Il Nuovo Ciclismo

Versione completa: Qualche zoom sui ciclisti nati oggi 5 maggio
Al momento stai visualizzando i contenuti in una versione ridotta. Visualizza la versione completa e formattata.
Francesco Masciarelli
[Immagine: 15829594961325Masciarelli,Francesco.jpg]
Nato a Pescara il 5 maggio 1986. Passista scalatore alto 1,74 per 55 kg. Professionista dal 2007 al 2012 con 6 vittorie. Figlio di Palmiro, gran gregario di Francesco Moser e fratello minore di Andrea e Simone, anche loro corridori professionisti. Francesco era marcatamente il più forte e talentuoso fra i congiunti ed un autentico patrimonio per il nostro ciclismo. Per chi scrive il miglior talento italiano relativamente ai GT dopo la generazione dei nati nei primi anni settanta. Purtroppo a modificare il futuro di questo ragazzo per il quale s'era portati naturalmente a tifare, ci ha pensato la sfortuna, sottoforma di malattia. Restano però impressi quei fotogrammi dell'incenso del suo talento, quel modo di dipingere coi pedali e quella naturalezza che è patrimonio solo dei grandi.
Cresciuto ciclisticamente senza patemi o frenesie di risultato nelle giovanili dell’Acqua & Sapone-Caffè Mokambo, passò professionista nel 2007, all'interno del medesimo sodalizio. Nell'anno d'esordio mostrò la sua classe, vincendo le due tappe più dure del Tour of Japan che gli valsero la conquista del primo posto nella Classifica generale Finale della manifestazione. Si fece nuovamente notare nell'estate del 2008, quando fu protagonista al Brixia Tour che chiuse al 2° posto, indi si piazzò nono al Giro del Veneto, decimo alla Coppa Agostoni e undicesimo al Gran Premio Città di Camaiore. Dopo i Mondiali, all’appuntamento prestigioso del Giro del Lazio si presentò un gran cast: per Francesco era un’occasione per misurarsi con un certo piglio. La corsa vide protagonista dapprima l’iridato Alessandro Ballan, indi ad attaccare e ad incidere, un bel gruppetto con tre big del ciclismo azzurro, il vice iridato Cunego, Di Luca e Pozzato. Con loro nel drappello al comando anche il 22enne Francesco. Gli ultimi 4 chilometri in leggera ma costante salita, stuzzicarono la volontà di Masciarelli che, ai meno 3, se ne andò arrivando al traguardo in solitudine. Un’azione di classe, con un mix di forza e di audacia. Dopo quel grande successo fu 8° nel Giro dell’Emilia.  Il 2009 segnò l'esordio di Francesco al Giro d’Italia che finì al 17° posto, 2° nella Classifica della Maglia Bianca dei giovani ed un sesto posto nella difficile tappa di Monte Petrano, vinta da Carlos Sastre. A luglio si mise in luce al Brixia Tour cogliendo due terzi posti ed il quinto nella Classifica Finale. Indi in Spagna chiuse al sesto posto la Vuelta a Burgos ed in Italia terminò 2° nella Tre Valli Varesine.
L'anno seguente Masciarelli partì col botto al Giro del Mediterraneo, conquistando la frazione conclusiva in vetta al Mont Faron, grazie ad uno scatto fulminante precedendo di otto secondi i primi due della generale Alejandro Valverde e Rinaldo Nocentini oltre a Robert Gesink. Al Giro d'Italia causa i guai fisici dovuti alle cadute fu costretto al ritiro. L’estate non fu favorevole al pescarese, che non riuscì a bissare le buone prove di dodici mesi prima ma, a fine anno, arrivò la chiamata della corazzata Astana per la stagione 2011. Con l'obiettivo di far bene il Giro d'Italia in appoggio al capitano Roman Kreuziger, si piazzò 14° al Trentino e al Giro, dopo due grandi tappe con funzioni di spalla, all'Etna e al Grosslockner, Francesco fu vittima di una caduta causa una portiera apertasi bruscamente che lo costrinse al ritiro. Sfortuna che si trasformò con sembianze di malattia nel 2012 quando un vistoso calo di rendimento lo spinse a giugno ad annunciare il ritiro temporaneo a causa di un tumore benigno all’ipofisi, causato da alcuni scompensi ormonali generati dallo sforzo fisico. Lo stop temporaneo diventò, purtroppo, definitivo un anno dopo. Emigrato per curarsi negli Stati Uniti, iniziò una proficua attività come pizzaiolo. Tornato in Italia nel 2016 s’è iscritto a Scienze Motorie ed oggi allena il nipote Lorenzo, figlio di Simone.

Leif Mortensen
[Immagine: 15293501561325Mortensen,Leif.jpg]
Nato a Frederiksberg, il 5 maggio 1946. Completo alto 1,80 per 70 kg. Professionista dal 1970 al 1975 con 10 vittorie.
Uno stereotipo di come non sempre il talento atletico saldato su una persona per bene e ricca di positivi valori, sia garanzia di successi primari nello sport. Leif Mortensen pedalava con potenza e stile, contrariamente a suoi connazionali faceva la vita che s’è eletta stereotipo per un corridore in bicicletta, possedeva il cambio di ritmo e come tutti gli atleti di gran valore negli sport di forza resistente, sapeva lavorare in lattacido. Bene, con tutte queste qualità, è passato alla storia del pedale come un sicuro buon corridore, ma sostanzialmente incompiuto. In altre parole poteva fare tanto di più, o meglio gli mancava qualcosa per determinarsi in grado di segnare un’epoca.
Probabilmente in fatto di determinazione e sana cattiveria agonistica era carente, o forse gli bastava arrivare sul pelo di quelle che riteneva giuste fasi di sacrificio, senza quella rabbia che accompagna sovente i miglioramenti più consistenti. E così, questo danese che avrebbe potuto fare l’impiegato di concetto con lo stesso aplomb del corridore e viceversa, è passato come una mezza delusione ai palati fini dell’osservatorio del ciclismo.
Divenuto ciclista sul far dei 18 anni, Leif dimostrò presto qualità di cronoman e passista che gli valsero la nazionale e la medaglia d’argento nella cronometro a squadre ai Mondiali di Heerlen ’67, e, soprattutto, la chiamata per i Giochi Olimpici di Città del Messico 1968, dove conquistò la Medaglia d’Argento nella prova in linea, dietro a Pierfranco Vianelli. Nel 1969 non passò al professionismo (come sarebbe stato logico) e dopo un buon Tour de l’Avenir, vinse i Campionati del Mondo di Brno davanti al belga Monseré.
Nel 1970 Mortensen approdò finalmente tra i professionisti con la maglia della BIC e dopo una serie di bei piazzamenti si guadagnò la selezione danese per i Campionati del Mondo di Leicester e lì da esordiente, battaglia nuovamente con Monseré per il successo finale, ma stavolta fu il belga a vestire l’iride. L’anno seguente Leif a marzo ruppe il ghiaccio con la vittoria professionistica facendo sua la 7a tappa della Settimana Catalana. Dopo diversi piazzamenti, si presentò per la prima volta alla Grande Boucle. Qui, con una condotta di gran regolarità, completò il Tour al 6° posto. Vinse poi il Criterium Hellemmes, ed a fine stagione colse il terzo successo tra i prof aggiudicandosi in coppia con Luis Ocaña, il successo al Trofeo Baracchi, dove stabilirono il record della corsa con una media di 48,706 kmh. Nel 1972 vinse il Prologo e la seconda tappa della Parigi Nizza, dando l’impressione di essere avviato a maggiori incidenze. Invece, alla fine di quella gran corsa fu 6°, e, sempre con lo stesso ruolino di piazzamenti senza particolari acuti, si presentò al Tour de France. Qui, dopo un promettente 2° posto nella tappa di Pontarlier, non andò oltre il 12° posto finale. Nel dopo Grande Boucle, vinse il Critérium de Quillo ed ai Campionati del Mondo di Gap, conquistò la sesta piazza.  
L’anno successivo, sempre con la maglia della BIC, finì 3° al Trofeo Laigueglia e alla Parigi-Nizza tornò nuovamente sugli scudi, cogliendo il 3° posto nella cronometro d’apertura di Ponthierry, il 2° posto nella tappa di Saint Etienne e conquistò un gran successo sul traguardo di Manosque davanti al Cannibale Eddy Merckx. Completò la Parigi Nizza al 5° posto finale a 27″ da Poulidor. A marzo fu 2° alla Subida a Arrate e ad aprile conquistò una tappa e il successo finale al Giro del Belgio. Vinse poi il G.P d'Aix-en-Provence. Nuova dimensione? Macchè! Al Delfinato chiuse 11°, il Tour de France al 19° e al Mondiale chiuse 17°. L’anno seguente diminuì fortemente anche l’intensità dei piazzamenti: nella stagione fu 8° alla Parigi-Nizza e a maggio terminò 3° la Bordeaux-Parigi. Al Tour de France si ritirò nel corso della 15° tappa.
Nel 1975 Leif Mortensen corse la sua ultima stagione con la maglia della Maes Pils Watney, ma non aggiunse nulla al suo curriculum.

Wilfried Nelissen (Bel)
[Immagine: 16549400701325Nelissen,Wilfried.jpg]
Nato a Tongeren il 5 maggio 1970. Velocista. Professionista dal 1990 al 1998 con 74 vittorie.
Un talento che fece presto ad emergere, a determinarsi come corridore in grado di segnare il corso di un decennio e poi, per mera sfortuna, ad entrare nel novero dei rimpianti della storia ciclistica. Veloce e possente, senza il fisico statuario che tanto piace ai santoni che stanno dominando questo sport e per i quali il ciclista non può essere che così. Eppure, Wlfried, si dimostrò subito un vincente, dominando la categoria dei dilettanti con tanto di Titolo Nazionale (1990). A nemmeno 20 anni passò prof e, nel lustro di fatto passato nell'elite, emerse come sprinter numero uno, in possesso di capacità tali, da consentirgli, prima o poi, di trasportare queste tangibilità anche nelle corse di un giorno dal percorso non duro. Un primo arresto lo subì nella prima tappa del Tour de France 1994 (nella Grande Boucle, aveva già vinto una frazione l'anno prima, indossando la Maglia Gialla per tre giorni), quando, avviato al trionfo allo sprint, impattò un gendarme in posizione sbagliata e ne seguì una caduta terrificante che coinvolse anche Jalabert e Gontchenkov. I postumi, per i tre, furono assorbiti solo qualche mese dopo. Il secondo e definitivo arresto alla carriera, Nelissen, lo subì nella Gand Wevelgem 1996, quando un paletto in mezzo alla strada non segnalato, gli si conficcò sopra il ginocchio. Fu una scena straziante. Di lì operazioni su operazioni, ed un ritorno all'agonismo decisamente mozzato. Vinse quasi due anni dopo un circuito, ma capì che era troppo distante dai migliori, ed abbandonò l'attività. Tra le sue 74 vittorie, vanno segnalati i 4 Titoli del Belgio (da debuttante, dilettante e due da professionista), i due successi nell'Het Volk, la tappa di Vannes al Tour de France 1993, Grand Prix de l'Escaut nel 1992, la Clasica de Almeria 1996, la Fleche Hesbignonne nel 1991, ed una miriade di frazioni fra Tour de Suisse, Parigi Nizza, Quattro Giorni di Dunkerque, Etoile de Bessèges, Midi Libre, Tour de l'Oise, Giro d'Irlanda, Giro d'Olanda, Ruta del Sol.

Nick Nuyens (Bel)
[Immagine: 15534594221325Nuyens,Nick.jpg]
Nato il 5 maggio 1980 a Lierre, nella regione fiamminga nella provincia di Anversa in Belgio. Passista veloce alto 1,77 per 71 kg. Professionista dal 2003 al 2014 con 25 vittorie.
Un buon corridore, non un campione che ha saputo recitare al meglio quelle che erano le sue qualità e che s’è integrato bene con le modificazioni intercorse nel ciclismo del nuovo secolo. Uno che c’era, soprattutto nelle corse di un giorno, che non aveva possibilità di fare buchi, ma che poteva vincere grazie soprattutto ad una buona intelligenza tattica.
Arrivò al ciclismo dopo aver provato a praticare il calcio a certi livelli. Sul pedale si dimostrò presto valente. Nel ’98 fu 2° al Giro delle Fiandre Juniores; nel 2001 fu 3° nel Giro delle Fiandre U23 e l’anno successivo lo fece suo. Sempre nel 2002 conquistò il Titolo belga fra gli U23.  
Nel 2003 Nuyens passò professionista con la maglia della Quick Step-Davitamon. Nella stagione d’esordio colse diversi piazzamenti, il migliore dei quali fu il 2° posto nel GP Briek Schotte e finì l’anno con una bella vittoria alla Putte-Kapellen.  L’anno seguente Nick vinse sei volte e fra vittorie di spessore fu la tripletta che il seppe cogliere nel mese di settembre: l’11 fu primo nella Parigi-Bruxelles, quattro giorni dopo fece suo il GP di Vallonia ed il 19, in Italia, trionfò nel GP Industria & Commercio di Prato.
Nel febbraio 2005 Nuyens conquistò un altro gran traguardo, l’Omloop Het Volk. Dopo un paio di successi minori, nell’amico mese di settembre riesplose: rivinse il GP di Vallonia, fece sue due tappe e la Classifica Finale del Tour of Britain. L’anno seguente conquistò un’altra bella semiclassica come la Kuurne-Bruxelles-Kuurne e vibse la terza tappa del Tour de Suisse. Nel
2007 lasciò la Quick Step per accasarsi alla francese Cofidis con cui a febbraio conquista la vittoria nell’Etoile de Bessèges, vincendo anche una tappa. Nelle classiche del nord chiuse 2° la Freccia del Brabante e fu 7° al Giro delle Fiandre. Fece poi il suo esordio al Tour de France, dove si ritirò nel corso della 17a tappa. Chiuse l’anno con la vittoria in una tappa del Tour del Benelux.
L’anno seguente dopo due secondi posti all’Omloop Het Volk e al Giro delle Fiandre partecipò al Giro d’Italia dove si fermò alla fine della 4° frazione. A settembre prese parte alla Vuelta di Spagna dove non andò oltre un secondo posto di tappa e il 78° posto nella Classifica Finale. Ai Mondiali di Varese chiuse 9° e l’unico successo della stagione lo colse nel Criterium Vorselaar.
Nel 2009 passò alla Rabobank vivendo due annate sottotono, vincendo al primo anno il GP di Vallonia e l’Omloop Mandel-Leie-Schelde e l’anno seguente la tappa di Deutschlandsberg al Giro dell’Austria.
Nel 2011 approdò alla danese Saxo Bank e per Nick Nuyens arrivò subito un’accoppiata che vale quasi una carriera: il 23 marzo vinse l’Attraverso le Fiandre su Geraint Thomas e Tyler Farrar, indi il 3 aprile, battendo allo sprint Sylvain Chavanel e Fabian Cancellara, fece suo il Giro delle Fiandre. Appagato, visse il resto della stagione, in specie alla Vuelta di Spagna, nell’anonimato. L’anno dopo lo passò da gregario, chiudendo il Tour de France al 121° posto. E da gregario visse i suoi due ultimi anni di carriera in seno alla statunitense Garmin. Nel dopo è divenuto un manager di formazioni ciclistiche maschili.

Maurizio Ricci detto Morris