2
Tra i 400 metri piani invece argento di Kirani James, che tra il 2011 e il 2012 vinse mondiali ed olimpiadi. 11 anni al top nella disciplina più bella e affascinante (anche meglio dei 400 ostacoli e assieme agli 800 metri per me) non ricordo siano mai stati fatti da alcun atleta, tra l'altro stagioni in cui ha corso sempre (tranne nel 2017 e ovviamente nel 2020), sotto i 45" almeno una volta.
 
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#3
Bravissimo James pero in una finale di livello basso come da anni non si vedeva. Infatti sul traguardo è parso contrariato
 
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