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Tour de France 2015: Italiani, la fuga non tira più come un tempo
#1
Tour de France 2015: Italiani, la fuga non tira più come un tempo
Azzurri ancora senza attacchi, fra gregariato e poco coraggio

Anche la tredicesima tappa del Tour de France 2015 va in archivio, con Greg Van Avermaet vincente su Peter Sagan. La Muret-Rodez, oltre che dal gran caldo, è stata segnata da una fuga a sei ripresa definitivamente a 500 metri dal traguardo. Ieri era ben più numeroso il plotone in avanscoperta, per la precisione di ventidue unità, e la vittoria è andata ad uno dei battistrada, vale a dire Joaquim Rodríguez. Medesimo discorso mercoledì a Cauterets, fuga a sei arrivata in porto. In queste tre occasioni c'è stato un comun denominatore, come successo nelle restanti otto frazioni in linea di questa Grande Boucle.

Nessuna gloria per l'Italia: i perché
Già, alcun rappresentante tricolore ha potuto o ha saputo infliarsi nelle azioni di giornata, sia che riguardassero le pianeggianti frazioni della prima settimana o quelle appena passate, con i saliscendi pirenaici particolarmente favorevoli alle azioni da lontano, come dimostrato da due fughe andate in porto in tre giorni. Si va dai due coraggiosi a La-Pierre-Saint-Martin ai ventidue a Plateau de Beille, passando dai sei volenterosi di Cauterets: ci sono belgi e spagnoli, polacchi e svizzeri, tedeschi, austriaci e chi più ne ha più ne metta, oltre agli immancabili francesi. Noi niente: come mai?

Innanzitutto si potrebbe considerare la ridotta spedizione italiana iscritta alla centoduesima edizione della corsa più famosa al mondo. Analizzando i freddi numeri tuttavia questa ipotesi cade in un battibaleno: sedici sono gli italiani partiti a Utrecht, terza nazione alle spalle di Francia e Paesi Bassi, rispettivamente a quota quarantuno e venti. Se poi consideriamo che gli "isolati" di Croazia (Durasek) e Ucraina (Grivko) ci hanno provato, ecco che questa opzione esce definitivamente di scena.

Una seconda chiave di lettura può essere trovata nel ruolo che i nostri alfieri hanno o avevano alla partenza di due settimane fa: un unico leader come Vincenzo Nibali; una folta serie di gregari dediti esclusivamente ai capitani, ossia Michele Scarponi per il siciliano, i tre vecchietti Ivan Basso, Daniele Bennati e Matteo Tosatto per Contador, Adriano Malori per Quintana, l'altro terzetto composto da Damiano Caruso, Daniel Oss e Manuel Quinziato per Van Garderen e per finire, sempre all'insegna del numero tre, con Giampaolo Caruso, Jacopo Guarnieri e Luca Paolini a dividersi fra Kristoff e Rodríguez.

Più liberi, per così dire, rimanevano e rimangono tuttora i soli Matteo Trentin in casa Etixx-Quick Step e Matteo Bono, Davide Cimolai e Filippo Pozzato per la Lampre-Merida. Anche in questo caso liberi fino ad un certo punto, dato che il corridore trentino milita una formazione con più capitani in cui tutti (tranne Cavendish, và) si sacrificano per il rispettivo capitano di giornata mentre il terzetto dell'unico team World Tour con licenza italiana è rimasto bloccato nella prima parte per "colpa" di capitan Rui Costa, ora fuori gioco. Spulciando meglio le loro caratteristiche si può però notare che il solo Bono vanta alle spalle una carriera da fugaiolo, con qualche occasione di gloria in palcoscenici prestigiosi ma ormai lontani nel tempo (nel 2007 l'accoppiata San Giacomo alla Tirreno e Charmey al Romandia, nel 2011 Genk all'Eneco Tour).

L'anno scorso, a questo punto del Tour, potevamo vantare le azioni di Alessandro De Marchi e Matteo Montaguti nella nona tappa (Mulhouse), di Giovanni Visconti nella decima (La Planche des Belles Filles) e ancora di Alessandro De Marchi e Giovanni Visconti, stavolta con Daniel Oss, nella tredicesima (Chamrousse). I quattro corridori citati, tre dei quali assenti in questo 2015, avevano caratteristiche diverse dai loro colleghi di quest'anno. In casa BMC, Daniel Oss aveva carta bianca stante un Tejay van Garderen allora decisamente meno competitivo in chiave classifica generale, nonostante un parterre meno affollato.

Ecco, a questo Tour de France ci mancano, oltre alle vittorie di Nibali, le azioni da lontano e soprattutto gli indomiti attaccanti da lontano; poco importa che siano vincenti (o meglio, se qualche successo arrivasse non ci lamenteremo mica!) ma non vedere alcun azzurro in azione è stato, pur considerati gli aspetti sopra esposti, parecchio desolante. Da domani c'è ancora spazio per muoversi mentre sarà assai attesa la frazione di lunedì a Gap, con un profilo adattissimo alla positiva conclusione degli attacchi. Che sia la volta buona o dovremo aspettare le Alpi? O magari già domani? Di certo sono ormai lontani i tempi in cui una fuga senza un corridore italiano era l'eccezione, non la regola.

Alberto Vigonesi per cicloweb.it
 
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#2
Avevo letto una "i" al posto della "u". 
Il titolo avrebbe avuto senso lo stesso.
 
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