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Qualche zoom sui ciclisti nati oggi 8 febbraio
#1
Pierluigi Ariani
[Immagine: 15982732043538Ariani61.jpg]
Nato a Lastra a Signa (FI) il 08.02.1935. Alto m. 1,74 per kg. 68. Professionista dal 1961 al 1962. Nessuna vittoria.
Una lunga permanenza fra i dilettanti, ha forse inciso più di quanto si può pensare, sul suo rendimento scarno di soddisfazioni da professionista. La sensazione che si ricava dall'esperienza di Ariani fra i "puri", infatti, ci porta a considerare che il raggiungimento della maturità per il passaggio nell'élite, in lui, fosse antecedente di almeno due stagioni, rispetto all'anno del passaggio, ovvero il 1961. Comunque, quando il salto avvenne, si concretizzò in una squadra che poteva considerarsi l'ideale per lasciare un segno. Si trattava della Fides, sodalizio del gruppo Ignis, che il Cavalier Borghi aveva fatto nascere per dare l'opportunità ad Arnaldo Pambianco, che reputava in grado di vincere il Giro, di poter fare il capitano. La Fides, in ogni caso, era strutturata in modo da consentire anche ad altri di giocare qualche carta. Ma l'atleta di Lastra a Signa, non rispose come avrebbe dovuto e al Giro d'Italia del Centenario, che Pambianco s'aggiudicò, non fu schierato dal sodalizio rosso-nero. Durante la stagione i suoi migliori piazzamenti furono il 2° posto in una tappa del Giro del Portogallo, il 13° a pari merito nel GP di Prato, il 53° al Campionato Italiano e il 71° del Giro dio Campania. Troppo poco per una conferma. Nel 1962, passato a gettone nella Gazzola e nella Rossi, Ariani, di fatto scomparve nel grigiore più cupo, ed a fine anno, il punto sulla sua carriera, fu messo veramente.

Mario Tramontin
[Immagine: 1214839562Tramontin%20Mario.jpg]
Nato a Rondissone (TO) l'8 febbraio 1938. Scalatore, alto m. 1,65 per kg 62. Professionista nel 1963, senza ottenere vittorie.
Da dilettante si distingueva assai in salita, ma raccoglieva poco, perché non era un gran discesista ed era carente allo sprint. Poi, nel 1962, fece un gran Giro della Valle d'Aosta, piazzandosi nelle due tappe più dure al 2° e al 3° posto. La prestazione convinse Pino Favero, direttore sportivo della neonata IBAC, a dargli una opportunità professionistica nel 1963. Mario Tramontin doveva aiutare Graziano Battistini a ritrovarsi e sarebbe stato schierato al Giro d'Italia, col preciso ruolo di spalla di quel capitano. Il corridore torinese, che chiuse il Giro al 65° posto, cercò di fare del suo meglio per Battistini, ma fu costui a deludere. Sta di fatto però, che Favero ed i nuovi progetti del sodalizio per il 1964, non lasciarono spazio a Tramontin, che non venne riconfermato ed il torinese abbandonò il ciclismo.

Willy Vannitsen (Bel)
[Immagine: 163770173613251959Vannitsen,Willy.jpg]
Nato a Sint-Truiden, l’8 febbraio 1935. Deceduto a Tienen il 19 agosto 2001. Professionista dal 1954 al 1966 con 94 vittorie.
Un personaggio, prima che un campione dal potenziale eccelso, lasciato in gran parte sulla strada dalle sue condotte, del suo essere “se stesso”, per l’unico riferimento che intendeva: vivere. Era simpatico, sovente sorridente e lontano dallo stereotipo che in Italia si è costruito sui corridori o sportivi nordici. Su questo metro, sovente errato, Willy Vannitsen sarebbe stato un perfetto latino, ma anche qui con una variante importante: la focosità era solo nella capacità di sprintare sulla bicicletta, perché era una persona gradevole e generosa, fondamentalmente buona. Non a caso non superò mai, l’impatto dell’incidente che costò praticamente uno spezzone di carriera all’amico Fred De Bruyne, che era in macchina con lui.
Vannitsen era popolare nella mia Romagna, che era la terra del suo primo sodalizio italiano, ovvero quella Ghigi di Morciano che tanto ha seminato nelle fantasie e nelle passioni ciclistiche dei ragazzini della mia generazione. Già, perché era possibile vedere Willy, assieme ai colleghi belgi della squadra, pedalare in allenamento sulle nostre strade. Ed era possibile che un assetato di ciclismo come il bimbo sottoscritto, prendesse l’incontro occasionale di mio fratello Lorenzo con quei corridori belgi sulla via Emilia, come un giocattolo patrimonio delle sue giornate. Di quel gruppo che semina nostalgia, per quel ciclismo e per la vita di quei tempi stupendi, Vannitsen era la ruota più veloce, il temuto sprinter che annichiliva i traguardi, con un crescendo al fulmicotone negli ultimi sessanta-settanta metri. Era stato scoperto (per gli italiani) da Fausto Coppi, campionissimo sulla bicicletta, ma altrettanto come scopritore, perlomeno per quel poco tempo che la vita gli concesse. L’Airone, che sponsorizzava la Ghigi con le sue biciclette, lo portò in Italia nel 1958, esattamente il 16 marzo, in occasione del Giro di Toscana. Willy, suggellò immediatamente, e da par suo, l’opportunità concessagli, andando a vincere la corsa, allora prestigiosa anticamera della Sanremo, con un regale sprint su Carlesi, Albani e Bruni. Fausto gli strizzò l’occhio e Vannitsen, con la sua faccia d’apparente ragazzino tutto libri e marmellata, rispose con un sorridente “mercì”. Per il “grazie” ci sarebbe stato tempo. Nelle categorie giovanili e fra i dilettanti, accostò a due Titoli nazionali su strada e alle oltre settanta vittorie in meno di tre anni, delle condotte da semi-imbattibile. Copiosi successi, dunque, senza però dannarsi verso lo sport scelto. Il suo atteggiamento non cambiò nemmeno quando, a 19 anni e mezzo, il 6 agosto 1954, passò al professionismo con la francese Peugeot. Il suo guizzo di velocista di razza gli consentiva di emergere, guadagnare contratti e continuare a godersi la vita. In altre parole ha lasciato all’osservatorio il rimpianto di non aver raggiunto i traguardi annunciati dal suo valore, ma insistere, pur nel caleidoscopio di tinte da romanzo che il suo cammino ci ha portato, sarebbe ingiusto verso di lui, perché era ciò che voleva, ed era soddisfatto così. D’altronde il già tanto che ha fatto emergere, è sufficiente per dire che si è conosciuto un campione. La Freccia Vallone del 1961, colta in maglia Baratti, allora classica di valore non certo inferiore a quelle che il claudicante osservatorio odierno definisce “monumento”, è la stella del suo palmares, ma accanto c’è tanto, anche tantissimi prestigiosi piazzamenti. Basta leggere e conoscere la storia, magnifica, del segmento ciclistico in cui Vannitsen ha vissuto. Ed un campione che è ben vivo nei ricordi e nell’ammirazione dei colleghi ancora viventi ed un corridore che correva dappertutto (così s’allenava pure), ovviamente anche su quella pista che era parte fondamentale del corredo ciclistico degli agonisti di allora. Quella pista dove, come tutti i campioni, incontrò la sua “bestia nera”, nel connazionale Joseph De Bakker. Uno che non lo valeva in nulla, ma che lo superò nell’80% dei loro scontri nella velocità sugli anelli.
Il suo palmares professionistico, anno per anno. 1954 (4): GP Heist-op-den-Berg, GP Hoegaarden, Criterium di Zele, Criterium do Momalle. 1955 (9): 1a Tappa del Giro del Belgio, Giro delle Tre Città Sorelle, Anversa-Liegi-Anversa, GP de la Gette a Drieslinter, GP Itegem, Criterium Brussegem, Criterium Heusden, Criterium Tessenderlo, Criterium Geel. 1956 (8): Giro delle Regioni Frontaliere, 2a tappa del Giro d’Olanda, 1a Tappa della Tre Giorni di Anversa, GP Wellen, Criterium Herent, Criterium Beerzel, Criterium Beerse, Criterium Jeuk. 1957 (11): Giro del Limburgo, Giro delle Regioni Frontaliere,  GP Houthalen, GP Lommel, GP Overpelt, GP Putte, GP Beerse, Criterium Loverval, Criterium Londerzeel, Criterium Brazzaville, Sei Giorni di Bruxelles con Rik Van Looy. 1958 (14): Giro di Toscana, Giro delle Cinque Colline, Giro del Limburgo, 1° Tappa del Giro d’Italia, 3a e 4a Tappa della Parigi Nizza, GP St Trond, GP Heusden, GP Paal, GP Hoepertingen, GP Melsele, GP Zele, Criterium di Florenville, Criterium di Wavre. 1959 (9): 1a Tappa del Giro del Belgio, 1° Tappa della Parigi Nizza, GP Beverlo, GP Rummen, GP Wingene, GP Puurs, GP Nazareth, GP Tirlemont, GP Berlare. 1960 (6): Giro del Limburgo, 1° tappa della Bruxelles-St Trond-Bruxelles, GP Koersel, GP Averbode, GP Lommel, GP St-Trond. 1961 (13): Freccia Vallone, Giro del Limburgo, Tre Valli Varesine, Milano-Vignola, Giro del Brabante Centrale, Campionati del Limburgo, GP Eke, GP Molenstede, GP Oedelem, GP Wingene, Criterium di Winterthur, Criterium de Charleroi, Sei Giorni di Anversa con Peter  Post e Rik Van Looy. 1962 (9): 10a e 15a Tappa del Tour de France, 2° Tappa del Giro del Lussemburgo, GP Acht van Chaam, GP Dulieu a Forest, GP Borgloon, Criterium di Peyrehorade, Criterium Ostende, Criterium Alost. 1963 (5): Giro delle Regioni Frontaliere, Gran Premio Union a Dortmund, GP Helchteren, GP Bree, GP Zonhoven. 1964 (1): 2a Tappa Parigi-Nizza. 1965 (4): GP della Schelda, 5a Tappa Parigi-Nizza, 4° Tappa Giro d’Olanda, GP Opgrimbie. 1966 (1): Giro del Limburgo.
Note: in carriera ha partecipato a 4 Giri d’Italia mai conclusi, 4 Tour de France (70° nel ’62), 1 Mondiale a Reims ’58 (ritirato). Nelle Classiche i suoi migliori piazzamenti oltre alla vinta Freccia Vallone sono: 3° Parigi Roubaix ’65, 4° Milano Sanremo ’55, 4° nel Giro delle Fiandre ’63 e ’65, 6° Gand Wevelgem ’65, 10° Liegi-Bastogne-Liegi ’59.

Auguste Verdyck (Bel)
[Immagine: 16395880041325Verdyck,Auguste3.jpg]
Nato a Schoten l'8 febbraio 1902, deceduto a Merksem il 14 febbraio 1988. Professionista dal 1924 al 1936 con 9 vittorie all'attivo.
I suoi esordi furono da campione ed a lungo si pensò a lui co-me ad un futuro vincitore del Tour de France. Non è stato così, ed i motivi sono per una parte spiegabili, mentre l'altra fa parte di quella sfera di "perché" e di richiami personali che ogni atleta di ogni epoca si porta presso e che non sempre l'osservatorio ha l'accortezza di non invadere. Di sicuro, August Verdyck non possedeva un grande recupero e lo ha dimostrato non sorreggendo con la continuità, spesso anche nella singola giornata, gli acuti partoriti dal suo estro. Non è un caso, infatti, che nelle tappe di quella Grande Boucle, che doveva essere il suo palcoscenico ideale, sia passato solitario in testa su grandi montagne come l'Allos nel 1925 e sul leggendario Galibier nel 1928, senza poi vincere quelle frazioni, ma andando addirittura incontro a cotte notevoli.
Eppure, agli esordi nell'elite, a 22 anni nel 1924, si dimostrò forte, volitivo e grintoso, vincendo la Parigi Nantes con 29' sul secondo, ed il Giro del Belgio degli indipendenti. L'anno seguente fu ancora più bravo, rivincendo la Parigi-Nantes, il Giro a tappe dei Paesi Baschi ed una frazione dello stesso, una tappa del Giro del Belgio che chiuse 3°, finendo poi 2° nel Campionato Nazionale e 4° nella Parigi Bruxelles. Al Tour de France il suo ruolino d'esordio fu davvero da grande speranza: chiuse 8° a Parigi, dopo una decina di piazzamenti nei dieci di tappa dei quali il migliore fu il posto d'onore conquistato nella frazione di Bayonne, battuto in volata da Bottecchia. Poi, dal 1926, iniziò il declino, nonostante i successi a Zwijndrecht nel '28, nel GP Timbre Vert nel '29 e a Wilrijk nel '31, nonché qualche piazzamento di nota come il 5° posto nella Liegi- Bastogne-Liegi del '32.

Maurizio Ricci detto Morris
 
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