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Qualche zoom sui ciclisti nati oggi 26 maggio
#1
Erich Bautz (Ger)
[Immagine: 16122127241325Bautz,Erich.jpg]
Nato i 26 maggio 1913 a Dortmund, ed ivi deceduto il 17 settembre 1986. Completo su strada e pistard, in particolare Stayer. Alto 1,75 per 72 kg. Professionista dal 1933 al 1952 con 26 successi fra strada e pista solo in competizioni internazionali o assimilabili. Uno dei padri del decollo del ciclismo tedesco, capace da atleta di essere un riferimento per almeno tre generazioni e, poi, da allenatore, uno scopritore di talenti inesauribile e di valore. In altre parole, una figura di grande evidenza nella storia del pedale della Germania.
Venne selezionato per due volte nella nazionale tedesca di ciclismo su strada per partecipare al Tour de France e in tre occasioni gareggiò ai Campionati del mondo di ciclismo su strada, concludendo al nono posto la prova del 1935, corsa in Belgio, a Floreffe.
Stradista completo fu davvero uno dei migliori corridori germanici nel periodo tra la prima e la seconda guerra mondiale. Dopo l’infelice esperienza al Tour de France del 1936, dove fu costretto al ritiro per le conseguenze di una rovinosa caduta nella sesta frazione, si rifece in quella grande corsa l’anno dopo. Nel 1937, infatti, indossò per cinque giorni la maglia gialla alla Grande Boucle nella quale vinse due tappe. Conquistò la gialla con un assolo notevole nella vittoriosa tappa di Belfort, dove passò primo sul mitico Ballon d’Alsace, ed arrivò al traguardo con 3’45” su Bartali e 4’29” su Amberg. Rivinse a Royan piegando Lapebie (che poi vincerà il Tour) ed il gruppo, allo sprint. Bautz poi a quella edizione del Tour de France chiuse al 9° posto. Fu tre volte campione tedesco ('37, '41 e '50), vinse il Giro di Germania '47 (primo in sei tappe nei sei giri disputati) e diverse prove in linea nel suo paese, nonchè tappe all’estero, come ad esempio al Tour de Luxembourg ’37. Si dedicò anche all'attività su pista aggiudicandosi per due anni il Titolo nazionale stayer. In questa specialità ottenne anche il bronzo ai Campionati Europei del 1950, svoltisi nella natia Dortmund. A porre fine alla sua carriera fu una caduta in una gara a Dortmund, il 27 ottobre 1952, nella quale riportò la frattura di un'anca. Successivamente, come detto, divenne allenatore federale e lanciò, fra gli altri, Junkermann e Altig.

Edmond Delathouwer (Bel)
[Immagine: 1444986606170DelathouwerEdmond.jpg]
Nato a Boom il 26 maggio 1916, deceduto a Merksem il 26 agosto 1994. Professionista dal 1938 al 1940 con due vittorie. Un buon corridore potenziale, che non ha trovato la forza di ritornare dopo il conflitto, a parte un velleitario tentativo a 35 anni, nel '51, fra gli indipendenti.
Un passista di bello stile e potenza, poco resistente al ritmo richiesto per affrontare al meglio le salite lunghe, ma con un discreto spunto veloce. Una carriera che sta tutta nel 2° posto nella Gand Wevelgem del 1938, nel successo prestigioso alla Freccia Vallone del 1939 e nella vittoria nel GP Haasdonck del medesimo anno. Sempre in quella stagione, si piazzò 19° nel Giro delle Fiandre e 13° nella Liegi Bastogne Liegi. Al Tour de France, si ritirò alla nona tappa.

Jean Graczyk (Fra)
[Immagine: 16419309881325Graczyk,Jean2.jpg]
Nato il 23 maggio 1933 a Neuvy-sur-Barangeon, deceduto a Vignoux-sur-Barangeon il 27 giugno 2004. Passista veloce, pistard e ciclocrossista. Professionista dal 1957 al 1972 con 78 vittorie. Di origine polacca, naturalizzato francese il 23 giugno 1949. Un corridore che ha segnato un'epoca, ed anche se non ha raggiunto risultati eclatanti, quanto fatto è lautamente sufficiente per definirlo un campione. Dotato di una notevole punta di velocità che emergeva su doti di passo altrettanto notevoli, s'è distinto pure per dinamismo e combattività e per la tangibilità dimostrata in quelle che erano le sue palestre, volute e cercate, ovvero le corse a tappe, specie il Tour de France. Si segnalò già da dilettante neofita, come grande inseguitore e finisseur su strada, poi come ruota veloce che amava fare la gamba anche nel ciclocross. Vinse una classica per "puri" come la Parigi-Vierzon, poi, nell'ultima stagione nella categoria, coincidente coi Giochi Olimpici di Melbourne, si laureò Campione di Francia, sia su strada, che su pista nell'inseguimento a squadre. In quest'ultima specialità, alle prime Olimpiadi australiane, conquistò la Medaglia d'Argento.
Partecipò anche ai Mondiali di Copenaghen, dove giunse 16°. Passato prof in seno all'Helyett-Potin di Jacques Anquetil, vinse all'esordio 9 corse, compreso il Giro delle 6 Province del Sud Est, dove colse due tappe e pure la Classifica a punti. Partecipò al Tour de France, ma si ritirò alla 6a tappa. L'anno seguente i successi furono 7, ma di spessore maggiore, fra i quali la Classifica a Punti del Tour de France, una tappa alla Vielta di Spagna, ed una al Delfinato, nonché il GP d'Orchies.
Tanti pure i piazzamenti di pregio, caratteristica che l'accompagnò sempre e che nel '58, appunto, gli consentì di portare a Parigi la Maglia Verde. Partecipò ai Mondiali di Reims dove chiuse 24°. Nel 1959, ancora 7 successi, fra i quali la tappa di Rennes al Tour e, soprattutto, la Parigi-Roma, ovvero l'unica edizione della Parigi Nizza, che s'allungò con la Menton-Roma, ad un rango di corsa a tappe di gran pregio, lunga 12 giorni e con un cast da Giro-Tour. Si ritirò ai Mondiali di Zandvoort dopo aver lavorato per il futuro iridato André Darrigade. Lanciatissimo, nel '60, Jean Graczyk fu, nell'anno, il corridore con più costanza ai vertici mondiali, al punto di vincere il Trofeo Superprestige Pernod, una classifica migliore di ciò che venne dopo, ovvero, Coppa del Mondo e l'attuale abortistico World-Tour. In quella stagione, nei 14 successi colti, Jean andò a segno in tutte le corse a tappe a cui partecipò, dalle quattro frazioni vinte al Tour de France, arricchite dalla sua seconda Maglia Verde a Parigi, al Delfinato, al Sardegna, alla Parigi Nizza, vinse poi il Criterium National e impreziosì il tutto col 2° posto alla Sanremo, al Giro delle Fiandre e col 3° posto alla Parigi Bruxelles, ed il 5° alla Liegi Bastogne Liegi. Unica nota stonata di quell'anno, il Mondiale, dove non andò oltre il 30° posto. Anche nel '61, il numero dei suoi successi rimase in doppia cifra, 10, fra i quali il Gran Premio Ciclomotoristico, ed una tappa dello stesso, una frazione del Delfinato, nonché il 2° posto alla Freccia Vallone, il 4° nella Parigi Bruxelles e il 7° al Fiandre. Si ritirò ai Mondiali. Nel 1962, andò a segno 12 volte e fra questi centri, anche quattro tappe alla Vuelta di Spagna e una alla Parigi-Nizza. Fra le 8 vittorie colte nel 1963, due frazioni del Giro di Catalogna, una al Tour del Sud-Est e l'allora prestigioso GP di Monaco. Dopo tanti anni di vittorie e pochi contrattempi, il 1964 fu un anno difficile per Graczyk, che ebbe diversi malanni che gli fecero saltare corse importanti come il Criterium National e dove si evidenziarono i primi segni di declino. Ciononostante, vinse un paio di corse minori e fu protagonista, anche se piazzato, a classiche come Milano Sanremo (6°) e Bordeaux-Parigi (7°). Nonostante i 6 successi conquistati nel 1965, il tramonto di Graczyk apparve tangibile come l'incipiente perdita di capelli. Il franco polacco, amante della natura, pensò di attutire i colpi dell'età incentivando la partecipazione alle proposte invernali nel ciclocross e nel gennaio del 1966, andò a segno in una anomala prova a coppie con Raymond Poulidor, in quel di Fontenay sous Bois, Fu quella l'unica vittoria colta nell'anno, anche se, a dispetto del crepuscolo arrivante, continuò a cogliere tanti piazzamenti su strada. Divenuto gregario di Anquetil ed Aimar, anche nelle stagioni '67 e '68 continuò a piazzarsi. Poi, nel '69 andò a portare esperienza nella giovane squadra della Sonolor, ed a Quesnoy, raggiunse il suo ultimo appuntamento con la vittoria. Continuò a correre su pista, nel cross e qualche criterium su strada fino al 1972. Per divertirsi, innanzi tutto. E poi si diede alla caccia e al commercio. In carriera fu soprannominato "Popof", un appellativo non simpaticissimo, che in Francia s'usava qualche decennio fa, per indicare i polacchi.

Marino Sacchi
[Immagine: 11254.jpg]
Nato a Firenze il 26 maggio 1924. Fratello maggiore del più noto Enzo, pistard di valore mondiale. Passista scalatore, alto m. 1,68 per 69 kg. Professionista dal settembre 1949 al 1951, senza ottenere vittorie.
Si fece notare da dilettante, vincendo due edizioni consecutive (nel 1947 e 1948) della Coppa Giulio Burci e per le sue buone condotte. La Bottecchia che voleva allargare i propri orizzonti in Toscana, ed era alla ricerca di buoni corridori di quella regione, lo mise sotto contratto nel settembre del 1949, per poi tenerlo nelle proprie file anche nel 1950. Marino Sacchi però, deluse le aspettative: non fu selezionato per il Giro d'Italia e colse solo un 20° posto nel Trofeo Matteotti. A fine anno Marino Sacchi, si trovò isolato e continuò come tale nel 1951, ma senza risultati. A fine anno chiuse con l'agonismo.

Maurizio Ricci detto Morris
 
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