02-06-2022, 01:58 AM
Parliamoci chiaro, quando c'è la stagione delle classiche si respira un'aria frizzante e c'è voglia di discutere, poi arrivano i grandi giri e ci cascano le palle.
Non pretendo che si ritorni a fare topic di 20mila pagine come dieci anni fa, però........
Però, al giorno d'oggi, la conditio sine qua non per avere un po' di interesse per un grande giro è la presenza di Pogacar-Roglic.
Dieci anni fa non ci servivano Schleck e Contador.
Evans, Nibali, Basso, Menchov, Samuel Sanchez, Purito Rodriguez, financo Valverde.....gente con caratteristiche definite e un carattere tangibile.
Gli storytellers vogliono dare tanto spazio ai comprimari, dirci che sono tutti uguali. E, in effetti, i corridori, esclusi i fenomeni, sono diventati tutti uguali. Dei droidi protocollari con le medesime caratteristiche. Lo scalatore puro? Non c'è più. Il passista-scalatore? Non c'è più. Lo scattista? Non c'è più. Il discesista? Non c'è più. Il fondista? Non c'è più.
Ma abbiamo regolaristi di ogni colore e dimensione. La chiameremo generazione Majka-Zubeldia.
I pochi Panda che appartengono ad altre categorie vengono sacrificati sull'altare del droide protocollare di turno, come Pello Bilbao al Giro.
Landa, Carapaz o Hindley? Chi preferire tra Landa, Carapaz o Hindley lo decidi in base a come ti gira la luna, perché Landa, Carapaz o Hindley non ti danno un motivo per identificare l'uno in modo differente rispetto all'altro.
Qualche anno fa si fantasticava anche con Igor Anton. Chissà se rivedremo l'Anton dello Zoncolan e di Andorra?
Oggi solamente gli iperfenomeni ti fanno venire voglia di parlare di ciclismo. Quando non ci sono Pogacar, Roglic e mettiamoci pure Remco e Bernal, ci vediamo costretti ad appenderci all'estro di SIMON YATES e MIGUEL ANGEL LOPEZ. Non vi fa un po' ridere la cosa?
Come possiamo appassionarci alla gesta di Vlasov, di Vingegaard, di Mas, di Joao Almeida, di Adam Yates?
Io parlerei volentieri per ore dell'Appennino o della Corsa della Pace, ma mi rendo conto che sono argomenti per una nicchia nella nicchia. Di voglia di parlare dei grandi giri, però, ne ho poca e ne vedo poca. E mi chiedo quanto ancora si potrà continuare così.
Poi bisogna fare comunque i conti con i problemi strutturali di questo sport e con un sistema non sostenibile che ci sta portando a fondo. Non è possibile che gran parte dei giovani siano concentrati in poche squadre e che le altre squadre, quando prendono un ragazzo quotato, non siano in grado di fare un minimo di player development decente. Gaudu me l'hanno ridotto a un'ameba, Hanninen peggiora di stagione in stagione, ormai è un morto che deambula.
E va a finire, poi, che ti ritrovi gente di 40 anni, l'onesto Jan Hirt e corridori che hanno perso 15 minuti nelle prime due settimane nella top-10 di un GT in cui hanno fatto classifica realmente in tre.
Io inizio a essere onestamente preoccupato, perché i corridori in giro ci sono, ma se poi fanno i Sivakov stiamo freschi.
Poi voglio dire un'ultima roba: l'argomento del momento sono i punti UCI e la battaglia per non retrocedere. Ma che cazzo di senso ha questo World Tour con Bike Exchange, Israel, Lotto Soudal, DSM, quel blob senza capo né coda della Trek-Segafredo, Ag2r, Cofidis? Alcune di queste non hanno la rosa per fare tre grandi giri, altre ce l'hanno a stento.
Ma fare un cazzo di World Tour con dieci squadre che la licenza se la comprano e lasciare che il resto dei partecipanti alla grandi corse venga deciso dagli organizzatori delle suddette? Questo non porterebbe anche più gente a voler investire nel ciclismo? Uno sponsor italiano, sapendo di avere buone possibilità di partecipare al Giro d'Italia, non sarebbe più tentato a lanciarsi in quest'avventura?
Visto che gestire una squadra con due sponsor forti come Trek e Segafredo pare pressoché impossibile (lo scorso ciclomercato parla chiaro), non sarebbe meglio avere una Trek e una Segafredo? Chiaramente al momento non conviene ai due dividersi, ma con un sistema diverso le cose cambierebbero radicalmente.
Si prendono tanto per il culo le squadre dei primi anni 2000, ma De Nardi, Alessio, Selle Italia, Index Alexia, Panaria, Acqua & Sapone, Domina Vacanze, Tacconi, Vini Caldirola portavano al Giro formazioni che Lotto Soudal, Israel e Cofidis non porterebbero neanche nei loro sogni bagnati.
Non pretendo che si ritorni a fare topic di 20mila pagine come dieci anni fa, però........
Però, al giorno d'oggi, la conditio sine qua non per avere un po' di interesse per un grande giro è la presenza di Pogacar-Roglic.
Dieci anni fa non ci servivano Schleck e Contador.
Evans, Nibali, Basso, Menchov, Samuel Sanchez, Purito Rodriguez, financo Valverde.....gente con caratteristiche definite e un carattere tangibile.
Gli storytellers vogliono dare tanto spazio ai comprimari, dirci che sono tutti uguali. E, in effetti, i corridori, esclusi i fenomeni, sono diventati tutti uguali. Dei droidi protocollari con le medesime caratteristiche. Lo scalatore puro? Non c'è più. Il passista-scalatore? Non c'è più. Lo scattista? Non c'è più. Il discesista? Non c'è più. Il fondista? Non c'è più.
Ma abbiamo regolaristi di ogni colore e dimensione. La chiameremo generazione Majka-Zubeldia.
I pochi Panda che appartengono ad altre categorie vengono sacrificati sull'altare del droide protocollare di turno, come Pello Bilbao al Giro.
Landa, Carapaz o Hindley? Chi preferire tra Landa, Carapaz o Hindley lo decidi in base a come ti gira la luna, perché Landa, Carapaz o Hindley non ti danno un motivo per identificare l'uno in modo differente rispetto all'altro.
Qualche anno fa si fantasticava anche con Igor Anton. Chissà se rivedremo l'Anton dello Zoncolan e di Andorra?
Oggi solamente gli iperfenomeni ti fanno venire voglia di parlare di ciclismo. Quando non ci sono Pogacar, Roglic e mettiamoci pure Remco e Bernal, ci vediamo costretti ad appenderci all'estro di SIMON YATES e MIGUEL ANGEL LOPEZ. Non vi fa un po' ridere la cosa?
Come possiamo appassionarci alla gesta di Vlasov, di Vingegaard, di Mas, di Joao Almeida, di Adam Yates?
Io parlerei volentieri per ore dell'Appennino o della Corsa della Pace, ma mi rendo conto che sono argomenti per una nicchia nella nicchia. Di voglia di parlare dei grandi giri, però, ne ho poca e ne vedo poca. E mi chiedo quanto ancora si potrà continuare così.
Poi bisogna fare comunque i conti con i problemi strutturali di questo sport e con un sistema non sostenibile che ci sta portando a fondo. Non è possibile che gran parte dei giovani siano concentrati in poche squadre e che le altre squadre, quando prendono un ragazzo quotato, non siano in grado di fare un minimo di player development decente. Gaudu me l'hanno ridotto a un'ameba, Hanninen peggiora di stagione in stagione, ormai è un morto che deambula.
E va a finire, poi, che ti ritrovi gente di 40 anni, l'onesto Jan Hirt e corridori che hanno perso 15 minuti nelle prime due settimane nella top-10 di un GT in cui hanno fatto classifica realmente in tre.
Io inizio a essere onestamente preoccupato, perché i corridori in giro ci sono, ma se poi fanno i Sivakov stiamo freschi.
Poi voglio dire un'ultima roba: l'argomento del momento sono i punti UCI e la battaglia per non retrocedere. Ma che cazzo di senso ha questo World Tour con Bike Exchange, Israel, Lotto Soudal, DSM, quel blob senza capo né coda della Trek-Segafredo, Ag2r, Cofidis? Alcune di queste non hanno la rosa per fare tre grandi giri, altre ce l'hanno a stento.
Ma fare un cazzo di World Tour con dieci squadre che la licenza se la comprano e lasciare che il resto dei partecipanti alla grandi corse venga deciso dagli organizzatori delle suddette? Questo non porterebbe anche più gente a voler investire nel ciclismo? Uno sponsor italiano, sapendo di avere buone possibilità di partecipare al Giro d'Italia, non sarebbe più tentato a lanciarsi in quest'avventura?
Visto che gestire una squadra con due sponsor forti come Trek e Segafredo pare pressoché impossibile (lo scorso ciclomercato parla chiaro), non sarebbe meglio avere una Trek e una Segafredo? Chiaramente al momento non conviene ai due dividersi, ma con un sistema diverso le cose cambierebbero radicalmente.
Si prendono tanto per il culo le squadre dei primi anni 2000, ma De Nardi, Alessio, Selle Italia, Index Alexia, Panaria, Acqua & Sapone, Domina Vacanze, Tacconi, Vini Caldirola portavano al Giro formazioni che Lotto Soudal, Israel e Cofidis non porterebbero neanche nei loro sogni bagnati.