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Il dizionario dell'analyst - picco & prime
#1
In questo forum, negli ultimi anni, prendendo spunto da quanto fanno gli esperti di NBA statunitensi, abbiamo portato l'analisi dei protagonisti del ciclismo a un nuovo livello.

Alla base, ovviamente, c'è il conoscere gli eventi e il saperli collocare nel loro contesto.

Mettersi a contare vittorie e sconfitte, senza sapere come esse sono maturate, è un esercizio sterile.

Ma di questo abbiamo già un topic per parlarne, qua mi interessava snocciolare due concetti che usiamo spesso, ma che per alcuni possono non essere chiari: picco e prime.

Il prime è il periodo che va da quando un corridore raggiunge la completa maturazione a quando inizia il suo declino. Il declino può tranquillamente essere rapido (Merckx, Binda) o molto lento (Bartali).

Chiaramente è più facile ritagliare il prime di un atleta che declina in fretta. Il declino inizia quando un atleta non è più in grado di conquistare traguardi che prima erano alla sua portata. E' più tangibile coi grandi giri, mentre nelle classiche uno può trovare il colpo di coda anche post prime. In genere, però, è chiaro anche nelle gare di un giorno quando uno perde un passo.

Sui confini dei prime, comunque, avremmo sempre da discutere.

Se il prime sono le stagioni in cui un atleta può esprimersi al massimo delle sue possibilità, il picco sono quelle in cui tocca l'apice assoluto delle stesse (e qui, oltre alle mere gambe, entrano in ballo la testa, la salute, una preparazione particolarmente riuscita ecc...). Diciamo che il picco è più facile da individuare, ma lo si può fare realmente solo a fine carriera.

Un esempio abbastanza chiaro del prime di un corridore è quello di De Vlaeminck. Il prime del Gitano dura 12 anni e va dal 1969 al 1981.

Nel 1969 Roger ha 21/22 anni, ma è già un atleta capace di vincere il titolo nazionale belga davanti a Godefroot e di giocarsi il secondo posto, con Merckx e Gimondi, alla Roubaix. Non gli manca nulla per vincere le grandi gare.

Il suo prime finisce candidamente nel 1981 perché quella è l'ultima stagione in cui si gioca il successo nella sua gara, la Roubaix (è anche l'ultima in cui vince corse prestigiose come il campionato nazionale e la Parigi-Bruxelles, ma questo aspetto, nel suo caso, imho, è secondario).

Il picco di De Vlaeminck, invece, è chiaramente il biennio 1975-1976. Lui che di solito gravita attorno ai dieci successi stagionali, innanzitutto, in quelle due annate supera entrambe le volte ampiamente le venti affermazioni (per un totale di 50 in due stagioni). Dopodiché, aspetto da non sottovalutare, sono le annate in cui tocca le sue punte, sia per quanto riguarda la classifica generale sia per ciò che concerne le vittorie parziali, nelle corse a tappe.

Ovviamente non tutti i prime e i picchi hanno la stessa lunghezza.

Ci sono corridori con prime corti e picchi lunghi.

Prendiamo Saronni: il suo prime va dal 1977 al 1983. Però là in mezzo c'è un lustro di picco, quello che va dal 1978 al 1982. Nel resto della carriera Saronni non raggiunge mai la doppia cifra di successi, in quei cinque anni va sempre sopra le diciotto e in quattro occasioni sopra le venti. Al Giro ottiene sempre almeno tre successi parziali. Potremmo discutere, in realtà, sull'inclusione del '78. Ma, innanzitutto, il '78 mi sembra più simile alle quattro stagioni seguenti, che non alle altre, e, inoltre, se quella volata con De Vlaeminck alla Sanremo va in modo un pelo diverso, non avremmo dubbi di sorta.

E poi ci sono corridori con prime lunghi e picchi brevi.

Prendiamo Raymond Poulidor qua, invece: il prime di Poulidor va dal '62 al '76, ovvero le stagioni in cui è uomo da podio dal Tour. Il picco, però, è un picco "normale", di un biennio. Ovvero il '64-'65, unico momento della carriera di Pou-Pou in cui ha concrete chance di vincere il Tour.

Ovviamente su certi picchi e su certi prime discuteremo all'infinito, ma nel ciclismo non esiste una scienza esatta.
 
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