07-07-2022, 09:19 AM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 07-07-2022, 09:22 AM da Morris.)
(06-07-2022, 11:45 PM)Luciano Pagliarini Ha scritto: Bellissima, il ciclismo yeah che ci piace.
Poi non sarebbe accaduto proprio nulla se non fosse stato per un motociclista che ha trascinato una balla di fieno in mezzo una strada, ma vabbé.
Io invece chiedo: ma perché quella volta che un motociclista fece danni sul Ventoux, il tutto venne neutralizzato?
Qui ci sono i migliori commentatori e tifosi veri e non rincoglioniti (termine fortemente voluto ed insostituibile) del pedale. La domanda che si pone Luca, è una sorta di sunto di una tragedia che grava sul ciclismo dal 1999, quando fu costruito l'assalto al mondo di una lingua, solo ed esclusivamente per soldi, portando poi la credibilità di questo sport, ad una burla rispetto a tutti gli altri. Il ciclismo ed il Tour, che ne è l'immagine mediaticamente più forte e tangibile, trasformati e ridotti a palcoscenico al servizio di…. Uno schifo, con tanto di elevazioni di fantocci a campioni, lasciando per strada, perché era impossibile tumefare ogni intelligenza, corposi terreni di sospetto e di vera e propria vergogna. Morale: il numero di ciclisti di quella lingua ricca, dispotica e proprietaria della quasi totalità di società offshore, divenuta in un battito di ciglia lingua ufficiale del ciclismo, quando alla vigilia del “progetto”, non era fra le prime cinque, è diminuito assai. Al contrario, sono divenuti colossi i nomi dei costruttori del pedale (si spera spinto dal solo motore umano) di quello slang. Idem il peso totalizzante sulla cancerogena UCI degli interessi di quella lingua. Basti citare che per il rampollo d’esempio su quel Ventoux, posto a quesito dal grande Luca, nonché secondo nella scala dei “Cenerentoli prima di mezzanotte” al solo inarrivabile oltreoceano (ma di questi ancor meno forte di suo), fu così imperiosamente imposto all’inchino del Tour, nonostante l’ennesimo regalo presa per il culo all’intelligenza dell’osservatorio, da far fuggire dall’incarico di cerimoniere della Corsa Gialla, per scandalo e vomito, un campionissimo vero, come Bernard Hinault!
Per un vecchio come me, che ieri ha perso e sta ancora piangendo un amico campione, capace di dipingere grandezza (non sempre conosciuta) in ogni ruolo del pedale, il ciclismo ha ancora ragazzi verso i quali val la pena sentir passione giovanile. I loro nomi detengono il 90% della credibilità rimasta al pedale. Quella credibilità che il Tour, con la sua vergognosa genuflessione alla lingua che tolto il rock richiama solo negatività, ha mandato in mona 23 anni fa. E quella credibilità che abbisogna come il pane di commentatori e tifosi degni, capaci di raccogliere e di vedere quel che avviene veramente e di non scambiare “costruiti padrini o protetti” per campioni a quattro ante.
Il Nuovo Ciclismo, unico nel suo genere, svolge davvero la funzione sincronica al suo nome.