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Rossella Ratto
#1

Rossella Ratto
 
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#2
Quattro chiacchere con Rossella Ratto e Monica Lo Verso
BERGAMO – Due vittorie nel corso del primo mese di attività, è questo il biglietto da visita per la stagione 2011 di Rossella Ratto e del Team Giusfredi Verinlegno. La forte atleta orobica, che era approdata alla formazione pistoiese ad inizio stagione, sembra essersi subito adattata al nuovo ambiente “In questi primi mesi insieme – racconta Rossella Ratto - io e le ragazze abbiamo fatto un buon gruppo, che ci permette di essere unite anche in gara. La società ci ha sempre sostenute e spero di continuare a divertirmi con loro togliendoci delle soddisfazioni.”

A guidare Rossella dall'ammiraglia è la madre, Monica Lo Verso giunta alla guida tecnica della formazione toscana da questa stagione “I cambiamenti sono per me molto stimolanti – commenta Monica Lo Verso – affrontare nuove situazioni è accettare nuove sfide, arricchisce la mia esperienza e da imparare c’è sempre. Non posso dire con fermezza che mi aspettassi un inizio così, certo Rossella con le sue due vittorie non ha fatto che confermare le sue capacità, ma sono altrettanto contenta dai miglioramenti fatti dalle altre ragazze che premiano il loro impegno e la loro disponibilità nel darmi fiducia.”

Un grande inizio di stagione per la vice campionessa del mondo che, però, non perde il contatto con la realtà, e gli impegni scolastici “Conciliare scuola e bici non è una cosa facile, però con qualche sacrificio mio e di chi mi sta vicino riesco a difendermi anche a scuola, malgrado gli allenamenti mi portino via gran parte dei miei pomeriggi”.

Allenamenti e sacrifici che sono alla base di ogni successo ma che da soli non sono sufficienti: “Dietro ad ogni vittoria ci sia un vero e proprio lavoro di squadra che – racconta Rossella – non si limita a chi va in bicicletta ma che comprende tutti i dirigenti e i collaboratori. Per tanto mi sento di ringraziare ancora una volta la Giusfredi Verinlegno e in particolare Mario Pieri che si fa in quattro per noi ragazze!”

A tracciare le linee guida per il proseguo della stagione è Monica Lo Verso “Non abbiamo degli obiettivi precisi, mi piacerebbe riuscire a coinvolgere sempre più anche le altre ragazze della squadra e dare a loro l’opportunità di togliersi qualche soddisfazione, alcune fanno ancora tanta fatica, ma sono sicura che col tempo le cose cambieranno. Ora la cosa che mi fa più piacere, è vedere l’armonia che c’è e, nonostante tutto, si divertono insieme. Inoltre - continua Lo Verso - vorrei ringraziare la Società per tutto quello mi mette a disposizione per poter lavorare nel miglior modo possibile, ringrazio quindi tutti gli sponsor che hanno creduto nelle mie capacità e nella squadra permettendo a queste ragazze di coronare il loro sogno: correre in bicicletta. Spero di non deludere le loro aspettative ma - conclude il Direttore Sportivo - sono certa che in giro per l’Italia indipendentemente dal risultato le atlete della Giusfredi faranno fare a loro soltanto delle belle figure."

comunicato stampa - www.giusfrediciclismo.it
 
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#3
L'erede della Vos ce l'abbiamo noi..! :P
 
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#4
Speriamo non sia proprio come la Vos Asd
Insomma, al mondiale l'importante è l'oro, non 4 argenti di fila Sisi
 
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#5
Vabbè, se vince l'argento al Mondiale ma tutte le altre gare a cui partecipa proprio male non è...
 
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#6
Rossella Ratto al lavoro con la Verinlegno Fabiani
Prosegue, nonostante la neve e il gelo, la preparazione delle otto atlete della Giusfredi Verinlegno Fabiani. Non è semplice, i ciclisti non hanno le catene e neanche le gomme da neve, devono sopravvivere a questa maledetta ondata di freddo che non se ne vuole andarsene, non perdere il lavoro svolto nella fase della preparazione e anzi, intensificarlo in attesa del debutto stagionale: “le ragazze stanno lavorando comunque e con tanta determinazione” conferma la Ds del Team toscano Monica Lo Verso “si dedicano ai rulli, al ciclomulino, mentre le più coraggiose escono su strada nonostante le temperature polari. Ci auguriamo di trovare un tempo più favorevole per il ritiro del team e rifinire la preparazione in attesa del debutto stagionale”.
Scatterà a marzo la stagione agonistica femminile, nel frattempo le guerriere della storica società ciclistica di Vangile (Pt), sparse tra Veneto, Lombardia e Toscana si riuniranno in toscana a Marina di Cecina dal 17 al 25 febbraio per il raduno collegiale, al termine del quale il Team presenterà alla stampa le proprie atlete svelando ogni dettaglio della stagione agonistica 2012, comprese le ambizioni e gli obiettivi.
“Siamo un Team debuttante e andremo a scontrarci con delle realtà forti e esperte, entrare tra le squadre Uci, in un periodo difficile dal punto di vista finanziario, ha significato sostenere un importante sforzo economico e per questo ringraziamo i nostri sponsor” anticipa Francesco Bernardini, presidente del Team che per accompagnare la due volte campionessa Europea Juniores Rossella Ratto al professionismo, ha fatto con lei il salto di categoria “la Ds Monica Lo Verso è una ottimista e battagliera di natura, mentre le atlete sono motivate e volenterose di far bene. Ci metteremo tutto il nostro impegno per portare avanti nel miglior modo possibile l’impegno che abbiamo preso”.

comunicato stampa
 
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#7
Ratto, dal Giro di Toscana al mondiale
La nuova maglia bianca del Giro della Toscana Memorial Michela Fanini 2012 è finita sulle spalle di Rossella Ratto, atleta del team pistoiese Giusfredi Verinlegno Fabiani di Vangile.
Conquistare la maglia bianca della classifica quale miglior giovane in una corsa a tappe di primissimo piano era l’obiettivo che la Ratto, una delle più promettenti diciottenni del panorama nazionale e internazionale, si era posta già al inizio della sua prima stagione nella massima categoria.
Obiettivo raggiunto, il suo battesimo è avvenuto al Giro del Trentino Alto Adige nel mese di giugno, la replica nel Giro della Toscana di fine agosto. Entrambe le manifestazioni spiccano nel calendario Uci come gare a tappe 2.1, vale a dire classificate come le più importanti manifestazioni mondiali, che richiamano sempre tutte le attenzioni delle varie star mondiali.
Settima nella generale e seconda miglior azzurra in corsa è risultata Rossella Ratto, capace di piazzarsi in alto in tutte le tappe, cogliendo due sesti e due dodicesimi posti, oltre a conquistare l’ambita maglia bianca, meta e orgoglio di tutte le giovani. Adesso non resta che aspettare le valutazioni e le convocazioni dei commissari tecnici della nazionale azzurra, che da sempre pongono una particolare attenzione alla corsa a tappe toscana per valutare la condizione atletica delle atlete italiane in vista dell’appuntamento iridato. I campionati del Mondo 2012 in Olanda scatteranno per le donne Domenica 16 Settembre con una new entry o meglio il ritorno del Crono a Squadre, martedì 18 ci sarà la Cronometro Individuale, mentre Sabato 22 la corsa in linea.

comunicato stampa
 
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#8
Rossella Ratto in esclusiva: “Un giorno sogno di vincere i Mondiali”
Dalle scelte di Edoardo Salvoldi per il Mondiale, emerge in tutta chiarezza il momento particolarmente interessante del ciclismo femminile azzurro: da un lato, un terzetto di atlete esperte e plurimedagliate; dall’altro, un nutrito gruppo di ventenni di grandi prospettive e grandi risultati, nonostante la giovane età. A questo proposito, un caso molto significativo è quello di Rossella Ratto. Nata a Moncalieri il 20 ottobre 1993 ma bergamasca d’adozione, ha disputato quest’anno la sua prima stagione tra le élite nelle fila della Giusfredi Verinlegno-Fabiani, piccolo team pistoiese diretto da Monica Lo Verso, la madre di Rossella. Già, perché la famiglia orobica ha dato e sta dando tanto al pedale tricolore: oltre alle due formidabili donne, anche Enrico (che di cognome fa Peruffo) e Daniele sono professionisti, l’uno nella Miche, prima del ritiro avvenuto un paio di mesi fa, e l’altro nella Liquigas, al fianco di Nibali, Basso e Moser. Rossella, la più giovane, ha già dimostrato un grande talento: tra il 2010 e il 2011 ha vinto qualcosa come quattro medaglie tra Europei e Mondiali juniores, mentre nella prima stagione tra le “grandi” ha collezionato una ventina di piazzamenti nella top ten davvero significativi per una ragazza della sua età, distinguendosi su ogni tipo di percorso. Andiamo dunque a conoscere meglio questa grande promessa del ciclismo in rosa.

Rossella, ci racconti perché hai scelto di praticare il ciclismo e quali sono stati gli inizi della tua carriera?
“Il ciclismo per me è stato amore a prima vista. Già da piccolissima trascorrevo pomeriggi interi a guardare le gare dei professionisti, tifando chiunque fosse in testa, rigorosamente all’attacco. Poi mio fratello maggiore, Enrico Peruffo, ha iniziato a correre tra i giovanissimi, così sia io sia mio fratello Daniele abbiamo iniziato a seguirlo…letteralmente a ruota!”

Nelle categorie giovanili hai ottenuto grandi risultati, vincendo parecchie medaglie: c’è un successo al quale sei particolarmente legata?
“Partendo dal presupposto che tutti i successi sono belli e unici, se dovessi scegliere direi gli Europei dello scorso anno. Era stata una stagione difficile, due brutte cadute in primavera mi avevano impedito di stare bene e gareggiare, soprattutto a causa del forte dolore alla mandibola: la doppietta europea (titolo in linea+crono, NDR) e il Tricolore a cronometro vinto a Ospitaletto, di poco precedente, riuscirono a ripagarmi di ogni sofferenza”.

Come mai la decisione di passare professionista così presto? Che differenze hai notato in questa categoria rispetto alle stagioni scorse?
“Nel ciclismo femminile mancano le categorie intermedie, a differenza di quello maschile, dunque c’è poco da scegliere, bisogna avere il coraggio di fare il passo. Certo, poi si può decidere se approdare ad una squadra UCI, seguendo quindi il calendario completo, o in una di club: ad ogni modo la differenza è netta, quello delle professioniste è un mondo completamente diverso che, di volta in volta, si apre sempre di più e offre nuovi stimoli”.

Ti ritieni soddisfatta di questa tua prima annata tra le pro? C’è qualche obiettivo da cogliere da qui a fine stagione?
“Sono completamente soddisfatta, anzi, a voler essere sincera non mi aspettavo di andare così forte, sto davvero vivendo ciò che, fino all’anno scorso, potevo solamente sognare. Ormai la mia stagione è agli sgoccioli, restano poche gare, nelle quale comunque cercherò di fare bene, ma l’obiettivo al momento è quello di trovare una buona squadra per il prossimo anno”.

Sei considerata uno dei più grandi talenti del ciclismo femminile nazionale: è un’etichetta che ti pesa?
“Assolutamente no. Questa considerazione nei miei confronti va a costituire un ulteriore stimolo, per impegnarsi e lavorare sempre meglio”.

Che cos’è il ciclismo per te?
“Non è solo un divertimento, o una fatica. Credo sia anche una fantastica scuola di vita, soprattutto per i più giovani”.

Come si fa, da giovani professionisti, a vivere i sacrifici della vita da atleta?
“Fa tutto la passione. Più questa è grande, meno i sacrifici pesano e spesso, comunque, anche gli amici e le persone più care vengono incontro”.

Qual è il sogno della tua carriera?
“Sono due: una maglia, che è quella iridata; e una partecipazione, che è quella olimpica”.

Marco Regazzoni
olimpiazzurra.com
 
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#9
L'intervista: «Corro con il cuore, come Contador»
Parla Rossella Ratto, talento del ciclismo femminile italiano

Ascoltandola parlare e scrutandola nei gesti che compie prima di una gara verrebbe da chiedersi perché il ciclismo femminile non abbia ancora raggiunto il livello professionistico. Nascosta dietro ad un sorrisino che pare stentato e timido («ma in ciò che mi piace so scatenarmi») c'è Rossella Ratto, nata il 20 ottobre 1993, gran professionista, un vero e proprio corridore già pronto per i palcoscenici più prestigiosi. Ed infatti Rossella ha corso un Mondiale da protagonista, contribuendo a far ottenere il bronzo ad Elisa Longo Borghini e portando a casa un fantastico 6° posto. Nata a Moncalieri, di cui conserva un minimo di cadenza piemontese, vive a Colzate (Bergamo) e, mattoncino dopo mattoncino, si sta costruendo un futuro che è già presente. Talentuosissima, ha vinto quasi tutto quello che c'era da vincere tra le Juniores («eppure il Mondiale lo assaggio ogni anno...») per approdare tra le Élite a soli 18 anni e stupire chi ancora non la conoscesse. È fresca di firma con la forte squadra norvegese Hitec Products-Mistral Home, dove ritroverà la stessa Longo Borghini per cui ha lavorato al Mondiale di Valkenburg. Corre e si allena per migliorare, non perdendo però di vista l'obiettivo primario del suo ciclismo: divertirsi e far divertire.

Rossella, è d'obbligo spendere più di due parole sul tuo Mondiale.
«Quella di Valkenburg per me è stata una gran bella esperienza, una gara in cui ho provato grandi emozioni. Avevo il compito di entrare in ogni fuga che fosse partita e di fare da riferimento in testa alla corsa per Elisa (Longo Borghini, n.d.r.) quando sarebbe scattata. Ovvio che quando ti ritrovi lì davanti e rispondi ad ogni attacco che ti viene portato anche da grandissime atlete trovi sempre maggiori energie».

C'è da dire che ti eri allenata molto bene.
«Già ai primi di agosto il ct Dino Salvoldi mi aveva comunicato la sua intenzione di ringiovanire la squadra azzurra. Ovviamente mi sono preparata andando in ritiro in altura a Livigno per una dozzina di giorni e tenendo sempre il ritmo di gara. A inizio settembre ho rifinito la preparazione al Giro di Toscana, dando il massimo in ogni tappa e correndo sempre all'attacco».

Nella preparazione sei molto meticolosa.
«Non lascio mai niente al caso. Eseguo ogni lavoro cercando di avvicinarmi alla perfezione. Questo vale tanto per me, il mio corpo, quanto per la mia bicicletta. Prima di mettermi a lavorare devo essere sicura di farlo nel modo corretto. Per esempio, regolo la sella due o tre volte a stagione, a seconda del periodo. Cambio spesso, forse un po' troppo, ma seguo le mie sensazioni. Alla Freccia Vallone, sul Muro di Huy, mi si è spostata una tacchetta. Tornata a casa mi sono allenata per 45 km ed assodato lo spostamento ne ho parlato con mio padre. È lui che mi aiuta nelle questioni meccaniche. Era stupito che me ne fossi accorta perché la tacchetta si era spostata di un millimetro, non di più. Sono così, se ho anche il minimo dubbio che qualcosa non vada o che si sia spostato controllo. Sempre meglio farlo prima che escano dolori o infiammazioni».

Hai disputato un'ottima stagione, la tua prima tra le Élite.
«È stata molto positiva e sinceramente nemmeno io me la sarei aspettata così. Avevo già corso bene in Salvador ma lì oltre a Noemi Cantele, Clemilda Fernandes e noi ragazze della Nazionale italiana non c'erano fortissime atlete. Comunque un sesto posto in Salvador mi pareva già un gran risultato. A Cittiglio mi sono dovuta ritirare, non stavo bene, forse un virus che mi ha colpita sull'aereo di ritorno dal Salvador. Alla Freccia Vallone invece è andata decisamente meglio».

Racconta.
«Dino mi suggerì di attaccare prima del Muro e provare ad andare in fuga. Però non c'erano occasioni e così ho preso il Muro di Huy a ruota della Vos e sono restata davanti. Quando sull'ultimo strappo è partita la Vos io mi trovavo lì con lei. Ero quasi più emozionata per essere rimasta alla sua ruota che concentrata sulla gara. Per un attimo devo aver pensato: 'Che bello, sono a ruota della Vos quando scatta...'. Poi ho ritrovato la giusta concentrazione ed ho risalito il Muro di Huy abbastanza bene. Un buon 15° posto alla fine».

Importante anche il Giro Donne, la tua prima vera corsa a tappe.
«Era la mia prima gara a tappe davvero impegnativa, con frazioni dal chilometraggio elevato, senza contare che s'incontravano tutte le migliori al Mondo. Riuscire a concluderlo arrivando a Bergamo e portando via un 5° posto di tappa è stata una gran bella soddisfazione».

Quale obiettivo ti eri prefissata per il Giro?
«La maglia bianca, con Elisa (Longo Borghini, n.d.r.) e la Amialiusik favorite, era difficile da ottenere. Ho approcciato il Giro come una possibilità per fare qualcosa di buono. Se non fossi rimasta in classifica avrei provato a vincere una tappa, questo era il piano iniziale. Purtroppo però nella generale ho sempre avuto un distacco che non mi ha permesso di andare in fuga. Invece nei momenti in cui il gap sarebbe stato ideale per provare l'azione da lontano non avevo le gambe... È andata così».

Qual è stata la tappa più difficile per te?
«Senza dubbio quella di Castagnole delle Lanze. Avevo risposto a mille attacchi nei primi 40 chilometri, poi quando è andata via la fuga buona mi sono trovata davanti una ragazza che ha sbagliato la curva e mi ha fatto il buco. Ero già provata ed ai 50 km/h non sono riuscita a chiudere perché ero troppo stanca. Alla fine non ho combinato niente».

Mondiale a parte, quale pensi che sia la tua miglior prestazione dell'anno?
«Se escludiamo Valkenburg le gare che mi sono piaciute di più sono l'ultima tappa del Giro d'Italia, con il quinto posto a Bergamo, e l'ultima del Tour en Limousin, forse la mia corsa più bella nel 2012».

Com'è andata quella tappa?
«In pratica ho attaccato dal primo all'ultimo chilometro. Un allungo subito insieme alla Valsecchi. Ci hanno riprese, poi hanno attaccato in diecimila, io cercavo di entrare nella fuga giusta. Ad un certo punto ero davanti con altre tre ragazze ma siamo state raggiunte. È partita al contrattacco una della Lotto ed io mi sono messa a ruota di una norvegese che a sua volta è scattata. Come se non bastasse ci hanno fatto sbagliare strada».

E lì la corsa sarà finita.
«Macché! Ci hanno fatte tornare sul percorso e mi sono ritrovata in gruppo. C'erano altri attacchi, nel finale è andata via la Vos ed io ho allungato con altre due. Siamo rimaste a 10", poi il gruppo ci ha riprese tutte. Ho dovuto rispondere nuovamente agli attacchi della Amialiusik ed infine la Vos se n'è andata con Storey e Ryan. Non sono riuscita ad andar loro dietro ma ho vinto la volata del gruppo. Ho corso più di metà gara con i crampi, sempre alla morte, eppure ho rimediato un 4° posto».

Non hai menzionato la Freccia Vallone, dove sei stata la prima delle italiane.
«Alla Freccia sono stata a ruota. Un'ottima gara ma se penso a quanto mi sono divertita ed al vento in faccia che ho preso senza dubbio la mia corsa migliore è stata l'ultima tappa del Limousin. Poi la Freccia per me è stata un po' più dura perché con la scuola di mezzo mi ero potuta allenare poco».

Diplomata al Liceo Linguistico, ma scuola e ciclismo parlano la stessa lingua in Italia?
«No, non vanno molto d'accordo, ma dipende dai vari professori. Nel mio caso c'erano quelli a cui non importava che corressi e mi giudicavano soltanto per la mia resa. Altri invece cercavano di mettermi il bastone tra le ruote, dandomi insufficienze per via delle assenze... Io però mi sono sempre fatta trovare preparata, sapevo benissimo quali erano i prof che non sopportavano che facessi ciclismo e fossi assente. Così studiavo tantissimo per le loro materie, mi portavo avanti, e sono sempre riuscita a sopravvivere».

In altri Paesi, come la Gran Bretagna, i talenti si cercano proprio nelle scuole e magari alla fine vincono una medaglia olimpica.
«Purtroppo in Italia da questo punto di vista siamo messi male. Ripeto, mai generalizzare. Per esempio la prof. di francese mi ha fatto i complimenti dopo il Mondiale ed è sempre stata una mia grande sostenitrice. Invece con altri ho litigato più che con il mondo intero».

Nel 2013 correrai con la norvegese Hitec Products.
«Di questa squadra mi ha colpito la professionalità e l'organizzazione, a questi livelli in Italia troviamo al massimo un paio di squadre. Poi Elisa (Longo Borghini, n.d.r.) mi ha parlato benissimo dell'Hitec. Sia agli Europei che ai Mondiali mi ha raccontato di come sia riuscita a crescere molto in questo 2012. Ha corso gare che le hanno permesso di migliorare sia dal punto di vista tecnico che tattico. Penso che sia un'ottima scelta per me».

Sei sempre stata una prima punta nelle tue squadre, sai bene che nel 2013 ti toccherà un bel po' di gregariato.
«Certo, ma non è un problema. In Nazionale ho più volte dimostrato di sapermi mettere a disposizione delle altre ragazze. Anche agli Europei, ai Mondiali o nella stessa gara in Salvador di inizio stagione, quello che c'era da fare per le altre l'ho sempre fatto. Da una parte ho cercato io stessa di compiere questo passo, verso l'Hitec. È anche una questione di testa: non si può sempre correre cercando il risultato, è stressante sia atleticamente che mentalmente. Senza contare che aiutando si impara molto di più».

A proposito di crescere, in cosa ti ritieni migliorata dopo un anno tra le Élite?
«Per migliorare c'è sempre tempo. Quest'anno credo di essere cresciuta dal punto di vista della resistenza, più che altro, senza sottovalutare la tenuta e gli attacchi. Ad inizio stagione se scattava qualsiasi ragazza io sventolavo, come si dice in gergo. A fine stagione, invece, se scattavano quasi tutte le atlete più forti riuscivo a rientrare. Ovvio, quasi tutte tranne la Vos... Direi che sono migliorata un po' in tutto perché quando corri con gente molto più forte di te ogni chilometro di gara è un chilometro in più d'allenamento. Non credo di essere migliorata soltanto sotto un aspetto, ecco».

Nonostante sia ancora giovanissima che tipo di corridore ti definiresti?
«Mi piace andare in fuga, s'è capito. Vado bene in salita, quest'anno mi sono accorta di far più fatica sugli strappi che sulle salite lunghe. Su quest'ultime infatti salgo del mio passo e magari recupero le atlete che erano restate con le più forti. Invece sugli strappi soffro l'intensità e la forza con cui si affrontano, ma sto lavorando anche su questo aspetto».

Già, i tuoi allenamenti.
«Penso di avere un piano di allenamento abbastanza equilibrato. Non è che impazzisco se devo fare 130 km quel dato giorno, non sono assolutamente quel tipo di persona. Magari preferisco fare meno ma ad un livello intenso e poi basta. Se non ho voglia faccio i lavori che devo e torno a casa. Non sono chiusa mentalmente. Capita che esca e debba fare certi lavori ma se mi accorgo che sono stanca, allora non ha senso continuare. In quel caso è meglio cambiare il piano di lavori con mia mamma, che da questo punto di vista mi aiuta tantissimo».

Da sempre direttore sportivo nelle tue squadre, qual è il suo ruolo?
«Sono sempre stata bene con lei, anche al di là del ciclismo. Andiamo molto d'accordo, quindi non mi è mai pesato avere lei come ds. Anzi, negli anni abbiamo condiviso delle belle esperienze e dei bei momenti. Anche l'anno prossimo mi aiuterà negli allenamenti, gliel'ho chiesto io. Ci troviamo molto bene insieme, però non avrà nulla a che vedere con l'Hitec».

Rimanendo in tema di rapporti umani, come ti trovi con la tua futura compagna Elisa Longo Borghini?
«Con Elisa vado molto d'accordo. Abbiamo parlato molto tra Europei e Mondiali e siamo sulla stessa lunghezza d'onda. Paolo Sangalli dice che siamo fatte allo stesso modo. Correndo insieme l'anno prossimo ci sarà da divertirsi».

Tu sembri una ragazza molto tranquilla.
«Esatto, sono tranquilla ma non vuol dire che sia morta. Nelle cose che mi piacciono mi scateno».

Che cosa ti fa scatenare?
«Per esempio se penso alla musica, non mi piace per nulla quella da discoteca. Allo stesso modo non mi piace uscire di sera per bere e ubriacarmi, non ne vedo il motivo. Però se vado al cinema oppure a giocare a bowling o a fare qualsiasi altra cosa del genere, lì sì che mi scateno. Per dire...».

Prego.
«Ero in Olanda e mentre aspettavo che si corressero i Mondiali non sapevo cosa fare, mi annoiavo. Mi è arrivata un'email dall'ufficio del turismo irlandese, pubblicizzava un festival di musica jazz. Insomma, non appena tornata a casa ho prenotato il volo ed a fine ottobre andrò al festival di musica jazz in Irlanda. In effetti il mio problema sono i siti di viaggi, per quelli rischio davvero di finire in bancarotta...».

Ti piace girare il Mondo, insomma.
«Molto, ma non ho una meta di vacanza ideale. Dove mi trovo, giro, visito e cerco di entrare il più possibile nella cultura del luogo. Non sono una che si stende per quindici giorni su una spiaggia a prendere il sole, per rendere l'idea. Esploratrice ed avventuriera, ecco come mi definirei».

Tornando al ciclismo, è nota la tua ammirazione per Alberto Contador.
«Di lui mi piace il coraggio ed il fatto che vada sempre all'attacco senza paura di saltare, non gliene frega niente. Corre ogni gara con il cuore, per divertirsi. Poi ottiene anche il risultato, d'accordo, ma sostanzialmente si diverte e fa divertire. Un po' come me, prendendo davvero con le pinze questo paragone».

A Valkenburg eravate in hotel insieme.
«E ne ho approfittato per farmi fare l'autografo sul dorsale della cronometro. L'ho fermato, essendo una sua fan sfegatata, e il giorno dopo lui mi ha addirittura chiesto com'era andata la mia crono. Che dire, se non che ero al settimo cielo...».

Chi ammiri invece nel gruppo delle ragazze?
«Questa è una domanda difficile. Non perché non ne ammiri nessuna ma non le conosco tanto. So benissimo chi sono e le loro caratteristiche ma al primo anno è difficile dare un buon giudizio».

Vieni da una famiglia di ciclisti, sei cresciuta a pane e bici.
«Però per scelta, nessuno mi ha mai costretta. Anzi, in passato mi hanno anche chiesto se volessi smettere per qualche anno, in quanto ero troppo piccola. Ed io come risposta mi sono messa a piangere perché non volevo smettere di correre. Da piccola mi piaceva guardare il Tour de France in tv e mi arrabbiavo se qualcuno cambiava canale. Mi facevo chiamare "Tetè", come la sovrimpressione "tête de la course". Mio fratello Enrico (Peruffo, n.d.r.) la leggeva male ed io mi facevo chiamare "Tetè" perché mi piacevano i corridori che andavano all'attacco».

Perché consiglieresti di avviare un ragazzino al ciclismo?
«Perchè ti può insegnare un sacco di cose (come tantissimi altri sport) che la vita normale non ti insegna. Ti aiuta a crescere, ad affrontare da subito i problemi. Senza il ciclismo, per esempio, ti troveresti davanti al tuo capo, al lavoro, a 25 anni, a dover risolvere un problema. Invece da piccoli in corsa si è già obbligati a fare delle scelte. Inoltre il ciclismo permette di stringere amicizie, di stare all'aria aperta, mentre oggi tanti ragazzini stanno più che altro davanti al computer ed ai videogiochi».

Da parte tua, dunque, nessun rimpianto per un'adolescenza immersa nel ciclismo.
«No, per nulla. Da giovane non si pedala per lavoro ma per gioco, anche se vedo che ultimamente i giovanissimi se arrivano secondi o terzi sono mogi e vorrebbero aggiudicarsi la vittoria. Questo è tristissimo! Per come l'ho vissuto io il ciclismo è stato un gioco continuo, diciamo una scuola extra e per di più senza compiti a casa».

E "da grande" quale corsa vorresti vincere?
«Più che su cosa vorrei vincere punterei sul divertimento. Ossia, anche se i risultati alla fine non arriveranno continuerò a correre come ho sempre sognato e provato, all'attacco. Ovviamente se le condizioni fisiche me lo permetteranno. Naturale poi che abbia degli obiettivi, ma sono i soliti, quelli di tutti: un'Olimpiade, una bella corsa a tappe, un Mondiale... Ogni anno vado vicina a quest'ultimo, lo assaggio, ma non mi è ancora riuscito di vincerlo».

Infine, c'è da dire che oltre che nelle gare in linea sei molto brava anche nelle cronometro.
«Mi alleno apposta da quattro anni per crescere nelle crono. Per ora sto sempre migliorando e spero di continuare così anche in futuro. A me è sempre piaciuta la crono, da Allieva le correvo spesso. D'altronde mi trovavo sempre in fuga e pensavo che non ci sarebbe stato motivo per non andare bene nelle crono. Invece non riuscivo a rendere al meglio ed ho capito soltanto dopo che dovevo lavorarci su perché è una disciplina molto specifica e che va portata avanti negli anni».

Cos'è che ti piace di più in una cronometro?
«Il fatto che si debba correre soltanto contro se stessi».

Francesco Sulas per cicloweb.it
 
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#10
Rossella Ratto in rampa di lancio
Rossella Ratto è stata una delle più belle sorprese del pedale rosa nel 2012. Dopo una gavetta assolutamente ricca di gioie nelle categorie giovanili, lo scorso anno ha debuttato tra le professioniste nella Giusfredi-Verinlegno Fabiani, piccolo team diretto dalla madre Monica Lo Verso.

Oltre venti piazzamenti tra le top ten, sia in corse in linea sia in corsa a tappe, hanno rappresentato un bottino veramente importante per la bergamasca classe 1993 nella sua prima annata tra le big: ciliegina sulla torta, la convocazione per il Mondiale di Valkenburg. Nella gara iridata è stata tra le sorprese più belle, rimanendo affiancata alle migliori sino agli ultimissimi chilometri, prima di chiudere in un‘ottima sesta piazza dopo un grande lavoro per la compagna Elisa Longo Borghini. I destini della lombarda e della piemontese si riuniscono in questa stagione, visto che Rossella ha raggiunto Elisa alla Hitech Products, forte squadra norvegese che ha acquistato anche l’argento mondiale Rachel Nylan. In un team di così alto profilo, la Ratto avrò sicuramente una grande occasione per fare esperienza ed imparare, da atlete più esperte, tutti i “trucchi” del mestiere; certo, forse avrà meno occasioni di fare la sua corsa rispetto a quanto accaduto nella scorsa stagione, quando era la stella della Giusfredi.

Ciclista completa, capace di difendersi su ogni terreno (sta migliorando anche come sprinter), Rossella Ratto è senza dubbio uno dei talenti più interessanti del nostro ciclismo. Come ci aveva confidato in questa intervista, il suo sogno è vincere i Mondiali: l’anno scorso, al primo tentativo della giovanissima carriera, c’è già andata vicina…

Marco Regazzoni - olimpiazzurra.com
http://www.olimpiazzurra.com/2013/02/ros...di-lancio/
 
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#11
Con colpevole ritardo (ahimè mi son rimesso davanti al pc solo oggi), non posso non celebrare lo splendido bronzo (unica medaglia conquistata dall'Italia) della nostra Rossella Ratto

[Immagine: 2_0155845_1_thumb2.jpg]

[Immagine: 2_0155770_1_thumb2.jpg]

[Immagine: 2_0155780_1_thumb2.jpg]

[Immagine: 2_0155817_1_thumb2.jpg]

Adorazione Adorazione

(e io che volevo farle lo striscione "Ross sei meglio della Vos!" :P )
 
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#12
Alla stessa età la Vos aveva già vinto un Mondiale (più un argento), due Europei e una Freccia. Non per sminuire la Ratto ma per esaltare la precocità della Vos, che ha 26 anni ha due ori olimpici, 3 mondiali su strada, 6 mondiali nel ciclocross e 2 su pista
 
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#13
Gershwin hai messo il verbo avere qualche volte di troppo Mmm Asd
 
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#14
Il verbo avere non cresce neanche nel giardino del Principe Gianni Savio
 
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#15
Io ho l'impressione che nei prossimi anni lei e Elisa Longo Borghini si schiferanno a morte Asd

 
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#16
Io ho l'impressione che già si schifino a morte
 
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#17
Longo Borghini : Ratto = Coppi : Bartali

Rockeggio Rockeggio Rockeggio
 
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#18
Ratto: Rossella, il futuro d'Italia
La bergamasca porta in alto l'Italia

Rossella Ratto, alias il pilastro dell’Italia. Anche nella rassegna mondiale 2013 la nostra nazionale si aggrappa alle ragazze del ct Salvoldi. Casa az­zurri dalla Toscana non è tornata a bocca asciutta grazie al bronzo conquistato da questa promessa, che sta per compiere 20 anni. Il suo nome non è di certo una scoperta: già campionessa eu­ropea su strada e a cronometro tra le juniores, sesta dopo una splendida pro­va tra le Élite l’anno scorso ai mondiali di Valkenburg, a Firenze ha conquistato un bronzo che vale oro. Come il terzo posto della compagna Longo Bor­ghini l’anno scorso, il suo podio iridato è una certezza nel presente e una garanzia per il futuro. Non è retorica e la prima a rendersene conto è proprio Rossella, plurititolata fin da giovanissima, che non si è mai emozionata tanto quanto sabato 28 settembre.
«Ho vissuto un sogno. Sapevo di stare bene e che con le mie compagne saremmo state protagoniste, ma a 19 anni an­che se vai forte non è scontato che tut­to vada come previsto. Alla mia età es­sere tra le prime tre al mondo, al fianco di due campionesse che ho sempre ammirato come Marianne Vos ed Em­ma Johansson, è qualcosa al limite dell’immaginabile» ha raccontato a caldo do­po averci regalato l’unica medaglia nel mondiale di casa (la numero 133 della gestione Italia targata Dino Sal­voldi, ndr) e aver segnato un altro re­cord: mai un’azzurra così giovane era salita sul podio della corsa Élite.
Cuore, gambe, strategia. Queste le car­te vincenti del gruppo rosa della nostra nazionale che, ancora una volta, ci ha regalato una delle corse più appassionanti, almeno a livello patriottico.
Senza radioline, le atlete schierate da Sal­voldi si sono mosse in sincronia perfetta e come previsto hanno dominato la corsa. Dall’inizio alla fine non c’è mai quasi stato scritto altro che “Tro­pea” sulla lavagnetta esposta dalle ri­serve Dalia Muccioli ed Elena Cecchini ai box, in codice: “va tutto bene”. Dopo aver controllato la prima parte di gara con la campionessa europea Under23 Susanna Zorzi (Faren Kuota) e con Va­lentina Scandolara (MCipollini Gior­dana), è entrata in scena propio Ros­sella per testare il terreno e la condizione delle avversarie. Poi è stata la volta di Francesca Cauz (Top Girls Fassa Bor­tolo) che con tre attacchi a ripetizione è riuscita a far saltare il gruppo riducendolo alle migliori. Delude purtroppo Noemi Cantele (BePink), che nonostante l’ottima condizione, incontra una giornata no e non riesce ad es­sere della partita nel finale, chiudendo sottotono una splendida carriera in azzurro. Niente da fare per la due volte iridata Giorgia Bronzini (Wiggle Hon­da), an­che lei con una gran gamba, a due giri dalla conclusione non resiste a un trac­cia­to adatto alle scalatrici e non alle ruote veloci come lei. Quindi al fian­co di Rossella restano Tatiana Guderzo (MCipollini Giordana), iridata nel 2009 a Mendrisio, e un’eccellente Elisa Longo Borghini (Hitec Pro­ducts), protagonista di una corsa eroica, se si pensa che neanche tre mesi fa era a guardare il Giro Rosa a bordo strada in carrozzina con una profonda ferita addominale e una frattura scomposta alla cresta iliaca di sinistra del ba­cino. Restano in sette, due olandesi contro tre italiane. Non si può sbagliare. Marianne Vos parla con An­na van der Breggen, sua spalla eccezionale, Rossella si confronta con Elisa e Ta­tiana. Chi sta meglio delle tre? L’unica che ha ancora qualche energia per cercare di contrastare la favorita indiscussa è “Ross”, le altre due si met­tono al suo servizio e provano ad attaccare a ripetizione. Niente da fare, si arriva all’ultimo giro e al muro di via Salviati, duro per gli uomini, durissimo per le donne. Non per Vos che accelera e lascia la compagnia an­dando a conquistare il suo secondo titolo consecutivo dopo cinque secondi posti. Terzo oro iridato per la fuoriclasse olandese su strada, che nel suo palmares vanta anche l’oro olimpico di Londra 2012, 6 mondiali di ciclocross, 2 su pista, l’oro olimpico a Pechino 2008 nella corsa a punti e due Giri d’Italia. Rossella sulle pendenze del 18% non riesce a resisterle, resta con la svedese Johansson a giocarsi il metallo delle altre due medaglie in palio. Sfinita non fa neanche lo sprint e scoppia a piangere, di gioia.
«Per battere Marianne avrei dovuto avere un paio di gambe di scorta! Ho provato a tenere la sua ruota su via Sal­viati, ma le mie pedalate hanno avuto un effetto diverso dalle sue... Ad ogni modo sono felicissima e sinceramente emozionata. Nel passare per il centro di Firenze ho avuto la pelle d’oca, non ho resistito e mi sono voltata a guardare il Duomo, bellissimo! E che tifo, mai visti così tanti tifosi ad una gara femminile. L’energia del pubblico mi ha fatto andare ancora più forte, ma agli ultimi chilometri davvero non ne avevo più» racconta con la leggerezza della sua età.
«Sentivo il pubblico che urlava il mio nome, non ho mai sentito così tanto tifo per me. Correvo quasi in casa, visto che pri­ma di approdare alla norvegese Hi­tec Pro­ducts ho corso per due anni alla Giusfredi di Vangile, vicino a Mon­tecatini. Alla partenza ero già emozionata per tutte le persone che sono venute a salutarmi e a farmi il loro in bocca al lupo. Durante la gara ho realizzato che questo mondiale era un’occasione speciale per me, per chi ha sempre creduto in me e per tutta la gente che era lì a incitarmi».
Tra tutti mamma Monica, a cui va la dedica del risultato insieme a papà Ro­berto e al resto della famiglia, sempre presente al suo fianco, in bici e in ammiraglia, nel cuore e spesso nella testa (per qualche direttore sportivo fin troppo, ndr) che la guida e la sprona e sabato ha scavalcato le transenne pur di applaudirla sotto il podio dove i rigidi stewart non volevano farla passare. I genitori raccontano di una figlia speciale, organizzata e tenace: «Nel 2011 cad­de due volte, fratturandosi mandibola e ma­scella, rompendosi i denti, ma non ha mai mollato».
La giovane bergamasca di Colzate, ha incantato il mondo a pedali e parole. Di­plomata al liceo linguistico Giovanni Falcone di Bergamo, parla (bene) quattro lingue: inglese, francese, spagnolo e tedesco. Cresciuta circondata da due fratelli maschi, entrambi maggiori di lei, non ha mai giocato con le bambole, ma ha sempre pedalato. Ha dovuto sopravvivere o meglio adeguarsi alle passioni di famiglia. Su tutte il ciclismo, visto in tv tutti assieme sul divano fin da quando era bambina e si faceva chiamare “Tetè”, come la so­vrimpressione “tête de la course” che appariva durante le tappe del Tour de France e il fratello Enrico (Peruffo, ndr) leggeva male, «mi sono sempre pia­ciuti i corridori che andavano all’attacco». Nei due anni in cui la famiglia era senza macchina e le vacanze si facevano pedalando, l’amore per la bici non ha avuto più freni. In sella at­torno a casa a inseguire Daniele ed En­rico e crescendo, giù per le discese e su per le salite a cercare di tenere il passo dei maschi, che nelle categorie giovanili batteva regolarmente e oggi, ne siamo quasi certi, non la staccherebbero facilmente. Tanti gli aneddotti che Rossella regala della sua famiglia, del legame viscerale che la lega alla madre e ai suoi fratelloni, come quel giorno che Da­niele le disse «vestiti e usciamo». Lei in bici, lui in motorino. Direzione San Roc­co, dalla parte di Leffe. Su e giù finché in discesa lei non fosse riuscita a staccarlo. «Per fortuna dopo due volte ebbe pietà e tornammo a casa». E ancora a proposito di un’adolescenza dedicata alle due ruote: «Sembrerà strano a chi non mi conosce, ma non mi alleno mai più di quattro ore, come è giusto che sia, ho una vita oltre al ciclismo». Gli amici, i viaggi, la cucina (dicono vada forte con le torte, ndr), le passeggiate con i suoi cagnolini Chef e Charly. Un tempo sognava di diventare giornalista sportiva ma man mano che ha avu­to a che fare con la nostra categoria ha cambiato idea, da grande sarà meglio aprire un agriturismo e darsi ai fornelli. Come immagina i prossimi anni? «Pieni di fatica... (ride, ndr)». Prima di pensare alla prossima stagione in cui vestirà la maglia della Faren Kuota, si merita pe­rò un bello e meritato periodo di riposo. Sul comodino ha da finire il libro filosofico “I sette pilastri del successo”. Quando è salita sul podio iridato aveva letto solo i primi due capitoli...

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#19
Ratto: pronta a correre da leader
Ai microfoni della trasmissione di Elleradio “Ultimo Chilometro”, Rossella Ratto fa il punto sulla stagione che l’ha vista vincere una medaglia al mondiale di Firenze e un argento ai campionati europei: «E’ stata una stagione corsa ai massimi livelli. Un anno fa non avrei mai pensato di essere premiata al Giro d’Onore per una medaglia mondiale, avrei potuto immaginare una medaglia europea ma non di certo a cronometro, quindi sono più che soddisfatta di come è andato il mio 2013».

Per il prossimo anno, la Ratto ha cambiato squadra, passando dall’Hitec alla Estado de Mexico-Faren-Kuota: «La scelta di questo cambiamento è arrivata perchè nella nuova formazione avrò molte più responsabilità, correrò come leader del gruppo e spero che questa esperienza mi porterà a crescere ulteriormente. Io ci proverò e ce la metterò tutta per fare bene».

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#20
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