Il Nuovo Ciclismo

Versione completa: Qualche zoom sui ciclisti nati oggi 20 febbraio
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Nazzareno Berto
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Nato a Conselve (PD) il 20 febbraio 1957. Passista e velocista, alto m. 1,70 per kg. 64/65. Professionista dal 1979 al 1984, ha ottenuto 1 vittoria su strada.
Fin dalle categorie giovanili si dimostrò un ottimo velocista ed una speranza come pistard. Qui, prima del professionismo, il suo ruolino recitava ben quattro titoli italiani: due nell'inseguimento individuale (allievi 1974 e juniores 1975), uno in quello a squadre (dilettanti 1975), ed uno nell'Individuale a punti dilettanti Indoor (1978). Da juniores, in azzurro, nel 1975, conquistò il bronzo iridato nell'inseguimento a squadre.
L'anno successivo, il primo da dilettante, guidato dall'olimpionico Severino Rigoni, ottenne importanti affermazioni anche su strada, al punto di apparire come un predestinato a grandi traguardi futuri. Vinse il Trofeo Internazionale Piva a Colle San Martino, la cronometro Internazionale di Pizzighettone, una tappa Giro del Veneto (dove conquistò anche la maglia verde della classifica a punti), ed una del Giro d'Italia dilettanti. Abbastanza per indossare, a soli 19 anni, l'azzurro alle Olimpiadi di Montreal. Dopo un paio di stagioni piene di conferme, nel 1979 passò professionista nell'Inoxpran di Giovanni Battaglin. Vi rimase fino al 1981, ottenendo con la maglia di quel sodalizio, l'unica vittoria su strada da professionista: il Giro di Toscana 1980, dove superò in volata Saronni. Nel 1982 passò alla Metauromobili-Pinarello e nel 1984, deluso per i pochi risultati su strada e per l'impossibilità di vivere con la sola pista, chiuse con il ciclismo agonistico. Sui velodromi, infatti, almeno a livello nazionale, il suo ruolino era rimasto fedele alle premesse giovanili con ben 5 tricolori: nel keirin (1980), nella corsa a punti indoor (1981), nella corsa a punti outindoor (1983), nel mezzofondo indoor e nella Americana Indoor. Partecipò anche a due Mondiali, finendo 7° nella velocità nel 1980. Dopo la chiusura agonistica, è rimasto nel ciclismo come meccanico di squadre professionistiche.

Jean Goldschmit (Lux)
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Nato il 20 febbraio 1924 a Lussemburgo ed ivi deceduto il 14 gennaio 1994. Passista scalatore e ciclocrossista. Professionista dal 1946 al 1953 con 22 vittorie.
Un atleta prima di tutto, di sicuro non un eccelso di insieme di forza resistente, ma con altre doti che ne sviluppavano possibilità fino ad un livello più che discreto. S'è così determinato un gran bel corridore che ha vinto ed è stato protagonista abbastanza per segnare nel Granducato di Lussemburgo, un buon anteprima al "concerto" dell'Angelo della Montagna, alias Charly Gaul. Già perché nell'epoca che va dal grande Nicolas Frantz a Gaul, Jean, chiamato da tutti "Jang", Goldschmit, è stato senza dubbio il più forte e tangibile corridore lussemburghese. Dopo aver vinto due Titoli nel ciclocross ed uno su strada nel suo paese, Jang salì nel 1948 alla ribalta internazionale col secondo posto al Giro di Romandia e i successi nel Giro del Lussemburgo e nella tappa di Morges, al Tour de Suisse. L'anno dopo s'impose nella frazione Nimes-Marsiglia del Tour de France, mentre nel 1950, oltre a laurearsi nuovamente campione nazionale (lo era già stato come detto nel 1947), fu secondo al Giro della Svizzera, con vittorie sui traguardi parziali di Winterthur e Liestal, nonché ancora un'affermazione al Tour, nella prima tappa Parigi-Metz, con conseguente conquista della maglia gialla che seppe tenere tre giorni. Ma fu la Svizzera la terra d'elezione di Goldschmit, dove davvero esprimeva il meglio di sé: anche nel '51 vinse le frazioni del "Suisse" a Berna e Zurigo e, nel 1952, a Montey. Sempre nel '52, quando già, nonostante l'ancor giovane età, stava pensando di smettere, vinse due tappe e si classificò secondo nel Giro del Lussemburgo e colse il successo in una frazione del Giro del Marocco. Corse anche nel '53, ma a mezzo servizio, cogliendo ancora dei piazzamenti prima di chiudere la carriera.

Julien Maitron (Fra)
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Nato a Dompierre-sur-Nièvre il 20 febbraio 1881, deceduto a Tourriers il 29 ottobre 1972. Fondista. Professionista dal 1904 al 1912 con 2 vittorie. Lo si potrebbe definire un diesel votato al Tour de France, la sua gara in ogni senso. Gli bastava arrivare e quando le sue forze erano migliori, come nel 1904, a 23 anni, poteva cogliere dei bei piazzamenti finali. In quell’anno, infatti, finì 5°. Il suo ruolino proseguì col 9° posto nel ’05 e nel ‘10, l’11° nel ’09, il 14° nel 1911 ed il 27° nel ’12. Nel Tour de France del 1910 vinse la sesta tappa che si concludeva a Nizza, dopo 345 chilometri, improvvisandosi veloce, o meglio meno stanco dei due compagni di fuga, Crupelandt e Blaise.  I due Tour non conclusi per ritiro, nel 1907 e nell’anno successivo, possono considerarsi uno spaccato di quei tempi pionieristici, perlomeno per le corse a tappe. Uno in particolare ebbe il sapore della beffa: quello del ’07. La dodicesima tappa, a due dalla fine, la Nantes-Brest di 321 chilometri si svolse in condizioni d tregenda nonostante la data del 30 luglio. La pioggia a catinelle ed il vento fortissimo resero il tracciato ondulato un calvario per tanti. Maitron, che da un paio di giorni soffriva assai per fare il suo lavoro di pedalatore fondista, ad una ventina di chilometri da Brest, si trovò impotente di fronte all’ennesimo acuto di intemperie e crollò su un campo con l’erba alta, che gli sembrò un morbido letto e s’addormentò. Si svegliò dopo qualche ora sul fieno di una stalla con un signore sulla quarantina dallo sguardo burbero che lo guardava. Ben presto, l’atteggiamento di costui mentre consegnava al corridore un po’ di formaggio ed una bevanda che pareva fuoco, si fece ostile: voleva da Maitron qualche franco per averlo portato lì ed ospitato. Il corridore, che aveva solo due spicci, glieli diede ma il burbero salvatore lo cacciò in malo modo. Ripartito ancora debole, il buon Julien si trovò per strada il direttore sportivo che era venuto a cercarlo e che gli disse che al traguardo non c’era più nessuno, tanto meno i giudici di tappa: doveva dunque ritirarsi. Il giorno dopo mentre pensava alla beffa di un ritiro simile a due sole tappe dalla fine, il Maitron per dimenticare si fermò in una locanda sul porto di Brest, a mangiare ostriche ed a bere vino. D’improvviso si vide davanti il burbero salvatore del giorno prima, che teneva ancora in mano e glieli mostrava i due spicci ricevuti. Julien lo salutò, ma non fece in tempo a proferire niente altro, che si trovò a terra con un gran dolore alla spalla. Il burbero prese le ostriche ed il vino avanzati dal corridore e si dileguò.
Tornando alla disamina sul Maitron agonista, ci stanno, sempre al Tour diversi piazzamenti di tappa, ci sta una vittoria nel 1909 nella Parigi-Calais e sempre in quell’anno anche il 2° posto dietro al connazionale Constant Menager, in Italia, alla Imola-Piacenza-Imola.

Petrus "Pè" Verhaegen (Bel)
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Nato il 20 febbraio 1902 a Tremelo, deceduto a Leuven il 5 aprile 1958. Passista veloce. Professionista dal 1927 al 1935 con 16 vittorie.
Un corridore che ha avuto punte molto forti e che per un paio d’anni ha inciso fortemente sul Tour de France. Uno che correva dappertutto, nel 1925 vinse il Titolo del Belgio di ciclocross categoria unica poi da indipendente nel 1926, vinse il Giro del Belgio ed il Giro delle Fiandre. Un versatile che pagò alla distanza gli sforzi fatti. Passò professionista nel 1927 e fece un gran botto. Vinse dapprima la tappa di Namur al Giro del Belgio ed esplose al Tour de France quando colse 13 piazzamenti nei primi 10 di tappa di cui 8 sul podio con due vittorie nelle frazioni di Bayonne ed Evian, nonché l'8° posto finale. L’anno seguente rivinse una tappa al Giro del Belgio, quella che si concludeva a Lussemburgo, fece suoi il Gp van Haspengouw ed il Gp di Mechelen, andò in Svizzera al Gp di Ginevra che chiuse 2°. Al Tour de France fu nuovamente protagonista con 8 piazzamenti nei 10 di frazione e la vittoria nella tappa di Brest. A Parigi chiuse 16°. Tornato in patria fece suo l’allora prestigioso Gp Wilrijk dietro derny. Du nuovo in Francia finì 3° la Marsiglia Lione. Nel 1929 dopo diversi piazzamenti nelle gare belghe vinse la Parigi-Bruxelles, mentre al Tour dopo tre piazzamenti nei 10 di tappa, fu costretto al ritiro nel corso della 7a frazione, a causa di una rovinosa caduta.
Col 1930 la sua carriera cambiò: primo perchè i postumi delle grandi battaglie alla Grande Boucle l'avevano indebolito e, poi, perché il successo nella “Classica delle due Capitali” l'aveva proiettato verso una maggiore attenzione in direzione delle corse del Belgio. L'attese un futuro però poco soddisfacente per quasi tre anni, con pochi piazzamenti non proprio di primissimo piano. Tornò al successo nella seconda parte del 1932, quando s’aggiudicò nuovamente il GP van Haspengouw e vinse il Gp di Zottegem. L’anno seguente vinse la Ronde van Haspengouw, mentre nel ’34 il Gp di Vaals, in Olanda. Proprio nella terra dei tulipani chiuse nel 1935 la carriera col 3° posto nel Gp di Hoensbroek, nel Limburgo olandese.

Maurizio Ricci detto Morris