Login Registrati Connettiti via Facebook



Non sei registrato o connesso al forum.
Effettua la registrazione gratuita o il login per poter sfruttare tutte le funzionalità del forum e rimuovere ogni forma di pubblicità invasiva.

Condividi:
Robbie McEwen
#1
in arrivo
 
Rispondi
#2
Tour Down Under 2012 probabile ultima corsa per McEwen
McEwen come Armstrong. Entrambi hanno eletto il Tour Down Under a scenario per la loro ultima apparizione ad una corsa professionistica in sella ad una bici. Il folletto di Brisbane, con 38 primavere e mezzo sul groppone, ha dichiarato a Cyclingnews di voler terminare l'attività tra le stagioni 2011 e 2012 e il teatro migliore sarebbe proprio la corsa di casa, il Tour Down Under, esattamente un anno dopo il collega texano. Nel futuro di McEwen un ruolo dirigenziale (da direttore sportivo?) in seno alla formazione di Chris White.

cicloweb.it
 
Rispondi
#3
RadioShack, McEwen punta Copenaghen

Robbie McEwen, per quella che dovrebbe essere la sua ultima stagione completa, ha da tempo deciso di focalizzare la sua preparazione sul Mondiale di Copenaghen. Non è dunque un caso che la sua prima vittoria arrivi solo ora, quando al mondiale mancano circa sei settimane. Allenatosi intensamente nelle scorse settimane, nel sud della Francia e sulle Ardenne fiamminghe, per l'australiano questa vittoria è dunque solo un trampolino per la convocazione mondiale, che spera di guadagnarsi nelle prossime corse a cui parteciperà, tutte imprtontate nell'ottica di preparazione per la rassegna iridata.
"Apparentemente ho ritrovato il mio ritmo piuttosto velocemente - spiega il velocista della RadioShack - è di buon auspicio per i prossimi due mesi. Sono ancora molto ambizioso. Sin dall'inizio della stagione i mondiali di Copenhagen sono il grande obiettivo. Penso di poter fare un'ottima preparazione correndo l'Eneco Tour, la Vattenfall Cyclassic, il Gp Plouay e il GP Fourmies".
Probabile anche la sua partecipazione alla Vuelta a España, dove finalizzerebbe la sua preparazione.

spaziociclismo.it
 
Rispondi
#4
McEwen adora la sua vita alla GreenEdge

L'australiano orgoglioso e riconoscente di far parte del nuovo team di casa


L'ingresso questa stagione della GreenEdge nell'UCI Pro Tour è arrivato appena in tempo per Robbie McEwen. L'esperto australiano ha la possibilità di chiudere la sua lunga e notevole carriera con una squadra di casa, e quando Cyclingnews lo ha incontrato al Giro del Qatar non è stato capace di nascondere la sua gioia nel farne parte, e il suo orgoglio per la grande partenza della squadra lo scorso mese al Tour Down Under. Ha trovato il posto ideale per il suo canto del cigno nello sport.

"È fantastico arrivare a questo punto della mia carriera e poter correre per una squadra australiana. Ho sempre pensato che prima o poi ci sarebbe stata una squadra australiana nel ProTour ma non ero sicuro potesse avvenire durante la mia carriera. Il tempo cominciava ad essere poco ma ora che è successo non potrei essere più felice. Per fortuna mia e del ciclismo australiano siamo qui, sono davvero orgoglioso e grato di esserne parte".

Il trentanovenne, che si ritirerà a maggio per ricoprire un ruolo di consigliere tecnico all'interno del team, ha avuto il tempo di riflettere sulla prova di debutto della GreenEdge al Tour Down Under in gennaio, quando uno sforzo significativo e coordinato della squadra ha assicurato la vittoria di Simon Gerrans sul terreno casalingo. È stato un esordio come lo avrebbe immaginato uno sceneggiatore di film.

"La priorità era la vittoria della classifica con Simon Gerrans, e raggiungere quest'obiettivo davanti ai nostri tifosi è stato fantastico. Sapevamo di essere in forma per cui eravamo concentrati soprattutto sulla classifica generale. Matthew Goss aveva avuto problemi al ginocchio a dicembre e in più guarda più in là nella stagione e alle classiche, non stava bene come lo scorso anno, quindi abbiamo pensato principalmente alla classifica. Abbiamo fatto quello che dovevamo ogni giorno e il risultato è stato perfetto".

Parlando del Giro del Qatar, McEwen ha dichiarato di aver avuto appena il tempo sufficiente per recuperare dal Tour Down Under, e che il tempo sarà un fattore chiave per il risultato finale.

"Stavo bene dopo Adelaide. È stata una corsa davvero impegnativa, il percorso era duro e faceva molto caldo. Al momento sto bene ma è il primo giorno e ne sapremo di più alla fine. Spero solo che riusciamo a continuare con questa grande partenza dopo il Tour Down Under.

"Sono stato qui due volte prima d'ora, ma diversi anni fa. Può risultare una corsa piuttosto stressante per via del vento, quando è forte si corre sempre in maniera aggressiva. È piatto come una frittella, è il vento l'ostacolo più grande, se è calmo sono probabili sprint di gruppo, ci sono sempre tanti velocisti e tutti i gregari, per cui negli arrivi è sempre molto affollato davanti. È comunque una buona opportunità per le squadre per lavorare su nuove combinazioni"

articolo originale
 
Rispondi
#5
Foto ricordo con Petacchi!

[Immagine: 2012_tour_down_under_stage4_norwood_peta...ewen1a.jpg]
 
Rispondi
#6
Giro di Turchia, McEwen: la penultima corsa e i progetti futuri
Robbie McEwen sta correndo in questi giorni sulle strade turche la penultima gara di una carriera stellare. Il velocista australiano alla partenza di questa mattina ci ha detto che terminerà la sua lunga e ricca avventura da corridore professionista al Giro di California e ci ha svelato i suoi progetti futuri, chiaramente legati al ciclismo australiano.
Nel file audio l'intervista in inglese (download the file to listen to the english interview), qui sotto le dichiarazioni di McEwen in italiano.

Contento di essere in Turchia? «Molto, questo bel sole mi ricorda il clima australiano a cui sono abituato. É passato un po' di tempo dalla mia ultima corsa: dopo il Tour de Qatar ho partecipato solo a qualche circuito in Australia e mi sono allenato per arrivare agli ultimi appuntamenti della mia carriera in forma. Il mio obiettivo qui è di ritrovare il ritmo gara e aiutare ragazzi come Matthew Goss, che ieri ha sfiorato per un pelo la vittoria, ma soprattutto come squadra stiamo lavorando per mettere a punto il nostro treno per le volate. Ieri è stato un buon inizio, oggi ci riproviamo».

Quest'anno fai parte di un team che ha già vinto tantissimo. Tu sei il "vecchietto" del gruppo, come ti trovi fra tanti giovani talenti australiani? «Sono felicissimo di avere l'opportunità a fine carriera di correre in un team australiano, c'è voluto tanto ma è arrivato anche questo momento, e di poter affiancare ragazzi molto promettenti con cui condividere l'esperienza che ho accumulato in questi anni. Mi piace e ho voglia di aiutarli a crescere, dall'interno del gruppo prima e prossimamente al di fuori. Dopo il Giro di California, che sarà la mia ultima corsa, voglio continuare a far parte della squadra con una veste diversa per continuare ad assistere e dar consigli a questi ragazzi».

Pronto a vestire i panni del direttore sportivo?
«No, in realtà non starò in ammiraglia ma andrò solo a qualche corsa, come il Tour de France, e mi posizionerò all'arrivo per dare dei consigli tattici alla squadra. Insomma avrò un ruolo simile a quello ricoperto da Erik Zabel ora alla Katusha e prima alla HTC, andrò al traguardo e raccoglierò tutte le informazioni che possono essere utili per il finale. Sfruttando l'esperienza accumulata con le tante volate che ho vissuto in prima persona alla Grand Boucle spero di poter fornire ai ragazzi suggerimenti preziosi per far raggiungere risultati ancora migliori alla GreenEdge».

Dopo il Giro di Turchia, dove ti vedremo sprintare?
«Dopo questa corsa, in cui sarò al servizio di Matthews Goss perché possa vincere ancora, concluderò la mia carriera al Tour de California. Lì, magari all'ultima tappa con arrivo a sud di Los Angeles avrò l'occasione di giocarmi le mie carte. All'ultima mia corsa, all'ultimo traguardo, assisterete alla mia ultima volata».

da Alanya, Giulia De Maio per tuttobiciweb.it
 
Rispondi
#7
MCEWEN. Il ritiro di un campione: ciao Robbie

Un grande che se ne va. Robbie McEwen ha concluso la sua lunga avventura da corridore professionista al Giro di California. Alla soglia dei quarant’anni e con 119 vittorie all’attivo, il velocista australiano saluta il gruppo, anche se resterà nel ciclismo.
La nostra Giulia De Maio lo aveva incontrato poche settimane fa in Turchia e aveva raccolto queste dichiarazioni che vi riproponiamo quale saluto ad un grande corridore

GreenEDGE. «Sono felicissimo di avere avuto l'opportunità, a fine carriera, di correre in un team australiano: c'è voluto tanto ma è arrivato anche questo momento. E sono contento di poter affiancare ragazzi molto promettenti con cui condividere l'esperienza che ho accumulato in questi anni. Mi piace e ho voglia di aiutarli a crescere, dall'interno e dal di fuori, cercherò di continuare ad assistere e dar consigli a questi ragazzi».
FUTURO. «Non starò in ammiraglia ma andrò solo a qualche corsa, come il Tour de France, e mi posizionerò all'arrivo per dare dei consigli tattici alla squadra. Insomma avrò un ruolo simile a quello ricoperto da Erik Zabel ora alla Katusha e prima alla HTC, andrò al traguardo e raccoglierò tutte le informazioni che possono essere utili per il finale. Sfruttando l'esperienza accumulata con le tante volate che ho vissuto in prima persona alla Grande Boucle spero di poter fornire ai ragazzi suggerimenti preziosi per far raggiungere risultati ancora migliori alla GreenEdge».

tuttobiciweb.it
 
Rispondi
#8
Grande Robbie, uno dei miei velocisti preferiti in assoluto Heart Era già qualche anno che avrebbe dovuto appendere la bici al chiodo se va detta tutta, però alla fine faceva sempre piacere vederlo pedalare e di sicuro una bella mano - anche solo dal punto di vista dell'immagine - all'esordio nel ciclismo della GreenEdge l'ha dato...

Speriamo sappia coltivare un nuovo McEwen. La vedo dura, perchè le cose che faceva lui non le s'imparano, le si sanno fare e basta...
Triste
 
Rispondi
#9
La GreenEdge ha realizzato questo video sull'ultimo giorno in gruppo di Robbie:



 
Rispondi
#10
Grande Robbie !!! Che velocista !!! Ave
 
Rispondi
#11
Il ritratto: Caro Robbie, sei stato Magic
McEwen saluta il gruppo in California

Vederlo sfrecciare davanti a tutti, prendendo magari la ruota del velocista di riferimento per poi bruciarlo negli ultimi cinquanta metri sarebbe stato il top. Assistere a ciò sul traguardo di Los Angeles, dopo la partenza da Beverly Hills e con Hollywood lì ad un tiro di schioppo, sarebbe stato un film troppo bello da girare (e lì, naturalmente, di pellicole di celluloide se ne intendono). Troppo bello, già. Ma tant'è, nella vita ci si deve accontentare e saper dire comunque grazie.

Poco importa se su quel viale nel cuore della California sia arrivato soltanto un sedicesimo posto che nulla aggiunge alla propria storia personale, ci si ricorderà di una domenica di maggio dell'anno 2012 come dell'ultima volta che Robbie McEwen ha attaccato il numero dietro la schiena, cercando di respirare per l'ultima volta la favolosa essenza dello sprint, pervaso da quei brividi ineguagliabili su cui ha fondato la propria carriera e mandato in visibilio decine di appassionati. Quando il tempo scorre inesorabile e la carta d'identità non fa più alcun tipo di sconto, anche per i maghi giunge l'ora di farsi da parte, con la consapevolezza di aver insegnato a proprio modo il mestiere ai tanti giovani rampanti di un'intera nazione (e non solo, visto che dal passare dall'essere uomini qualunque a divenire idoli per più di una generazione il passo può essere molto breve).

Ci siamo entusiasmati un po' tutti di fronte alle mirabilie di M(agi)CEwen, venuto al mondo in quel di Brisbane il 24 giugno del 1972 (tra poco più di un mesetto quindi saranno quaranta le candeline da spegnere). Che a quel ragazzino piacesse la vita spericolata lo si capì molto presto, quando con una Bmx iniziò a fare evoluzioni da paura, che lo portarono inevitabilmente ai vertici nazionali. Un talento luminoso, sprezzante del pericolo che necessitava però di essere sgrezzato a dovere anche con l'entrata nell'Istituto Australiano dello Sport, altro passo determinante nel percorso che lo avrebbe ben presto portato definitivamente al ciclismo su strada (senza dimenticare qualche utile esperienza su pista). Si era nella metà degli anni Novanta e le prime esperienze europee furono già utili per far annotare a chi di dovere su un taccuino il nome di quel ragazzo venuto da una terra lontana (e che ancora non si sognava affatto, almeno riguardo la strada, gli entusiasmi e la voglia di divenire una vera e propria potenza mondiale degli anni a venire): prime vittorie e piazzamenti con un'affermazione di tappa anche al Tour de l'Avenir, una delle corse che da sempre sanno maggiormente mettere in evidenza i campioni del futuro.

Mettiamoci pure che a 23 anni il buon Robbie riesce già a lasciarsi tutti alle spalle nel campionato nazionale australiano (il primo dei suoi tre titoli vinti) ed ecco che, dopo gli esordi al Tour Du Pont (ironia della sorte a pochi chilometri da quello che sarà il teatro della sua conclusione di carriera), giunge finalmente l'ora del professionismo, con la Rabobank che è la più abile ad individuare le notevoli doti dell'aussie, cosicchè già nella prima stagione arriva un primo "scalpo pesante" alla Vuelta a Murcia, dove alle sue spalle finiscono nientemeno che Djamolidine Abdoujaparov e Jeroen Blijlevens.

Gli anni nella Bmx ed il non poter contare sull'aiuto di molti uomini nella preparazione dello sprint hanno finito così per fare di Robbie l'ideale archetipo del velocista, ossia dell'uomo abituato ad accettare la sfida brutalmente romantica della volata, che prima di elevarsi al massimo grado con uno spunto bruciante negli ultimi metri passa attraverso la lotta senza quartiere, fatta di colpo d'occhio nell'individuare il velocista di riferimento ed incollarsi alla sua ruota al momento giusto, a costo anche di fare a spallate con altri (nei limiti del regolamento naturalmente). Proprio questa sarà la dote caratterizzante dell'intera carriera del nostro "Magic", capace di farsi trovare praticamente sempre al posto giusto nel momento giusto. La sua ombra è stata di quelle da far sudare freddo chiunque e non si può non affermare come i vari Mario Cipollini, Erik Zabel o Alessandro Petacchi, che pure tante volte sono riusciti a piegarlo, hanno visto le proprie carriere nobilitate dalla presenza di Robbie, capace ogni volta di dare quel qualcosa in più alle loro vittorie così come la maggior parte delle occasioni in cui è stato l'australiano a prevalere i suoi gesti tecnici hanno saputo spingere all'applauso.

Tornando ai trascorsi in Rabobank, un'immagine risalta agli occhi su tutte: quella di McEwen vincente sui Campi Elisi alla conclusione del Tour 1999, dopo essere uscito come una scheggia dalla ruota di Zabel (vestito di verde) non mollando neppure per un metro fino al traguardo per centrare, proprio nell'occasione più prestigiosa, la prima vittoria di tappa al Tour de France, dopo due precedenti esperienze contrassegnate da tanta fatica e da qualche buon piazzamento (una considerazione, questa, di cui tenere a mente anche per i tempi odierni, in cui è spesso facile criticare aspiranti fenomeni dello sprint alle prime armi). Ecco, probabilmente è lì che è nato il vero Robbie McEwen, che con quel successo indubbiamente entrava in una nuova dimensione. Non stupisce quindi che sia stata proprio la Grande Boucle a rivestire una certa attrazione fatale per lui, capace di vincere negli anni ben 12 tappe (3 nel 2006, suo anno migliore sotto quest'aspetto) ma soprattutto di riuscire a portarlo a termine in ben undici occasioni (l'ultima delle quali nel 2010), conquistando per tre volte la maglia verde della classifica a punti, il sogno di ogni velocista sulle strade di Francia.

Una considerazione, questa, che però ha sempre fatto un po' a cazzotti con il McEwen brillante che si presentava già al via del Giro d'Italia e che, nonostante un identico bottino di vittorie, non l'ha mai visto portare a termine la corsa rosa in nove partecipazioni, molto spesso per avere la possibilità di recuperare e concentrarsi i propri sforzi al Tour (di contro però anche Cipollini, l'avversario di sempre, non è mai riuscito ad arrivare a Parigi e su tali questioni inevitabilmente si finirà sempre per discutere ed obiettare) mentre la Vuelta di Spagna tra i grandi giri si può forse considerare la sua bestia nera, dal momento che è riuscito a concluderla in una sola occasione e non è mai riuscito a vincere alcuna tappa.

Spesso si è soliti guardare al palmarès di un corridore per giudicarne il valore e di fronte ad un atleta capace di vincere quasi 230 corse in carriera (comprendendo ovviamente nel conteggio anche i criterium) non avremmo già dubbi nel trovarci di fronte ad un grande. La grande dote di McEwen però è stata spesso nella spettacolarità delle sue affermazioni, con spunti al fulmicotone o con gesti atletici e tattici di una bellezza rara: molti non lo ricordano ma già nel 2000 fu capace di conquistare una tappa al Tour Down Under (dove con 12 affermazioni è tuttora il recordman di successi di tappa) ad Adelaide, limitandosi non solo ad anticipare il gruppo ma addirittura ad arrivare in impennata, altro gesto che nel tempo è diventato un suo must, tanto che, soprattutto sulle strade del Tour (si trattasse di scalare l'Alpe D'Huez o il Tourmalet non faceva differenza), nell'eterna lotta contro il tempo massimo aveva trovato il modo di divenire una vera e propria attrazione per il pubblico, percorrendo in monoruota qualche breve tratto di salita (o limitandosi a salutare così sul traguardo.

In materia di "robe da M(agi)CEwen" comunque, il pubblico nostrano è sempre stato molto fortunato, se è vero che Robbie ha firmato proprio qui in Italia alcune delle sue vittorie spettacolari: dalla splendida volata di forza di Benevento al Giro 2001 su un traguardo che tirava all'insù alla spericolata entrata in curva di San Donà di Piave del 2003, quando in un finale reso difficilissimo dalla pioggia seppe entrare al meglio nel rettilineo finale (mentre alle spalle alcuni, Cipollini compreso, ruzzolavano a terra per l'entrata decisa di Galvez) così da vincere praticamente per distacco. Meravigliosa fu anche l'affermazione di Marina di Grosseto al Giro 2005, quando dopo aver preso visione del finale, confezionò un capolavoro tattico con il fido Henk Vogels, facendo il buco in favore del proprio compagno per poi saltarlo in progressione proprio negli ultimi 50 metri. E che dire della vittoria di Civitavecchia alla Tirreno-Adriatico 2007? Anche in quel caso Robbie seppe ricorrere come meglio non poteva all'aiuto di un compagno (in quel caso l'americano Fred Rodriguez) per farsi fare il buco e sorprendere tutti addirittura ai 400 metri, imboccando così rapidamente ed in beata solitudine le ultime due curve che conducevano all'insidioso traguardo, numero d'alta scuola che forse ha rappresentato la più bella e spettacolare delle affermazioni di Robbie.

Astuzia, istinto e quella giusta dose di guasconeria che in qualche caso l'hanno portato ad eccedere: se l'espulsione dal Giro 2000 (sorpreso attaccato ad un'ammiraglia) può essere classificata come un peccato per certi versi veniale e di inesperienza, ben più evidente (e se vogliamo anche spettacolare) fu quanto fece a Policoro nel 2004, in una tappa che comunque lo vide concludere alle spalle di Petacchi ma dove fu declassato per essersi fatto lanciare "all'americana" dal compagno di team Vierhouten negli ultimi cinquecento metri per recuperare preziose posizioni, per non parlare poi di quella volta in cui al Tour fu protagonista di uno sprint letteralmente "testa contro testa" con il connazionale O'Grady.

Altre volte invece per Robbie altra colpa non c'è stata se non quella di non essere riuscito a giungere entro il tempo massimo, guadagnandosi però l'ammirazione del pubblico per essere comunque riuscito a giungere fin sul traguardo: di certe cose, del resto, la gente sa accorgersi e vedere un corridore che ha sì una certa idiosincrasia per le salite tenere duro per giungere sul traguardo circa un'ora e dieci dopo il vincitore (come accaduto a Tignes, nel Tour 2007) testimonia comunque quella voglia di vender cara la pelle prima di arrendersi. Certamente più malinconico invece è stato l'"hors delais" rimediato sull'Etna lo scorso anno, che ha rappresentato il suo commiato da quel Giro d'Italia che ha saputo dargli ugualmente la fama che meritava (l'ultimo suo successo invece risale proprio al 2007 sul traguardo sardo di Bosa, così come nello stesso anno sfrecciò per l'ultima volta al Tour in quel di Canterbury, per via del Grand Départ di Londra).

Non solo però le corse a tappe sono state teatro di un McEwen assoluto protagonista, anche se forse è lecito chiedersi cosa avrebbe potuto chiedere in più il buon Robbie ad una carriera già ottima così. Una risposta francamente l'abbiamo: un campionato del mondo, probabilmente. Già, perché il sogno del vestire una maglia iridata McEwen l'ha accarezzato da vicino, trovando però sulla sua strada il miglior Cipollini di sempre proprio quando anche lui nel 2002 stava vivendo una sorta di annata di grazia (oltre 20 successi nel suddetto anno). Contro Re Leone ed un'Italia perfetta però non ci fu niente da fare in quel di Zolder, molta curiosità invece resta per come sarebbe potuto essere il finale di Salisburgo senza la trovata geniale della Spagna, che sganciò abilmente Samu Sanchez e Valverde, ai quali furono lestissimi ad accodarsi sia Bettini che Zabel, col finale che tutti ben ci ricordiamo: se pensiamo che la volata del gruppo la vinse proprio McEwen ci rendiamo conto di come il titolo mondiale fosse tutt'altro che un'utopia, come poi in realtà è rimasta (col rammarico, tra l'altro, di non riuscire a disputare, a causa dell'età ormai avanzata, il mondiale di casa di Geelong).

Come pure un McEwen più resistente in salita avrebbe potuto dire la sua anche alla Milano-Sanremo in cui, in tredici edizioni disputate, soltanto una volta (nel 2007) riuscì a sfiorare il podio, giungendo in quarta posizione. Tuttavia non si può non notare come il conquistare per ben cinque volte (tra l'altro per quattro volte consecutivamente) una corsa che, seppur annoverabile come nobile decaduta, mantiene ancora un certo fascino come la Parigi-Bruxelles dà sicuramente lustro al palmarès di Robbie, così come la Vattenfall Classic di Amburgo (fatta propria nel 2008) o come la Dwaars door Vlaanderen (vinta nel 2003) in quel Belgio che nel tempo è diventato praticamente la sua seconda casa.

Quasi otto mesi sono trascorsi dall'ultima affermazione di una certa fattura di McEwen, se si fa eccezione per una gara a criterium conquistata a Singapore nello scorso mese di marzo: ancora una volta in Belgio, forse non a caso, teatro di ciò, precisamente nel Circuit Franco-Belga, con la classifica generale finale ad unirsi ad un paio di affermazioni di tappa, le ultime di Robbie con le braccia alzate. Vittorie ottenute in maglia RadioShack dopo i trascorsi in Rabobank (come già accennato), Farm Frites, Lotto e quindi Katusha, prima dell'ultima avventura nelle file dell'orgoglio patrio, l'Orica-GreenEDGE in cui è comunque scritto il suo immediato futuro di tecnico incaricato di svelare i suoi preziosi trucchi del mestiere ai più giovani.

Esauriti così poco più di quindici anni di onorata carriera, con quel magistero in grado di rendere, a suo modo, le volate stesse una forma d'arte moderna, ci sembrerà strano non vederlo più in gruppo, ci sembrerà strano non vedergli più prendere la ruota del velocista di punta e beffarlo negli ultimi metri, ci sembrerà strano non godere più di quell'imprevedibilità, quell'inventiva ed anche di quelle pazze impennate. Una cosa però da quest'oggi non ci sembra strana per niente: caro Robbie, ci mancherai!

Vivian Ghianni - cicloweb.it
 
Rispondi
#12
Grazie Robbie! Ave
 
Rispondi
#13
Australia, McEwen non ha perso il gusto per la vittoria
Si è ritirato ufficialmente a maggio ma non ha ancora smesso di pedalare: Robbie McEwen ha fatto valere ancora una volta le sue doti imponendosi nel Noosa Cycling Gp in Australia. Il quarantenne Robbie, che si è schierato al via come indipendente, ha messo in fila Cantwell, MacAnally e tutto il resto del gruppo.
«Diciamo che ho fatto valere la mia esperienza…» ha commentato McEwen raccontando quello che è stato un finale davvero spettacolare e sorprendente.

Ordine d’arrivo: 1. Robbie McEwen, 2. Jonathan Cantwell
3. Ryan MacAnally, 4. Jay McCarthy, 5. Malcolm Rudolph, 6. Daniel McCulloch, 7. Samuel Wood, 8. Anthony Kellen, 9. Aaron Kemps, 10. Greg Henderson

tuttobiciweb.it
 
Rispondi
#14
Si rivede McEwen, suo il Criterium Noosa
Robbie fulmina il compagno Howard

Torna a farsi vivo Robbie McEwen. L'australiano ha vinto, infatti, il Criterium Noosa a cui ha partecipato anche Peter Sagan. McEwen, che corre per la Orica GreenEdge, in volata ha superato il connazionale e compagno di squadra Leigh Howard: 3° Jonathan Cantwell della Saxo Bank-Tinkoff.

[Immagine: showimg.php?cod=63173&resize=10&tp=n]
photo:Delly Carr (cyclingnews)

tuttobiciweb.it
 
Rispondi
#15
ORICA. McEwen lascia per motivi di famiglia
Dopo due anni come consigliere tecnico

Robbie McEwen ha deciso di fare una scelta di vita e lascia il suo posto di consigliere tecnico del team Orica-GreenEDGE.
«Il mio contratto durava due anni e abbiamo deciso di non rinnovarlo. Il fatto è che la mia famiglia si è trasferita in Australia nel 2011 e l’attività ciclistica si svolge quasi del tutto in Europa, quindi non era più possibile per me vivere in questo modo. Ringrazio la Orica per la grande occasione che mi ha concesso e chissà che ci si possa ritrovare in futuro».

tuttobiciweb.it
 
Rispondi
#16
Orica, McEwen lascia per motivi di famiglia
Dopo due anni come consigliere tecnico

Robbie McEwen ha deciso di fare una scelta di vita e lascia il suo posto di consigliere tecnico del team Orica-GreenEDGE. «Il mio contratto durava due anni e abbiamo deciso di non rinnovarlo. Il fatto è che la mia famiglia si è trasferita in Australia nel 2011 e l’attività ciclistica si svolge quasi del tutto in Europa, quindi non era più possibile per me vivere in questo modo. Ringrazio la Orica per la grande occasione che mi ha concesso e chissà che ci si possa ritrovare in futuro» ha raccontato l'ex corridore al sito velonation.com.

tuttobiciweb.it
 
Rispondi
  


Vai al forum:


Utente(i) che stanno guardando questa discussione: 1 Ospite(i)