Login Registrati Connettiti via Facebook



Non sei registrato o connesso al forum.
Effettua la registrazione gratuita o il login per poter sfruttare tutte le funzionalità del forum e rimuovere ogni forma di pubblicità invasiva.

Condividi:
Rankings (versione extra sport)
#21
Sì, è una delle mie più grandi passioni il cinema e la sua storia.

Ho comunque tantissime lacune che piano piano cerco di colmare, il problema è che la lista dei film da guardare è lunghissima e il tempo è quello che è.
 
Rispondi


[+] A 1 utente piace il post di Paruzzo
#22
Ti piace il cinema espressionista tedesco ?
 
Rispondi


[+] A 1 utente piace il post di Manuel The Volder
#23
(05-08-2022, 11:53 AM)OldGibi Ha scritto:
P.S.: è anche un duro attacco al primato di Giugurta come utente più competente in ambito extra-ciclistico! 

Ho alcune idee che possono farmi tornare in lotta.
Serve tempo però  Tsk
 
Rispondi
#24
Miyazaki ha realizzato anche la serie Conan il ragazzo del futuro, che davano una 15ina d'anni fa su Cultoon.

Paruzzone l'hai vista?
 
Rispondi
#25
Conosco ma ho visto solo delle puntate.

Riguardo al cinema espressionista tedesco potrei fare il ranking dei film di Fritz Lang, purtroppo non li ho visti tutti.
 
Rispondi
#26
(05-08-2022, 01:39 PM)Giugurta Ha scritto:
(05-08-2022, 11:53 AM)OldGibi Ha scritto:
P.S.: è anche un duro attacco al primato di Giugurta come utente più competente in ambito extra-ciclistico! 

Ho alcune idee che possono farmi tornare in lotta.
Serve tempo però  Tsk

Spero che almeno una di queste sia un ranking
 
Rispondi


[+] A 1 utente piace il post di Paruzzo
#27
Partiamo da un'idea banale ma basilare per la top 10 che vorrei portarvi:

Picasso : Arte del XX secolo = Eddy Merckx : Ciclismo

Dunque la predominanza del pittore spagnolo in questa classifica è una cosa banale, ma ovvia conseguenza della sua grandezza.

Inoltre parlo di opere importanti, non di opere che esteticamente mi piacciono di più.

L'importanza è data da questi fattori:

- Anticipo sui tempi
- Influenza sui futuri artisti
- Portata di significato

Le 10 opere d'arte più importanti realizzate nel XX secolo (architettura e design esclusi), secondo me

10. Campbell's soup cans (1962) di Andy Warhol (Pittsburgh 1928 - New York 1987)

Titolo tautologico per una serie di quadri pressoché uguali (cambia solo la tipologia di zuppa) presentati nel 1962 alla prima mostra personale del 34enne Andy Warhol, tenuta alla Ferus Gallery di Los Angeles. La serie di opere segna la rinascita del dadaismo in una chiave prettamente legata alla società consumistica post bellica. 
Qui Warhol non stampa ancora le proprie opere, ma le realizza manualmente, con un inchiostro acrilico steso uniformemente, nella maniera più impersonale possibile. L'artista sparisce e si nasconde dietro al mero oggetto di consumo. 

L'allestimento mise ancor più in luce l'aspetto commerciale del soggetto: le trentadue tele vennero disposte sopra una mensola bianca che correva all'altezza dell'occhio, lungo le pareti della galleria, come se fosse lo scaffale di un supermercato.
Uno accanto all'altro, i quadri apparivano come una parodia delle antiche sequenze di uomini illustri dipinte nei saloni di alcuni grandi collezionisti e amatori di storia e arte, ciascuno con il proprio ritratto e il proprio nome. Qui i nomi illustri diventano manzo, tacchino, pomodoro, piselli, asparagi e quant'altro. Ostentati feticci di omologazione mercantile, che l'artista denuncia. Un vuoto di significato a cui Warhol però si adegua e da cui trae beneficio. Contraddizione voluta tipica del mondo contemporaneo. 

9. Three studies for figures at the base of a crucifixion (1944) di Francis Bacon (Dublino, 1909 - Madrid, 1992)

In pochi hanno tratto dalla lezione di Picasso, una pittura così concentrata sulla tragedia della vita: crudele per qualunque essere vivente. Tutte le ossessioni visive del pittore: malattie della bocca, corpi esplosi e dilaniati dalle bombe (visti da Bacon a Londra, durante gli anni di guerra in cui prestava servizio come soccorritore), rapporti sessuali violenti, torture e animali al macello, vengono rigurgitate in una pittura tanto sgradevole alla vista quanto pregna di significato.

In pochi imiteranno Bacon, che resterà sostanzialmente un unicum in tutta la storia dell'arte del secolo scorso.
Come opera rappresentativa scelgo quella iniziale, quella che gli diede nel giro di pochi anni fama mondiale. Un'opera in parte ispirata ai trittici del rinascimento nordico raffiguranti crocifissioni, in parte in debito verso le figure delle "Furie" o Erinni dell'Orestea di Eschilo. 

8. L'Enigma dell'ora (1911) di Giorgio de Chirico (Volos 1888 - Roma 1978)

De Chirico era un pittore dalle idee abbastanza complesse: non è chiaro quanto lui credesse alle sue stesse parole retrograde che lo resero, in tarda età, la parodia di un pittore barocco. 
Non è chiaro quanto fosse diventato ingenuamente una barzelletta e quanto invece ne fosse consapevole. 

Fatto sta che il giovane De Chirico conia un'estetica imprescindibile per tutta una generazione di pittori: quella dei surrealisti, che attinsero alle sue piazze vuote, alle sue architetture misteriose, per trasformarle nel teatro del loro inconscio. 
In realtà non sappiamo cosa ci fosse dietro alle piazze di questo pittore; lui avrebbe risposto: "soltanto un intento di fare una buona pittura, come quella degli antichi maestri".
Resta dunque compito di fallaci esegeti trovare letture ed interpretazioni. 
Maestro di tanti, De Chirico non avrebbe voluto allievi e non stimava nessuno. 

7. Stenographic Figure (1942) di Jackson Pollock (Cody, Wyoming, 1912 - Long Island, NY 1956)

I surrealisti nel 1924 promulgarono alcuni dettami per la loro pittura e uno di questi era l'automatismo psichico: ossia realizzare opere senza il controllo cosciente della mente. 
Quasi nessuno dei grandi surrealisti porterà fino in fondo questa idea, anzi i più famosi Dalì, Ernst e Magritte riportarono indietro le lancette della pittura su un'arte estremamente controllata, seppur ricca di mistero e di allusioni sessuali. 

A seguire quel dettame inascoltato in Europa sarebbe stato un alcoolizzato americano di nome Jackson Pollock, il quale, dopo tanti anni a sbarcare a fatica il lunario, diventò nel giro di poco tempo, e grazie alla lungimiranza di Peggy Guggenheim, uno degli artisti più influenti al mondo.

In "Figura Stenografica" si percepisce il passaggio da una pittura minimamente controllata, al puro delirio di colore steso facendolo schizzare casualmente su una tela appoggiata a terra. 
Sullo sfondo una sgraziata donna nuda, che potrebbe avere qualche richiamo ad opere coeve di Mirò, completamente coperta da segni grafici privi di senso logico e tracciati con assoluta libertà, delle sorte di graffiti misterici, di incisioni, di cancellature che stuprano quel poco che rimane di dipinto figurativo. 

6. Guernica (1937) e Massacro in Corea (1951) di Pablo Picasso (Malaga 1881 - Mougins 1973)

Due opere di denuncia politica nella medesima posizione in classifica, perché credo si equivalgano nell'importanza.

Guernica fu presentata all'esposizione universale di Parigi del 1937 nel padiglione spagnolo: Stato dilaniato dalla guerra civile. 
Il comunista Picasso, esule in Francia, fortemente impressionato dalle notizie del bombardamento di Guernica avvenuto ad aprile, dipinse di getto l'enorme tela cercando di trasmettere il senso di orrore e paura provato dai civili massacrati dalle forze nazifasciste. 

Con Massacro in Corea ci spostiamo invece ad una denuncia contro gli Stati Uniti e di conseguenza verso tutti i firmatari del Patto Atlantico (1949). Il soggetto è il Massacro di Sinchon: 35.000 civili nord-coreani uccisi, poiché accusati di filo-comunismo, quando l'area era ormai occupata dalle forze della Corea del Sud e dalle truppe statunitensi. 
Picasso sceglie di raffigurare una vera e propria Strage degli innocenti moderna: solo donne e bambini nudi, schiacciati dalla massa di opliti con l'elmo e i fucili.

Tutti gli artisti occidentali filosovietici del secondo novecento terranno a modello Massacro in Corea e Guernica: opere ancora oggi fondamentali per qualsiasi denuncia politica e militare. 

5. Primo acquerello astratto (1910 o 1913) di Vassilij Kandinskij (Mosca 1866 - Neully-sur-Seine 1944)

Una poesia di puro colore, totalmente slegata da raffigurazioni del mondo esterno. Questo è l'astrattismo di Kandinskij.

Però sull'artista grava un problema di date: quella riportata in primo acquerello astratto è 1910, ma il dipinto è noto solo a partire dal 1913, indice di un possibile inganno di retrodatazione perpetrato dal pittore. 
Chi è arrivato prima all'astrattismo? Lui o Delaunay? Le "Finestre" di Delaunay del 1912 perdono qualsiasi legame col mondo esterno citato nel titolo. Lui o Picasso e Braque? Che, seppur legati di facciata alla raffigurazione di nature morte, a quelle date realizzano, de facto, opere astratte.

Al di là di tutto, Kandinskij resta il padre della pittura intesa come raffigurazioni di sentimenti e di armonie estetico-musicali attraverso il colore. Una pittura sinestetica che nessuno degli altri astrattisti ha saputo (o voluto) coniugare con queste accezioni. 

4. Quadrato nero su fondo bianco (1915) di Kazimir Malevic (Kiev 1879 - Leningrado 1935)

L'astrattismo di Kazimir Malevic, che si chiama Suprematismo, è totalmente diverso da quello di Kandinskij. Il pittore russo precedentemente analizzato fa dipendere la sua pittura da una ritmicità poetica dei colori, dalla sinestesia di sensazioni: il colore dovrebbe infatti ricreare nella mente del fruitore armonie musicali. 

invece per l'ucraino Malevic la pittura non deve dipendere da nulla se non dalla pittura stessa. Nessuna influenza: né dal mondo esterno, né dalle emozioni personali, né dalla musica. Pittura pura, impersonale, indipendente. Supremazia della pittura intesa come colore steso su una tela: nient'altro.

L'apoteosi è quadrato nero su fondo bianco, esposto a Pietroburgo nel dicembre 1915 sull'angolo della parete, laddove, nella tradizione ortodossa, sta l'icona con la Vergine.
Grado zero assoluto di un'arte totalmente indipendente da influenze esterne o interne (ossia legate a sentimenti del pittore).

In Europa centrale un percorso simile, ma leggermente in ritardo di qualche anno, è attuato dall'olandese Piet Mondrian, che si libererà progressivamente della raffigurazione del mondo esterno, per ridurre la pittura ai soli colori primari e alle linee orizzontali-verticali. Non toccherà però mai il vertice estremo di quadrato nero su fondo bianco.

3. Fountain (1917) di Marcel Duchamp (Blainville-Crevon 1887 - Neully-sur-Seine 1968)

Talmente tanto influente, da essere imprescindibile anche per molti artisti o pseudo artisti del 2000. 

Il pittore francese Marcel Duchamp fondò a New York, insieme ad Henri Pierre Roché e Beatrice Wood, la rivista "The Blind Man", limitata a soli due numeri: aprile e maggio 1917, nei quali venne presa una forte posizione in merito all'opera Fountain presentata dal fantomatico Richard Mutt alla Society for Indipendent Artist, ma rifiutata dal comitato organizzatore poiché consisteva in un orinatoio rovesciato e firmato. La quota di iscrizione alla Society era di 6 dollari e garantiva la sicurezza di essere esposti. Richard Mutt i 6 dollari li aveva versati, ma non era stato esposto: su questa contraddizione si scaglia Duchamp in "The Blind Man", prendendo le difese del misterioso artista nell'articolo The Richard Mutt case

Nell'articolo non si faceva però assolutamente nulla per valutare positivamente l'estetica di quest'opera, ci si scagliava anzi contro il talento artistico degli americani capaci solo "di costruire ponti e fabbricare sanitari".
Nel secondo e ultimo numero di "The Blind Man" venne rivelato lo scherzo: Richard Mutt, altri non era che Marcel Duchamp stesso, sotto pseudonimo.

Una delle più geniali trovate dadaiste: un'arte nata solo ed esclusivamente per scandalizzare la società borghese, scherzare ed irridere il pubblico.

2. Les Damoiselles d'Avignon (1907) di Pablo Picasso (Malaga 1881 - Mougins 1973)

Il 26enne artista spagnolo, trapiantato a Parigi, si vergognò inizialmente di aver dipinto una cosa di questo tipo.

Nessuno si era mai spinto a tanto, nessuno si era spinto a ridurre i corpi umani di cinque prostitute che ostentano le loro grazie a pure forme geometriche piane, nessuno aveva inoltre sfigurato i volti umani a tal punto da renderli maschere tribali... volti sì ispirati alla scultura africana, ma che vogliono anche sottilmente ricordare quanto la sifilide possa devastare il corpo umano.

Nei primi studi per il dipinto, le idee di Picasso erano molto diverse, oltre alle cinque prostitute, raffigurate in modo più tradizionale (come tutti i quadri del periodo rosa), dovevano esserci i clienti: un marinaio e un giovane studente di medicina con in mano un teschio, poi eliminati per addensare tutta l'opera attorno ai nudi femminili, alcuni dei quali ispirati ad Ingres e a Michelangelo (lo schiavo morente), ma totalmente trasfigurati .

Picasso, una volta terminata, lasciò l'opera appoggiata contro la parete del suo studio fino al 1916 e tornò a dedicarsi a rielaborare il linguaggio estremo di Cezanne, il famoso linguaggio sintetico delle case che diventano "cubi", e da cui nascerà - con intento schernitore - il termine assai noto anche ai profani. 

Soltanto molti anni dopo, quando la sua pittura avrà oltrepassato ogni limite figurativo, si azzarderà a presentarla al pubblico. 

1. Natura morta con sedia impagliata (1912) di Pablo Picasso (Malaga 1881 - Mougins 1973)

Il primo enorme azzardo in pittura. 

Quest'opera è la madre di tutti i lavori di artisti che scelgono di inserire pezzi di mondo reale all'interno dei propri quadri o sculture. 

Siamo nel 1912 e Picasso e Braque sono liberi di sperimentare il loro linguaggio "scompositivo" in piena libertà, poiché sostenuti economicamente dal mercante Daniel Henri-Kahnweiler che ha l'esclusiva di vendita. Ormai hanno superato ogni limite rappresentativo e la loro pittura si è fatta astratta: ricostruire elementi del mondo reale nelle nature morte prodotte in quel periodo è pressoché impossibile.

A questo punto Picasso ha un'idea geniale: inserire, incollandolo, un pezzo di carta stampata, con raffigurato un sedile in vimini. Dunque una stampa, dunque un fortissimo appiglio alla realtà. E' ormai la realtà stessa che si fa tautologica e diventa parte di un dipinto. I giornali che di lì in avanti iniziano ad essere incollati sulle tele raffigurano semplicemente loro stessi. La rottura del confine tra realtà esterna e sua rappresentazione artistica è la massima rivoluzione picassiana e si ha nel 1912 con Natura Morta con Sedia impagliata. 

 
Rispondi


[+] A 5 utenti piace il post di Giugurta
#28
Ero pronto con un altro ranking ma non voglio togliere spazio e quindi lo scriverò tra qualche giorno.

Che dire, era proprio quello che speravo, sono contento per la presenza di Kandinskij che, nella mia ignoranza, mi ha sempre affascinato.

ApplausiApplausiApplausiApplausiApplausiApplausiApplausiApplausiApplausiApplausiApplausiApplausi
 
Rispondi


[+] A 1 utente piace il post di Paruzzo
#29
Magari noterete delle assenze illustri, chiedete pure delucidazioni, cercherò di spiegare il perchè  Cool
 
Rispondi
#30
Riguardo all'assenza di Dalì hai accennato qualcosa parlando di Pollock, vedo se mi viene in mente altro.
 
Rispondi
#31
Dalì è sopravvalutato non ha inventato nulla. 
Tecnicamente un grandissimo artigiano, ma il portato delle sue opere è abbastanza deludente. 

Da giovane, come molti, era meglio e metteva su tela le sue turbe sessuali in maniera molto spinta (complesso edipico, fantasie di evirazione). Dopo diventa un reazionario di merda bigotto e amico di Francisco Franco  Occhiolino

Ah, dimenticavo, ha pure fatto i soldi fingendosi un pazzo da internare, quando l'unica monomania che aveva era di accumulare compulsivamente denaro e vivere come un re.

Personalmente, farei fatica a inserire anche un solo Dalì nelle 100 opere più influenti del XX secolo. In caso, metterei Il grande masturbatore (1929), per il coraggio di raffigurare una fellatio in primo piano, o il Gioco Lugubre (1929), con un personaggio coi boxer bianchi lordati di escrementi
 
Rispondi


[+] A 3 utenti piace il post di Giugurta
#32
Mi è venuta voglia di buttar giù un altro ranking: 

I 5 artisti più sopravvalutati del XX secolo 

5. Giorgio de Chirico

Pur avendo inserito un suo dipinto nella top 10, generalmente questo artista è sopravvalutato. A maggior ragione se si prendono sul serio le sue parole. Sostanzialmente il De Chirico maturo (post 1920) voleva essere un nuovo pittore barocco. Continuava a proclamarsi erede della grande tradizione artistica italiana ed europea. 
E poi, nei fatti, dimostrava di non saper affatto dipingere come gli antichi maestri. Dalì ne era in grado. De Chirico assolutamente no. 
Qualora le parole di De Chirico fossero pura boutade, per crearsi una maschera da comico, allora sarebbe un altro discorso.

4. Salvador Dalì

Ho già detto tutto. Non è un innovatore, è geniale nel mettere su tela, con uno stile pittorico tradizionale, le sue turbe sessuali di 20-25enne. A 26 anni (1930) il suo genio sostanzialmente muore una volta incontrata Gala, "amante" (?) di 11 anni più anziana, figura materna.

3. René Magritte

Come per Dalì, anche lui non è un gran innovatore. I suoi "misteri" e "paradossi" su tela sono però rassicuranti per i borghesi e gli hipster che visitano le mostre a lui dedicate. 


2. Marc Chagall

Una pittura intrisa di una smielata poetica d'amore che mi fa venire il latte alle ginocchia. Nessuno dei grandi critici ha mai considerato Chagall degno di nota. Ancora una volta è l'aspetto rassicurante per gli hipster che lo rende gradito al pubblico. 

1. Frida Kahlo 

Nullità a livello pittorico. Famosa solo per la sua storia biografica triste. 


Ero indeciso se buttarci dentro anche Gustav Klimt, ma lui con la mente non supera mai il XIX secolo. Quindi forse è fuori luogo in questa sede.
 
Rispondi


[+] A 5 utenti piace il post di Giugurta
#33
Contento che tutti e 5 i sopravvalutati a livello puramente personale vadano dal "meh" al "che è sta merda" finendo con la mitica Frida che davvero ha creato dei mostri viventi che (non si sa quanto consapevolmente) venerano e SI TATUANO sta zitella coi baffi ma cosa abbiamo fatto di male
 
Rispondi


[+] A 2 utenti piace il post di SeppVanMaffen
#34
In realtà lei era una povera donna gravemente malata, morta prima dei 50 anni. Sposata con Diego Rivera, artista abbastanza importante (e abbastanza sopravvalutato, per quanto la pittura pubblica del XX secolo sia tendenzialmente trascurata) che la faceva vivere un po' di luce riflessa, pittoricamente parlando.

Il vero dramma sta nella sua mercificazione. È diventata una icona pop del femminismo. E lei stessa per questo si starà rivoltando nella tomba.

Così come è troppo mercificata la "follia" di Antonio Ligabue. Pittore che non è stato dimenticato solo perché era un ex internato nelle case di cura per alienati.
 
Rispondi


[+] A 1 utente piace il post di Giugurta
#35
Non mi sposto dall'ambito cinematografico ma invece di concentrarmi su un solo regista vado con una top 10 dei migliori film d'esordio di tutti i tempi. Ho considerato solo registi che però si sono mantenuti anche successivamente su alti livelli (altrimenti "La morte corre sul fiume", "Donnie Darko" o "Essere John Malkovich" un posto lo avrebbero trovato).

10) John Lasseter - Toy Story (1995)
Sono stato molto indeciso sul film in questa posizione, i candidati erano diversi ma ho deciso di premiare questo per la sua innegabile importanza: si tratta del primo film completamente realizzato grazie alla grafica digitale oltre che il primo film della Pixar che sfornerà poi i film migliori per quanto riguarda l'animazione occidentale.

9) David Lynch - Eraserhead (1977)
La prima di una serie di pellicole oniriche e a tratti disturbanti di un regista che praticamente non ha paragoni, un autore che più di ogni altro andrà a scavare all'interno dell'inconscio cercando poi di renderlo un film. Come quasi tutti i suoi film successivi ha una potenza comunicativa che va oltre quella che può essere la comprensione delle sue opere (e sicuramente non è un autore da consigliare ad un pubblico generalista).

8) Dario Argento - L'uccello dalle piume di cristallo (1970)
Seppur la seconda metà della sua filmografia faccia di tutto per farcelo dimenticare, i primi film di Dario Argento sono tutti di alto livello e già con questo esordio aveva fatto intravedere di poter essere uno dei maestri del thriller italiano (prima di virare maggiormente su tinte horror). La tensione rimane costante fino all'ultimo e, sebbene ci sia bisogno di una certa sospensione dell'incredulità, il film scorre con un buon ritmo fino alla fine.

7) Fratelli Coen - Blood Simple (1984)
L'esordio dei due fratelli che poi esploreranno con il loro stile particolare diversi generi è un thriller dall'atmosfera molto cupa e carico di suspense. Non è ancora al livello di "Crocevia della morte", il loro miglior film di questa prima fase ma anche qui la tensione è costante e ad aiutare la pellicola ci pensa la solita Frances McDormand, moglie di uno dei due fratelli, che è un'attrice con davvero pochi eguali.

6) Ridley Scott - I duellanti (1977)
Uno dei migliori film in costume della storia del cinema, si contende con altri il secondo posto dietro all'inarrivabile "Barry Lyndon" di Stanley Kubrick e tutto questo nonostante Scott non avesse minimamente le possibilità economiche di Kubrick. Nonostante questo il film non ne risente, soprattutto a livello di fotografia. Narra la storia del rapporto conflittuale tra due soldati durante l'età napoleonica e di come, seppur in maniera diversa, il duello tra di loro diventi ossessionante per entrambi. Harvey Keitel si dimostra talismano per registi esordienti, visto che oltre a questo film sarà tra i protagonisti anche di una successiva pellicola presente in classifica.

5) François Truffaut - I quattrocento colpi (1959)
Il primo di una serie di film che segue la crescita di Antoine Doinel, personaggio chiave della filmografia del regista. Si tratta di una delle prime pellicole della "Nouvelle Vague", una corrente cinematografica francese che vedrà altri grandi esponenti come Godard, Rohmer, Melville e Resnais (il cui "Hiroshima Mon Amour" è stato in competizione per entrare in classifica). Insieme a "Effetto notte" è il mio film preferito del regista ed è uno dei migliori ritratti dell'inquietudine adolescenziale.

4) Sidney Lumet - La parola ai giurati (1957)
Un capolavoro di sceneggiatura, un'ora e mezza ambientata totalmente in una singola stanza in cui dodici giurati devono decidere la colpevolezza di un omicida. Henry Fonda e Lee J. Cobb sono monumentali ma è tutto il cast che funziona nella sua interezza e, sebbene come detto la pellicola duri relativamente poco, ogni personaggio ha una sua precisa caratterizzazione. Grazie al suo stile ha poi avuto diverse riproduzioni anche in ambito teatrale.

3) Quentin Tarantino - Le iene (1992)
Eccolo qui l'altro film con Harvey Keitel, che tra l'altro mise la maggior parte dei soldi per produrlo. Ne ho già parlato brevemente nel ranking dedicato allo stesso regista e non ho neanche le capacità di scrittura per un'analisi approfondita. Come ho già detto non è il film migliore di Tarantino ma è forse quello maggiormente esemplificativo della sua poetica: è narrato con la struttura di continui flashback, una vicenda raccontata da vari punti di vista che con il procedere dei minuti si completa sotto gli occhi dello spettatore; i personaggi, grazie a dei dialoghi mirabolanti, sono tratteggiati perfettamente anche quando appaiono sullo schermo per pochissimi minuti; dal punto di vista tecnico cominciano già ad intravedersi tutti gli artifici che ne caratterizzeranno anche i successivi film, come piani sequenza ed inquadrature di un certo tipo.

2) John Huston - Il mistero del falco (1941)
Tratto dal romanzo "Il falcone maltese" di Dashiell Hammett, si tratta di uno dei più picchi più alti del noir, uno dei generi cinematografici più floridi tra gli anni '40 e gli anni '60. Magistrale interpretazione di Humphrey Bogart nei panni del detective Sam Spade (e qualche anno dopo riproporrà un personaggio simile, il Philip Marlowe de "Il grande sonno" di Howard Hawks) che si rapporta con una serie di personaggi perfettamente caratterizzati (a proposito, esiste un attore talentuoso e così poco conosciuto per un pubblico mainstream quanto lo è Peter Lorre?) in una caccia ad una preziosa statuetta d'oro. Punto di forza del film, oltre ad una sceneggiatura che concede molto all'ironia, è la fotografia ispirata all'espressionismo tedesco che contribuisce a creare l'atmosfera e che sarà caratteristica tipica anche di altri film del genere, compreso quello dello stesso regista, "Giungla d'asfalto" del 1950.

1) Orson Welles - Quarto potere (1941)
Uno dei film più importanti della storia del cinema, un Capolavoro assoluto ed è pazzesco che sia stato girato quando Welles aveva solamente venticinque anni. La vita del magnate Charles Foster Kane narrata con una struttura a flashback che non risulta mai confusionaria ma che invece è quasi un puzzle in cui tutti i pezzi, alla fine, si incastrano al posto giusto. Oltre alla regia Welles si rende protagonista di un'interpretazione magistrale di un personaggio cinico ed isolato, incredibilmente caratterizzato e che diventa un pretesto per descrivere l'american dream con tutte le sue contraddizioni. Il bianco e nero è affascinante ma è uno dei pochissimi segni del tempo di questo film che, per capacità registica, ritmo e sceneggiatura, risulta moderno ed estremamente godibile ancora oggi.
 
Rispondi


[+] A 3 utenti piace il post di Paruzzo
#36
Io di cinema non sono esperto, ma mi sento di dire che alcuni cineasti, dopo il capolavoro iniziale, non sono mai più riusciti a replicare lo stesso livello.
Molto spesso questo fenomeno si verifica con le band e con gli artisti musicali in genere  Cool ... con frequenza indubbiamente maggiore rispetto al cinema.



Per mia modesta opinione, Eraserhead, l'uccello con le piume di cristallo (di Dario Argento però a me non piace sostanzialmente nulla), i 400 colpi, le iene e quarto potere sono le vette dei rispettivi registi. 
Ed ero quasi indeciso se inserire in questa lista anche Blood Simple, ma dei Coen mi mancano ancora un po' di cose.

Errata corrige

Le iene a pari merito con Pulp fiction
 
Rispondi


[+] A 2 utenti piace il post di Giugurta
#37
Su Quarto potere non ci sono dubbi che sia il più grande film di Welles, però ha fatto anche molto altro (L'orgoglio degli Amberson, L'infernale Quinlan, Il processo) così come Truffaut.

Lynch è difficilissimo da catalogare, io personalmente preferisco Mulholland Drive ma è davvero difficile fare una classifica.

Dario Argento dopo i primi film è indubbiamente calato, dopo Suspiria direi che si può anche evitare di guardare altro.

Poi ogni regista fa storia a se, basti pensare che dopo l'ottimo esordio Ridley Scott caccia fuori in sequenza Alien e Blade Runner, una tripletta che è difficilmente replicabile, per poi mai più avvicinarsi a quel livello.

Altri, come ad esempio Kubrick e Kurosawa, sono partiti in sordina per poi "esplodere" dopo.
 
Rispondi


[+] A 1 utente piace il post di Paruzzo
#38
In attesa di Rings of Power,ecco il mio ranking delle due trilogie(Lo hobbit e il Signore degli Anelli)entrambe firmate da Peter Jackson

6)Lo Hobbit- La desolazione di Smaug
Questo film, introduce soprattutto i personaggi di Tauriel(Evangelyne Lilly) e di Legolas (Orlando Bloom),se l'elfa è un personaggio inventato, Legolas non è presente nel libro, rappresenta la parte centrale del libro, dove, in realtà a parte il combattimento contro i ragni giganti nel Bosco Atro e il drago Smaug,le uniche cose da salvare,in un film dimenticabilissimo.

5)Lo Hobbit- La Battaglia delle cinque armate
Questo per me,è il "peggiore" tra quelli che mi sono piaciuti, questa parte, è stata criticata da molti,come un allungamento del brodo, ma per me non è stato così, la battaglia finale tra Thorin scudo di quercia e Azog il profanatore, è un qualcosa di memorabile, così come all'inizio la morte di Smaug.

4)IlSignore degli Anelli- La compagnia dell'anello
Difficile vedere un film della trilogia,fuori dal podio, ma alla fine,volevo comunque mettere uno dello Hobbit,sul podio,l'inizio è  tanto leggero quanto scanzonato, ma da quando lasciano la Contea, le cose si fanno più movimentate, dove dopo un'attacco perpetuato dai primi Nazgul, troviamo a Brea la comparsa di Granpasso aka Aragorn(Viggo Mortensen). Un film molto godibile.

3)Lo Hobbit- Un viaggio inaspettato
E' senza alcun dubbio,il miglior film,della trilogia,grazie un inizio divertente, ed un prologo,che ci fa vedere il motivo perchè Thorin dopo aver perso il padre per l'attacco del drago,e il non aiuto degli Elfi di Thranduil. più avanti scopriremo anche il suo odio per Azog il profanatore. film davvero carino.

2)Il Signore degli Anelli-Il ritorno del re
Film che chiude la trilogia,e rappresenta la sconfitta di Sauron,e la missione compiuta da parte di Frodo,che in modo fortuito,fà cadere l'unico anello, all'interno del Monte Fato,dopo una colluttazione con Gollum. generando la morte del Maiar,e la distruzione di Barad Dur.
Film davvero bello.

1)Il Signore degli Anelli-Le due Torri
Che dire,è il film,davvero leggendario, la Battaglia del fosso di Helm, è qualcosa di epico, non a caso,è stato definito come la batttaglia più bella mai proposta nella storia cinematografica. tuttavia molti tendono a dimenticare ,anche altri momenti davvero belli,come la battaglia tra gli Ent e gli orchi di Saruman,è la semi distruzione di Orthanc. e il superamento del cancello nero di Mordor del trio Frodo,Sam e Gollum.
 
Rispondi


[+] A 7 utenti piace il post di Gerro
#39
Le due torri capolavoro
 
Rispondi


[+] A 4 utenti piace il post di Paruzzo
  


Vai al forum:


Utente(i) che stanno guardando questa discussione: 1 Ospite(i)