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Perdere interesse nel ciclismo
#1
Parliamoci chiaro, quando c'è la stagione delle classiche si respira un'aria frizzante e c'è voglia di discutere, poi arrivano i grandi giri e ci cascano le palle.

Non pretendo che si ritorni a fare topic di 20mila pagine come dieci anni fa, però........

Però, al giorno d'oggi, la conditio sine qua non per avere un po' di interesse per un grande giro è la presenza di Pogacar-Roglic.

Dieci anni fa non ci servivano Schleck e Contador.

Evans, Nibali, Basso, Menchov, Samuel Sanchez, Purito Rodriguez, financo Valverde.....gente con caratteristiche definite e un carattere tangibile.

Gli storytellers vogliono dare tanto spazio ai comprimari, dirci che sono tutti uguali. E, in effetti, i corridori, esclusi i fenomeni, sono diventati tutti uguali. Dei droidi protocollari con le medesime caratteristiche. Lo scalatore puro? Non c'è più. Il passista-scalatore? Non c'è più. Lo scattista? Non c'è più. Il discesista? Non c'è più. Il fondista? Non c'è più.

Ma abbiamo regolaristi di ogni colore e dimensione. La chiameremo generazione Majka-Zubeldia.

I pochi Panda che appartengono ad altre categorie vengono sacrificati sull'altare del droide protocollare di turno, come Pello Bilbao al Giro.

Landa, Carapaz o Hindley? Chi preferire tra Landa, Carapaz o Hindley lo decidi in base a come ti gira la luna, perché Landa, Carapaz o Hindley non ti danno un motivo per identificare l'uno in modo differente rispetto all'altro.

Qualche anno fa si fantasticava anche con Igor Anton. Chissà se rivedremo l'Anton dello Zoncolan e di Andorra?

Oggi solamente gli iperfenomeni ti fanno venire voglia di parlare di ciclismo. Quando non ci sono Pogacar, Roglic e mettiamoci pure Remco e Bernal, ci vediamo costretti ad appenderci all'estro di SIMON YATES e MIGUEL ANGEL LOPEZ. Non vi fa un po' ridere la cosa?

Come possiamo appassionarci alla gesta di Vlasov, di Vingegaard, di Mas, di Joao Almeida, di Adam Yates?

Io parlerei volentieri per ore dell'Appennino o della Corsa della Pace, ma mi rendo conto che sono argomenti per una nicchia nella nicchia. Di voglia di parlare dei grandi giri, però, ne ho poca e ne vedo poca. E mi chiedo quanto ancora si potrà continuare così.

Poi bisogna fare comunque i conti con i problemi strutturali di questo sport e con un sistema non sostenibile che ci sta portando a fondo. Non è possibile che gran parte dei giovani siano concentrati in poche squadre e che le altre squadre, quando prendono un ragazzo quotato, non siano in grado di fare un minimo di player development decente. Gaudu me l'hanno ridotto a un'ameba, Hanninen peggiora di stagione in stagione, ormai è un morto che deambula.

E va a finire, poi, che ti ritrovi gente di 40 anni, l'onesto Jan Hirt e corridori che hanno perso 15 minuti nelle prime due settimane nella top-10 di un GT in cui hanno fatto classifica realmente in tre.

Io inizio a essere onestamente preoccupato, perché i corridori in giro ci sono, ma se poi fanno i Sivakov stiamo freschi.

Poi voglio dire un'ultima roba: l'argomento del momento sono i punti UCI e la battaglia per non retrocedere. Ma che cazzo di senso ha questo World Tour con Bike Exchange, Israel, Lotto Soudal, DSM, quel blob senza capo né coda della Trek-Segafredo, Ag2r, Cofidis? Alcune di queste non hanno la rosa per fare tre grandi giri, altre ce l'hanno a stento.

Ma fare un cazzo di World Tour con dieci squadre che la licenza se la comprano e lasciare che il resto dei partecipanti alla grandi corse venga deciso dagli organizzatori delle suddette? Questo non porterebbe anche più gente a voler investire nel ciclismo? Uno sponsor italiano, sapendo di avere buone possibilità di partecipare al Giro d'Italia, non sarebbe più tentato a lanciarsi in quest'avventura?

Visto che gestire una squadra con due sponsor forti come Trek e Segafredo pare pressoché impossibile (lo scorso ciclomercato parla chiaro), non sarebbe meglio avere una Trek e una Segafredo? Chiaramente al momento non conviene ai due dividersi, ma con un sistema diverso le cose cambierebbero radicalmente.

Si prendono tanto per il culo le squadre dei primi anni 2000, ma De Nardi, Alessio, Selle Italia, Index Alexia, Panaria, Acqua & Sapone, Domina Vacanze, Tacconi, Vini Caldirola portavano al Giro formazioni che Lotto Soudal, Israel e Cofidis non porterebbero neanche nei loro sogni bagnati.
 
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#2
Analisi interessante
Secondo me la prima cosa da fare son eliminare i misuratori e le radioline
Un Giro a tappe è interessante se ci son imprese , crolli ecc
Invece cosi'.. van tutti seguendo il misuratore (o la radiolina)
Il corridore non ha bisogno di conoscersi
ne fisicamente ne tatticamente
ci pensa qualcun altro

Nel Nfl le comunicazioni radio vengono interrotte quando la palla è in gioco
Il Qb ha le indicazioni degli schemi prima.. poi pero' è lui con la sua mente che decide
qui invece decidono i ds
raramente i corridori
 
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[+] A 2 utenti piace il post di winter
#3
Non lo so. Comincio a credere sempre meno nella possibilità che cambino le cose.
Magari siamo cambiati anche noi, ma non si può negare come e quanto sia cambiato anche questo sport.

Abbiamo parlato a lungo di queste cose in questi giorni. Le classiche restano belle perché, bene o male, gli ingredienti sono sempre gli stessi.
Poi puoi mettere a Lecco il traguardo del Lombardia o muovere il Cauberg e avere così degli andamenti diversi, ma la musica è quella e il margine di correzione è limitato alla modifica del percorso, se vedi che qualcuno s'è rotto il cà.
Poi puoi tornare alla Coppa del Mondo o beccare stagioni come le ultime due in cui non ci pensi nemmeno alla questione, perché hai protagonisti che per il solo fatto della loro partecipazione ti tengono alto l'interesse.


I Gt, essendo un carrozzone molto più grande, non hanno un quadro di complessità/soluzioni così smart.
E salta così fuori il discorso di Luca, che sposo in pieno.
Non so se i cardiofreq e le radioline siano veramente la chiave, ma io mi giocherei, prima di ogni altra cosa, la carta del ritorno all'endurance, al fondo, alle tappe lunghe.
Insisterei tantissimo sulle crono.
Diversificherei i terreni.

Diversificare per ampliare la contesa, per obbligare a corridori con caratteristiche diverse di attaccare oggi perché sanno che dovranno difendersi domani, da attacchi di altri corridori con altre caratteristiche che, al contrario, oggi dovranno difendersi e domano dovranno attaccare per recuperare.

Leviamo Pogacar, che è altra cosa, e ragioniamoci suConfusoi è alterato questo meccanismo e progressivamente si è raggiunto il risultato di un appiattimento tecnico come quello descritto da Luca. Una sostanzialmente uniformazione delle difficoltà con conseguente uniformazione delle skills necessarie per tenere botta.

Non smetto di insistere su un punto: passava da Almeida e da 17 km a crono il l'interesse per questo Giro!
Triste da un lato, significativo, dall'altro, come quella sia la chiave.

Sui discorsi di politica sportiva, retrocessioni e promozioni, tetto salariale e altro possiamo parlare a lungo.
L'idea di una Superlega aveva senso nel calcio così come un world tour a 10 ha senso nel ciclismo.

L'alternativa è il comunismo. E non sto scherzando.
 
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[+] A 4 utenti piace il post di Primo della Cignala
#4
avete già detto molte cose....

anche io sono 1) per togliere misuratori e radioline ma mi rendo conto che non succederà mai...ma se ora vogliono introdurre pure i misuratori del ??? come si chiama glucosio??? che ti dice pure il minuto esatto in cui mangiare e fra un po' metteranno pure quello per il minuto esatto in cui fermarsi a pisciare...
lo metto come punto fondamentale anche prima di tornare ai percorsi fatti bene perché puoi fare anche il percorso migliore del mondo ma se poi i ds gli dicono risparmia rispiarmia non attaccare ora non attaccare oggi... finisce sempre come questo Giro e come a Malga Ciapela...
quindi si ai percorsi che invochiamo da anni ma siamo al punto che abolire i misuratori e le radioline diventa necessario nei grandi Giri

2) la riforma del WT la invochiamo anche quella da anni...ma si va in direzione completamente opposta anche su questo...
10 WT stop..basta e tante professional, più libertà per i 3 Giri e per tot gare e io mi augurerei però anche di dare un numero di inviti uguale per tutte queste professional sul numero di gare WT (o altro)...per dire magari una Uno-X non viene invita ai 3 Giri mentre la Alpecin viene invitata in tutti e 3 ma se alla fine della fiera le gare WT sono 40 ogni squadra professional deve ricevere lo stesso numero di inviti del tipo 20 a testa (basta fare due conti avendo i dati reali)

perché questa cosa poi incide sul punto 3) che sono le classifiche... ad oggi hanno poco senso, non ha senso il sistema di retrocessioni che da ancora più incertezza e meno voglia di investire per gli sponsor... non ha senso perché è normale che se Arkea a Total corrono 90 corse, Bardiani 60 senza stare a vedere gli organici la Bardiani comunque ha meno possibilità di raccimolare punti...
Classifiche che mi sa lo dissi tanti anni fa io farei solo sulle prime 3 posizioni. STOP. tu fai 4° 5° ? fai 0 punti... Nibali Hirt Bilbao fanno 0 punti.... questa non so se è l'alternativa alle radioline presenti.. ecco con le radioline ancora com'è ora io farei così almeno sei costretto ad attaccare per prendere il podio ad ogni costo
l'altro lato della medaglia è che se sei secondo o terzo poi magari pensi solo a difenderti.....ma non ne usciamo allora...
Si potrebbe fare sulle prime 5 posizioni allora? ma comunque io andrei in questa direzione

aggiungo uno spunto di riflessione...che va di pari passo col titolo

nella terza settimana discutevo con uno non mi ricordo da dove si era partiti..boh da Pogacar da VDP non mi ricordo ma il succo del discorso finale di questo era che Froome Contador e Nibali erano i migliori corridori degli ultimi 20 anni una roba così ed esattamente in questo ordine perché Froome ha vinto 4 Tour che contano di più del Giro e della Vuelta e non mi ricordo esattamente per che o per come secondo questo De Vlaeminck non lo si può mettere fra i primissimi ciclisti di tutti i tempi come invece si può fare per i vari Coppi Bartali Hinault Merckx ecc Indurain ............. detto ciò questo ancora convintissimo negli ultimi 20 anni di ciclismo Froome Contador e Nibali sono i migliori stop... anche gli faccio notare che esistono due corridori che rispondono al nome di Valverde e Gilbert negli ultimi 20 anni che nella storia del ciclismo io metterei davanti a quei 3 mentre secondo questo assolutamente no così come Indurain > Valverde o De Vlaeminck perché i Tour, i Giri contano più delle classiche
voi direte ma che gli dai ascolto a fare... no ma poi leggere il nome di questo topic e l'argomento GT mi fa pensare che forse "è proprio così"... nel senso che ci saranno migliaia di spettatori più occasionali secondo i quali i GT varranno sempre di più delle classiche che magari neanche guardano.. e se questi GT fanno sempre più defecare questo sport è davvero fottuto
 
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[+] A 2 utenti piace il post di Tommeke23
#5
Ma se stessimo vivendo una lenta estinzione di massa del ciclismo inteso come corsa a tappe?
. :O
 
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#6
Giù adesso ti dico una cosa che mi ha dato da pensare.

Qualche settimana fa, mi pare addirittura nella live in cui eravamo assieme (ma non sono sicuro perché al momento sono rincoglionito), dicevo che dare senso alla prima settimana, invece di renderla semplicemente un segmento temporale necessario per rendere la corsa di 21 giorni, benché spogliato di ogni contenuto tecnico, è importante per difendere in nuce la struttura tradizionale del grand tour.

Sosteneveo che se questa benedetta prima settimana non produce nulla, potrebbe ciò essere usato come argomento da coloro che hanno già parlato di compressione di Giro e Vuelta a due settimane (magari per motivi diversi da quelli tecnici ma tant'è...)

Ebbene,qualche giorno dopo, in una discussione su un altro forum, affrontando la questione su possibili cambiamenti e modifiche dei Gt, un utente, uno che scrive anche qui (Giorgio Ricci) prefigurava, tra le altre cose, la possibilità di ridurre i Gt a sole due settimane (nell'ambito di un discorso più articolato che ora non sono in grado di riportare).

Ora, lungi da me l'idea di mettere alla berlina Ricci, per carità, non è mia intenzione. Non mi interessa commentare l'idea, personalmente non trovo che sia quella la strada da seguire ma adesso non interessa.

Quello che interessa è mettere in luce la pericolosità dell'insistere su taluni sentieri, la fatale destinazione a cui conducono certe strade.
Perché se c'è una cosa che mi pare di aver capito è che esiste una logica di ragionamento inconsciamente condivisa, che rende collegate causa e effetto in un modo che con attenta osservazione si può prevedere.

La fase che vive questo sport è tremendamente convulsa, si sta da un lato ampliando a dismisura certe cose, e dall'altro si sta riducendo per fare l'occhiolino a un ciclismo smart.
E in una fase in cui il board dimostra dimestichezza con la sforbiciata facile, trovarci con i Gt mutilati perché qualcuno intravede una settimana di troppo è un attimo.
E sarà difficile dirgli:"guardate che vi sbagliate" se i primi 10 giorni di corsa ricalcano quelli di troppi gt visti di recente.
 
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#7
(02-06-2022, 07:59 AM)winter Ha scritto: Analisi interessante
Secondo me la prima cosa da fare son eliminare i misuratori e le radioline
Un Giro a tappe è interessante se ci son imprese , crolli ecc
Invece cosi'.. van tutti seguendo il misuratore (o la radiolina)
Il corridore non ha bisogno di conoscersi
ne fisicamente ne tatticamente
ci pensa qualcun altro

Poi arrivano al penultimo giorno con 3" di vantaggio sul secondo e perdono il Giro gestendo la tappa come dei dilettanti.

Ma continueranno a dirci che quello che corre male è van der Poel; il Giro lo ha perso Ineos e il suo modo di correre, sempre uguale indipendentemente che il capitano sia Carapaz o Thomas, ma non ho sentito mezza critica. Anzi, al primo GP de Denain dove correranno in modo differente sono certo che ripartirà il mantra "Ineos ha cambiato modo di correre".

Sui problemi strutturali del ciclismo ci farò un articolo apposito per Cycling Chronicles; il declino è iniziato ancora dieci anni fa, con la NetApp al Giro al posto dell'Acqua&Sapone e l'Euskaltel costretta a sacrificare la sua identità inglobando Tamouridis e Ricky Mestre.

Prima il ciclismo dei GT era sopravvissuto nonostante il Pro/World Tour grazie a uomini con le palle che non si facevano mettere i piedi in testa da Pat McQuaid e altri personaggi di dubbio gusto. Nel 2008 i grandi giri uscirono dal Pro Tour, nel 2011 Zomegnan si fece dare una wild card in più per poter avere al via la Geox e le quattro professional italiane.

Ma voi ve lo vedete Vegni che va a sbattere i pugni sul tavolo da Lappartient? Viene da ridere solo a pensarci.

Abbiamo bisogno, prima di tutto, di gente che sappia imporsi e che tuteli veramente gli interessi del proprio prodotto. E 'sta cosa al Giro si avverte molto più che al Tour, che sempre sarà più grande dell'UCI, e alla Vuelta, dove un patron dinamico come Guillen sta comunque lavorando meglio del nostro Vegni.

Ma non sarebbe meglio, a 'sto punto, avere una Uno-X piuttosto che cercare di vendere ciò che resta di Dumoulin e Foss come dei contendenti credibili per la generale?

Che poi le vittorie di tappa o i piazzamenti nei dieci, nel caso di talune squadre, mascherano il fatto che 5/8 o addirittura 6/8 della rosa portata al Giro non fosse all'altezza. E nel mentre la categoria professional è quasi morta. Tutto il talento concentrato in poche squadre e di questo ne facciamo le spese tutti.
 
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[+] A 4 utenti piace il post di Luciano Pagliarini
#8
Forse meno di una volta ma il ciclismo continua ad avere un seguito significativo, una discreta audience televisiva, appassionati a bordo strada ad applaudire, tanti cicloamatori. Sullo sfondo imprese leggendarie e campioni amati, che risuonano nei ricordi. Storia e tradizione rappresentano uno dei punti di forza, contribuendo molto al giro di denaro che il ciclismo muove, in attesa di altri grandi momenti di sport.

Ne consegue che dovrebbe essere interesse del movimento rinnovare questa storia, aggiungere altre grandi imprese sportive alla bacheca del ciclismo.
Non sembra, tuttavia, che il mondo degli addetti ai lavori percepisca bene questo aspetto. Ci frantumano sulla grande fatica dei corridori, quando la grande fatica è uno dei principali motivi dell’applauso, una grande fatica che è sempre meno faticosa, con biciclette spaziali rispetto al passato, percorsi più brevi, ampi armistizi in gruppo, arrivando ad insultare la tradizione e dignità di quella corsa. Una cosa indegna, come indegne sono state le proteste dei corridori, e ancor più chi le ha accolte, in merito a una tappa troppo lunga o al fatto che forse oggi potrebbe piovere / nevicare in montagna.
Poi “le tappe più brevi sono più spettacolari”, gli arrivi unipuerto altrettanto “spettacolari” su salitelle varie, i piattoni piallati e “tanto basta collegarsi gli ultimi chilometri”. E Primo ci ricorda come qualcuno pensi di ridurre i GT a due settimane…
Le tematiche poste da Luca vengono percepite, sono problemi su cui il mondo del ciclismo si interroga? Verrebbe da rispondere di no…
 
Molte delle soluzioni le avete già accennate ma si va in senso contrario alla corrente. Nei GT andrebbero privilegiate al massimo grado le doti di fondo, incluse diverse tappe “tipo classica”.
A fine Giro ho maturato molto più rispetto per Hirt e, incredibile a dirsi, Carthy, che nella seconda metà di Giro si sono fatti il mazzo e l’ultimo giorno erano lì a giocarsela con i primi.
 
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#9
Ci sarebbe da scrivere un papiro, per ora mi sento solo di dire che puntare il dito contro radioline e misuratori di potenza è spostare l'attenzione dal vero problema (che avete centrato in molti). Oltre che scorretto è proprio pericoloso perchè si insabbia la reale inadeguatezza di organizzatori, DS e compagnia (non) pedalante.
 
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[+] A 1 utente piace il post di SeppVanMaffen
#10
Sono d'accordissimo con voi su molti aspetti, soprattutto WT a dieci squadre sarebbe da implementare immediatamente.
Poi bisognerebbe rivedere i percorsi.
Per me ci sono troppe tappe di montagna con arrivi in salita molto caratterizzanti, che favoriscono l'attendismo. In questo modo si crea un effetto feedback positivo tra l'atteggiamento in corsa degli scalatori e i percorsi: piú questi si risparmiano, più gli si mette terreno favorevole negli ultimi 10 km di tappa per avere almeno un po' di ''spettacolo'', ma questo esacerba ancora di più il comportamento sparagnino degli scalatori, rendendo così coloro che per decenni hanno acceso la passione e la fantasia dei tifosi un sonnifero estremamente potente.
E le continue attese sulle tappe di montagna, che poi vengono puntualmente non rispettate, credo facciano anche molto male agli ascolti.
Fossi in Vegni disegnerei massimo 5 tappe di montagna a GT, almeno 4 con 3 salite significative, possibilmente proponendo almeno 2 arrivi in discesa o stile Aprica. Le Unipuerto vanno rigorosamente riservate per i primi 9 giorni e salite molto dure, che possano fare selezione da sole, tipo il Block-haus. Se a questo aggiungessimo due crono per almeno 80 km complessivi, credo che avremmo un'ottima ossatura per decidere la classifica. 
Le altre 14 tappe potrebbero essere equamente distribuite per accontentare tutti gli altri corridori, magari mettendo pure qualche classica mascherata, con opportuna lunghezza, strappi pavè e sterrato a piacere, che chiami in causa anche gli uomini di classifica stessi.
Per quanto riguarda il lato ''tecnologico'' più che togliere radioline ( utili anche per la sicurezza) e i misuratori di potenza, io limiterei i rapporti, togliendo quelli più agili. I rapporti estremamente leggeri permettono di risparmiare tantissimo la gamba sulle salite fatte di passo e inoltre permettono a chi è in crisi di limitare meglio i danni. Con i rapporti anni '80 si vedrebbero, secondo me, molte più ''musate''.
Infine, mi piacerebbe che la narrazione fosse diversa. Rispettare la fatica di tutti è necessario, ma il compito dei cronisti dovrebbe essere quello di esaltare le imprese dei campioni quando esse avvengono, e di criticarli, senza malizia ma certamente con occhio critico, quando questi sbagliano, ricordandosi che gli errori possono arrivare sia per eccesso di irruenza che per mancanza di iniziativa e inventiva.
E il tutto andrebbe fatto senza guardare la bandierina che appare di fianco al cognome dei corridori.
 
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[+] A 3 utenti piace il post di Spalloni
#11
Lo metto qua: https://cyclingchronicles.it/strada/worl...-ciclismo/
 
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[+] A 6 utenti piace il post di Luciano Pagliarini
#12
Oggi, nella telecronaca del Delfinato, Garzelli ha parlato a chiare lettere della modestia del Giro e, spesso, del ciclismo moderno, tutto misurato a suon di strumenti e con ben pochi sussulti, spesso "radiocomandato" dai DS. Conseguente il parere di eliminare gran parte della strumentazione. 
Poco dopo Rizzato (per altri versi, spesso discreto telecronista) si è lanciato nel valutare la "crisi" del ciclismo francese, che non vince un GT, in particolare il Tour, da moltissimi anni, rispetto alla "presuntissima" crisi del ciclismo italiano, brillante invece nella pista e nel ciclismo femminile. Ordini di scuderia, suppongo, già al giro appena sono arrivate alcune vittorie di tappa tutti a osservare come fosse impropria la considerazione di crisi del ciclismo azzurro. 
Garzelli ha annotato qualcosa come "ce l'avessimo noi la struttura e gli sponsor del ciclismo francese, con tante ottime squadre WT e Professional", parlando ad esempio dell'ottima organizzazione della AG2R. Rizzato ha concordato ma ha confermato che il ciclismo transalpino, a parte il "fungo" Alaphilippe, non attraversa un buon momento rispetto al nostro... 
A me sfugge il senso, che male c'è ad osservare il quadro di forti difficoltà? Basta considerare quanto scritto da Paglia in merito a un movimento dilettantistico che è un quarto di quello passato. 
 
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#13
Garzelli non riesco ad inquadrarlo comunque, ha opinioni troppo discordanti una dall'altra.
 
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#14
Si e poi in chiusura di tutto questo Gaudu batte Van Aert Asd

Ne parlavo nella chat di Cycling Chronicles, li avessimo noi Gaudu, Madouas e Cosnefroy. Per non parlare di Grégoire e di Lenny Martinez che farebbero la copertina di Bicisport tutti i mesi.

Che poi, come diciamo sempre, il problema vero non è la mancanza di risultati, ma il continuo calo di praticanti, di squadre, di corse.

Mi fa ridere pure il citare la pista, dove nella velocità non esistiamo più e Miriam Vece è costretta ad allenarsi ad Aigle.

Nessuno pretende che Rizzato sappia certe cose, ma se non le sai evita, che fai una figura migliore.

Poi si sono pure messi a fare il solito discorso sulla globalizzazione. Eh, ma oggi ci sono gli australiani.....perché Phil Anderson e Michael Wilson erano uno di Bergamo e l'altro di Belluno.
 
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#15
(07-06-2022, 06:17 PM)Luciano Pagliarini Ha scritto: Si e poi in chiusura di tutto questo Gaudu batte Van Aert Asd

Ne parlavo nella chat di Cycling Chronicles, li avessimo noi Gaudu, Madouas e Cosnefroy. Per non parlare di Grégoire e di Lenny Martinez che farebbero la copertina di Bicisport tutti i mesi.

Che poi, come diciamo sempre, il problema vero non è la mancanza di risultati, ma il continuo calo di praticanti, di squadre, di corse.

Mi fa ridere pure il citare la pista, dove nella velocità non esistiamo più e Miriam Vece è costretta ad allenarsi ad Aigle.

Nessuno pretende che Rizzato sappia certe cose, ma se non le sai evita, che fai una figura migliore.

Poi si sono pure messi a fare il solito discorso sulla globalizzazione. Eh, ma oggi ci sono gli australiani.....perché Phil Anderson e Michael Wilson erano uno di Bergamo e l'altro di Belluno.

I francesi in quanto a sponsor e organizzazione ci pisciano in testa, hanno AG2R, FDJ, Cofidis, Arkea, Total e B&B, con le ultime 3 che hanno organizzazione da WT. Noi abbiamo Eolo, Bardiani e Androni. 
Poi sicuramente come individualità ci siamo salvati, uno come Nibali ha tenuto su la baracca e nascosto/rimandato certi problemi, ma in prospettiva la vedo grigia. 
Anche il sistema dilettantistico francese è una spanna sopra, la se a 23 anni non sei passato hai possibilità per continuare a correre e rilanciarti, qua a 23 anni se per sfighe/problemi fisici non sei passato sei praticamente finito.
Comunque anche il movimento francese ha qualche criticità, ma guardare agli altri per minimizzare i nostri problemi non mi piace.
 
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#16
Penso che oggi Garzo abbia parlato un po' più liberamente, spesso credo però debba stare alle indicazioni di scuderia, pronto a confermare qualunque sciocchezza detta dal telecronista. 
Non so se vi siete persa una perla assoluta al Processo alla tappa dopo la gara di Torino. Invece di commentare una tappa finalmente ricca di episodi e contenuti, Fabretti (vice - direttore di Rai Sport  :O ), partendo dal fatto che Carapaz era rimasto senza compagni già a 70 km. dall'arrivo, si è lanciato nell'ipotesi che la Ineos avesse volutamente lasciato solo il suo capitano, in una tappa in cui la squadra era meno importante, per risparmiare energie per la tappa di montagna del giorno dopo. Ha chiesto conferma a Garzelli (che si è purtroppo sperticato nel considerare tale "lettura"), alla Longo Borghini (rimasta sul vago), a Sonny Colbrelli ("Loro calcolano tutto, magari può essere..."), ha poi chiesto a Martini di chiederlo a Carapaz, che se ne è dimenticato ("Ah, però non glielo hai chiesto", con rammarico da vicedirettore), e ha insistito quindi perché gli fosse chiesto nella successiva intervista del dopo maglia Rosa. Non vi dico la faccia di Carapaz... 
Il problema è la mancanza di professionalità, non lasciare che i vari ospiti annotino gli elementi di interesse della gara e dare uno spazio privilegiato ad una propria idea, del tutto insensata. Non serve essere un grande esperto di ciclismo, basta essere un buon giornalista. 
Purtroppo la RAI è una specie di ministero, e in una struttura statale ti trovi queste incompetenze in ruoli significativi. 
Nelle varie puntate, tanti i richiami di Fabretti a Zavoli e alla grande storia del Processo. Non oso pensare cosa direbbe Zavoli a un Fabretti... 
 
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