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Storia e gloria del grande ciclismo prima della seconda guerra mondiale
#41
La scoperta del Giro “Ai mari, ai laghi, ai monti”.

Giuseppe Brambilla
[Immagine: 1802.jpg]
Nato a Melzo, il 25 ottobre 1898, deceduto a Milano, il 29 aprile 1918. Passista veloce. Professionista dal 1909 al 1914 con 4 vittorie. Una tragica meteora, purtroppo. Si mise in luce da subito, nell'anno di esordio fra i professionisti, il 1909, vincendo la Coppa del Re e cogliendo ottimi piazzamenti, come i secondi posti nella Milano-Varese e nel Giro dell'Emilia, nonché la terza moneta nella Coppa Val d'Olona. Partecipò pure al Giro d'Italia, ma si ritirò. Nel 1910, dopo essere stato ingaggiato dalla Otav-Pirelli, partecipò sia al Giro d'Italia (fu allo start anche nel 1911 e nel '12, ma non lo concluderà mai) che al Tour de France, ma si ritirò. Dopo un buon terzo posto nella Coppa Bastoggi, esplose al Giro "Ai mari, ai laghi, ai monti", dove, vincendo tre tappe, sempre con concretissime dimostrazioni di forza e di coraggio. Impose a Galetti su tutti, il suo sprint completo, ed una sorprendente tenuta anche in salita. Le tre frazioni vinte e gli altri piazzamenti, gli sarebbero certamente serviti per raggiungere il podio finale, se la classifica, che lo vide 4°, non fosse stata compromessa da una prima tappa chiusa nelle retrovie, a causa di incidenti meccanici ripetuti e da una caduta. Dopo questa grande dimostrazione però, subì una inaspettata involuzione e non fu più in grado di primeggiare. Soprattutto mostrò debolezze, proprio là dove prima aveva impressionato.
Spesso confuso con quel Cesare Brambilla che vinse il Lombardia del 1906, continuò a correre senza tangibilità, fino all'alba del primo conflitto mondiale. Poi, fu colpito da un male incurabile, che lo portò ad una morte prematura a soli 30 anni, nel 1918. Di lui, dunque, restano le tracce nel ciclismo per il formidabile terno vincente, colto alla corsa del giornale "Il Secolo".

Maurizio Ricci detto Morris
 
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#42
Milano-Bologna-Roma
 (1906 e 1918)

Una corsa consistente in due tappe, lunga solo due edizioni, distanti l’un l’altra, una dozzina d’anni: nel 1906 e nel 1918. Anche se la seconda fu nobilitata dalla presenza di qualche figura straniera d’evidenza, fu la prima ad essere trionfale. A proporla, in collaborazione, furono “La Gazzetta dello sport”, allora giornale già con fogli rosa in edicola tre volte la settimana, il cui caporedattore, il forlivese Tullo Morgagni fu il propositore principale e il settimanale romano “Tribuna Illustrata”, a quel tempo e fino agli anni cinquanta, testata leader nella tipologia. 
Non se ne parla mai, ma questa fu la seconda corsa ciclistica di carattere nazionale e internazionale, firmata dalla Gazzetta: dopo il Giro di Lombardia, un anno prima della Milano Sanremo. Fu proprio il successo di quella prima edizione a favorire la nascita di colei che diverrà la “Classicissima”, ed a fungere da sprone per un impegno sempre più convinto della testata verso il ciclismo. 
Dall’altra parte, “Tribuna Illustrata” spinse non poco la crescita del pedale nel centro Italia e non è un caso se Roma, agli inizi del secolo scorso, si collocasse come città ciclisticamente di peso, non lontana dalle consistenze di Milano. La realtà romana, infatti, si poggiava su diversi club e pure su un bel numero di corridori professionisti. L’arrivo della prima edizione di questa corsa, a Ponte Mollo, nella Capitale, ne fu una fedele testimonianza. Alla folla dei pedoni, si unì una vera e propria manifestazione di biciclette, organizzata dai sodalizi romani. Insomma uno stereotipo di “corsa dimenticata”, negli echi, quanto nei significati.
L’impegno della Gazzetta verso Lombardia, Sanremo e, soprattutto, Giro d’Italia, spense una rapida e successiva organizzazione della Milano-Bologna-Roma, ed il ritorno nel 1918, con l’Europa ancora in Guerra, non aiutò di certo una prosecuzione. Due edizioni, dunque, entrambe vinte da quel grande corridore che fu Carlo Galetti, ed un’occasione per vedere lo spunto vincente di un francese che corse poco in Italia, ma che era assai famoso in patria: Marcel Georges Godivier.

Prima Edizione

1a Tappa  Milano – Bologna km 215
9 settembre 1906
La partenza fu data alle 6 del mattino a Rogoredo di Milano, fuori Porta Romana, in una giornata bella e calda alla presenza di una folla numerosa. Allo start si presentarono 21 dei 25 iscritti. 
La corsa, senza difficoltà altimetriche, portò a giocarsi la vittoria sul traguardo dell’Ippodromo Zappoli di Bologna, sei corridori, ovvero i componenti di un drappello che s’era formato al comando, soprattutto grazie a cedimenti naturali ed incidenti. A vincere, senza eccessive difficoltà, il legnanese Cesare Zanzottera che, nello spunto veloce, aveva la dote migliore. Fu l’unico a rispondere al tentativo d’anticipo operato da Gerbi che chiuse 2°. 
La risposta del pubblico bolognese fu incredibile e festeggiò assai i corridori. Soprattutto il forlivese Attilio Zavatti, detto “e Biundin”, giunto decimo al traguardo in condizioni pessime e tutto insanguinato, per un paio di cadute.

Sul vincitore di tappa.
[Immagine: 12595.jpg]
Nacque a Busto Garolfo (MI) il 19 giugno 1886, deceduto a Legnano (MI) il 28 giugno 1961. Velocista, fondista e pistard. Professionista dal 1909 al 1914, con 3 vittorie su strada e 15 su pista. Un corridore che ha sempre alternato, come tanti del suo tempo, le corse su pista con quelle su strada, dalla carriera abbastanza lunga anche se terminata poco prima dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, quando, a ventotto anni era già al lumicino. Dotato di una bella volata in progressione, ma con debiti nello scatto. Si segnalò su pista, la sua base come per molti nell’epoca, fornendo da subito indicazioni precise sulle sue qualità e sui suoi difetti. Bravo come pochi se non nessuno nella velocità prolungata, vulnerabile su quella pura. Essendosi costruito un buon fondo, grazie ai tanti chilometri che era solito fare, per raccogliere le sfide in quelle gare occasionali, senza calendario e riporti, che erano così comuni, per quegli atleti nati in famiglie umili e povere, al fine di mettere assieme due soldini, fu presto in grado di far intendere che se la poteva cavare bene anche nelle prove di fondo su strada. Mantenne a lungo lo status di dilettante, sfruttando al massimo la possibilità, tanto frequente, di poter correre ugualmente in mezzo ai professionisti e, poi, grazie allo specifico pass, che l’UVI diede agli atleti di un certo interesse. In virtù di questa promiscuità, Zanzottera, poté partecipare alle Olimpiadi di Londra 1908, anno nel quale si laureò Campione Italiano nella Velocità dilettanti. Il suo cammino olimpico però non durò a lungo, venne infatti eliminato nelle batterie, sia nei 100 km su pista, che nella velocità. Prima dell’appuntamento ai Giochi londinesi però, s’era già fatto notare anche su strada, grazie ai grandi successi fra i dilettanti nella Coppa Brescia 1906 e nella Coppa del Re 1907, il 2° posto nella Milano-Modena 1907, e soprattutto, in mezzo ai professionisti con la vittoria nella tappa Milano-Bologna della Milano-Bologna-Roma 1906,  i  secondi posti nella Milano-Modena 1906, ed il terzo nella Milano-Mantova 1907. All’indomani delle Olimpiadi di Londra ‘08, passò ufficialmente al professionismo, con un esordio davvero di nota: vinse la Coppa Val d’Olona e finì secondo nella Milano-Mantova. L’anno successivo conquistò la Milano-Modena e la Cuggione-Torino-Cuggione, fu 4° nel Campionato Italiano e 6° nel Giro di Lombardia. Successivamente, dopo il 3° posto nel Giro del Piemonte del 1910, vinse, e progressivamente sempre meno, solo su pista. Partecipò a due edizioni del Giro d’Italia, nel 1910 e nel 1910, ma in entrambe le occasioni si ritirò. Chiuse la carriera nel 1914, ma dal 1912 le sue partecipazioni furono solo su pista e sempre più rare.
Ordine d’arrivo: 
1° Cesare Zanzottera; 2° Giovanni Gerbi; 3° Andrea Massironi, 4° Giovanni Rossignoli; 5° Luigi Ganna; 6° Carlo Galetti; 7° Battista Danesi a 10’; 8° Mario Gaioni;  9° Mario Cazzaniga a 25’ 10° Attilio Zavatti a 25’.


2a Tappa  Bologna – Roma  km 468

11 settembre 1906
La seconda e ben più lunga tappa che da Bologna avrebbe portato corridori e carovana a Roma, partì dal capoluogo felsineo, esattamente nella frazione Lino a due chilometri da Porta Saragozza, il pomeriggio dell’11 settembre, alle 15,07. Le condizioni atmosferiche precipitate dopo l’arrivo della prima tappa, si erano mantenute cariche di pioggia per quasi due giorni, ed i 18 partenti si trovarono dallo start, dove nonostante tutto furono salutati da un discreto pubblico, lungo la Porretana fino a Firenze, accompagnati da un’intensità piovosa degna di un temporale. Nel capoluogo toscano, su strade rese più che pessime, il loro ruolo assunse i connotati dello stoicismo. Qui, Galetti forò quattro volte e si sobbarcò un suppletivo lavoro per rientrare, mentre Gerbi sbagliò strada. Poi scendendo verso sud, il tempo migliorò e, soprattutto, l’aspetto divenne salutare perché coincise col tratto notturno della corsa. Era il ciclismo eroico, di uomini che non potevano arrivare a certe medie per un’infinità di motivi, ma erano grandi atleti, col cuore enorme le gambe davvero d’acciaio. Ancora pioggia al mattino, poi, finalmente, verso mezzogiorno, apparve un bel sole e gli ultimi chilometri, nonostante la fatica immonda, apparvero come una grande discesa, nonostante buche, nuove forature e fango. Inevitabile che i gruppetti fossero una rarità della corsa, ed infatti, al traguardo di Ponte Mollo nella Capitale, in mezzo ad un pubblicò strabocchevole e festosissimo, con tanti giovani sopraggiunti sull’ancor recente nuovo mezzo a pedali, i corridori arrivarono praticamente uno alla volta. A vincere, fu quel grande atleta silenzioso, che rispondeva al nome di Carlo, ed al cognome Galetti, che si era involato negli ultimi trenta chilometri. A tre minuti, il migliore dei battuti, un atleta di casa che correva per la Forza e Coraggio di Roma, Mario Fortuna. Poi arrivò Giovanni Cuniolo e via via gli altri cinque, che conclusero la corsa. Carlo Galetti, ovviamente, vinse anche la classifica di quella prima edizione della Milano-Bologna-Roma.
Ordine d’arrivo: 1° Carlo Galetti km 468 in 22h53’ alla media di 20,451 kmh; 2° Mario Fortuna a 3’; 3° Giovanni Cuniolo a 4’; 4° Alfredo Jacobini a 1h; 5° Umberto Zoffoli a 1h31’; 6° Cesare Brambilla a 3h; 7° Ferdinando Grammel a 3h01’30”; 8° Eberardo Pavesi a 3h04’.
Classifica Generale Finale
1° Carlo Galetti; 2° Mario Fortuna; 3° Giovanni Cuniolo; 4° Cesare Luigi Brambilla; 5° Ferdinando Grammel.


Seconda Edizione

1a Tappa  Milano – Bologna km 214,5
20 settembre 1918
Lo start a Rogoredo di Milano, alle 7,25 con 27 partenti dei 33 iscritti. Giornata ideale per le gare ciclistiche, sole e temperatura non eccessiva. La corsa si mosse veloce grazie soprattutto alle trenate di Gaetano Belloni fino a Melegnano. Poi si alternarono al comando il francese Godiver, Sivocci, Girardengop, Bordin e Calzolari, ma all’Ippodromo Zappoli di Bologna giunse un gruppetto con tutti i più attesi. Nello sprint decisivo, il transalpino Godiver, ebbe la meglio su Alfredo Sivocci e l’eterno Carlo Galetti. Tanta folla come sempre in quell’impianto, attivo dal 1988, che, dieci anni dopo quell’arrivo, fu demolito per costruirvi delle abitazioni. 

Sul vincitore.
[Immagine: Marcel_Godivier.jpg]

Marcel Georges Godivier nacque a Versailles il 17 gennaio 1887, deceduto a Dreux il 9 febbraio 1963. Passista veloce e stayer. Professionista dal 1907 al 1925 con 6 vittorie su strada e 18 su pista. Come tutti i parigini di quell’epoca, grazie ai prestigiosi velodromi della città, ebbe un gran bel rapporto con la pista, dove si cimentò nelle prove di fondo. Ma sbocciò presto anche su strada. In ambedue i settori però, rimase allo stadio di buon corridore, con ottime giornate, belle vittorie, nonché tanti bei traguardi sfiorati. Una carriera lunghissima, con un palmares che evidenzia due tappe al Tour e quattro semiclassiche, nonché una popolarità notevole in patria e pure in Italia.
Le sue vittorie. 1909: Parigi-Chateauroux. 1911: tappa di Brest al Tour de France; tappa di Parigi al Tour de France; Parigi-Le Mans; Parigi-Beaugency. 1917: Mont Saint Michel-Parigi. 1918: tappa di Bologna alla Milano-Bologna-Roma. 
I suoi migliori piazzamenti. 1907: 6° nella Parigi-Tours. 1908:  9° nella Classifica Generale Finale del Tour de France; 9° nella Parigi-Tours; 11° nella Parigi-Roubaix. 1909: 6° nella Parigi-Roubaix; 8° nella Parigi-Bruxelles. 1911: 2° nella tappa di Belfort al Tour de France; 3° nella tappa di Luchon al Tour de France; 6° nella Classifica Generale Finale del  Tour de France;  7° nella Milano-Sanremo; 13° nella Parigi-Bruxelles. 1912: 2° nella tappa di Perpignan al Tour de France. 1913: 2° nella Bol d'Or; 3° nel Giro di Lombardia; 9° nella Bordeaux-Parigi. 1914: 3° nella Parigi-Menin; 7° nel Campionato Francese; 30° nella Classifica Generale Finale del Tour de France. 1917: 2° nella Parigi-Tours; 2° nella Trouville-Parigi. 1919: 2° nella Bol d'Or;  3° nella tappa di Pescara al Giro d'Italia; 3° nella tappa di Roma al Giro d'Italia, 18° nella Milano-Sanremo. 1921: 2° nel Campionato Nazionale di Mezzofondo (stayer). 1922: 2° nel Campionato Nazionale di Mezzofondo (stayer). 1923: 2° nella Sei Giorni di Londra. 1925: 3° nel Campionato Nazionale di Mezzofondo (stayer). 
Ordine d’arrivo:

1° Marcel Georges Godiver (Fra-Bianchi) km 214,5 in 7h24’5” alla media di 28.981 kmh; 2° Alfredo Sivocci (Dei); 3° Carlo Galetti (Legnano); 4° Gaetano Belloni (Bianchi); 5° Alfonso Calzolari (Stucchi); 6° Lauro Bordin (Bianchi). 

2a Tappa  Bologna – Roma  km 452,5
22 settembre 1918
Alle 19,10 del 21 settembre, partì da Bologna la seconda e decisiva tappa della seconda Milano-Bologna-Roma. Non partì Girardengo, in crisi dopo una stagione di tanti sforzi e di grandi vittorie, che avevano cancellato le paure causate dall’aver contrato un anno prima l’influenza spagnola. 
La corsa si mosse abbastanza veloce, in considerazione delle asperità appenniniche affrontate agli inizi ed in piena notte. Altissima la selettività e, nel finale, altrettanto importante l’impresa del “vecchio” Carlo Galetti, che a 36 anni suonati, si tolse la soddisfazione di staccare tutti e di conquistare, al traguardo posto allo Stadio Nazionale, tanto la tappa, quanto la Classifica finale, a dodici anni di distanza dal primo successo. La folla gli tributò autentiche ovazioni.
Ordine d’arrivo:
1° Carlo Galetti (Legnano) km 452,5 in 19h42' alla media di  22.97 kmh; 2° Lauro Bordin (Bianchi) a 9’; 3° Romeo Poid (Milano, primo della categoria dilettanti) a 12’, 4° Clemente Canepari (Stucchi) a 18’, 5° Alfredo Sivocci (Dei)  a 51’; 6° Costante Costa (dilettante) a 1h31’; 7° Luigi Vertemati (Bernareggio, primo della categoria dilettanti 2a serie) a 1’41’.

Classifica Generale Finale
1° Carlo Galetti (Legnano); 2° Lauro Bordin (Bianchi) a 8’; 3° Romeo Poid (Milano, primo dei dilettanti) a 14’; 4° Clemente Canepari (Stucchi) a 18’; 5° Alfredo Sivocci (Dei) a 51’.

Maurizio Ricci detto Morris
 
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#43
[Immagine: 0c460410dbd9bbfee8546dae15f45a30.jpg]

Riprendiamo la storia di Tano Belloni, dopo un po' di pausa, e ripartiamo dal 1926, l'anno in cui il lombardo passa alla Opel e inizia a correre in Germania. Belloni, all'epoca 34enne, è tutt'altro che un corridore finito, infatti, in quella stagione vince ben 6 corse, vale a dire: la Rund um Hainleite-Erfurt, il Gran Premio di Hannover, la Sachsen-Rundfahrt, il Grand Prix Sachs, la Hannover-Amburgo e il Gran Premio dell'Industria di Berlino. Inoltre, Tano giunge 4° alla Sanremo, a 12'45" di distacco da Girardengo, autore di un'autentica impresa in una giornata da tregenda, 6° al Giro di Lombardia vinto da giovanni Brunero e 3° alla Rund um Koln, preceduto da Heiri Sutter e Kastor Notter.

Nel 1927 resta in Opel, ove vince la Rund um Koln battendo il belga Jules Van Hevel, seigiornista come lui e già vincitore di Fiandre, Roubaix e due campionati nazionali, e il padovano Adriano Zanaga. In quella stessa stagione, oltretutto, Tano è vincitore del Giro di Monaco e del Giro della Ruhr e si classifica 4° nel primo Campionato del Mondo della storia, al Nurbugring, battuto solo dai connazionali Binda, Girardengo e Piemontesi.

Nel 1928 Belloni torna a correre tra le file della Wolsit-Pirelli e, dopo due anni di assenza, partecipa nuovamente al Giro d'Italia. La corsa viene dominata da Binda, mentre Tano non è mai protagonista e si vede anche costretto a ritirarsi. Il cremonese sembra ormai sul viale del tramonto, ma non è così e lo dimostra il 3 novembre 1928, quando, in una giornata dal meteo ballerino, conquista il suo 3° Giro di Lombardia. Quel giorno Tano è, oltretutto, particolarmente sfortunato, infatti, fora due volte, una ai piedi del Brinzio e una sulla discesa del Brinzio, ma, complice una corsa tatticamente abbastanza bloccata, riesce a rientrare sui battistrada entrambe le volte. Poi, nel velodromo Sempione, lancia una lunghissima volata, sulla pista bagnata, che non lascia scampo ad Allegro Grandi, Pietro Fossati, Ambrogio Beretta e Alfredo Binda (quest'ultimo verrà, poi, squalificato per cambio ruota irregolare).


Venerdì prossimo l'ultima parte.
 
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