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Giro 2022 preview
#1
Mentre sta crescendo l’attesa per questo Giro, ho chiesto al prof. Ulderich Albert von Quiensabe una analisi di altissimo livello tecnico (eventuali strafalcioni sono sicuramente imputabili alla mia affannosa traduzione dal tedesco con Google).

[Immagine: Analisi-Giro22.jpg]
Il prof. Ulderich Albert von Quiensabe concentrato durante la sua analisi


 

“Grüße an alle forumisten,
ho dato una occhiata più attenta al percorso del Giro in chiave classifica generale, fa differenza cercare di valutarlo alla luce degli effettivi partecipanti.
Mi sembra tracciato con molta cura, avendo anche in mente l’evitare che giornate di maltempo possano far modificare il percorso (una bufera di neve su Pordoi e Marmolada il 28 maggio sarebbe iella pura). Naturalmente, disegnato secondo le intenzioni degli organizzatori, deprimendo molto le cronometro e cercando incertezza fino all’ultima settimana.
Per una occhiata complessiva è efficace la pagina di Firstcycling.

 Decisamente troppe le tappe che potrebbero concludersi con la volata di gruppo, almeno sei scontate (sette con la prima tappa, diversa per l’arrivo in leggera salita) ed altre di “media difficoltà” che in realtà spianano molto nei finali e potrebbero non scoraggiare le squadre dei velocisti. Insieme alla latitanza delle cronometro, sembra uno dei maggiori difetti di questo percorso. Rischio monotonia che potrebbe interrompersi solo per il Blokhaus e nelle ultime sei tappe.
Una certa attenzione sembra essere stata posta alla pericolosità degli arrivi in volata, non è chiaro però se abbastanza, vedremo in concreto, spartitraffico e curve evitabili sembrano esserci.
 

01 Budapest – Visegrad: piatta, con gli ultimi 4 chilometri al 5%. Finale con diverse curve, mitigate dalla salita. MvdP riuscirà a non restare troppo indietro? Ewan?
 
02 Budapest – Budapest: ben 9.200 metri contro il tempo, in cui c’è anche lo spazio per la salitella finale, in realtà al 3,4% tolti i 200 metri iniziali più impegnativi. Qualche uomo di classifica potrebbe perdere 30 / 40 secondi dai migliori.
 
03 Kaposvár – Balatonfüred: volatona e via a prendere l’aereo per la Sicilia.
 
04 Avola – Etna: tratto inedito (e irrilevante) prima di ricongiungersi alla strada già percorsa nel 2018, quando si arrivava all’Osservatorio Astrofisico. La differenza sta tutta negli ulteriori 4 chilometri in leggera salita (4 – 5%) per andare al Rifugio Sapienza, che annacquano una ascesa già non proibitiva e non incoraggiano attacchi importanti. A ruota si starà bene, si staccherà solo chi avrà poche gambe e non avrebbe comunque potuto ambire ad una buona classifica.
Nel 2018 ci fu una certa selezione, si è deciso quindi per qualcosa di più soft. Mettere l’Etna fa la sua figura nell’altimetria ma una tappa davvero nervosa e impegnativa sarebbe stata più interessante. Probabilmente cambierà la Rosa (da MvdP ad Almeida? a Kelderman? Ad un avventuriero lasciato andare?).
 
05 Catania – Messina: altra volatona. C’è una svolta a gomito ai – 800. Lo Squalo nella sua città in quello che sarà (credo) il suo ultimo Giro. 
 
06 Palmi – Scalea: si costeggia il mare per tutta la tappa, sempre i velocisti sugli scudi. Finale dritto dritto e strada larga.
 
07 Diamante – Potenza: il sito del Giro mette 4 stelle di difficoltà e parla di tappa molto impegnativa, con una sequenza ininterrotta di saliscendi. Di buono ci sono i quasi 200 chilometri (196) ma la salita più “tosta”, Monte Grande di Viggiano (6,5 km. al 9,1%), dista 60 chilometri dal traguardo. Un piccolo giretto in più per passare da Vaglio Basilicata avrebbe messo un bel po’ di pepe. Strade strette e tante curve, vero, ma difficile attendersi grandi attacchi. Potrebbe arrivare la fuga, magari con nuova maglia Rosa per l’avventuriero che avrà fatto meno male sull’Etna. Rampa finale di 350 mt. con pendenza crescente, fino al 13% degli ultimi metri. Se arrivasse il gruppetto dei migliori l’eterno Don Alejandro potrebbe timbrare il cartellino?
 
08 Napoli – Napoli: viene descritta come “Tappa cittadina complessa ed esigente” ma i velocisti sono ingordi e potrebbero mostrarci l’ennesima volata. Inversione a U ai meno 900 ma con una rotatoria che non dovrebbe creare problemi. 
 
09 Isernia – Blockhaus: il Blockhaus, di domenica e non unipuerto!! Devono averlo inserito di nascosto da Vegni… Maielletta (1665 mt.), per la verità, che dell’ultimo tratto duro nel parco, fino oltre quota 2000, si è persa la memoria, ma ci si accontenta. Passaggio naturale da Passo Lanciano (10,3 km. al 7,6%), ottimo antipasto, si scende fino a Scafa e poi su da Roccamorice. Cosa vedremo, sapendo così poco ora sulla forma dei diversi possibili protagonisti, è quasi impossibile a dirsi. Dovremmo scoprire che le ottime quote concesse ad Almeida dai bookmakers sono ottimistiche, andrà su del suo passo e perderà (come sulle altre salite importanti che arriveranno) quanto basta per rendere molto ridotte le possibilità di podio. Raccoglierà strada facendo chi sarà andato fuori giri, non è salita che perdoni. Uno scatto di Landa da 100 mt. (forse anche 200!), me lo aspetto, i migliori lo seguiranno o sarà il trenino Ineos a recuperarlo? Ineos che potrebbe giocare a più punte ma non è stato finora il suo stile. Carapaz non corre da parecchio, dipenderà da gambe e situazione di corsa ma penso che aspetterà le Alpi. Molto potrebbe dipendere dalle gambe di Simon Yates e/o M. A. Lopez, se girassero… Giro ancora lungo, comunque, non è detto che si trovi chi prenderà il “rischio” di attaccare. Ad evitare un gruppetto di 10 / 12 fino all’arrivo potrebbe pensarci lo stesso Blockhaus, non è salita da drappelli e qualche avversario importante in difficoltà potrebbe far dar fuoco alle polveri. Non dovremmo restare delusi.
 
Una nota a margine: negli ultimi anni abbiamo rivisto a volte il Blockhaus, il San Pellegrino in Alpe manca invece da oltre venti anni, sarebbe bello vedere un Giro con entrambe queste belle salite appenniniche. Come dico sempre: “Radfahren existiert um legenden zu erzählen und die minuten zu zählen, nicht die sekunden!“ (Il ciclismo esiste per narrare leggende e contare i minuti, non i secondi!“)
 
10 Pescara – Jesi: il sito del Giro parla di una seconda metà di tappa senza un attimo respiro, fino a “veri e propri muri” che io non riesco a rinvenire nel tracciato, anzi, ho l’impressione che si sia stati attenti a non inserirne. Il GPM di Monsano “a soli 9 km. dall’arrivo” sono 3 km. al 4,5%... Fuga, forse, ma c’è anche la possibilità che i velocisti mettano al lavoro le squadre, non escluderei la volata di gruppo. Una vera “muri marchigiani” e/o una “sterrati toscani” non ci sono, peccato.
 
11 Santarcangelo di Romagna – Reggio Emilia: nulla contro le volatone di gruppo ma potremmo vederne davvero troppe in questo Giro. Rotonde e spartitraffico nel finale, speriamo indolori. Due curve leggere nell’ultimo chilometro.
 
12 Parma – Genova: “Tappa appenninica impegnativa” ma anche qui nutro dubbi. Il Valico di Trensasco (quasi 4 km. al 8,4%) è a 31 km. dal traguardo, temo ancora una volata, a meno che in gruppo non si decida di lasciare qualche briciola agli avventurieri. Capitan Paruzzo meritava di più.
 
13 Sanremo – Cuneo: volatona garantita e si rischia che sia l’ottava su 13 tappe… Svolta a gomito ai meno 1.500 e ultimo chilometro in leggera ascesa, al 2,5%.
 
14 Santena – Torino: breve (147 km.) ma sfiziosa, questa davvero con poco tempo per respirare. Nella seconda parte si percorre due volte un circuito con la salita di Superga e il muro di Colle della Maddalena, dal quale mancheranno meno di 12 km. all’arrivo, tutta discesa impegnativa, spesso con strade strette, salvo un dentello in salita al Parco del Nobile prima della picchiata finale. Ultimo chilometro pianeggiante. Spazio per imboscate. 
 
15 Rivarolo Canavese – Cogne: il “Tappone alpino valdostano” del sito del Giro non si può leggere… “Finto tappone alla Vegni” mi sembra una dicitura più corretta, 4.000 mt. di dislivello spesi male. Salite interessanti a Pila e a Verrogne ma non proprio da attacchi importanti e arrivo a Cogne all’acqua di rose. Tappa da fuga e via, in vista dell’Aprica. Naturalmente Pancani ci dirà che “domenica si farà sul serio”, salvo “delusione” successiva. Per catturare pubblico e immaginario ottima la domenica sul Blockhaus, molto meno questa. Per andare via sul Verrogne e vincere la tappa penso ci vorrebbe un attacco di concerto di Pogacar e Fignon…
 
16 Salò – Aprica: il Santa Cristina di Pantani 1994 (con Chiappucci che raggiunse e staccò uno stremato Indurain…) in una tappa di 202 km. e 5.260 mt. di dislivello!! Si sale verso il Goletto di Cadino (1938, 19,9 km. al 6,2%), in pratica il versante più facile del Crocedomini, per arrivare a Edolo e scalare il Mortirolo da Monno. Salita meno difficile rispetto a quella da Mazzo ma sempre molto impegnativa. Si scende verso Grosio (allungando un poco, forse per rendere meno pericolosa l’ultima parte della discesa) per poi andare verso il finale, con l’interessante variazione della salita di Teglio (5,6 km. al 8,2%, con tre chilometri in doppia cifra) prima di affrontare il Santa Cristina, 13,5 km. al 8,0%, con 6,5 chilometri prima dello scollinamento al 10,1%. Discesa breve (5 km.) ma impegnativa prima degli ultimi tre chilometri verso l’Aprica in leggera salita (3%). Probabilmente la chiave di volta del Giro, serviranno gambe e anche fondo, tappa ancora più tremenda in caso di pioggia. Sul Santa Cristina vedremo probabilmente i corridori uno ad uno. Tra l’altro, si corre dopo il giorno di riposo, che a volte può giocare brutti scherzi. 
È la tappa che mi fa dubitare delle chance di Simon Yates, sembra adatta a Carapaz più che a Lopez. Possibili ovviamente altri protagonisti, almeno una ventina i corridori per i quali è difficile intuire come andranno in questo Giro. Bardet? Kelderman? Carthy? Hindley? Diversi altri... 
 
17 Ponte di Legno – Lavarone: dopo le fatiche del giorno prima, frazione tutt’altro che facile. Si sale a Giovo per poi affrontare il Vetriolo da Pergine Valsugana (10,2 km. al 8,3%, salita con pendenza piuttosto costante, che il sito del Giro definisce “pedalabile”, a mio avviso impropriamente). Discesa impegnativa verso l’ultima asperità, la difficile salita di Monterovere (7,9 km. al 9,9%), a 8 km. dal traguardo, seguita da falsopiano e una breve discesa non difficile, prima dell’ultimo chilometro in leggera ascesa. Conteranno molto le doti di recupero, non stupirebbe assistere ad improvvise crisi, tappa che si presta ad attacchi importanti se si hanno residue energie. 
 
18 Borgo Valsugana – Treviso: un attimo di pausa prima del finale, stavolta la volatona va bene anche a me! Tra la tappa precedente, questa e la seguente si passa per le contrade di Francesco Moser, Gilberto Simoni, Luciano Pagliarini, Alessandro De Marchi, omaggi doverosi. 
 
19 Marano Lagunare - Santuario di Castelmonte: tappa interessante e che si presta ad eventuali tentativi di ribaltare il tavolo, chi fosse rimasto deluso e avesse la forza / volontà per provarci… Difficile, comunque, le energie residue non saranno molte e la Marmolada del giorno dopo getta la sua ombra. Probabilmente la vittoria arriderà alla fuga. Il Kolovrat, a 43 km. dall’arrivo, è una bella salita (10,3 km. al 9,2%). In caso di corsa dura, sulle rampe verso il Santuario di Castelmonte (7,1 km. al 7,1&) qualcuno potrebbe scoprirsi in riserva. 
 
20 Belluno – Marmolada: meno lunga (168 km.) e con minor dislivello (4.490 mt.) dell’Aprica ma una signora tappa per l’ultimo sabato! Il San Pellegrino è salita lunga, con tratti molto duri, il Pordoi è regolare e con pendenze non arcigne ma è sempre un grande nobile del ciclismo, infine la magnifica cornice della Marmolada! Se i tornanti dello Zoncolan offrono un teatro naturale, il “drittone” del Fedaia, il lungo tratto rettilineo e durissimo dopo Malga Ciapela, non è da meno, con un fascino unico. Ultimi 5,5 km. sempre in doppia cifra, il corridore che precede sembra a un passo ma… Probabilmente la lotta per la Rosa potrebbe essere già decisa. Che sia così o meno, sarà comunque una tappa affascinante, energie residue sul piatto e tanta fatica verso la cima. 
 
21 Verona (cronometro delle colline veronesi): cronometro di 17,4 km., naturalmente mossa e tortuosa, con strade non larghe sia nella salitella che in discesa. Difficile, penso, che sia decisiva per il podio ma mai dire mai. 
 
Non facile dare un “voto” a questo tracciato. Evidente la modestia delle cronometro e quasi totale l’assenza di tappe di media difficoltà. D’altra parte, il Blockhaus e l’ultima settimana potrebbero dare spettacolo. Se si eccettua la brutta frazione di Cogne, le tappe di montagna sono belle e ben disegnate. Potrebbe essere un Giro incerto, combattuto, più affascinante di quanto ci aspettiamo, persino bello.

Se poi, durante il Giro, arrivasse una tregua dalla guerra in Ucraina… 
 

Prof. Ulderich Albert von Quiensabe
 
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