Il Nuovo Ciclismo

Versione completa: Qualche zoom sui ciclisti nati oggi 9 marzo
Al momento stai visualizzando i contenuti in una versione ridotta. Visualizza la versione completa e formattata.
Joseph Carrara (Fra)
[Immagine: 15490378101325Carrara,Joseph.jpg]
Nato a Hauteville il 09/3/1938. Passista scalatore. Alto 1,66 per 59 kg. Professionista dal 1957 al 1966 con 12 vittorie.
Probabilmente lo stradista migliore di Savoia. Poteva raggiungere risultati più tangibili, nonostante l'epoca di grandi corridori con cui ha corso, perché in salita era bravo. Tra l'altro, ha potuto raramente fare la sua corsa, perché è stato praticamente per tutta la carriera spalla di Henri Anglade, e poi in Pelforth, anche di Jan Janssen. Ovviamente piccolino e leggero, mancava un poco di tenuta, ma è pur vero che, come tutti coloro che non erano capitani, doveva ad ogni corsa svolgere fatiche suppletive a quelle delle stesse competizioni. Ha recitato in ogni caso un ruolo di riferimento per il ciclismo francese del periodo.
La sua famiglia, molto grande, era di origine bergamasca e si trasferì in Savoia alla fine degli anni venti. Il piccolo Joseph, assorbì la voglia di sport che stava in tutti i familiari e si mostrò un gran bel talento molto presto nel ciclismo. Decise così di provare l'agonismo nel senso più ampio in questa disciplina. Nel 1957 era già un indipendente di valore, al punto di giungere secondo nel GP di Fourmies in mezzo a professionisti pure di valore. Col 1958 la Liberia lo inserì in pianta stabile nel proprio gruppo, aprendogli così le porte del professionismo vero e proprio. Al primo anno nell'elite, ed a soli 20 anni, vinse il Gran Premio Paul Chocque a Lubersac, ma a dispetto dell'età, il nocchiero della Liberia, anch'egli italiano d'origine Pierre Brambilla, impiegò Carrara in un oscuro lavoro di apprendistato per farne un gran gregario, soprattutto in direzione di Anglade. Sempre confermatissimo, il savoiardo ebbe la possibilità di esprimersi con più autonomia, nel 1961 e lui rispose con due belle vittorie nella Annemasse-Bellegarde-Annemasse e nel Criterium Bage-le-Chatel e dei bei piazzamenti come il 2° posto nella 1a tappa del Dauphiné Libéré ed il 3° nella Classifica Generale del Tour de l'Aude. Nel 1962 Bernard Gauthier, subentrato a Brambilla al timone della Liberia-Grammont, schierò Carrara al Giro d'Italia, ed il savoiardo ripagò la fidicia vincendo la tappa i Rieti, dopo aver scalato in solitudine il Terminillo. Poi naufragò come dcecine e decine di corridori nella neve di Moena, ovviamente assieme al capitano Anglade. Ma la stagione '62 fu prodiga di altri successi per Carrara: vinse la 2a tappa (parte a) del GP di Fourmies ed i Criterium Génissiat e Bage-le-Chatel. Fu poi 2° nell'ormai amica Annemasse-Bellegarde-Annemasse. Nel '63 vinse il Gran Premio di Antibes, ma il suo anno migliore fu il 1964, quando dimostrò nella terra degli scalatori della penisola iberica, di essere davvero uno bravo sulle pendenze: Joseph, vinse infatti il Giro di Catalogna ed una tappa dello stesso. In Francia, invece, fece suo il GP di Thizy. L'anni seguente il suo ultimo incontro col successo nella Freccia di Auxerre.

Alberto Elli
[Immagine: 16479697801325Elli,Alberto.jpg]
Nato a Giussano (Mi) il 9 marzo 1964. Completo. Alto 1,80 per 68 kg. Professionista dal 1987 al 2002 con 28 vittorie. Un corridore che sembrava personificare quel detto sul vino (più diventa vecchio e più diventa buono". Una carriera lunghissima con una progressione di vittorie, mai tante, ma sempre più importanti. E sempre da bravissimo uomo-squadra, su tutti i terreni, perché era completo questo corridore milanese, ben proporzionato e dagli occhi furbi da osservatore preciso e puntuale. Serio, tenace e grintoso, ha vinto di tutto, dalle corse in linea alle brevi corse a tappe e se pure piazzato nella top ten del Tour de France, dove vestì, nel 2000, a 36 anni suonati, per 4 giorni la Maglia Gialla. Tanti anche i piazzamenti, taluni pure beffardi come il 2° posto alla Sanremo 1997, o nella gara per il Tricolore, dove fu 2° nel 1987, 3° nel 1998 e 1999, 4° nel 1997. Insomma un corridore eterno che ha vestito l'azzurro distinguendosi e facendo della sua carriera un modello da seguire. Era stato un ottimo dilettante, tra i suoi successi spiccano il Piccolo Giro dell'Emilia '85 e il Piccolo Giro di Lombardia l'anno seguente. Il suo esordio fra i professionisti avvenne nel 1987, all'interno della Remac, ma tardò a vincere: era sempre lì, ma il guizzo vero e di successo lo trovò solo quando finì nell'Ariostea di Ferretti, nel 1992. Col team giallorosso, aveva vinto la crono-squadre di Chassieur al Tour del '91. Poi una volta sbloccatosi, il 29 maggio 1992 con la vittoria a Wildbad, nella seconda tappa dell'Hofbrau Cup che gli valse anche il successo nella classifica finale della manifestazione, si poté vedere ed ammirare un nuovo Elli. Fra le sue vittorie il Trofeo dello Scalatore nel 1992, il Matteotti e la Milano Vignola nel 1993, il Giro del Sudafrica nel 1994, Lussemburgo nel 1996 e 2000, il Gp di Camaiore 1996, Midi Libre nel 1997, Vuelta Murcia nel 1998, GP Vallonia nel 2000. Fra i migliori piazzamenti oltre al già citato alla Sanremo '97, il 3° nella Leeds International nel 1995 e il 3° nella Freccia Vallone nel 1998.
In carriera ha partecipato a 4 Giri d'Italia (1987: 36º - 1988: 86º - 1995: 30º - 2001: 54º); 11 Tour de France (1990: 72º - 1991: 91º - 1992: 28º - 1993: 17º - 1994: 7º - 1995: 33º - 1996: 15º - 1997: 30º - 1998: 29º - 1999: 17º - 2000: 84º); una Vuelta di Spagna (2001: 39º); 4 Campionati del Mondo (Benidorm 1992: 43º - Oslo 1993: 48º - Duitama 1995: ritirato - Lugano 1996: ritirato).
Appesa la bicicletta al chiodo è diventato direttore sportivo e team manager.

Giorgio Furlan
[Immagine: 16479697291325Furlan,Giorgio.jpg]
Nato a Treviso il 9 marzo 1966. Passista scalatore. Professionista dal 1988 al 1998 con 19 vittorie. Un corridore che ha vinto delle grandi corse e sul quale sono ingiustamente pioviti giudizi poco lusinghieri, da parte di un osservatorio che va dal bacchettone al prosciutto sugli occhi verso lo sport intero. Uno che ha pagato non le frequentazioni sue, ma della massa. Resta il fatto, che su Giorgio, nato trevigiano ma veronese d'adozione, sono piovute ombre immeritate e, soprattutto, l'ignoranza di chi non ha seguito il suo percorso di corridore sempre in crescita e con delle punte che ne lasciavano presagire un futuro di nota. Già, perché Furlan si è sempre fatto notare anche da giovane, quando praticava pure la pista come dovrebbero fare tutti i ciclisti e da dilettante vinse delle gran belle corse, come il Trofeo Bianchin che vinse due volte, la Milano Rapallo, la Ruota d'Oro nonché il Giro del Medio Brenta, mettendo ogni anno in atto un miglioramento. Passato professionista nell'ultimissimo scorcio della stagione '88, già al suo primo intero anno nell'élite, diede segni di qualità, giungendo 3° nel Giro dell'Appennino, gara valevole per il Campionato nazionale, dove, nello sprint decisivo di un drappello composto praticamente dai 12 migliori ciclisti italiani solo Argentin e Bugno gli finirono davanti. E l'anno seguente nel GP di Camaiore, anch'esso valevole per il Titolo italiano, con un bel colpo di mano, si laureò Campione tricolore. Era la sua prima vittoria, ma non era per nulla un carneade. Nel 1991, finì nello squadrone dell'Ariostea, vinse la Coppa Bernocchi e si piazzò tantissimo. Nel '92 esplose. Vinse dapprima la seconda tappa del prestigioso Criterium International in Francia, quindi staccò tutti sul Muro di Huy facendo sua una Classica come la Freccia Vallone e si piazzo 8°, ma da protagonista, nella Liegi Bastogne Liegi.
Tornato in Italia, vinse il Giro di Toscana ed al Giro d'Italia fece suo, in perfetta solitudine, il tappone del Monte Bondone scalato nel corso della tappa due volte e con lui sempre davanti. Andò poi al Giro di Svizzera e lo vinse e con esso una tappa. L'anno seguente si confermò, anche se le vittorie furono di meno, ma non l'andamento complessivo, che fu addirittura più completo. Nelle classiche di primavera, salvo la Freccia Vallone, non uscì mai dai primi dieci. Al Giro migliorò la sua posizione finale e vinse la tappa di Fabriano. Al Tour de Suisse vinse una tappa ed in agosto vinse il GP Sanson. In autunno non usci praticamente mai dal ruolo degli eletti, finendo in tutte le corse sul podio anche se mai sul gradino più alto. Chiuse, tra gli altri piazzamenti, al posto d'onore il Giro del Veneto, la Coppa Placci, la Coppa Sabatini, il Giro del Lazio e nel Giro di Lombardia, dove arrivò col compagno di squadra Pascal Richard. E venne il 1994, in cui ricominciò dove aveva finito: ai vertici mondiali, ma stavolta con un crescendo incredibile di successi. Vinse dapprima la seconda tappa della Settimana Siciliana, indi il Trofeo Pantalica, tre tappe e la Classifica finale della Tirreno Adriatico. Da massimo favorito, corse e vinse da dominatore la Milano-Sanremo, dove nessuno fu in grado di resistere ad un suo fenomenale attacco sul Poggio. Andò in Francia e fece suo il Criterium International, quindi finì 3° nella Liegi Bastogne Liegi, 2° nella Freccia Vallone, 15° nell'Amstel Gold Race e vinse la seconda tappa del Giro di Romandia. Dopo un simile ruolino di protagonismo, si fermò per un mese e riprese al Tour, per temprarsi per l'ultima fase della stagione, dove si piazzò tantissimo, ma non ritrovò il successo. Nel 1995, apparvero i primi acciacchi che lo porteranno successivamente ad un'operazione chirurgica e ad un anticipato tramonto. Nella stagione vinse una tappa del Giro di Svizzera e finì 3° nel Campionato di Zurigo. Poi, per ritrovare Giorgio Furlan su un podio, bisognerà arrivare al 1997, quando finì secondo nel Criterium d'Abruzzo. Nel 1998 chiuse l'attività agonistica.

Giuseppe Tonucci
[Immagine: 151647150918495Tonucci,Giuseppe.jpg]
Nato a Fano (PS) il 09.03.1938. Deceduto a Pesaro l'11 ottobre 1988. Passista veloce. Professionista dal 1961 al 1963. Ha ottenuto 2 vittorie.
Le sue attitudini di passista veloce si mostrarono prestissimo, già da esordiente, quando, sulle ali di una fervida partecipazione alle prove e agli allenamenti sul velodromo di Pesaro, vinse un paio di titoli italiani su pista. Su strada, la sua crescita ed i suoi distinguo si mostrarono sincronici a quanto aveva fatto vedere sugli anelli. Attorno al ragazzino gli appassionati fanesi iniziarono a scommettere, perché allora il ciclismo era sentito al punto di essere motivo di discussione o semplici chiacchiere nei bar. E l'attesa di fronte alla crescita del "Peppe", come era già chiamato il giovane Tonucci, aumentò ancora quando, nel 1959, da dilettante, divenne un punto fermo della nazionale azzurra. Partecipò alla Corsa della Pace, conosciuta anche come Praga-Varsavia-Berlino, allora manifestazione da considerarsi il campionato mondiale a tappe per i cosiddetti "puri". Vinse la decima frazione, superando colui che poi diverrà olimpionico l'anno dopo, il sovietico Viktor Kapitonov. Sempre nel '59, partecipò al Campionato Mondiale dilettanti, classificandosi 45°. Il rapporto con l'azzurro continuò anche nel 1960, dove fece parte della nazionale alle Olimpiadi di Roma. Qui si classificò 19° nella gara su strada, a venti secondi dalla coppia che si giocò l'oro: Kapitonov e Trapè. L'anno successivo passò professionista con l'Ignis, ottenendo subito una vittoria, nel Gp Cemab di Mirandola, nonché qualche buon piazzamento nelle corse nazionali. Al Giro si ritirò, ma l'anno successivo vinse la tappa di Fano, proprio a casa sua. Partecipò anche al Tour de France che chiuse 89°, con un 5° posto nella penultima tappa che si concludeva a Pougues les eaux. Nel 1963, passò alla Gazzola e terminò il Giro d'Italia 86°. I risultati però, non erano quelli che Giuseppe si aspettava ed a fine anno decise di chiudere la carriera. Morì poco più che cinquantenne dopo una lunga malattia.

Maurizio Ricci detto Morris